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Storie vere

Stress da pacchi: corriere Amazon lascia decine di consegne nel bosco, era stressato

Il periodo natalizio mette a dura prova i lavoratori della logistica. Un autista sopraffatto dalle pressioni abbandona oltre 80 pacchi nel tentativo di alleggerire il carico.

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    Il lavoro dei corrieri nel periodo natalizio può raggiungere livelli di stress insostenibili, come dimostra un episodio avvenuto a Lakeville, nel Massachusetts. Qui, un autista di Amazon, sopraffatto dalla mole di consegne, ha deciso di abbandonare oltre 80 pacchi al margine di un bosco per ridurre il suo carico di lavoro. La vicenda è emersa grazie a un agente della polizia locale, che durante una pattuglia notturna ha notato delle ceste riflettenti ai margini della strada. Avvicinandosi con una torcia, ha scoperto i pacchi abbandonati, ancora sigillati e stipati in tre grandi contenitori.

    Quanto stress dietro quelle consegne di Amazon

    L’autista, identificatosi il giorno seguente, ha spiegato di aver lasciato i pacchi intorno alle 19 di sabato, sopraffatto dal carico di lavoro. La sua intenzione era di recuperarli successivamente, ma il ritrovamento anticipato da parte delle autorità ha svelato l’accaduto. La polizia ha deciso di non formulare accuse penali, considerando il gesto come il risultato di un forte stress lavorativo. “Questo caso rappresenta una questione di risorse umane per Amazon”, ha dichiarato il capo della polizia di Lakeville.

    Una continua pressione pur di avere un lavoro

    Nonostante l’incidente, Amazon ha rassicurato i clienti, confermando che tutti i pacchi sono stati reintegrati nel circuito di distribuzione e consegnati in tempo per Natale. Tuttavia, l’episodio riaccende il dibattito sulle condizioni di lavoro di chi opera nella logistica, soprattutto nei periodi di massimo impegno come le festività natalizie. E non c’è bisogno di alcuna morale finale per percepire quello che già conosciamo bene. L’episodio di Lakeville è un promemoria delle pressioni che gravano sui corrieri, costretti a ritmi frenetici per soddisfare le aspettative dei clienti, spesso a scapito della loro salute mentale e fisica.

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      Laura su strada: una donna, un camion e tante storie da raccontare

      Laura Broglio, camionista e content creator, racconta la sua esperienza in un settore ancora dominato da uomini, affrontando sfide legate a pregiudizi, maternità e carenza di servizi adeguati.

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        Ha 32 anni e ha scelto di guidare un camion, sfidando stereotipi e pregiudizi. La storia di Laura Broglio, raccontata anche nel podcast di Q8 Muoversi Liberamente, offre uno spaccato autentico del mondo dei trasporti visto finalmente con gli occhi di una donna.

        Una passione per i Tir nata per caso

        Inizialmente attratta da studi umanistici, Laura ha scoperto la sua passione per i camion quasi per caso. Dopo un’esperienza a un raduno, ha capito che il suo futuro era dietro al volante. Nonostante le iniziali perplessità della famiglia e le difficoltà nel trovare lavoro, la sua determinazione l’ha portata a superare ogni ostacolo. “Ho iniziato a guidare camion poco più che ventenne“, racconta Laura nel podcast, “e all’inizio ho dovuto affrontare molte resistenze. Ma non mi sono arresa. Oggi, grazie anche al fatto che mancano autisti, sempre più donne come me stanno entrando in questo settore“.

        La vita di Laura è un continuo viaggio, letteralmente e metaforicamente

        Oltre a macinare chilometri su e giù per l’Italia, gestisce un blog dove racconta con ironia e leggerezza le sue esperienze. Spiega che il suo blog è una valvola di sfogo ma è anche un modo per far conoscere un mondo che spesso viene visto come maschilista e poco attraente. Essere donna e camionista, però, non è sempre facile. Laura, infatti, ha dovuto affrontare molte sfide personali e professionali, tra cui la maternità. “Avere un figlio mi ha cambiato la vita“, dice “ma non mi ha fermata“. E infatti è tornata a guidare subito dopo il parto, riuscendo a conciliare il lavoro con le esigenze familiari.

        Quale sarà futuro del trasporto su strada?

