Storie vere
Una lettera d’amore datata 1943 rinvenuta al supermercato: è caccia all’autrice
Valentina, laureata in Antropologia culturale, ha rinvenuto una missiva d’amore in un carrello, recandosi a fare la spesa. Ha chiesto informazioni sulla lettera ai dipendenti della struttura ma nessuno ne sapeva niente. Ha poi postato un appello anche sui social, ma nessuno finora ha risposto. “Mi piacerebbe ritrovare il proprietario e restituirgli questo bellissimo ricordo. Sicuramente è caduta dalla tasca o dal portafogli di qualcuno che teneva molto a questa lettera, per portarla sempre con sé”.

Potrebbe essere l’inizio di un film… ed invece è successo davvero, precisamente all’esterno di un supermercato di Ostia, presso il quale una donna ha ritrovato quel foglietto di carta in un carrello. Inizialmente deve aver pensato ad una lista della spesa… ma dandogli un’occhiata più attenta non ha creduto ai suoi occhi. Si trattava di un’accorata lettera d’amore scritta a mano, datata 20 febbraio 1943. Una lettera scritta a Modena.
L’ha trovata un’antropologa mentre si recava a fare compere
La mittente dello scritto è Luciana, il destinatario si chiama Tito. Che fossero semplici amici oppure fidanzati, poco importa. La cosa importante è un’altra: quelle righe sono pregne di desiderio irrefrenabile di libertà, che in quegli anni si respirava in naturale reazione alla guerra. A rinvenire questa lettera, come raccontato dal quotidiano La Repubblica, è stata la 36denne Valentina, un’antropologa appena entrata nel supermercato insieme alla figlia.
Una relazione a distanza
“Caro Tito – comincia così la lettera – scusa la carta poco elegante ma in questo momento non ne ho altra sottomano. Avendo tu scritto che verrai a trovarmi fra qualche giorno non pensavo che intendessi poco meno di un mese. Come ti va la vita – scrive ancora Luciana – Che ne dici dell’inverno di Modena e di tutta questa neve? Io sto tutto il giorno in casa vicino alla stufa e a studiare naturalmente”. Poi la scrivente cambia discorso e parla della sua famiglia e della sua voglia di speranza: “Finalmente mio padre da sette giorni è con noi, puoi immaginare la mia gioia e sarà completa quando anche Alberto sarà qui. Ma per ora non viviamo che di speranza”.
Padre e figlio probabilmente sul fronte russo
La lettera entra nel vivo, parlando del padre tornato a casa mentre Alberto (probabilmente il fratello) ancora no. È presumibile pensare che entrambi fossero sul fronte russo: a febbraio ‘43 i soldati italiani erano in ritirata, e alcuni avevano già fatto ritorno in Italia.
L’ha scritta una studentessa da Modena
Si tratta di una lettera scritta a mano in data 20 febbraio 1943 da Luciana, una studentessa di Modena, il destinatario è Tito, forse il fidanzato o comunque un amico molto stretto. Un foglio unico, scritto sul fronte e sul retro con calligrafia molto curata e fitta. Valentina – che l’ha rinvenuta – e la figlia la leggono tutta d’un fiato fra gli scaffali del supermercato.
Alla fine del testo Luciana conclude dicendosi d’accordo all’arrivo di Tito da lei a Modena. È l’annuncio di una nuova vita in tempo di piena guerra mondiale. Erano gli ultimi mesi del regime di Mussolini: a luglio sarebbe stato sfiduciato e imprigionato.
Riprendendo il concetto espresso all’inizio… sarebbe bello che – come in un film – si potesse conoscere il destino che ha successivamente segnato le esistenze di Luciana e Tito. Che vita avranno condotto, quale sarà stato il loro futuro nell’Italia del dopoguerra e della ricostruzione. A noi piace pensarli insieme, con lo sguardo – come cantava Pierangelo Bertoli – “dritto e aperto nel futuro”…
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Storie vere
Basta mollo tutto e vado a vivere in un container! La scelta per una vita autosufficiente
Questa giovane donna dimostra che è possibile vivere in modo diverso e trovare felicità e serenità in uno stile di vita minimalista. Ma per forza in un container…?

