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Gossip

All’Eurovision si spogliano tutti…

Il simbolo dell’edizione dell’Eurofestival nel 2024 è diventato il nudo.

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    L’Eurovision Song Contest gode di una fama di evento straordinario, a volte persino eccessivo. Tra rivelazioni sorprendenti e scandali, il concorso ha lasciato il segno. Basti pensare alla partecipazione e alla vittoria di Conchita Wurst nel 2014. Sono passati dieci anni, eppure il ricordo persiste, nonostante siano successe molte altre cose nel mondo. Il simbolo dell’edizione dell’Eurofestival nel 2024 è diventato il nudo.

    Bambie Thug – Doomsday Blue (Irlanda)

    Se per alcuni la nudità può rappresentare fonte di imbarazzo, sul palco essa può essere considerata non solo una forma d’arte, ma anche il punto d’incontro tra corpo e anima, un’espressione autentica. Il cantante deve saper cantare, ballare ed essere convincente!

    Raiven – Veronika (Slovenia)

    La nudità può assumere varie interpretazioni e significati alternativi, come ad esempio un rituale di stregoneria. La strega è per antonomasia la praticante di magia. Le canzoni Doomsday Blue di Bambie Thug e Veronika di Raiven sono le canzone cantate dalle due ragazze che da sole si definiscono le streghe. Entrambi le canzone però sembrano piene di sofferenza e diventano una sorta di grido d’aiuto.

    Windows95man feat. Henri Piispanen – No Rules! (Finlanda)

    Uscito da un uovo Windows95man senza i pantaloni e con il lato b fuori, grida in microfono “No rules!” che significa “Niente regole!” Eggià si nasce nudi! Allegro e spensierato, appunto come un bambino mai cresciuto in continua ricerca di attenzione. Infatti con questo gesto fa parlare tutti di sé.

    Aiko – Pedestal (Repubblica Ceca)

    Non tutti godono di possedere una corporatura perfetta. A volte il rapporto con il proprio corpo può diventare un grande disagio. In questo caso, il nudo diventa una forma di accettazione di sé stessi. E come canta la Aiko nella sua canzone Pedestal: “I need to learn to put myself on a pedestal… I will be loving me more” che significa “Io, devo imparare a mettirmi su un piedistallo… Mi amerò di più”.

    Angelina Mango – La noia (Italia)

    E se tutto ciò fosse solo La noia? Come nella canzone omonima di Angelina Mango. Se sei una giovane ragazza è possibile che non sai cosa fare, e vuoi giocare con il pubblico. Creare l’illusione con il costume. Infatti, la cantante ha utilizzato inserti color nude che imitavano la pelle. A prima vista sembra un vero e proprio corpo nudo, facendo uno scherzo agli spettatori, attirandoli con l’effetto: si vede o non si vede? Ebbene no!

    Olly Alexander – Dizzy (Regno Unito)

    Purtroppo la nudità può significare anche impotenza e incapacità di evitare alcune situazioni. Nel suo brano “Dizzy” il cantante britannico Olly Alexander descrive i sentimenti, che non smettono mai di farvi girare la testa. “Vertigine” è la parola più adatta per descrivere chi è preso da emozioni così intense. È un rischio, poiché si può perdere il contatto con la realtà, ma quell’incanto può generare una dipendenza.

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      Reali

      Kate Middleton torna in pubblico e incanta: il tailleur grigio e la missione per l’infanzia conquistano Londra

      Kate Middleton ha partecipato a un incontro del Business Taskforce for Early Childhood, incontrando leader d’azienda per promuovere politiche concrete a sostegno dei genitori e dei bambini sotto i cinque anni. Un ritorno in scena impeccabile, tra stile sobrio e attenzione ai temi sociali.

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        Kate Middleton è tornata a occupare la scena pubblica con la naturalezza di sempre. Niente effetti speciali, nessuna forzatura: solo un tailleur grigio chiaro perfettamente tagliato e una camicia con ruches che riportano al suo stile classico e rassicurante. La principessa di Galles ha partecipato a un nuovo incontro del Business Taskforce for Early Childhood, il gruppo di lavoro creato all’interno della sua Royal Foundation per promuovere politiche innovative rivolte ai primissimi anni di vita.

