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Storie vere

Se a truffare i parrocchiani fosse stato il prete? La storia con la perpetua, i soldi spariti e le accuse infamanti. Cosa è successo in sacrestia?

Si è scoperto che l’ex parroco di Pinerolo avrebbe approfittato della fiducia di anziani e malati per appropriarsi di ingenti somme di denaro.

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    Don Paolo Bianciotto, ottantunenne ex parroco della chiesa di Madonna di Fatima a Pinerolo, è finito sotto processo con l’accusa di aver truffato e derubato i suoi parrocchiani. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe approfittato della fiducia di coppie di anziani e persone con disabilità per svuotare i loro conti correnti. Con la scusa di volerli aiutare nella gestione dei loro conti correnti, poco per volta sottraeva delle belle cifre.

    Ma don Bianciotto cosa mi combina…?

    Le indagini della Guardia di Finanza hanno rivelato che don Bianciotto avrebbe sottratto circa 185mila euro a una donna e a una coppia di fedeli, convincendoli a firmare deleghe per la gestione dei loro conti. Ma non basta. Avrebbe, inoltre, utilizzato le loro carte di credito e i bancomat per effettuare prelievi e acquisti personali. E pensava di farla franca…

    Una relazione con la perpetua a cui erano stati destinati 800mila euro

    Una parte consistente del denaro sottratto, circa 800mila euro, sarebbe stata destinata alla perpetua, con cui l’ex parroco aveva una relazione. I due avrebbero acquistato insieme immobili, auto e attività commerciali. L’inchiesta delle Fiamme Gialle si è concentrata anche sugli investimenti di don Bianciotto, fatti insieme ad un altro sacerdote, di un albergo a Bordighera, in Liguria, rivenduto ottenendo 400mila euro a testa. Una cifra con cui l’ex parroco della Madonna di Fatima avrebbe finanziato la cooperativa che gestiva fino al 2010 la Casa Alpina di Pragelato, nell’area metropolitana di Torino. L’accusa contestata a don Bianciotto è grave e comprende reati come circonvenzione di incapace e appropriazione indebita. L’uomo è anche accusato di aver sottratto fondi dalle casse della parrocchia e dall’associazione Nuova Scuola Mauriziana. Il processo iniziato a Torino vuole far luce su fatti avvenuti tra il 2018 e il 2021.

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      Storie vere

      Storia di Janek, il clochard che ha vissuto trent’anni a Roma per strada e ha scritto un libro

      L’esperienza di Janek non è solo un racconto di sopravvivenza urbana, ma una lezione su come affrontare le avversità del clima estremo e della vita stessa.

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        Janek Gorczyca, polacco di 62 anni, ha vissuto a Roma per trent’anni senza casa. La sua incredibile storia di sopravvivenza per le strade della capitale è narrata nel libro Storia di mia vita, pubblicato da Sellerio. Arrivato in Italia 32 anni fa, Janek ha superato sfide incredibili. Ha affrontato condizioni climatiche estreme come il caldo torrido e bombe d’acqua. Ma ce l’ha sempre fatta. Grazie alla sua esperienza. Nel libro Janek condivide preziosi consigli su come i senzatetto possono affrontare queste difficoltà e sopravvivere alle intemperie.

        Sopravvivere tra arsura e bombe d’acqua

        Janek racconta che nonostante l’afa di Roma è sempre riuscito ad adattarsi. Questo anche grazie alle sue esperienze passate, come il periodo trascorso in Siberia. L’importanza dell’idratazione, del trovare rifugi ombreggiati e del mantenere una mentalità forte sono alcuni dei segreti della sua resilienza. Non tutti, purtroppo, hanno la sua stessa fortuna. Molti suoi compagni di strada nel passato hanno subito insolazioni, ipotermie e, in alcuni casi, non sono sopravvissuti alle dure condizioni.

        Una vita di resilienza

        Eppure Janek non si è mai arreso, trovando sempre soluzioni creative per garantirsi un tetto, come quando occupò la Torre di Villa Farinacci. Qui, insieme ad altre persone, ha trasformato uno spazio abbandonato in un rifugio autogestito, dimostrando come la solidarietà e l’organizzazione possano aiutare a sopravvivere anche nelle condizioni più estreme.

        Il successo editoriale e il futuro

        La determinazione di Janek è stata riconosciuta quando lo scrittore Christian Raimo lo ha incoraggiato a raccontare la sua storia. Il suo libro, lontano dall’essere un semplice elenco di traumi, è un inno alla resilienza e alla forza d’animo. Oggi Janek vive a Guidonia, ma Roma rimarrà per sempre la sua casa, nonostante le difficoltà.

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          Storie vere

          Dall’Argentina al Trentino: il coraggio di ricominciare di una giovane coppia

          Dopo aver venduto tutto ciò che avevano in Argentina, si sono diretti verso il Trentino, dove hanno trovato lavoro e una nuova stabilità economica.

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            Siamo sempre attirati dalle coppie italiane – da quelle giovani ai pensionati – che di punto in bianco lasciano il nostro Paese per trasferirsi all’estero. Questa volta ci troviamo di fronte una coppia di giovani argentini che ha deciso di venire a vivere in Trentino. I protagonisi di questa storia si chiamano Franco e Johanna, di 29 e 28 anni, che hanno deciso di lasciare tutto per trasferirsi in Italia, trovando stabilità e nuove opportunità nella provincia di Trento, precisamente a Pelugo località medievale della Val Rendena. La loro storia è un esempio di determinazione e amore per l’Italia, nonostante qualche difficoltà che hanno dovuto affrontare legata alla burocrazia.

