Interviste
Alena Seredova, la rivincita sul bodyshaming: «Ho perso tanti chili, ora mi va tutto grande»
Dalla separazione con Buffon al nuovo matrimonio con Nasi, un percorso di rinascita fisica e personale: «Mi sono rimessa in forma, ma non faccio propaganda».
Alena Seredova ha deciso di voltare pagina, lasciandosi alle spalle anni di critiche e bodyshaming. Dopo le gravidanze, la modella ed ex moglie di Gigi Buffon era stata accusata di aver messo su qualche chilo, ma non si è mai nascosta: «Ho sempre pubblicato foto, anche quando non ero in forma. Mio marito diceva che stavo benissimo comunque, e io mi sono sempre sentita amata». Ora, dopo un percorso di dimagrimento, Seredova mostra con orgoglio una forma fisica ritrovata.
«Dopo dieci anni ho perso tanti chili, ma adesso mi va tutto grande!», ha raccontato su Instagram, confessando che il suo armadio è ormai vuoto: «Mi tocca lo shopping obbligatorio, e chi mi conosce sa che non è mai stato il mio forte. Ma sono felice». Nonostante i risultati ottenuti, Alena si mantiene lontana dall’esibizionismo: «Non nascondo il mio cambiamento, ma non giro per la città in mutande per dimostrarlo».
Le frecciate degli hater non mancano mai, ma la modella risponde con la stessa schiettezza che l’ha sempre contraddistinta: «Qualcuno rosica, ma io non uso filtri e ho sempre pubblicato foto, anche nei momenti più difficili. Non mi sono mai nascosta, perciò non offendete!».
Questa nuova fase di vita si accompagna a un periodo di grande serenità personale. Nel giugno 2023, Alena ha sposato Alessandro Nasi, da cui ha avuto la piccola Vivienne Charlotte. Un amore maturo che le ha regalato stabilità, dopo la fine del matrimonio con Gigi Buffon, con cui ha avuto due figli, Louis Thomas e David Lee.
Anche Buffon ha recentemente ripercorso i momenti difficili della loro separazione, riconoscendo il dolore che le ha causato: «È stato un grande dispiacere farla soffrire, ma oggi sono felice che abbia trovato una nuova famiglia. Alessandro ha reso i nostri figli persone migliori».
Con il sorriso e la determinazione, Alena Seredova continua a dimostrare che la vera bellezza sta nel sapersi accettare, in ogni forma e fase della vita.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Interviste
Platinette compie 70 anni e si racconta senza filtri: “Dopo due ictus ho il cervello come un emmental”.
L’artista parla dei due ictus, del recupero lento e del bastone, degli anni in tv, delle cadute e degli eccessi. E attacca l’“era del politically correct e dell’intelligenza artificiale”. Amori mancati, dissidi celebri e un cameo rifiutato con Rocco Siffredi: “Sono un fenomeno da baraccone e ne vado fiera”.
Settanta anni e la stessa ironia affilata di sempre. Mauro Coruzzi, per tutti Platinette, spegne le candeline e lo fa con una frase che è già manifesto: “Non sono ancora morta, grazie”. Negli ultimi due anni ha affrontato due ictus, uno ischemico e uno emorragico, ma non perde la sua cifra: sdrammatizzare, raccontarsi, provocare.
Il neurologo gli ha spiegato che il suo cervello è “come un emmental, pieno di buchi”: «Sono scomparse molte zone attive, ma i neuroni superstiti si sono caricati tutto. Cammino con il bastone come una vecchia pazza, e questo mi rende fragile». La difficoltà nell’equilibrio è l’aspetto che più lo spaventa, confessa. Ma la battuta arriva puntuale: «Da contribuente con 50 anni di versamenti, ora sono pensionato. Posso non lavorare. Come dice Patty Pravo: ho guadagnato 11 miliardi ma ne ho spesi 13».
Spese folli? “Di tutto. Ho comprato anche vinili di Mina in giapponese”. Platinette si definisce “fenomeno da baraccone” e ne va orgogliosa: «Ho portato a considerare persone come me parte integrante del sociale. Ho sbadilato quintali di pregiudizi».
