Politica
Maria Rosaria Boccia e l’arte dell’apparire: quando una cartellina può fare miracoli
Maria Rosaria Boccia, conosciuta per la sua relazione con l’ex ministro Sangiuliano, ha cercato di accreditarsi come figura influente nel mondo della TV attraverso una collezione di foto e scatti, senza mai essere realmente coinvolta. Dai camerini di “Amici” alle pose con volti noti, la sua ossessione per l’apparenza sembra superare la realtà.
Maria Rosaria Boccia? Una prezzemolina da record. La sua collezione di foto con personaggi famosi potrebbe vincere qualche record. E la sua mania di accreditarsi come quello che non è nella realtà, con personaggi che non la conoscono e in ambienti dove capita quasi per caso, è degna dei migliori artisti nell’arte dell’illusione.
Cosa ha a che fare Maria Rosaria Boccia, l’amante dell’ex ministro Sangiuliano, con il mondo Mediaset e, in particolare, con il celebre talent show “Amici” di Maria De Filippi? Apparentemente nulla. Eppure, la “pompeiana esperta” ha tentato di accreditarsi anche nel mondo della televisione attraverso le innumerevoli foto postate sui social media.
Era il 2017 quando Boccia, grazie al suo lavoro di venditrice di abiti per cerimonie, che la portava a vestire ospiti televisivi, entrava negli studi di Rai e Mediaset. Lì, fotografava compulsivamente i nomi sui camerini dei vip, scattava selfie con ogni volto noto che le passava accanto, condivideva scalette di programmi e si metteva in posa con cartelline in mano, quasi fosse la presentatrice di una prima serata.
Questo è successo anche per “Amici”. Nel 2017, Boccia ha postato diverse immagini che la ritraggono negli studi del talent-show condotto da Maria De Filippi, con tanto di cartellina ufficiale del programma e sopra la scritta “Costumi”. Un’immagine che lasciava immaginare una qualche collaborazione con il programma.
In realtà, come commentano da Mediaset, Boccia era ad “Amici” semplicemente perché aveva vestito una delle musiciste dell’orchestra di Renato Zero, ospite in quell’occasione del talent. In sostanza, come smentiscono dal Biscione, l’imprenditrice di Pompei non ha mai avuto alcun rapporto di collaborazione con la trasmissione, a differenza di quanto si potrebbe immaginare vedendo quegli scatti.
La sua abilità nel mostrarsi dove conta, facendosi immortalare con chiunque possa accrescere il suo status, ha creato un personaggio che vive di illusioni e apparenze, più che di realtà e sostanza. Ma, si sa, in un mondo in cui l’immagine conta più di tutto, Maria Rosaria Boccia ha giocato le sue carte con astuzia, anche se il castello di carta che ha costruito sembra destinato a crollare alla prima folata di vento.
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Politica
Possibile ritiro di Elly Schlein? Paolo Gentiloni in pole per la successione alla guida del Pd
Le recenti dichiarazioni della segretaria del Pd alimentano voci su un suo possibile ritiro. Con le sfide elettorali in vista, il futuro del partito si gioca tra l’autonomia regionale e la cittadinanza. Se Schlein non dovesse superare questi test, il nome di Paolo Gentiloni diventa sempre più forte per la sua successione.
Le recenti parole di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico (Pd), hanno suscitato nuove speculazioni sul suo futuro alla guida del partito. Dopo aver dichiarato che la politica per lei è un “contratto a termine”, Schlein ha lasciato intendere la possibilità di un ritiro anticipato se i risultati elettorali non saranno favorevoli. Questa dichiarazione ha fatto emergere voci riguardo al suo possibile successore, con un nome su tutti che spicca: Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio e figura di spicco del partito.
