Gossip
Caso Bortuzzo-Selassié: spuntano messaggi, chat e un braccialetto che cambia tutto
Dopo la condanna per stalking ai danni dell’ex nuotatore, emergono nuovi elementi che potrebbero ribaltare la narrazione. Secondo Parpiglia, Bortuzzo avrebbe continuato a scrivere a Lulù anche durante il processo. E quel braccialetto con inciso il suo nome solleva più di un dubbio.
Il titolo più corretto, ormai, dovrebbe essere “Non è finita qui”. Perché la vicenda tra Manuel Bortuzzo e Lulù Selassié, già complessa e infiammata da una condanna per stalking, si arricchisce ora di un capitolo inedito. Anzi, di più d’uno.
A rimettere tutto in discussione è il giornalista Gabriele Parpiglia, che nella sua newsletter ha sganciato una bomba mediatica: messaggi affettuosi inviati da Manuel a Lulù anche dopo la denuncia, chat compromettenti e persino un braccialetto con inciso il nome della principessina ribelle del GF Vip.
Sì, proprio quel braccialetto – secondo quanto riportato – sarebbe ancora in possesso di Bortuzzo. Un dettaglio apparentemente insignificante, ma che stride con la narrazione ufficiale di un rapporto finito nel peggiore dei modi.
E non è tutto. A complicare ulteriormente il quadro ci sono fotografie, screenshot e conversazioni che potrebbero ridimensionare l’immagine di una persecuzione unilaterale. Insomma: le prove ci sono, e potrebbero raccontare una verità meno netta di quella messa nero su bianco nella sentenza.
Durante l’interrogatorio di garanzia del 3 giugno 2024, Lulù avrebbe dichiarato di assumersi la responsabilità delle sue azioni, ma negando le minacce di morte contestate dall’accusa. Aggiungendo un altro tassello a un mosaico che ormai sembra più un rebus.
“Per raccontare questa storia ci vuole molto coraggio”, scrive Parpiglia. E forse ha ragione. Perché se i rapporti tra i due erano tutt’altro che chiusi – se davvero Bortuzzo continuava a scrivere alla ragazza che lo avrebbe perseguitato – allora il caso rischia di ribaltarsi. O almeno di cambiare forma.
A questo punto resta da capire se queste nuove informazioni avranno un peso nelle eventuali fasi successive del procedimento. Intanto, i social si dividono, i fan scavano nei dettagli, e qualcuno torna a chiedersi: ma in tutta questa storia, chi sta davvero dicendo la verità?
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Reali
Harry ironizza sui social: «I miei figli online a 35 anni. Le piattaforme trascinano i giovani in luoghi oscuri»
Il duca di Sussex scherza sull’età giusta per concedere i social ai figli Archie e Lilibet, ma il messaggio è chiaro: «Meglio aspettare, è un tema che dovrebbe allarmare tutti». Nessun passo verso la cittadinanza Usa, e un auto-test sull’accento americano conclude l’intervista.
«I miei figli sui social a 35 anni». Harry lo dice ridendo, ma la risata non smorza la sostanza. Nel corso del podcast Hasan Minhaj Doesn’t Know, il duca di Sussex gioca con l’ironia e insieme mette le mani avanti: l’accesso di bambini e adolescenti alle piattaforme è, per lui e Meghan Markle, un terreno delicato. «I social stanno trascinando i giovani in luoghi molto oscuri», afferma. Dietro la battuta, l’eco di una preoccupazione genitoriale concreta. «Considerato ciò che sappiamo oggi, saremo molto più cauti nel permettere ai nostri figli di accedervi»
La soglia “ragionevole”: quando sei davvero te stesso
Harry non si limita all’ironia e una soglia la indica davvero: «Una buona età per entrare sui social è 21 anni, quando il cervello è formato e inizi a sapere chi sei». Non un divieto, ma una postura prudente, che però porta con sé un dilemma moderno: protezione o isolamento? «C’è il rischio che siano gli unici tra i loro amici a non esserci», ammette. Una riflessione che intercetta uno dei nervi scoperti della genitorialità contemporanea: trovare equilibrio tra autonomia digitale e tempo reale, tra libertà e salvaguardia.
