Storie vere
L’autismo scoperto da adulti: la storia di Martina e Pippo, tra ansia, sovrastimoli e consapevolezza
La diagnosi tardiva di autismo e ADHD ha cambiato la vita di Martina e Pippo, una coppia di Ravenna. Tra ansia sociale, sovrastimoli e masking, la loro storia mette in luce le difficoltà di una condizione spesso invisibile. La consapevolezza li ha aiutati a non colpevolizzarsi, ma resta l’urgenza di un sistema più attento e inclusivo per gli adulti neurodivergenti.
Martina Monti, 35 anni, e Pippo Marino, 48, sono una coppia come tante, ma con una storia unica da raccontare. Entrambi, solo da adulti, hanno ricevuto una diagnosi di autismo e ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività). Lei, impiegata in un patronato e con un passato da assessore comunale; lui, insegnante di inglese e vicepreside in un liceo artistico a Ravenna. La loro esperienza mette in luce una realtà ancora poco conosciuta: quella degli adulti neurodivergenti, spesso incompresi e senza un adeguato supporto terapeutico.
Una diagnosi tardiva e inaspettata
La scoperta è arrivata quasi per caso, grazie a un’amica comune, anche lei diagnosticata con disturbi dello spettro autistico. «In lei notavamo comportamenti simili ai nostri», raccontano. Da anni si confrontavano con ansia sociale, episodi di bullismo e una sensazione costante di essere “diversi”. Il centro “Cuore mente lab” di Roma ha confermato i sospetti: entrambi rientravano nello spettro autistico e presentavano anche sintomi di ADHD, un disturbo che spesso coesiste con l’autismo ma viene raramente diagnosticato negli adulti.
La sfida dei sovrastimoli
Martina e Pippo descrivono con precisione le difficoltà quotidiane che derivano dalla loro condizione. «Non faccio più la spesa», spiega Martina. «Entrare in un supermercato, con luci alte, persone intorno e il fastidio di essere toccata, è uno stress enorme. Quando vado, devo usare le cuffie anti rumore». Anche i vestiti possono diventare fonte di disagio: «Certe texture mi innervosiscono, mi provocano ansia». Pippo aggiunge: «La mia strategia è stata quella di diventare un camaleonte. Ho imparato a imitare gli altri per adattarmi, ma questo masking, se portato all’estremo, può farti perdere te stesso».
Un passato da assessore e il peso dell’ansia
Martina racconta di un periodo cruciale della sua vita: a soli 23 anni, è stata nominata assessore alla sicurezza nel suo comune. «Gli interessi “assorbenti” tipici degli autistici mi hanno aiutato a prepararmi, ma l’interazione sociale è stata devastante. Non sapevo di essere autistica e lo stress mi ha portato persino al ricovero. Oggi, con la consapevolezza che ho acquisito, probabilmente non rifarei quell’esperienza».
Un invito alla consapevolezza
La coppia ha deciso di condividere la propria storia per sensibilizzare il pubblico e aiutare chi potrebbe trovarsi nella stessa situazione. «Vogliamo creare curiosità», spiegano. «Molte persone che soffrono di ansia o di altri disturbi potrebbero scoprire di avere una neurodivergenza. La diagnosi non cambia la qualità della vita, ma ti aiuta a capire che non sei sbagliato, sei semplicemente diverso».
La sfida del sistema terapeutico
Martina ricorda con amarezza gli anni di psicoterapia che non l’hanno mai portata a considerare lo spettro autistico. «La psicoterapia non è tarata sull’autismo lieve e sull’adulto. Nonostante i soldi investiti, ero sempre allo stesso punto. È fondamentale che i terapeuti siano più preparati su queste tematiche».
La società e l’autismo
Per Martina e Pippo, la percezione dell’autismo è spesso stereotipata. «C’è chi pensa a “Rain Man” o al bambino che si dà i pugni in testa», affermano. «La realtà è molto più ampia. Anche chi ha un quoziente intellettivo superiore alla media affronta difficoltà enormi, come il rischio di burnout dovuto ai sovrastimoli».
Un messaggio di speranza
La loro storia è un invito a non fermarsi di fronte alle apparenze. «Non si tratta solo di migliorare la qualità della vita, ma di accettarsi per ciò che si è. La consapevolezza può essere il primo passo verso una maggiore serenità».
