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Politica

Ricordando papà Silvio… Marina Berlusconi scende in campo!

La presidente di Mondadori lancia Silvio Berlusconi Editore, un progetto editoriale incentrato sulla libertà. Nonostante le speculazioni, Marina Berlusconi ribadisce il suo no alla politica, focalizzandosi su un programma editoriale di alta qualità e rilevanza culturale.

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    Marina Berlusconi ha recentemente rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha affrontato temi di diritti civili, affermando: «Personalmente, ad esempio, sui diritti civili. Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbtq, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere. Anche qui, vede, si torna alla questione di fondo, quella su cui non credo si possa arretrare di un millimetro: la questione della libertà».

    Lei nega decisamente, ma sono in molti che vedrebbero Marina Berlusconi come la persona giusta per prendere tra le mani l’eredità politica di suo padre Silvio e scendere in campo: «Si chiamerà Silvio Berlusconi Editore e avrà un’unica parola d’ordine: libertà. Non sarà solo un omaggio a mio padre, ma un progetto editoriale che vuole dare più forza al pensiero liberale e democratico, contro ogni forma di totalitarismo, nel nome di quella libertà che finisce solo dove comincia quella altrui».

    Marina Berlusconi, presidente della Mondadori, scandisce le parole, mentre racconta la nuova iniziativa lanciata ieri dal gruppo. E declina la parola «libertà» in modo che forse qualcuno potrà considerare sorprendente: lanciando l’allarme sul crescente successo dei movimenti estremisti in Europa, mentre aumentano le incertezze collegate al voto negli Stati Uniti. Sullo sfondo, un Occidente che mette sempre più in discussione se stesso e i propri valori. L’Italia, comunque, è al sicuro da qualsiasi presunta emergenza democratica.

    Un lancio di una casa editrice che potrebbe dare luogo alla domanda di sempre: assomiglia a una sua discesa in campo, ma la risposta è sempre la stessa: no. «Assolutamente no, né oggi, né in futuro».

    Il nome della casa editrice è lo stesso di quella Silvio Berlusconi Editore che negli anni ’90 pubblicò alcuni classici, da Erasmo da Rotterdam fino a Karl Marx. «Oggi però nasce una casa editrice tutta nuova», dice «che ruoterà attorno a un solo, grande tema: parlare di libertà è tornato terribilmente attuale».

    La libertà, una campagna delle opposizioni? «Ma no, è una riflessione che va ben oltre la dialettica tra governo e opposizioni. Mi sto riferendo a un problema più ampio, che riguarda la nostra civiltà e i nostri valori. In quasi 80 anni di pace abbiamo avuto la fortuna di poter considerare la libertà una conquista acquisita. Non è più così. Due guerre dilaniano i confini dell’Europa, mentre si sta coalizzando un inquietante fronte antioccidentale, dalla Russia alla Cina. Ma dobbiamo fare i conti anche con un nemico interno, non meno insidioso».

    Il suo pessimismo è preoccupante… «Beh, il successo alle Europee di movimenti con idee antidemocratiche non può non allarmare. Le preoccupazioni sulle conseguenze del prossimo voto negli Stati Uniti aumentano». A cosa si riferisce, a Biden, Trump? «Il problema di fondo è che il nostro mondo, l’Occidente, sta vivendo una terribile crisi d’identità. Guardi a quel che succede nelle piazze, nelle università… Si protesta a favore di Hamas, ma dietro si legge un disprezzo profondo verso l’Occidente. Guardi a quella sorta di malattia autoimmune chiamata cancel culture, secondo cui tutto quello che la nostra civiltà ha costruito è da buttare. Cosa c’è di più preoccupante di una grande cultura che rinnega se stessa?»

    D’accordo, converrà però che questa casa editrice in molti penseranno possa fare perlomeno da laboratorio di idee per Forza Italia e per la destra di governo, fare politica… «Se intende che vogliamo tirare la volata a questo o quel partito, scegliere una precisa militanza, rispondo mille volte no. Se per politica si intende invece l’attaccamento a valori come libertà e democrazia, è un altro discorso».