Robyn Swan, una giovane donna di 33 anni, ha deciso di cambiare radicalmente la sua vita vendendo tutto ciò che possedeva per vivere in un container, immersa nella natura della Scozia. La sua scelta, lontana dai canoni tradizionali, è stata motivata dal desiderio di diventare autosufficiente, ridurre il proprio impatto sull’ambiente e ritrovare serenità e libertà. Robyn ha venduto tutti i suoi beni, inclusi l’auto, i mobili e la televisione, per finanziare l’acquisto di un terreno vicino a Stirling, dal valore di 220mila euro. Ha poi collocato sul terreno un container, acquistato per 5mila euro, che è diventato la sua nuova abitazione. Per otto mesi, Robyn ha vissuto senza elettricità, ma successivamente ha installato pannelli solari, rendendo la sua casa energeticamente autosufficiente.
Uno stile di vita autosufficiente
La vita di Robyn si basa su un modello di autosufficienza e semplicità. Coltiva il proprio cibo, alleva polli, conigli e maiali, e raccoglie l’acqua piovana per il fabbisogno quotidiano. Per sostenersi, lavora come dog walker a tempo pieno. Condivide questa esperienza con il suo socio, Luke, un elettricista di 29 anni che ha contribuito a rendere possibile il progetto. Grazie al suo impegno, Robyn riesce a vivere con circa 300 euro al mese. Le sue spese principali sono limitate alla tassa comunale, al cibo e al telefono. Non avendo affitto o bollette energetiche significative, riesce a mantenere un tenore di vita semplice ma appagante.
Ma perché questa scelta?
La decisione di Robyn non è stata dettata solo da motivi economici, ma anche dal desiderio di vivere in modo più sano e sostenibile. “Volevo sapere esattamente cosa c’è nel cibo che consumo, produrlo da sola mi dà questa certezza“, ha spiegato. Inoltre, vivere lontano dalla civiltà le permette di essere preparata ad affrontare eventuali crisi globali, come una carenza alimentare. Pur riconoscendo che questo stile di vita può essere fisicamente impegnativo, Robyn lo descrive come profondamente appagante. “Mi dà tranquillità,” ha detto, spiegando che la connessione con la natura e la consapevolezza di essere autosufficiente contribuiscono al suo benessere generale.
Vuoi andare anche tu a vivere in un container? Ecco qualche informazione pratica
Vivere in un container richiede adattamenti pratici e creativi. Robyn ha dimostrato che, con le giuste soluzioni, questa scelta abitativa può essere comoda e sostenibile. Per prima cosa biosgna munirsi di pannelli solari per la produzione di energia elettrica. Poi biosgna pensare alla raccolta dell’acqua piovana. Acqua che serve per l’irrigazione delle colture e le necessità quotidiane. Quindi dal punto di vista della gestione degli spazi è indipensabile organizzare il container in modo funzionale per includere zona notte, cucina e spazio di lavoro. Infine cointainer o non container biosgna pensare a come procurarsi la pappa quotidiana. Insmma bisogna darsi da fare per raggiungere una autosufficienza alimentare. Robyn coltiva verdure e alleva animali, riducendo così la dipendenza da fonti esterne. E voi lo sapreste fare?
Storie vere
Elena Maraga, la maestra licenziata per OnlyFans, rilancia con un calendario: “Ogni curva parla di forza e libertà”
La vicenda aveva fatto discutere: licenziata per aver aperto un profilo OnlyFans, Elena Maraga non si è arresa. Oggi presenta un calendario autoprodotto e rivendica la scelta come atto di emancipazione e autodeterminazione, trasformando la vicenda in un nuovo percorso professionale.

La chiamavano la “maestra di OnlyFans” e la sua storia aveva scatenato polemiche. Oggi Elena Maraga, 29 anni, dopo la bufera e il licenziamento dalla scuola materna cattolica del Trevigiano in cui insegnava, ha scelto di voltare pagina. Non solo non si è fermata, ma ha deciso di reinventarsi partendo proprio da quel caso che l’aveva messa all’angolo. Il suo nuovo progetto è un calendario autoprodotto, accompagnato dalla vendita online di polaroid di nudo attraverso il proprio e-commerce personale.