Le elezioni: una prova di fuoco per Schlein
Il destino della leadership di Schlein dipenderà dai prossimi appuntamenti elettorali, in particolare dai referendum sull’autonomia regionale e sulla cittadinanza. Il successo o il fallimento di questi referendum sarà decisivo per valutare la capacità di Schlein di guidare il partito verso una vittoria, o almeno di consolidare una base elettorale forte. Il referendum sull’autonomia sarà un banco di prova cruciale per la coalizione di centrosinistra, di cui il Pd è il principale promotore. La scommessa di Schlein è quella di unire le forze progressiste in un fronte compatto, ma questo tentativo è ostacolato dalle crescenti tensioni interne e dai rapporti complicati con Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle e Matteo Renzi di Italia Viva.
Le pressioni interne e l’ombra di Gentiloni
Se il Pd non dovesse ottenere risultati soddisfacenti, le correnti moderate del partito, capitanate da esponenti di spicco come Dario Franceschini, Stefano Bonaccini e Lorenzo Guerini, potrebbero spingere per un cambio di leadership. In questo scenario, Paolo Gentiloni, figura di equilibrio e con una vasta esperienza istituzionale, emerge come il candidato ideale per prendere le redini del partito. Gentiloni è visto come un profilo capace di rassicurare le aree più moderate del Pd e potrebbe rappresentare una scelta strategica per consolidare il partito in una fase particolarmente delicata.
Politica
Meloni superstar: quasi mezzo milione di euro grazie ai suoi libri, altro che solo politica!
I redditi dei parlamentari italiani del 2024 sono pubblicati online: la presidente del Consiglio vede un significativo aumento dei suoi guadagni, alimentato dai successi editoriali. La differenza con gli altri leader politici è notevole, e non mancano le sorprese.
I redditi dei parlamentari per il 2024 sono finalmente online, e le cifre che emergono hanno già fatto parlare. Chi domina questa classifica è niente meno che Giorgia Meloni, che ha visto i suoi guadagni esplodere in un solo anno, passando da 293.531 a ben 459.460 euro. La premier non ha guadagnato solo con la sua indennità parlamentare, ma soprattutto grazie ai suoi bestseller: “Io sono Giorgia” e “La versione di Giorgia”, scritto in collaborazione con Alessandro Sallusti. Entrambi i libri hanno fatto centro, con le loro tirature capaci di portare cifre da capogiro, e con Meloni che incassa a tutto spiano grazie al gruppo Mondadori, quello di proprietà berlusconiana. Ironia della sorte? Può darsi, ma di certo non dispiace a Giorgia.
Mentre lei può brindare ai suoi successi editoriali, c’è qualcuno che invece potrebbe guardarla con un pizzico di invidia. Chi? Matteo Salvini, ovviamente. Il vicepremier leghista dichiara un reddito di lavoro di “soli” 99.699 euro, invariato rispetto all’anno scorso. Forse c’è poco da sorprendersi, dato che Salvini non ha (ancora) pubblicato nessun libro capace di generare valanghe di vendite. In più, ha deciso di liberarsi delle azioni che aveva detenuto in A2A, Acea Spa ed Enel, per evitare polemiche, lasciandosi comunque qualche soldino da parte per le spese di ristrutturazione e misure antisismiche che gli hanno fruttato 1.346 euro di detrazioni.
Quello che manca all’appello, almeno per ora, è Antonio Tajani, il secondo vicepremier e attuale ministro degli Esteri, che non ha ancora presentato la sua dichiarazione. Ma non preoccupatevi, c’è tempo. Anche perché la pubblicazione dei redditi dei parlamentari è un evento che si rinnova ogni anno, come un rituale dove si contano i soldi più che i voti.
Tra i grandi leader di partito, invece, c’è chi rimane immutato. Elly Schlein, la segretaria del Partito Democratico, dichiara gli stessi 98.471 euro del 2023, il che la posiziona ben lontana dalle vette di Meloni. Non va meglio a Nicola Fratoianni, il leader di Sinistra Italiana, che si ferma a circa 99 mila euro, senza variazioni rispetto all’anno precedente.
Nel cosiddetto “campo largo” troviamo anche Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, con circa 101 mila euro. Giuseppe Conte, il leader del Movimento 5 Stelle, come anche Matteo Renzi e Carlo Calenda, non hanno ancora consegnato i loro documenti. Anche loro avranno di che fare i conti, sia con il fisco sia con i loro elettori.