Nuova vita, vecchia identità
Seduto davanti al comico americano, Harry alterna leggerezza e pensieri seri. Alla domanda su cosa sappiano Archie e Lilibet del suo lavoro, risponde con semplicità: «Sanno che aiuto gli altri». Lineare, quasi didascalico, lontano dalla retorica reale e più vicino alla quotidianità californiana che lui e Meghan raccontano come scelta di libertà e cura del proprio spazio personale.
Sulla cittadinanza statunitense, però, frena: «Al momento non è nei piani». Nessuna fretta di mettere nero su bianco la trasformazione definitiva da principe britannico a cittadino americano. C’è un’identità che resta sospesa tra due mondi, un equilibrio ancora in costruzione.
Un “yee-haw” per chiudere
Non manca il gioco finale. Minhaj chiede a Harry di sottoporsi a un rapido test sull’accento americano. «Proviamo il tuo yee-haw», lo incalza. Il duca sorride, accetta, prova. Un gesto minimo che però racconta bene l’atmosfera: un principe che ha scelto di ridere, di esporsi con leggerezza, di smarcarsi dalla formalità.
Tra una battuta e un monito, resta una linea chiara: crescere due figli in un mondo iperconnesso richiede scelte consapevoli. E forse anche un pizzico di ironia per non farsi travolgere.
Personaggi
James Dean mito infranto? La verità dietro lo scandalo del ricatto dell’icona di una generazione ribelle
Un nuovo libro rivela che la leggenda del cinema pagò 800 dollari a Rogers Brackett pochi giorni prima dell’uscita del film East of Eden. Un accordo rimasto segreto per 70 anni.
Partiamo scrivendo a chiare lettere che non ci sarà mai alcun possibile scandalo o insinuazione che potrà scalfire la figura di James Dean. Almeno per una certa generazione. Con il suo fascino ribelle e la tragica fine, la sua figura, immagine, mito da sempre affascina il pubblico e ne siamo certi continuerà a farlo generazione dopo generazione. Ma dietro al mito hollywoodiano si nasconde un lato più complesso e tormentato, svelato in parte da un nuovo libro di Jason Colavito, “Jimmy: The Secret Life of James Dean“.
Il ricatto e il segreto, allora, inconfessabile
Secondo il libro, Dean fu vittima di un ricatto da parte del suo ex amante, Rogers Brackett. Nel 1954, poco prima della prima di “East of Eden“, l’attore fu costretto a pagare una somma ingente per evitare che la loro relazione omosessuale venisse resa pubblica. Un segreto che, in un’America degli anni ’50 fortemente omofoba, avrebbe potuto distruggere la sua carriera. La rivelazione ha scosso il mondo del cinema e ha riacceso il dibattito sulla sessualità di Dean. Per anni, infatti, si sono susseguite voci e indiscrezioni sulla sua vita privata, ma questa è la prima volta che emergono prove così concrete di una relazione omosessuale e di un ricatto.
James Dean e le conseguenze del suo segreto
Secondo Colavito la paura di essere scoperto come gay spinse Dean a vivere una doppia vita, nascondendo la sua vera natura e subendo le pressioni di una società che non accettava la diversità sessuale. Questa situazione lo portò a vivere un profondo tormento interiore, che si riflette anche nelle sue interpretazioni cinematografiche. La rivelazione del ricatto getta una nuova luce sulla figura di Dean, svelando un uomo fragile e tormentato, lontano dall’immagine del ribelle invincibile. Ma al tempo stesso, sottolinea l’ipocrisia di un’epoca che celebrava la libertà e l’individualità, ma condannava chi si allontanava dai canoni della normalità.
