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Storie vere

Il sesso e i giovani, la generazione Z sospesa tra Onlyfans e castità

Il sesso sta diventando sempre di più “roba da boomer”. I giovani cercano altri modi per soddisfare le loro esigenze in maniera meno fisica e più virtuale. Ed ecco il boom di Onlyfans e delle piattaforme che permettono di scambiarsi contenuti a luci rosse

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    Niente sesso tradizionale. Va di moda guardare, scambiarsi video o foto, avere rapporti in chat. Sono sempre di più i giovani che si rifugiano in questi mondi virtuali per soddisfare le loro esigenze sessuali attraverso l’autoerotismo e la masturbazione, oppure lo scambio di materiale porno attraverso le piattaforme create appositamente. Il rapporto “classico” sta quindi diventando “roba da boomer”.

    La nuova indagine sugli stili di vita dei teenager italiani rivela le tendenze più recenti sui social e sulla navigazione online. Instagram e TikTok dominano la scena come piattaforme più frequentate, seguite da YouTube, popolare tra il pubblico maschile, e Pinterest, preferito dalle ragazze. L’indagine condotta da ‘Laboratorio adolescenza’ e Istituto di ricerca Iard su un campione di 3.427 studenti tra i 13 e i 19 anni, con il supporto di Mediatyche Srl, sottolinea che l’86% delle ragazze e il 76% dei ragazzi pubblica reel sui loro profili, evidenziando un’attività significativa su queste piattaforme.

    Una novità discutibile è la crescita di OnlyFans, spesso paragonato a TikTok ma senza censure, dove è possibile pubblicare e visualizzare contenuti a sfondo sessuale a pagamento. Nonostante i minorenni non possano accedervi legalmente, il 10% delle ragazze e il 20% dei ragazzi frequenta questa piattaforma. Mentre i ragazzi sembrano assumere più un ruolo di osservatori (‘voyeur’), le ragazze potrebbero essere più attivamente coinvolte come protagoniste.

    In termini di contenuti più visitati, i siti focalizzati sulla salute sono popolari tra il 56,3% delle ragazze e il 43,7% dei ragazzi, seguiti dai siti porno frequentati dal 42,8% delle ragazze e dal 64,3% dei ragazzi. Questi dati suggeriscono comportamenti che potrebbero essere considerati ‘da adulti’, in linea con le pratiche osservate negli adulti.

    Gli autori dell’indagine notano con preoccupazione che l’accesso a siti pornografici e di gioco d’azzardo online è vietato ai minori, nonostante il 20% dei ragazzi e il 7% delle ragazze frequenti tali siti. Questi comportamenti evidenziano una necessità continua di vigilanza e regolamentazione per proteggere i giovani online.

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      Storie vere

      Stipendi da fame in Italia: il giovane talento chef fugge all’estero per realizzare i propri sogni

      Niccolò Candian, 22 anni, lascia l’Italia per diventare chef a Miami: una scelta obbligata a causa di salari troppo bassi nel settore della ristorazione. Un problema che pesa su un’intera generazione.

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        La storia di Niccolò Candian, giovane talento chef di 22 anni originario di Peschiera Borromeo (Milano), è l’emblema di un problema che affligge molti giovani italiani. Ovvero stipendi troppo bassi e scarse opportunità di crescita professionale. Dopo essersi formato in diversi ristoranti italiani e francesi, Niccolò ha deciso di trasferirsi a Miami negli Stati Uniti per proseguire la sua carriera. «In Italia si fa fatica come giovane chef, perché si richiede un’esperienza di anni. Secondo me non è questo che conta, ma la qualità del lavoro e la passione che ci metti», racconta. Negli Stati Uniti ha trovato un ambiente più dinamico e attento al valore dei giovani professionisti, dove la fiducia e la meritocrazia sono pilastri fondamentali.