Una scelta di continuità rispetto all’esperienza che aveva acceso lo scandalo. La primavera scorsa, quando alcuni genitori scoprirono il suo profilo sulla piattaforma per adulti, la direzione scolastica reagì con fermezza, inviandole due lettere di licenziamento per “giusta causa”. Un iter che si è concluso soltanto poche settimane fa, con un accordo definitivo tra l’istituto e l’insegnante. Un epilogo che non ha però cancellato il segno lasciato dalla vicenda, ma che per la diretta interessata si è trasformato in un’occasione di rinascita.
Sul suo sito web, Maraga ha scelto di raccontare pubblicamente il percorso. “Ho perso il lavoro, ma non mi sono fermata. Amo il mio corpo perché racconta chi sono: ogni muscolo è una conquista, ogni curva parla di forza e libertà”, scrive la giovane, presentando così il suo calendario. Un progetto che non si limita all’aspetto estetico, ma che rivendica un messaggio preciso: l’idea che il corpo possa essere strumento di affermazione e libertà personale, indipendentemente dai giudizi esterni.
Per molti la sua vicenda è stata un caso di cronaca legato al conflitto tra moralità, lavoro e libertà individuale. Per lei, invece, rappresenta la possibilità di costruire un percorso diverso. “Per qualcuno è stato uno scandalo, per me è stata una scelta consapevole”, rivendica. Dopo mesi di silenzio, Maraga ha scelto di presentarsi non come vittima ma come protagonista del proprio destino.
Il calendario autoprodotto segna dunque l’inizio di una nuova fase, lontana dalle aule scolastiche ma vicina a un pubblico che, dopo la vicenda, ha imparato a conoscerla e a seguirla. Un passaggio netto che sancisce il modo in cui la ex maestra ha deciso di trasformare una pagina difficile in un progetto personale e professionale.
Storie vere
Topo da laboratorio? Ma neanche per sogno: la scienziata Rosie Moore è una topa da paura! (gallery)
Dimenticatevi quelle oscure studiose con occhiali spessi, camice bianco, capelli raccolti alla bella e meglio ed espressione accigliata: Rosie Moore è sì un’affermata biologa… ma potrebbe fare la modella!

Rosie Moore il titolo di “scienziata più bella del mondo” se l’è guadagnato sul campo. Attualmente vanta più di 200.000 follower su Instagram,Ma non certo in laboratorio… piuttosto con le foto che lei costantemente pubblica sui social. La biologa ha di recente reso pubblico uno scatto per il quale ha lasciato a bocca aperta i suoi fan. Dopo essersi tolta i vestiti per un tuffo in un lago palude. D’altronde come può rimanere indifferente una studiosa davanti alla bellezza della natura e a tutti quei processi fisici e chimici dei fenomeni che caratterizzano i sistemi viventi? “Qualsiasi cosa per la foto,” ha scritto nella didascalia, aggiungendo che ha “implorato” di essere lì.





Poco prima, aveva pubblicato una foto per mostrare il suo nuovo top mentre si trovava a passeggio nello splendido scenario del Parco Nazionale degli Everglades, in Florida. Il top senza spalline esibito dalla Moore si presentava con una stampa e una texture in simil pelle di coccodrillo, perfettamente in tema con il contesto circostante.
I morsi delle zanzare in Sud America le hanno fatto contrarre la dengue
Soprannominata dai fan “Lara Croft della vita reale” per via del suo spirito avventuroso, sembra davvero in carne ed ossa il personaggio dei giochi Tomb Raider. Di recente ha dichiarato alla stampa di aver contratto la dengue durante un viaggio di ricerca in Sud America. In quell’occasione, ha raccontato di essere stata morsa più di 1.000 volte da zanzare locali. La dengue è una malattia infettiva tropicale causata dal Dengue virus. Il virus esiste in cinque sierotipi differenti. Generalmente l’infezione garantisce un’immunità a vita per quel tipo, mentre comporta solamente una breve immunità nei confronti degli altri.
Girare il mondo vale tutti i rischi che comporta
“Ho esitato a condividere questo perché sento che molte persone hanno paura di viaggiare in luoghi più remoti. Ma il viaggio è stato assolutamente ne è valsa la pena, e incoraggerei chiunque a uscire e vedere più luoghi remoti del mondo,” ha detto in quell’occasione.
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