Un biopic per raccontare una storia nascosta
La storia di Dean e Brackett ha ispirato anche la realizzazione di un nuovo biopic, che si concentrerà proprio sulla loro relazione. Il film, basato sul libro di memorie di William Bast “Surviving James Dean“, promette di svelare nuovi dettagli sulla vita privata dell’attore e di offrire uno sguardo più intimo e autentico sulla sua personalità. La notizia del ricatto ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico. Da un lato, c’è chi è rimasto scioccato e deluso dalla scoperta della vera natura di Dean. Dall’altro, c’è chi ha espresso solidarietà verso l’attore, vittima di un’epoca che non lo ha compreso. E che ancora stenta a farlo.
Quanto l’omofobia ha influenzato la vita e le scelte di James Dean
L’omofobia dilagante negli anni ’50 ha gettato una lunga ombra sulla vita di James Dean, plasmando le sue scelte e le sue azioni in modo profondo. La rivelazione del ricatto subìto dall’attore ha aperto una finestra su un mondo di segreti e paure che lo hanno accompagnato per tutta la sua breve esistenza. Nella società americana degli anni ’50 l’omosessualità era considerata una malattia mentale e un crimine in molti Stati. Chi veniva scoperto a praticare atti omosessuali rischiava il carcere, la perdita del lavoro e l’emarginazione sociale. In questo contesto, Dean si trovava in una situazione estremamente difficile che ha condizionato notevolmente le sue scelte professionali. Essere un attore gay significava rischiare di vedere distrutta la sua carriera e di essere ostracizzato dal pubblico.
Gossip
Lucas Peracchi tra TV, OnlyFans e richieste estreme: a La Zanzara confessa di fare l’accompagnatore e racconta i clienti più assurdi
Dal debutto nei programmi di Maria De Filippi al periodo nei salotti di Barbara d’Urso, fino alla relazione con Mercedesz Henger, oggi Lucas Peracchi vive tra OnlyFans e “accompagnamenti a pagamento”. A La Zanzara racconta richieste particolarissime, compensi inattesi e limiti invalicabili: “Mi hanno contattato anche preti, ma lì ho detto no”.
Lucas Peracchi è uno che le svolte non le teme. Dopo il debutto a Uomini e Donne, gli anni nei programmi di Barbara d’Urso e la lunga relazione con Mercedesz Henger, oggi la sua vita professionale passa da OnlyFans e da un’attività che ha scelto di raccontare senza freni ai microfoni de La Zanzara. Ospite di Giuseppe Cruciani, l’ex tronista ha infatti confermato ciò che molti sospettavano: «Faccio anche l’accompagnatore a pagamento».
“Vendo ogni tipo di video”: le richieste più particolari
Peracchi non ha problemi a spiegare come funziona il suo lavoro. «Mi fanno tante richieste», racconta, e tira fuori un esempio diventato immediatamente virale: «Per una clip girata in auto, un minuto, senza scarpe mentre fingevo di premere sull’acceleratore, un uomo mi ha dato 150 euro». Niente contenuti spinti, nessuna scena costruita: solo feticismi creativi, spesso ben pagati.
Accompagnatore sì, ma con dei limiti
Il racconto si fa ancora più colorito quando Peracchi elenca le proposte ricevute. «Donne che vanno via qualche giorno e vogliono un uomo accanto, mariti che mi chiamano per stare un po’ con le loro mogli, tanti massaggi… faccio anche il massaggiatore», dice. Poi arriva la rivelazione più clamorosa: «Mi hanno chiamato anche dei preti, per organizzare cose molto particolari. Ma lì mi sono rifiutato categoricamente». Un confine netto, che lui stesso definisce “limite etico”.
Dal bracciante agricolo al mondo degli escort digitali
La parte sorprendente è la naturalezza con cui racconta tutto questo. Peracchi non nasconde che, anni fa, la sua passione fosse lavorare nei campi: «Amavo fare il bracciante agricolo», dice quasi con nostalgia. Oggi però la sua realtà è un’altra, costruita tra piattaforme online, clienti curiosi e un’immagine diventata “di nicchia”, ma con una fanbase disposta a pagare per ogni contenuto personalizzato.
In mezzo, ci sono richieste stravaganti, confini che non vuole superare e una sincerità che, nel bene e nel male, lo conferma come uno dei personaggi più imprevedibili del gossip contemporaneo.
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