Si torna agli affetti: «Il primo amore? Quello che non avrai mai. A 18 anni capii che ciò che ti graffia per sempre il cuore è ciò che resta irraggiungibile». In famiglia, ricorda, non ci furono drammi quando capirono il suo orientamento: la madre trovò i vestiti femminili e li lavò “come niente fosse”.
E poi la tv, quella che oggi — dice — non ha più posto per personaggi come lui: «Gli opinionisti sono residui bellici. Noi vecchia guardia, io, Sgarbi, Tonon, siamo fuori gioco per colpa del politically correct che impera in questo Medioevo da intelligenza artificiale». Ricorda il celebre scontro al Costanzo Show con Michele Guardì: «Mi accusò di essermi buttata giù per farmi notare, reagii come una Erinni».
C’è spazio per i rimpianti (un cameo rifiutato in un film di Rocco Siffredi) e per gli omaggi: «Barbara D’Urso è l’ultima vera diva». Anche una frecciatina elegante: quando Drusilla Foer condusse Sanremo, confessa, “mi ha reso orgogliosa: significa che sono davvero spaventante”.
Platinette oggi? Forse meno presente, “sedata nella sua invadenza mediatica”, ma viva. Pronta a dire quello che pensa. E a ricordare che certe maschere, anche quando si allontanano dai riflettori, non muoiono mai davvero.
Interviste
Claudia Koll: “Non mi manca il successo. Oggi aiuto i poveri, ma resto un’artista”
C’era una volta la giovane attrice che fece girare la testa a Tinto Brass. Poi, un giorno, quella stessa donna attraversò la Porta Santa e cambiò vita. Claudia Koll, oggi settantenne “suora laica” per definizione popolare, celebra i venticinque anni della sua conversione con la serenità di chi ha trovato il proprio posto nel mondo: “Dio non toglie niente, cura le ferite e dà significato ai talenti che ci ha donato”.
La celebrità l’aveva abbracciata presto: il cinema, la televisione, Sanremo, le fiction accanto a giganti come Pippo Baudo e Nino Manfredi. “Erano due grandi professionisti – ricorda –. Da loro ho imparato tanto, anche che la persona non coincide mai con il personaggio. Un attore deve restare connesso con la propria interiorità, altrimenti si perde”.
Nonostante il clamore di quegli anni, la Koll non mostra nostalgia. “Il successo non mi manca. Sono contenta quando qualcuno mi riconosce e mi dimostra affetto, ma la mia felicità non dipende da quello. La conversione è stata un dono, una grazia che ha cambiato la mia prospettiva”.
Quel momento è scolpito nella sua memoria. Era il Giubileo del 2000. “Ricordo la fede delle persone in fila davanti alla Porta Santa e poi la Pietà di Michelangelo. Quel volto giovane di Maria mi riportò a quando, da bambina, sognavo di andare in Cielo con lei dopo aver visto un film su Fatima. In quell’istante sentii che la mia vita doveva cambiare direzione”.
Da allora la sua spiritualità si è fatta concreta, quotidiana. “Non sono una suora – spiega – ma una cristiana che cerca di vivere il Vangelo giorno per giorno. L’amore per la Parola di Dio e l’attenzione verso i poveri fanno parte della mia vita. Questa sensibilità si riflette anche nel mio modo di essere attrice: non voglio interpretare solo religiose, ma raccontare l’umano con più profondità”.
Una profondità che si traduce anche nell’impegno. Vent’anni fa ha fondato Le Opere del Padre, l’associazione che sostiene progetti di solidarietà in Italia e in Africa. “Soddisfatta? Forse non è la parola giusta – dice con un sorriso –. Direi che sono grata. La mia vita è piena di passioni e di incontri”.
La passione per l’arte, intanto, non si è mai spenta. Diplomata all’Actors Studio di New York, oggi insegna recitazione e counseling ai giovani attori. “L’attore è un atleta del cuore, diceva Susan Strasberg. Interpretando un personaggio emergono ferite e ricordi che possono diventare strumenti di crescita. Uso alcune tecniche della Gestalt per aiutare i ragazzi a non farsi schiacciare dal ruolo, a mantenere la propria identità”.
Nel suo percorso non sono mancati incontri che hanno lasciato un segno. Il più forte, quello con Giovanni Paolo II. “Era il 1º ottobre 2003. Mi guardò con occhi pieni di amore e dolore. In quello sguardo compresi che stava offrendo la sua vita per Cristo. Fu un momento di grazia, di verità profonda”.