        Un look impeccabile, lontano dagli eccessi
        Kate ha scelto ancora una volta la via dell’eleganza minimale: linee pulite, colori neutri e un insieme che racconta più del necessario. L’effetto — ça va sans dire — è quello che da anni la consacra icona globale di stile senza mai oltrepassare il limite dell’ostentazione. Anche questa volta, il messaggio è chiaro: sobrietà sì, ma mai anonima.

        La missione che le sta più a cuore
        L’incontro al Future Workforce Summit aveva un obiettivo preciso: confrontarsi con diversi leader d’azienda per sviluppare iniziative che sostengano i genitori e chi si occupa dei bambini sotto i cinque anni. Un tema che Kate ha trasformato nella battaglia centrale del suo ruolo istituzionale. Secondo la principessa, l’investimento nei primi anni di vita è la chiave per una società più solida, equilibrata e produttiva.

        Il dialogo con le imprese
        Kate ha ascoltato, preso appunti, fatto domande. Il suo approccio, come sempre, oscillava tra pragmatismo e sensibilità. La Royal Foundation sta lavorando per creare un fronte comune tra istituzioni, aziende e terzo settore, con l’obiettivo di rendere più accessibili i servizi che supportano le famiglie e facilitare politiche aziendali che tengano conto delle reali necessità dei genitori lavoratori.

        Un ritorno che non passa inosservato
        Ogni sua apparizione pubblica è inevitabilmente oggetto di analisi e — spesso — di speculazioni. Ma stavolta il focus è rimasto dove Kate voleva: sulla causa. La principessa ha mostrato un equilibrio perfetto tra impegno e immagine, tra ruolo istituzionale e presenza umana. E soprattutto ha ribadito, ancora una volta, che il suo lavoro sull’infanzia non è una semplice campagna, ma una missione di lungo periodo.

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          Gossip

          Luis Sal vs Fedez, il manager entra a gamba tesa: “Fai schifo a tutti”. Lo scontro sul podcast diventa una guerra totale

          Dopo il video in cui Fedez racconta la denuncia per il presunto plagio di “Pulp Podcast”, arriva la risposta durissima del manager di Luis Sal, che accusa il rapper di pressioni, richieste di soldi e “piagnistei da 16enne”. Il clima è ormai incandescente.

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            Lo scontro tra Luis Sal e Fedez non accenna a placarsi. Anzi, sale di livello. Dopo il video del rapper in cui rivelava che l’ex amico lo ha denunciato per plagio sostenendo che “Pulp Podcast” sia troppo simile a “Muschio Selvaggio”, a rincarare la dose è stato Riccardo Vignola, manager di Luis. E lo ha fatto con una serie di messaggi su Instagram che hanno incendiato il dibattito.

            “Ci fai schifo, a tutti quelli che ti hanno incrociato”
            Vignola non ha usato mezzi termini: “Siamo stati perennemente zitti perché ci fai schifo, come fai schifo a tutti quelli che per sbaglio hanno incrociato la tua strada. E perché facciamo altro e non abbiamo voglia di stare dietro ai tuoi pianti e alle tue paturnie da 16enne”.
            Il manager accusa Fedez di aver trascinato tutti “in tribunale”, di aver chiesto “soldi, percentuali, soldi degli sponsor”, e di aver reso la vita lavorativa degli altri “un inferno”.

            Nel suo attacco più violento scrive: “Lo tiri fuori ora perché non sai più chi dissare, neanche il tuo cane ti dà retta. Continua a buttare m***a addosso, ma occhio agli schizzi”. Un affondo diretto che sintetizza perfettamente il livello di tensione raggiunto.

            La versione di Fedez: “Luis vuole soldi da un progetto che non è suo”
            Tutto nasce dal video pubblicato da Fedez, in cui accusa l’ex socio di voler ottenere parte degli incassi del nuovo podcast “Pulp”, pur non avendo alcun ruolo nel progetto: “È folle che chieda denari per un contenuto che non ha mai toccato”.
            Poi l’affondo personale: “Luis, fai pace con il rapporto che hai col denaro. Sei solito fare cause per racimolare soldi”.