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Storie vere
L’eroe del volante: il tassista che ha sventato una truffa da manuale
L’astuzia di un tassista sventa una truffa ai danni di un’anziana: recuperati gioielli e denaro per decine di migliaia di euro.
Mestre, una notte come tante. Giovanni Bortoletto, un tassista di 34 anni, era di turno davanti alla stazione. La sua routine, fatta di corse notturne e di incontri con persone di ogni tipo, stava per prendere una svolta inaspettata. Giovanni, con i suoi anni di esperienza come tassista notturno, ha sviluppato un sesto senso per le situazioni anomale. Quella sera, qualcosa non quadrava. La cliente, una donna giovane e straniera che dice di chiamarsi Rossi, gli aveva fornito un indirizzo preciso, ma il suo comportamento era tutt’altro che rassicurante. Non sembrava conoscere la zona, nonostante avesse un navigatore puntato sulla destinazione. E poi c’era quell’insistenza a tornare subito indietro, come se stesse cercando di guadagnare tempo. Un campanello d’allarme si accese nella mente del tassista.
Una cliente troppo agitata…
La donna, che parlava solo tedesco, ha chiesto a Bortoletto di portarla a un indirizzo preciso a Ceggia, mostrandolo sul telefono. Giunti a destinazione, però, la cliente ha mostrato incertezza, non riconoscendo la casa cercata. “Questo è stato il primo dettaglio che mi ha insospettito“, racconta il tassista. Dopo alcuni minuti di ricerca, la donna gli ha chiesto di fermarsi all’inizio di una stradina e di aspettarla lì. Tuttavia, l’attesa si è protratta più del previsto, spingendo Bortoletto a insospettirsi ulteriormente. Mentre cercava di capire cosa stesse accadendo, Bortolotto ha notato un’anziana signora visibilmente agitata, che scrutava la sua auto con apprensione. Avvicinandosi a lei, ha scoperto che stava aspettando la misteriosa “signora Rossi” per consegnarle oggetti di grande valore. “Ho capito subito che qualcosa non andava: la mia cliente non poteva chiamarsi Rossi ed era chiaro che stava cercando di ingannare la signora“, spiega Bortoletto.
Un tassista degno del titolo di investigatore provetto
Resosi conto della situazione, il tassista ha avvisato il fratello, chiedendogli di contattare i carabinieri. Intanto, la truffatrice è tornata in fretta e furia e ha chiesto di essere riportata alla stazione di Mestre. Durante il tragitto, Bortoletto ha mantenuto i contatti con le forze dell’ordine, che lo hanno istruito su come agire. Una volta giunti a Mestre, la donna ha tentato di sviare le attenzioni chiedendo di essere lasciata nei pressi del piazzale dei pullman, ma il tassista ha continuato a seguirla a distanza. Accortasi di essere pedinata, la truffatrice si è rifugiata all’interno di un hotel vicino alla stazione, dove è stata bloccata dai carabinieri.
Un bottino di tutto rispetto per una truffatrice venuta da lontano…
All’interno del suo zaino sono stati ritrovati decine di migliaia di euro in gioielli e circa 800 euro in contanti, tutto sottratto con l’inganno all’anziana signora. La donna era stata raggirata con la falsa notizia di un grave incidente stradale causato dalla figlia, che l’avrebbe portata in prigione se non avesse pagato una cospicua cauzione. Giovanni Bortoletto, con i suoi 13 anni di esperienza come tassista, racconta che situazioni strane sono all’ordine del giorno, specialmente nei turni notturni. “Ho visto di tutto, ma questa truffa mi ha colpito per la crudeltà con cui hanno approfittato della buona fede di una madre“, conclude.
Storie vere
Un hamburger per l’anima: l’idea di Don Domenico che divide la parrocchia. E i vegetariani? All’inferno
Don Domenico Pegoraro organizza una cena a base di hamburger nella sua parrocchia. Un’iniziativa che scatena polemiche e dibattiti sulla sacralità dei luoghi di culto.
A Trissino, in provincia di Vicenza, è scoppiata una vera e propria bufera attorno all’iniziativa del parroco Don Domenico Pegoraro, che ha deciso di offrire hamburger gratis in chiesa per attirare i giovani. La locandina dell’evento, con un invitante panino e il timbro “100% free”, ha sollevato polemiche tra i fedeli e la stampa cattolica, ma il sacerdote difende la sua scelta con fermezza: “La tavola è separata dall’altare.”