    «Più di tante parole credo basti citare i primi titoli individuati dai professionisti del gruppo Mondadori. Debutteremo a settembre con “On leadership” di Tony Blair e con due grandi classici come Voltaire e Furet. Più avanti avremo Ernesto Galli della Loggia e Walter Siti. Porteremo in Italia anche il manifesto antiputiniano di Alexander Baunov. Le pare un programma editoriale da Minculpop?» Non sarà militante, ma sembra un tassello della lunga marcia per la conquista, da parte conservatrice, dell’egemonia culturale.

    «Né la missione del gruppo Mondadori, né tantomeno della nuova casa editrice, che avrà una selezione ristretta di titoli, ma di indiscutibile qualità, è quella di mirare a qualche forma di egemonia culturale. Il nostro mestiere è pubblicare libri ben fatti, che incontrino l’interesse dei lettori e diano voce alle istanze della società».

    Dicono tutti così… «Noi lo facciamo. La Silvio Berlusconi Editore, come le altre nostre case editrici, godrà della massima autonomia e sarà un laboratorio di idee totalmente aperto: la libertà può essere raccontata e definita in molti modi diversi. A noi interessano tutti». Suo padre è stato uno degli uomini politici più importanti nella storia del Paese. La scelta del suo nome dà inevitabilmente a questa iniziativa una connotazione precisa.

    «E quale nome migliore per una casa editrice che vuol parlare di libertà? Mio padre ha sempre combattuto per la libertà. È stata il mezzo e il fine di tutto il suo agire. Tutto quello che ha costruito, lo ha costruito utilizzando le vie della libertà e realizzando conquiste che di libertà si nutrivano. Come politico e come imprenditore. Pensi alla tv commerciale, a quello che ha rappresentato nella crescita del pluralismo…»

    Una cosa è la tv commerciale, un’altra è una casa editrice che porta il suo nome… «Allora pensi al suo modo di essere editore. Mondadori fa capo alla mia famiglia ormai da 33 anni, qualcuno potrebbe sostenere che non siamo editori liberali? Poi, lo so, ci sarà sempre chi continuerà a chiederci le analisi del sangue… Ma per questi signori le opinioni, naturalmente le loro, conteranno sempre più dei fatti».

    Libertà che lei, mi pare, vede messa in dubbio anche dal voto europeo con questa ondata di destra che in alcuni Paesi come la Germania è destra estrema… «Penso che a Bruxelles si debba fare una riflessione molto profonda. Dietro il diffondersi di certe simpatie antidemocratiche c’è anche una crescente insofferenza, quasi una rabbia, verso l’Europa del troppo controllo, del dirigismo, della burocrazia. La risposta però non può certo essere quella di rinchiudersi nei propri confini. Al contrario, serve un’Europa più forte e più coesa, capace di far percepire alle persone tutti i benefici di una vera unità. Senza ambiguità su valori come libertà e democrazia, a cominciare dal sostegno all’Ucraina. Insomma, l’Europa può essere la nostra salvezza, oppure, attenzione, la nostra rovina».

    E la destra italiana? Anche da noi c’è chi grida all’emergenza democratica… «Io proprio non la vedo. Questo governo ha sempre rispettato pienamente le regole della democrazia e in politica estera ha mantenuto la barra dritta su posizioni europeiste e filoatlantiche. Poi, per carità, ci sono anche temi su cui si può essere più o meno d’accordo…».

      Politica

      Il calabrese Luca Marrelli alla guida di “Lombardia Ideale” a Milano: il nuovo volto del cambiamento

      Durante la terza Assemblea Regionale di “Lombardia Ideale”, il movimento ha rilanciato il suo impegno per le sfide territoriali e le elezioni comunali, con Marrelli in prima linea per dare voce a comunità e territori. Le Olimpiadi di Milano-Cortina e la sicurezza in città tra i temi centrali.

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        Sabato scorso, a Milano, si è svolta la terza Assemblea Regionale di “Lombardia Ideale”, il movimento civico di centrodestra che punta a dare voce ai territori, alle comunità e ai loro rappresentanti. L’evento ha visto una partecipazione attiva e coinvolgente, sottolineando quanto sia importante, per il futuro della Lombardia, mantenere saldo il legame con i valori identitari e locali.