            Luis Sal ribatte: “Pulp ha risposto alla loro stessa causa”
            Lo youtuber, in una live, ha fornito la sua versione. Sostiene che Fedez e il suo team abbiano usato solo alcuni punti della causa, confezionandoli per far presa sui social: “Sanno che la gente non approfondisce”.
            Poi la stoccata su Muschio Selvaggio: “Me lo sono ripreso io, con sentenza di un giudice. Mi aveva offerto una cifra a cui ho detto no”.

            Uno scontro personale prima ancora che legale
            Il linguaggio, i toni, gli insulti: tutto racconta una guerra tra ex amici incapaci di fermarsi. Una frattura ormai totale, che si nutre di accuse incrociate, video, storie, live e una narrativa costruita per polarizzare il pubblico.
            Entrambi hanno una fanbase solida, entrambi alimentano un’eco che amplifica lo scontro. E mentre le carte legali fanno il loro corso, il tifo social continua a giocare la sua parte, trasformando ogni dichiarazione in benzina sul fuoco.

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              Personaggi

              Joe Bastianich: “Da povero e ciccione a imprenditore con tremila dipendenti. La fame era vera, ma mi ha dato la spinta”

              Ristoratore, musicista, personaggio tv e ora protagonista di uno spettacolo autobiografico, Joe Bastianich ripercorre il suo cammino dal Queens a New York: “Consegnavo giornali per nove dollari a settimana. Abbiamo scongelato tonnellate di alette di pollo, ma quella fame mi ha insegnato tutto”.

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                “Da piccolo mi snobbavano perché povero, sfigato e ciccione. A scuola mi indicavano come quello che portava a merenda gli avanzi della cena. Quella rabbia ce l’ho ancora dentro.” Così Joe Bastianich racconta la sua infanzia nel Queens, nel nuovo spettacolo Money – Il bilancio di una vita, in scena al Teatro Carcano di Milano. “La fame a casa era vera, eravamo i migranti poveri. Ogni giorno c’era gente che guardava i miei dall’alto in basso e ci diceva: ‘Valete meno di noi’.”

                Le origini della fame

                Figlio di emigrati friulani, Bastianich non dimentica gli anni in cui la famiglia serviva piatti italiani in un ristorante di periferia. “Abbiamo scongelato tonnellate di alette di pollo, non potevamo permetterci di meglio. Poi i miei sono riusciti a spostarsi a Manhattan e da lì è iniziata la scalata.” Già a dieci anni consegnava giornali per nove dollari a settimana, poi lavorò in un panificio: “Arrivai a guadagnare 18 dollari. Non mi vergogno, anzi: è lì che ho imparato il valore del lavoro.”

                Dal Queens ai riflettori

                Oggi Bastianich guida più di venti ristoranti nel mondo, ha tremila dipendenti e una serie di aziende tra Stati Uniti e Italia. “Le opportunità che ho avuto io le offro anche agli altri. Mi arrabbio quando vedo chi tratta male i camerieri: mi ricorda quando lo facevano con me.”

                La vita oltre il business

                In tv, da Masterchef alle Iene, non ha mai nascosto le sue esperienze più forti. “Negli anni Ottanta tutti si drogavano: io ho provato per moda, ma ho capito presto che era una forma di autodistruzione. Ho smesso quando ho capito che la mia vera droga era il palco.” Poi l’esperienza mistica con l’ayahuasca in Perù: “È stata pazzesca, mi ha aiutato a conoscermi e ho pure smesso di fumare. Non è per tutti, ma se usata nel modo giusto può aprirti la mente.”

                Oggi, tra una chitarra e un investimento, Joe si gode la sua rinascita. “Money per me non è solo denaro. È tutto ciò che ho guadagnato, perso e imparato nella vita. E ogni tanto guardo indietro, al ragazzo con gli avanzi del giorno prima, e gli dico: ne è valsa la pena.”

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