        Secondo Laura, il futuro del trasporto su strada dovrebbe essere più attento alle esigenze delle persone, sia uomini che donne. “Abbiamo bisogno di servizi igienici adeguati, aree di sosta più confortevoli e una maggiore attenzione alla sicurezza. Solo così potremo rendere questo lavoro più attraente e sostenibile“.

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          Se a truffare i parrocchiani fosse stato il prete? La storia con la perpetua, i soldi spariti e le accuse infamanti. Cosa è successo in sacrestia?

          Si è scoperto che l’ex parroco di Pinerolo avrebbe approfittato della fiducia di anziani e malati per appropriarsi di ingenti somme di denaro.

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            Don Paolo Bianciotto, ottantunenne ex parroco della chiesa di Madonna di Fatima a Pinerolo, è finito sotto processo con l’accusa di aver truffato e derubato i suoi parrocchiani. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe approfittato della fiducia di coppie di anziani e persone con disabilità per svuotare i loro conti correnti. Con la scusa di volerli aiutare nella gestione dei loro conti correnti, poco per volta sottraeva delle belle cifre.

            Ma don Bianciotto cosa mi combina…?

            Le indagini della Guardia di Finanza hanno rivelato che don Bianciotto avrebbe sottratto circa 185mila euro a una donna e a una coppia di fedeli, convincendoli a firmare deleghe per la gestione dei loro conti. Ma non basta. Avrebbe, inoltre, utilizzato le loro carte di credito e i bancomat per effettuare prelievi e acquisti personali. E pensava di farla franca…

            Una relazione con la perpetua a cui erano stati destinati 800mila euro

            Una parte consistente del denaro sottratto, circa 800mila euro, sarebbe stata destinata alla perpetua, con cui l’ex parroco aveva una relazione. I due avrebbero acquistato insieme immobili, auto e attività commerciali. L’inchiesta delle Fiamme Gialle si è concentrata anche sugli investimenti di don Bianciotto, fatti insieme ad un altro sacerdote, di un albergo a Bordighera, in Liguria, rivenduto ottenendo 400mila euro a testa. Una cifra con cui l’ex parroco della Madonna di Fatima avrebbe finanziato la cooperativa che gestiva fino al 2010 la Casa Alpina di Pragelato, nell’area metropolitana di Torino. L’accusa contestata a don Bianciotto è grave e comprende reati come circonvenzione di incapace e appropriazione indebita. L’uomo è anche accusato di aver sottratto fondi dalle casse della parrocchia e dall’associazione Nuova Scuola Mauriziana. Il processo iniziato a Torino vuole far luce su fatti avvenuti tra il 2018 e il 2021.

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              Storie vere

              Abbiamo lasciato tutto e ci siamo trasferiti in Thailandia

              La storia di una coppia olandese che ora gestisce un resort sulla spiaggia. Una scelta di vita coraggiosa tra sfide e soddisfazioni che coinvolge anche molti italiani.

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                La Thailandia non era una destinazione sconosciuta per Johan e Sabine Bogaerts. Più volte avevano trascorso lì vacanze indimenticabili, ma la decisione di cambiare radicalmente vita è arrivata durante la pandemia. Stanchi della routine quotidiana in Olanda, fatta di impegni serrati e poco tempo per la famiglia, i coniugi hanno scelto di licenziarsi, vendere casa e trasferirsi con i loro due figli nell’isola di Koh Lanta.

                I motivi del trasferimento? Dallo stress quotidiano ai costi

                La vita scorre molto velocemente e volevamo fare qualcos’altro prima che fosse troppo tardi, sia fisicamente che mentalmente“, ha raccontato Sabine, ex chef di 51 anni. Anche Johan, ex ingegnere di 54 anni, condivideva il desiderio di un’esistenza più gratificante e meno frenetica. La spinta decisiva è arrivata grazie ad alcuni annunci su Facebook che presentavano immobili in affitto in Thailandia. La coppia ha trovato una proprietà a soli 60 metri dalla spiaggia di Klong Khong, una popolare destinazione turistica, e ha deciso di affittarla per 20 anni, restaurandola e trasformandola in un resort.

                L’investimento complessivo è stato di circa 200mila euro, in gran parte finanziato dalla vendita della loro casa in Olanda. Sebbene la vita in Thailandia sia più economica, la coppia ha affrontato diverse sfide, come adattarsi a una nuova cultura, gestire la stagionalità del turismo e affrontare le difficoltà legate alla burocrazia locale. La gestione del resort segue il ritmo delle stagioni turistiche.L’alta stagione va da dicembre a marzo, quando il clima è più favorevole e le tariffe delle camere aumentano sensibilmente. Durante la bassa stagione, una stanza può costare circa 1.100 baht thailandesi (circa 30 euro). Mentre nei mesi di punta il prezzo sale fino a 2.600 baht (poco più di 70 euro). “Ora abbiamo una vita più lenta e decisamente più appagante”, concludono.