        Un nuovo ruolo per Marrelli
        Luca Marrelli, Consigliere Regionale della Lombardia, è stato nominato nuovo coordinatore provinciale di Milano e provincia per “Lombardia Ideale”. Un riconoscimento significativo che afferma la sua crescente influenza nel panorama politico regionale. “Ora dobbiamo organizzare il movimento a Milano e nei vari territori per contare e crescere di più,” ha dichiarato Marrelli, sottolineando come l’impegno verso la città e la sua provincia sia prioritario per il movimento.

        L’assemblea: un’occasione per guardare avanti
        Tra i principali temi affrontati durante l’assemblea, grande rilievo è stato dato all’ambiente, all’autonomia differenziata e alle sfide imminenti, come le Olimpiadi di Milano-Cortina. Marrelli ha esaltato l’importanza di questo evento non solo come vetrina internazionale, ma anche come volano per lo sviluppo economico e occupazionale del territorio. Il consigliere non ha mancato di sottolineare le criticità che affliggono la città: “Milano ha il primato per multe, tasse e anche per alcune tipologie di reati e violenze varie. Vi è uno stato di insicurezza in ogni zona e piazza”, ha detto, facendo riferimento anche all’ultima decisione dell’amministrazione comunale di estendere il pagamento dell’Area C ai weekend e ai giorni festivi. Una “follia” che colpisce duramente i cittadini, le imprese e le famiglie, già vessate da nuove tasse e multe.

        La sfida delle elezioni comunali
        Le prossime elezioni comunali a Milano rappresentano un banco di prova fondamentale per “Lombardia Ideale”, che intende dare un contributo significativo per porre fine a un’amministrazione lontana dalle esigenze dei milanesi. “Vogliamo supportare un cambiamento necessario, perché l’attuale amministrazione continua a spremere come limoni i cittadini e le imprese”, ha dichiarato Marrelli, promettendo una forte presenza del movimento nelle sfide future.

        La giornata in pillole
        La terza Assemblea Regionale ha visto anche la presenza del Presidente Fontana e di numerosi ospiti di grande spessore. Marrelli ha commentato così l’incontro: “Gran bella mattinata oggi a Milano dove si è tenuta la terza Assemblea Regionale di Lombardia Ideale, molto partecipata e ricca di contenuti. È stata una grande occasione di confronto sui temi dell’ambiente, della sanità, dell’autonomia differenziata, della sicurezza, delle Olimpiadi e delle nuove sfide elettorali che ci attendono. Insieme alla nostra squadra in Regione, il Presidente Fontana e ospiti di grande spessore. Una giornata piena di #passione e #politica. Grazie a tutti gli amici che hanno partecipato: continuate a seguirmi perché insieme ci toglieremo tante soddisfazioni”.

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          Politica

          Possibile ritiro di Elly Schlein? Paolo Gentiloni in pole per la successione alla guida del Pd

          Le recenti dichiarazioni della segretaria del Pd alimentano voci su un suo possibile ritiro. Con le sfide elettorali in vista, il futuro del partito si gioca tra l’autonomia regionale e la cittadinanza. Se Schlein non dovesse superare questi test, il nome di Paolo Gentiloni diventa sempre più forte per la sua successione.

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            Le recenti parole di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico (Pd), hanno suscitato nuove speculazioni sul suo futuro alla guida del partito. Dopo aver dichiarato che la politica per lei è un “contratto a termine”, Schlein ha lasciato intendere la possibilità di un ritiro anticipato se i risultati elettorali non saranno favorevoli. Questa dichiarazione ha fatto emergere voci riguardo al suo possibile successore, con un nome su tutti che spicca: Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio e figura di spicco del partito.

            Le elezioni: una prova di fuoco per Schlein

            Il destino della leadership di Schlein dipenderà dai prossimi appuntamenti elettorali, in particolare dai referendum sull’autonomia regionale e sulla cittadinanza. Il successo o il fallimento di questi referendum sarà decisivo per valutare la capacità di Schlein di guidare il partito verso una vittoria, o almeno di consolidare una base elettorale forte. Il referendum sull’autonomia sarà un banco di prova cruciale per la coalizione di centrosinistra, di cui il Pd è il principale promotore. La scommessa di Schlein è quella di unire le forze progressiste in un fronte compatto, ma questo tentativo è ostacolato dalle crescenti tensioni interne e dai rapporti complicati con Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle e Matteo Renzi di Italia Viva.