            Ma perché la scelta di trasferirsi proprio in Italia?

            Fin da piccolo Franco aveva il desiderio di vivere in Italia, ma solo a 25 anni ha deciso di concretizzarlo. Dopo aver venduto tutto in Argentina, lui e sua moglie hanno iniziato il loro viaggio in Europa, passando per Amalfi e la Sardegna prima di stabilirsi definitivamente in Trentino. La scelta di questa regione non è stata casuale. «Qui abbiamo trovato stabilità economica e lavoro», racconta Franco. Lavorano entrambi in un hotel, dove Franco è manutentore, un mestiere che svolge da sempre, mentre Johanna si occupa anche della gestione dei loro social media.

            L’inserimento in Trentino e l’apprendimento della lingua

            Nonostante non avessero studiato italiano, le similitudini con lo spagnolo hanno aiutato la coppia ad apprendere la lingua sul campo. «All’inizio è stato difficile, soprattutto ad Amalfi dove si parlava solo napoletano. In Sardegna è andata meglio, lì abbiamo imparato di più». Franco ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie a sua nonna italiana attraverso lo “iure sanguinis”. Tuttavia, la burocrazia ha rappresentato un ostacolo importante per la regolarizzazione della posizione di Johanna. «Abbiamo richiesto il permesso di soggiorno nove mesi fa e il processo è stato molto lungo».

            Si troveranno bene? Pro e contro della vita in Italia

            Tra gli aspetti positivi, Franco sottolinea l’accoglienza calorosa degli italiani in Trentino, simili agli argentini, e l’amore per il buon cibo. «La qualità della vita qui è decisamente migliore rispetto all’Argentina, dove tutto è più difficile». L’unico grande ostacolo rimane la burocrazia. «Credo che manchi una struttura organizzata nei processi amministrativi. In Argentina ho lavorato come analista di procedura e sento che qui potrebbe essere tutto più semplice».

            Ma a questo punto lo consigliereste ai vostri amici di venire a vivere in Italia?

            Per ora rispondono di sì. La coppia non si è lasciata scoraggiare dalle difficoltà burocratiche. Sono decisi ad acquistare un camper per esplorare ogni angolo dell’Italia, un progetto che già documentano sul loro profilo social @conpasaporte_. Per chi volesse intraprendere una simile scelta, Franco e Johanna danno alcuni consigli. «Prima cosa bisogna essere molto pazienti con le procedure burocratiche, mantenere una mentalità aperta per apprendere la cultura del Paese e, soprattutto, lavorare. Quando ci si trasferisce, è importante dare una mano al Paese che ti ospita». E soprattutto mantenersi…

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              Da papà a papà: medico in pensione paga il conto al ristorante e lascia un messaggio commovente

              Un piccolo grande gesto di gentilezza che ha scaldato il cuore di un giovane papà. La storia ha fatto il giro del web, ispirando tanti con il suo potente messaggio di generosità.

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                Una colazione in famiglia si è trasformata in un momento indimenticabile per J. Mack Slaughter, un medico 41enne del pronto soccorso. Durante una mattinata serena al ristorante con i suoi tre figli, l’uomo si è trovato protagonista di un episodio inaspettato. Che cosa è successo? Uno sconosciuto aveva già pagato il conto della loro colazione, del valore di oltre 80 euro.

                Ma non si è trattato solo di un atto generoso fine a se stesso

                Sullo scontrino, il benefattore ha lasciato un messaggio carico di emozione e pathos. «Grazie per essere un ottimo papà, da un papà a un altro. Grazie per essere il papà di cui hanno bisogno, al di là di chi c’è a osservarti. Abbiamo bisogno di più persone come te. Grazie per aver permesso a tutti di assistere al tuo amore per loro. Da un medico militare in pensione».

                Un medico con i lacrimoni

                Un gesto semplice ma potente, capace di lasciare un segno profondo nel cuore del giovane padre. «I piccoli e inaspettati atti di gentilezza sono così potenti! Mi hanno cambiato la giornata, forse l’intero mese», ha scritto Slaughter su Instagram, condividendo lo scontrino e la storia con gli occhi ancora lucidi per l’emozione. Nel suo lavoro al pronto soccorso, infatti, è spesso testimone di dolore e sofferenza. Questo gesto gli ha ridato speranza nell’umanità.

                Un gesto che ha toccato anche i bambini

                Dopo aver spiegato loro il motivo delle sue lacrime di gioia, la figlia più grande ha chiesto con innocenza: «Papà, chi dovremmo benedire oggi?». Una domanda che ha portato il dottore a riflettere sul valore della gentilezza e sulla promessa di continuare a essere il miglior padre possibile.

                Quell’altruismo che ispira il mondo

                Questo episodio ricorda altre storie di altruismo che hanno commosso il mondo. In Italia, un caso recente ha visto un cliente anonimo pagare il conto di una famiglia numerosa in un ristorante di Roma, lasciando un biglietto con scritto: «Perché la famiglia è il bene più prezioso». Negli Stati Uniti, un altro esempio emerso lo scorso Natale ha riguardato un uomo che ha saldato il conto di tutti i clienti che si trovavano in quel momento in un negozio di giocattoli durante le festività natalizie, portando sorrisi a decine di famiglie.

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