Oggi, dopo la scomparsa di Papa Francesco, si dice conquistata dal nuovo pontefice, Leone XIV. “Mi ha colpita quando ha detto che la misura dell’umanità non è in ciò che possiamo conquistare, ma nella capacità di lasciarci amare e, quando serve, anche aiutare. Se non tocchiamo la nostra fragilità, non possiamo comprendere quella degli altri”.
È in questa visione che la Koll trova la sintesi tra l’artista e la donna di fede. “Papa Leone apre alla speranza – conclude –. Ci invita a uno sguardo di misericordia, non di forza. E io credo che sia proprio questo il compito di chi racconta la vita: mostrare che dentro la fragilità si nasconde la bellezza più grande”.
Un tempo sul grande schermo era Così fan tutte, oggi è così fa lei: recita ancora, ma per un pubblico diverso. Quello che cerca nella fede, come nel teatro, la luce che attraversa il buio.
C’era una volta la giovane attrice che fece girare la testa a Tinto Brass. Poi, un giorno, quella stessa donna attraversò la Porta Santa e cambiò vita. Claudia Koll, oggi settantenne “suora laica” per definizione popolare, celebra i venticinque anni della sua conversione con la serenità di chi ha trovato il proprio posto nel mondo: “Dio non toglie niente, cura le ferite e dà significato ai talenti che ci ha donato”.
La celebrità l’aveva abbracciata presto: il cinema, la televisione, Sanremo, le fiction accanto a giganti come Pippo Baudo e Nino Manfredi. “Erano due grandi professionisti – ricorda –. Da loro ho imparato tanto, anche che la persona non coincide mai con il personaggio. Un attore deve restare connesso con la propria interiorità, altrimenti si perde”.
Nonostante il clamore di quegli anni, la Koll non mostra nostalgia. “Il successo non mi manca. Sono contenta quando qualcuno mi riconosce e mi dimostra affetto, ma la mia felicità non dipende da quello. La conversione è stata un dono, una grazia che ha cambiato la mia prospettiva”.
Quel momento è scolpito nella sua memoria. Era il Giubileo del 2000. “Ricordo la fede delle persone in fila davanti alla Porta Santa e poi la Pietà di Michelangelo. Quel volto giovane di Maria mi riportò a quando, da bambina, sognavo di andare in Cielo con lei dopo aver visto un film su Fatima. In quell’istante sentii che la mia vita doveva cambiare direzione”.
Da allora la sua spiritualità si è fatta concreta, quotidiana. “Non sono una suora – spiega – ma una cristiana che cerca di vivere il Vangelo giorno per giorno. L’amore per la Parola di Dio e l’attenzione verso i poveri fanno parte della mia vita. Questa sensibilità si riflette anche nel mio modo di essere attrice: non voglio interpretare solo religiose, ma raccontare l’umano con più profondità”.
Una profondità che si traduce anche nell’impegno. Vent’anni fa ha fondato Le Opere del Padre, l’associazione che sostiene progetti di solidarietà in Italia e in Africa. “Soddisfatta? Forse non è la parola giusta – dice con un sorriso –. Direi che sono grata. La mia vita è piena di passioni e di incontri”.
La passione per l’arte, intanto, non si è mai spenta. Diplomata all’Actors Studio di New York, oggi insegna recitazione e counseling ai giovani attori. “L’attore è un atleta del cuore, diceva Susan Strasberg. Interpretando un personaggio emergono ferite e ricordi che possono diventare strumenti di crescita. Uso alcune tecniche della Gestalt per aiutare i ragazzi a non farsi schiacciare dal ruolo, a mantenere la propria identità”.
Nel suo percorso non sono mancati incontri che hanno lasciato un segno. Il più forte, quello con Giovanni Paolo II. “Era il 1º ottobre 2003. Mi guardò con occhi pieni di amore e dolore. In quello sguardo compresi che stava offrendo la sua vita per Cristo. Fu un momento di grazia, di verità profonda”.
Oggi, dopo la scomparsa di Papa Francesco, si dice conquistata dal nuovo pontefice, Leone XIV. “Mi ha colpita quando ha detto che la misura dell’umanità non è in ciò che possiamo conquistare, ma nella capacità di lasciarci amare e, quando serve, anche aiutare. Se non tocchiamo la nostra fragilità, non possiamo comprendere quella degli altri”.