Insomma, mentre Giorgia si gode il successo editoriale e il denaro che ne deriva, molti altri colleghi restano ancorati a stipendi più “umani”. Chissà, magari la politica italiana potrebbe vedere un’ondata di nuove autobiografie, con qualche politico pronto a lanciarsi nel mondo letterario. In fin dei conti, sembra che i libri paghino più della politica.
Politica
Giorgia Meloni taglia i fondi all’associazione Liliana Segre per la memoria dell’Olocausto: esplode la polemica
Il taglio di circa 28mila euro rischia di compromettere l’attività dell’Aned, suscitando dure critiche dall’opposizione. Il dibattito si infiamma sulla distribuzione dei fondi e sulla memoria storica dell’antifascismo. Liliana Segre e il presidente Venegoni denunciano la gravità della decisione.
La recente decisione del governo guidato da Giorgia Meloni di tagliare i fondi destinati all’Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti) ha suscitato una forte reazione, non solo per l’entità economica, ma per il valore simbolico che la scelta porta con sé. Il taglio riguarda circa 28mila euro, una somma che, pur non essendo eccessiva, potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza stessa di associazioni come l’Aned, di cui la senatrice a vita Liliana Segre è membro dal 1958.
Una decisione controversa e la reazione dell’opposizione
L’intervento del ministero dell’Interno, retto da Matteo Piantedosi, segue una nuova linea di distribuzione dei fondi basata su criteri numerici, che però risulta inadeguata secondo l’opposizione e le associazioni coinvolte. Tra i tagliati c’è anche l’Anppia (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti). Secondo Federico Fornaro, deputato del Partito Democratico, si rischia di far chiudere organizzazioni che svolgono un ruolo fondamentale per tenere viva la memoria dei deportati e perseguitati antifascisti.
Questa manovra arriva a pochi mesi dalle celebrazioni per l’80esimo anniversario della Liberazione, previsto nel 2025, e la decisione di ridurre i fondi proprio in questa fase ha scatenato una forte ondata di polemiche.
La posizione dell’Aned
Dario Venegoni, presidente dell’Aned, non ha nascosto la sua frustrazione: “Questo governo vuole punire l’antifascismo”. Venegoni ha evidenziato come la decisione metta a rischio non solo l’attività dell’associazione, ma anche la capacità di preservare e trasmettere la memoria storica ai giovani, un compito che l’Aned porta avanti da decenni.
Il presidente ha ribadito che l’Aned ha sempre considerato il proprio lavoro meritorio e riconosciuto anche dalle istituzioni stesse, come dimostrato dalla medaglia al merito ricevuta in passato proprio dal Ministero dell’Interno. Ora però, quegli stessi uffici sembrano considerare l’associazione “un vecchio rottame”.
Liliana Segre e il ruolo della memoria
Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, ha dedicato la sua vita a trasmettere la testimonianza della Shoah alle nuove generazioni. Il taglio dei fondi appare come un duro colpo non solo per l’Aned, ma per l’intera memoria storica dell’antifascismo in Italia.
Mentre il governo difende la revisione dei criteri di distribuzione dei fondi, molti temono che la chiusura di associazioni come l’Aned possa avere conseguenze gravi sulla preservazione della memoria storica, specialmente in un momento in cui i testimoni diretti della Shoah sono sempre meno.
Il futuro delle celebrazioni del 2025
Il taglio dei fondi arriva a pochi mesi dall’importante anniversario della Liberazione del 1945. La riduzione delle risorse economiche destinate alle associazioni come l’Aned rischia di compromettere non solo la celebrazione di questo importante traguardo storico, ma anche le attività che mirano a sensibilizzare il pubblico e a educare i più giovani sui drammi del nazifascismo.
La vicenda è destinata a far discutere ancora nei prossimi mesi, con l’opposizione decisa a contrastare la decisione del governo e le associazioni in prima linea per evitare di veder ridotto il proprio contributo alla società.
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