        Il destino di una generazione di ragazzi in gamba

        Niccolò sottolinea come gli stipendi in Italia nel settore della ristorazione siano talmente bassi da impedire a un giovane di 22-23 anni di vivere autonomamente, nonostante ruoli di responsabilità. «Lo stipendio è talmente basso che non riesce ad affrontare tutte le spese», denuncia, evidenziando una realtà che spinge molti altri talenti di ogni settore a cercare fortuna altrove. Il suo sogno è quello di aprire uno o più ristoranti, ma ritiene impossibile realizzarlo in Italia a causa delle condizioni economiche sfavorevoli.

        In Italia i salari sono troppo bassi… il talento è sprecato

        Questa situazione non riguarda solo la ristorazione, ma anche altri settori dove i giovani faticano a emergere e a ottenere retribuzioni dignitose. Rispetto ad altri Paesi europei e agli Stati Uniti, l’Italia offre salari significativamente più bassi, soprattutto nei settori creativi e professionali. In molte nazioni europee, i giovani lavoratori ricevono stipendi adeguati che permettono loro di costruirsi un futuro indipendente, mentre in Italia spesso devono affrontare precarietà lavorativa e stipendi insufficienti.

        Emigrazione: un fenomeno che impoverisce il Paese

        L’esperienza di Niccolò è solo una delle tante storie di giovani italiani costretti a emigrare per inseguire le proprie aspirazioni. Un fenomeno che impoverisce il Paese, privandolo di menti brillanti e talenti che potrebbero contribuire alla crescita economica e culturale. Per invertire questa tendenza, è necessario un cambiamento profondo nelle politiche del lavoro, investendo nei giovani e offrendo loro opportunità reali di crescita e stipendi adeguati. Niccolò porterà le sue nuove esperienze culinarie dall’Australia alla Francia. Un triste e ben noto monito per il nostro Paese che senza un serio intervento sul tema delle retribuzioni, continuerà a perdere la migliore gioventù.

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          Storie vere

          La donatrice di libri. Ne ha regalati oltre 800 in meno di sei mesi

          Una misteriosa donatrice dei libri a Milano in due mesi ne ho regalati più di 500. Appassionata lettrice, sostiene che i personaggi dei romanzi possono aiutarci a diventare ciò che siamo davvero.

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            In un’epoca dominata dalla tecnologia, una misteriosa donna di Milano ha deciso di dedicarsi a un’attività tanto sorprendente quanto significativa: donare libri a perfetti sconosciuti. In meno di sei mesi, ha distribuito più di 800 volumi in varie località, tra Milano, Rho e i luoghi di villeggiatura come Monte Isola e Stresa. Questa iniziativa per lei è una forma di terapia, un modo per ricordare una cara amica scomparsa, Ines. E per continuare una tradizione di “riabilitazione dei personaggi” dei romanzi.

            L’origine dell’iniziativa

            L’ispirazione per questo gesto generoso viene proprio da Ines, definita “la psicologa dei libri”. Ines credeva che ogni libro dovesse trovare la persona giusta che potesse trarne beneficio. Oggi, la misteriosa donatrice porta avanti questa tradizione, lasciando i libri in luoghi pubblici senza rivelare la propria identità. Per lei, è un modo per affrontare le proprie sfide personali e per condividere con gli altri il potere trasformativo della lettura.

            I riscontri positivi

            La sua iniziativa ha già avuto un impatto positivo, con persone che, trovando i libri, hanno iniziato a creare un gruppo di lettura. Il suo obiettivo è semplice. Stimolare le persone a scoprire il piacere della lettura in modo spontaneo, senza preconcetti, sperimentando nuovi generi e storie che potrebbero essere fuori dalle loro preferenze abituali.

            Un gesto spontaneo e casuale

            La donatrice ama lasciare i libri in giro, impacchettati e senza la possibilità di conoscere il titolo in anticipo. Questo elemento di sorpresa, secondo lei, è cruciale per spingere le persone a uscire dalla propria comfort zone e a esplorare nuove letture. Crede fermamente che a volte un “colpo di scena” nella scelta di un libro possa rivelarsi particolarmente salutare per l’animo.