È in questa visione che la Koll trova la sintesi tra l’artista e la donna di fede. “Papa Leone apre alla speranza – conclude –. Ci invita a uno sguardo di misericordia, non di forza. E io credo che sia proprio questo il compito di chi racconta la vita: mostrare che dentro la fragilità si nasconde la bellezza più grande”.
Un tempo sul grande schermo era Così fan tutte, oggi è così fa lei: recita ancora, ma per un pubblico diverso. Quello che cerca nella fede, come nel teatro, la luce che attraversa il buio.
Interviste
Quella volta che prese per il collo l’amante del fidanzato. E tutte le gelosie di Lorella Cuccarini
Dalla scarpa lanciata in diretta al topless che valeva 150 milioni di lire, dai balletti con Franjo al tradimento scoperto in un locale: Lorella Cuccarini si racconta in un’intervista al “Corriere della Sera” tra aneddoti, pettegolezzi smentiti e quell’unica volta in cui “una tizia l’ho appiccicata al muro del camerino”.
Sessant’anni e non sentirli. Anzi, raccontarli con una leggerezza da ventenne. Lorella Cuccarini compie 60 anni e li celebra senza malinconie, ma con il sorriso e una punta di sarcasmo, come ha fatto nell’intervista concessa a Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera. “Fisicamente non più di 50, di spirito anche 30”, dice. Poi aggiunge: “Ormai i 60 sono i 45 di una volta”.
Ma a sorprendere, più delle sue dichiarazioni sul lavoro o dei ricordi con Pippo Baudo, è la sua disarmante sincerità in amore. Da giovane, Lorella era gelosa. Gelosissima. “Ero molto gelosa, una tizia l’ho appiccicata al muro di un camerino”, confessa senza giri di parole. “Prima fai l’amica e poi mi rubi il fidanzato?”. Lo dice ridendo, ma la scena, quella volta, fu reale. “Avevo 18 anni e sì, c’era una piccola parte di coatta in me”.
Prima di sposare Silvio Testi, ammette: “Ogni tanto scoprivo qualche tradimento. Uno mi aveva detto che era di turno di notte e invece l’ho beccato in un locale a divertirsi. Un altro l’ho proprio sorpreso con un’altra”. Eppure, col tempo, quella gelosia feroce è svanita. “Con mio marito non sono mai stata sospettosa, di quelle che controllano i cellulari”.
Nel racconto emergono anche episodi gustosi della sua carriera. Come quella volta a Fantastico 7 in cui la scarpa le volò in diretta e colpì in testa il direttore di RaiUno: “Dietro le quinte singhiozzavo, ma Pippo era contentissimo: ‘Ti è successa una cosa meravigliosa!’”. O quando si presentò con i punti in fronte dopo un incidente e Baudo le fece “un cazziatone tremendo”.
Ci sono poi gli ammiccamenti di Christian De Sica (“Dovevamo metterci a letto insieme in scena, che imbarazzo”), la “competitività da asilo” con Marco Columbro e il battibecco con Alba Parietti: “Fece polemica sui giornali, ci restai male”.
E c’è anche un po’ di malizia, mai volgare. “Un mio topless valeva 150 milioni di lire”, le dissero i paparazzi. Playboy le offrì 80 per posare nuda. E Silvio Berlusconi, in una delle sue battute fulminanti, le disse: “Sei l’unica donna senza tette che lavora per me”.
L’unico vero attrito lo ricorda con Heather Parisi: “Il mio peccato originale è stato aver preso il suo posto a Fantastico 6. Pippo le offrì di farlo con me, lei disse: ‘Mai con una ballerina di fila. O io o lei’. E Baudo scelse me”.
Senza mai uno scandalo, senza gossip veri, senza foto rubate compromettenti. “Una volta mi hanno ‘fidanzato’ con mio fratello, un’altra con un mio amico. I paparazzi non mi seguono più, hanno capito che non c’è trippa per gatti”.
E oggi? È felice. “Una felicità di piccoli momenti. Ho avuto una vita bella, piena d’amore. Se dovessi andarmene oggi, sarei comunque contenta”.
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