Le critiche non si fanno attendere
L’iniziativa, prevista per il 31 gennaio alle 20:30 nella chiesa di San Pietro, ha suscitato molte critiche. Il quotidiano cattolico Nuova Bussola Quotidiana ha definito l’idea “bislacca”, sostenendo che strategie del genere non attirano realmente i giovani, che preferiranno sempre il fast food originale. Anche testate enogastronomiche, come Dissapore, hanno espresso perplessità, ritenendo che la Generazione Z sia ormai impermeabile a questo tipo di trovate.
Don Domenico: “La chiesa è accoglienza”
Nonostante le polemiche, Don Domenico tira dritto, assicurando che lo spazio sacro verrà rispettato. “Chi conosce la nostra chiesa sa che la tavolata sarà ben separata dall’altare. La chiesa è sempre stata un luogo di incontro e di festa.” L’iniziativa è stata ideata dall’Unità Pastorale Castelgomberto Trissino senza un coordinamento diretto con la diocesi, che però ha offerto il suo sostegno.
Il vescovo approva: “Gesù direbbe sì”
A stemperare gli animi è intervenuto il vescovo di Vicenza, Giuliano Brugnotto, con un tocco di diplomazia. “Comprendo le perplessità di chi pensa che il sacro vada preservato, ma è fondamentale coinvolgere i giovani. Gesù stesso fu definito un mangione e un beone, quindi credo che oggi approverebbe un’iniziativa del genere.”
Storie vere
Amore eterno, tradimenti e appartamenti: la donna che ha perso tutto per un regalo di troppo
Un gesto d’amore si trasforma in una battaglia legale. Dopo aver scoperto il tradimento della compagna, un uomo ottiene la restituzione dell’appartamento di lusso regalatole a Sanremo.
Quello che doveva essere un segno d’amore eterno si è rivelato un boomerang che è tornato indietro con violenza, portando con sé rancore e delusione. Protagonista di questa storia è una coppia che, dopo anni di convivenza, sembrava destinata a un futuro insieme. Tutto inizia nel 2008, quando l’uomo e la donna decidono di mettere su casa.
Amore me lo regali?
Otto anni più tardi, nel pieno della loro relazione, l’uomo, mosso da un profondo sentimento d’amore, decide di fare alla compagna un regalo davvero speciale: un lussuoso appartamento a Sanremo. Un nido d’amore sulla riviera ligure, un sogno che si realizzava. E fin qui nolla di male…
Ma la felicità è destinata a durare poco quando l’amore viene tradito
Pochi giorni dopo il trasferimento, l’uomo scopre con sgomento il tradimento della compagna. Da rimarcare che il tradimento in questione non è stato un episodio isolato. Era proprio una relazione parallela che andava avanti da tempo, proprio all’interno dell’appartamento da lui regalato. Profondamente ferito e tradito, l’uomo decide di intraprendere un’azione legale per riavere indietro la casa. La donna, dal canto suo, si rifiuta di restituirla, difendendo il suo diritto di proprietà. La vicenda giudiziaria si protrae per anni, con esiti altalenanti. In primo grado, il tribunale dà ragione alla donna, riconoscendo la validità della donazione. Ma l’uomo non si arrende e ricorre in Cassazione.
Donazione revocata, una sentenza che fa scuola
I giudici della Suprema Corte, dopo un’attenta valutazione dei fatti, danno ragione all’uomo, annullando la sentenza di primo grado. Secondo la Cassazione, il comportamento della donna, oltre a costituire un tradimento, ha mostrato una grave ingratitudine nei confronti del donatore. Il fatto che la donna abbia utilizzato l’appartamento per consumare la sua relazione extraconiugale, e abbia poi rilasciato dichiarazioni dispregiative nei confronti dell’ex compagno, è stato considerato sufficiente per revocare la donazione. La sentenza della Cassazione rappresenta un precedente importante nel diritto di famiglia e delle successioni. Essa conferma che, in caso di donazioni, la legge italiana prevede la possibilità di revocare il dono in presenza di gravi ingratitudini da parte del donatario.
La sentenza della Cassazione rappresenta un precedente importante nel diritto di famiglia e delle successioni. Essa conferma che, in caso di donazioni, la legge italiana prevede la possibilità di revocare il dono in presenza di gravi ingratitudini da parte del donatario.
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