            Il simbolo della barchetta

            Da qualche settimana, la donatrice allega ai libri un disegno di una barchetta, simbolo del coraggio di affrontare il proprio viaggio interiore e di diventare ciò che si è davvero. Per lei, i libri rappresentano uno strumento per coltivare l’immaginazione e, attraverso i personaggi delle storie, plasmare la propria identità.

            Un invito alla lettura

            Sebbene non voglia consigliare un libro specifico per questa fine estate, la sua raccomandazione è chiara: “Leggete tutto ciò che vi capita e ciò che non vi ispira“. Solo così, afferma, si possono ampliare i propri orizzonti e scoprire nuove prospettive.

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              Influencer avvelena la figlia per ottenere follower: un dramma social senza confini

              Una madre australiana arrestata per aver avvelenato la figlia nel tentativo di ottenere fama e denaro sui social. Un caso scioccante che mette in luce i pericoli della ricerca ossessiva di visibilità online.

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                Un tempo avremmo chiamato questa storia “ai confini della realtà”. Quella dell’influencer australiana è davvero un caso sconvolgente che non ha solo scosso l’Australia ma il mondo intero. Un madre di 34enne è stata arrestata con accuse gravissime: tortura, somministrazione di veleno, sfruttamento minorile e frode. La donna avrebbe avvelenato per mesi la propria figlia, spacciando la malattia della bambina come terminale, per ottenere visibilità sui social network e raccogliere donazioni in denaro. Cose da pazzi. Le indagini sono partite nell’ottobre scorso, quando la bambina è stata ricoverata in ospedale per un “grave episodio”. I medici, insospettiti dalle condizioni cliniche della piccola, hanno allertato le forze dell’ordine. Gli investigatori hanno scoperto che, tra agosto e ottobre, la madre aveva somministrato farmaci da prescrizione e da banco senza alcuna autorizzazione.

                Cose dell’altro mondo

                «Non ci sono parole per descrivere quanto siano ripugnanti reati di questa natura. Mentre la bambina soffriva, la madre la filmava e pubblicava video sui social», ha dichiarato l’ispettore Paul Dalton della polizia del Queensland. La donna aveva raccolto circa 60mila dollari australiani grazie alle donazioni online, fondi che ora la piattaforma di crowdfunding sta tentando di restituire ai donatori. La piccola, fortunatamente, una volta sottratta alla madre, ha mostrato segni di miglioramento dopo l’interruzione delle somministrazioni. Tuttavia, gli inquirenti hanno sottolineato che la bambina avrebbe potuto perdere la vita a causa di questa condotta criminale. La madre dovrà rispondere delle accuse davanti al tribunale di Brisbane, con pene che potrebbero arrivare fino a 20 anni di reclusione.

                Una pazzia contagiosa

                Purtroppo, quello dell’influencer australiana non è un caso isolato. Negli ultimi anni, diversi episodi hanno messo in evidenza come la ricerca di visibilità sui social possa spingere alcune persone a comportamenti estremi. Casi sollevano interrogativi cruciali sull’impatto dei social media e sulla necessità di regolamentare più severamente le piattaforme online per prevenire abusi e comportamenti pericolosi.

                Il caso di Lacey Spears (USA)

                Nel 2015, Lacey Spears è stata condannata per aver lentamente avvelenato il figlio di 5 anni con dosi eccessive di sale. Anche lei pubblicava aggiornamenti continui sulle condizioni del bambino per attirare compassione e follower.

                La madre influencer britannica. Nel 2019, una donna nel Regno Unito è stata accusata di aver inventato malattie del figlio per ottenere donazioni e sponsorizzazioni attraverso il suo blog.

                Il caso di Natalia Baksheeva (Russia). Sebbene più estremo, nel 2017 una coppia russa è stata arrestata per aver sfruttato contenuti macabri per ottenere notorietà sui social, mostrando come la ricerca di attenzione online possa sfociare in crimini orribili.

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