            Le pressioni interne e l’ombra di Gentiloni

            Se il Pd non dovesse ottenere risultati soddisfacenti, le correnti moderate del partito, capitanate da esponenti di spicco come Dario Franceschini, Stefano Bonaccini e Lorenzo Guerini, potrebbero spingere per un cambio di leadership. In questo scenario, Paolo Gentiloni, figura di equilibrio e con una vasta esperienza istituzionale, emerge come il candidato ideale per prendere le redini del partito. Gentiloni è visto come un profilo capace di rassicurare le aree più moderate del Pd e potrebbe rappresentare una scelta strategica per consolidare il partito in una fase particolarmente delicata.

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              Politica

              Meloni superstar: quasi mezzo milione di euro grazie ai suoi libri, altro che solo politica!

              I redditi dei parlamentari italiani del 2024 sono pubblicati online: la presidente del Consiglio vede un significativo aumento dei suoi guadagni, alimentato dai successi editoriali. La differenza con gli altri leader politici è notevole, e non mancano le sorprese.

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                I redditi dei parlamentari per il 2024 sono finalmente online, e le cifre che emergono hanno già fatto parlare. Chi domina questa classifica è niente meno che Giorgia Meloni, che ha visto i suoi guadagni esplodere in un solo anno, passando da 293.531 a ben 459.460 euro. La premier non ha guadagnato solo con la sua indennità parlamentare, ma soprattutto grazie ai suoi bestseller: “Io sono Giorgia” e “La versione di Giorgia”, scritto in collaborazione con Alessandro Sallusti. Entrambi i libri hanno fatto centro, con le loro tirature capaci di portare cifre da capogiro, e con Meloni che incassa a tutto spiano grazie al gruppo Mondadori, quello di proprietà berlusconiana. Ironia della sorte? Può darsi, ma di certo non dispiace a Giorgia.

                Mentre lei può brindare ai suoi successi editoriali, c’è qualcuno che invece potrebbe guardarla con un pizzico di invidia. Chi? Matteo Salvini, ovviamente. Il vicepremier leghista dichiara un reddito di lavoro di “soli” 99.699 euro, invariato rispetto all’anno scorso. Forse c’è poco da sorprendersi, dato che Salvini non ha (ancora) pubblicato nessun libro capace di generare valanghe di vendite. In più, ha deciso di liberarsi delle azioni che aveva detenuto in A2A, Acea Spa ed Enel, per evitare polemiche, lasciandosi comunque qualche soldino da parte per le spese di ristrutturazione e misure antisismiche che gli hanno fruttato 1.346 euro di detrazioni.

                Quello che manca all’appello, almeno per ora, è Antonio Tajani, il secondo vicepremier e attuale ministro degli Esteri, che non ha ancora presentato la sua dichiarazione. Ma non preoccupatevi, c’è tempo. Anche perché la pubblicazione dei redditi dei parlamentari è un evento che si rinnova ogni anno, come un rituale dove si contano i soldi più che i voti.

                Tra i grandi leader di partito, invece, c’è chi rimane immutato. Elly Schlein, la segretaria del Partito Democratico, dichiara gli stessi 98.471 euro del 2023, il che la posiziona ben lontana dalle vette di Meloni. Non va meglio a Nicola Fratoianni, il leader di Sinistra Italiana, che si ferma a circa 99 mila euro, senza variazioni rispetto all’anno precedente.

                Nel cosiddetto “campo largo” troviamo anche Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, con circa 101 mila euro. Giuseppe Conte, il leader del Movimento 5 Stelle, come anche Matteo Renzi e Carlo Calenda, non hanno ancora consegnato i loro documenti. Anche loro avranno di che fare i conti, sia con il fisco sia con i loro elettori.

                Insomma, mentre Giorgia si gode il successo editoriale e il denaro che ne deriva, molti altri colleghi restano ancorati a stipendi più “umani”. Chissà, magari la politica italiana potrebbe vedere un’ondata di nuove autobiografie, con qualche politico pronto a lanciarsi nel mondo letterario. In fin dei conti, sembra che i libri paghino più della politica.

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