                Perchè la Thailandia piace così tanto anche agli italiani?

                L’Italia e la Thailandia sono separate fisicamente da oltre 11mila chilometri e svariate ore di volo; culturalmente da mentalità molto diverse. Tutto questo, però, non è sufficiente a renderle incompatibili. Anzi. Il Paese è una meta ambita per i suoi paesaggi e per il suo popolo, ma in parte perché il costo della vita inferiore a quello della maggior parte dei Paesi occidentali. Dall’affitto al trasporto quotidiano, passando per l’intrattenimento e le spese mediche, in Thailandia la spesa media è minore rispetto a quella di qualsiasi città occidentale, che sia Roma, Milano, Londra o Parigi.

                Ma come si fa a trasferirsi in Thailandia?

                Per prima cosa bisogna avere spirito di adattamento, tanta voglia di cambiare e una predisposizione alla spiritualità, al rispetto e alla gentilezza. Ma al di là del bagaglio emotivo bisogna decidere la meta. Dopotutto si tratta di una terra vastissima, che si estende per oltre 513 chilometri quadrati di superficie. Praticamente il doppio dell’Italia, e conta quasi 70 milioni di abitanti, quindi meglio restringere il campo. Chi sceglie Bangkok troverà moderni grattacieli e centri commerciali a fianco di mercatini tradizionali, palafitte traballanti sul Chao Phraya e templi antichi. Un contrasto affascinante, e proprio per questo è una città che offre tutto quello che si può desiderare, dai ristoranti gourmet con tre stelle Michelin ai locali tipici. Dai negozi di abbigliamento occidentali alle boutique thailandesi. Dal bar di quartiere al lounge bar con discoteca sulla terrazza di un grattacielo dalla vista mozzafiato.

                Phuket e la sua strepitosa natura

                La città è dotata di un aeroporto internazionale molto ben collegato con tutto il mondo, che permette di raggiungerla, anche dall’Italia, senza necessariamente dover fare scalo a Bangkok. La natura è strepitosa e ci sono chilometri e chilometri di spiagge bianche che si tuffano in un mare cristallino. Non esiste inquinamento perché nei paraggi non ci sono né industrie, né fabbriche, ma l’assenza di attività non significa mancanza di servizi o beni di prima necessità. Nell’area di Phuket vivono foreste vergini e luoghi in cui la vita scorre come cento anni fa, perché gli autoctoni hanno ancora quel sorriso e quella gentilezza dimenticate. Ma si può trovare di tutto. Dal corso di golf ai pezzi di ricambio per l’ultimo modello di estrattore a freddo per fare i succhi, oltre che un parrucchiere e una palestra!

                La meta dei nomadi digitali

                Un altro posto dove molti nomadi digitali hanno deciso di trasferirsi negli ultimi anni è Chiang Mai, una città tra le montagne della Thailandia settentrionale. Ha un clima più fresco di Phuket. Se siete amanti dei monti e meno del mare (a Chiang Mai è del tutto assente!) questo è sicuramente il posto più adatto a voi. Un tempo era una tranquilla cittadina religiosa, ma oggi è abbastanza grande e sviluppata per offrire diversi servizi e opportunità. La vita è più rilassata e lenta che a Bangkok. Grazie alla sua posizione permette un facile accesso a numerose avventure all’aria aperta. Per esempio? L’escursionismo su quella che è la montagna più alta della Thailandia (il Doi Inthanon, 2.565 metri), il rafting per i torrenti o l’arrampicata su roccia.

                Il mare più amato dagli stranieri di tuto il mondo

                Dopo Phuket, Hua Hin è il secondo paradiso thailandese sul mare più amato dagli stranieri. Situata a circa tre ore di auto da Bangkok, affacciata sul golfo del Siam, è stata una delle prime mete balneari, se non la prima, dei thai più abbienti degli anni Venti del secolo scorso. Per questo è ricca di resort e ville, e un’atmosfera molto positiva circonda le sue spiagge meravigliose, forse meno incontaminate di quelle di Phuket.

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