Connect with us

Gossip

Irene Grandi: il pubblico piuttosto che il privato davanti a tutto

La cantante si è detta fiera del suo percorso, delle sue scelte e del coraggio di uscire dalla sua comfort zone per esplorare strade nuove e talvolta inusuali.

Avatar photo

Pubblicato

il


    Festeggiando trent’anni di carriera in grande stile con uno spettacolo teatrale, The Witches Seed, che utilizza le musiche di Stewart Copeland, batterista dei Police, Irene Grandi traccia un bilancio della sua vita fino ad oggi. E parla di Vasco Rossi come dell’uomo perfetto. Colui che qualsiasi donna vorrebbe avere accanto.

    Oggi Irene è una donna e un’artista consapevolmente e, soprattutto, felicemente single, la cantante toscana ha raccontato di avere come uomo ideale il suo collega Vasco Rossi. Anche se si affretta a puntualizzare che si tratterebbe di un incontro impossibile: “Entrambi mettiamo gli affetti al secondo posto”. 

    Con Vasco è solo lavoro?

    “Vasco? è il mio uomo ideale, amo tutto di lui, anche se non c’è mai stato fra noi due null’altro che un rapporto di lavoro. Lo adoro!” ride Irene. “Non ci è neanche passato per la testa, non mi è mai venuto in mente. Credo che anche lui abbia messo il pubblico piuttosto che il privato davanti a tutto, come ho fatto io.  Con poche frasi riesce a esprimere qualcosa che fa riflettere, sa colpire nel segno e darti un messaggio, di positività, di coraggio. Amo tutto di Vasco, mi piace così com’è”

    Senza nessun tipo di rimpianto

    Riguardo alla carriera, si è detta “fiera del mio percorso, delle mie scelte” e del coraggio di uscire dalla sua comfort zone per esplorare strade nuove e talvolta inusuali. Come appunto lo spettacolo teatrale che la vede protagonista, per il quale una rockstar come Stewart Copeland si è fatto coinvolgere nella scrittura delle musiche.

    Una canzone più che mai appropriata per il “qui e ora”

    Il suo nuovo singolo porta un titolo perfettamente in linea con il suo stato d’animo attuale, Fiera di me. Un brano non solo auto-referenziato ma che intende parlare a tutte le donne, esortandole a essere fiere di sé stesse. Al giorno d’oggi più che mai c’è la necessità di intraprendere un percorso che le renda capaci di amarsi e rispettarsi, evitando relazioni che le sottomettano. Citando a questo proposito la scrittrice Michela Murgia, scomparsa l’estate scorsa: “Non date mai retta alle persone che dicono che non andate bene se una cosa vi fa stare bene. Dovete volervi bene piuttosto che compiacere gli altri“.

    Single e felice

    Anche se la carriera musicale è stata di grande soddisfazione, sui rapporti con gli altri dice: “Nella mia vita personale però non ho messo tutto l’amore che ho profuso nel mio lavoro, ho collezionato tanti buchi nell’acqua dal punto di vista sentimentale. Oggi sono single e sono felice: nella relazione con me stessa e le altre donne mi sento forte, nella relazione di coppia invece sono stata più discontinua e pazzerella”.

    Con Vasco un lungo sodalizio che sfida il tempo

    Delle sue sei partecipazioni al Festival di Sanremo, lei ricorda con particolare affetto l’edizione del 2000 con La tua ragazza sempre, definendola “la mia carta d’identità” oltre a rappresentare la sua prima collaborazione con Vasco. Un lungo sodalizio che ha prodotto molte delle sue canzoni più celebri.


      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Gossip

      Zaira Nara racconta il retroscena su Icardi: “Volevano presentarmelo, potevo finire con lui io e non Wanda”.

      Zaira Nara svela un aneddoto inatteso sulla genesi del triangolo più chiacchierato del calcio sudamericano: “Io ero single, volevano presentarmi Mauro, ma per me era un no”. Poi il destino ha cambiato rotta e lui è diventato il marito di Wanda e padre delle sue due figlie.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Zaira ha spiegato che inizialmente l’idea era proprio quella di far conoscere lei e Mauro. «Wanda era sposata con Maxi. Io ero single. Volevano presentarmi a qualcuno. Questo qualcuno era Mauro, il compagno di squadra di Maxi», ha raccontato. Poi il ricordo di quelle giornate in famiglia: «Ogni volta che arrivavo a casa di mia sorella, lui era lì… Volevano sistemarmi con lui».
        Un incontro mai davvero decollato, almeno nel suo racconto. «Ma, per me, era un no definitivo, non c’era alcuna possibilità», ha aggiunto, sottolineando come quella proposta non la convincesse.

        Dalla “non-coppia” al legame che ha fatto gossip
        La vita, però, ha preso tutt’altra direzione. Quello che per Zaira era rimasto un contatto sporadico e senza futuro, è diventato in breve una delle storie più discusse del calcio internazionale. Mauro Icardi e Wanda Nara, dopo la rottura con Maxi López, si sono innamorati, sposati e hanno avuto due figlie, diventando una delle coppie più osservate dei social e del mondo sportivo.

        Il gioco del destino
        “Potevo finire con lui io”, ha detto Zaira, con il tono divertito di chi osserva a distanza una pagina ormai consegnata alla cronaca rosa. Una precisazione che aggiunge un tassello alla narrazione della famiglia Nara, spesso al centro di attenzioni mediatiche, rumor e incroci sentimentali.
        Oggi la vita delle sorelle corre su binari diversi, tra Milano, Parigi e l’Argentina, e quel retroscena resta un promemoria di quanto, a volte, la linea che separa un flirt mancato da una storia destinata a far parlare per anni sia sottile. In questo caso, un semplice “no” ha cambiato il percorso di tutti.

          Continua a leggere

          Gossip

          Cristina D’Avena shock: «Hanno preso le mie foto più belle e le hanno sporcate». Le immagini deep-fake porno create con l’AI

          Da simbolo della tv per ragazzi a vittima del deep-fake porn. Cristina D’Avena scopre in rete fotomontaggi in cui il suo volto viene montato su corpi nudi: «Non sono io, ma hanno rubato ricordi belli e li hanno sporcati». Un caso che riapre il tema della tutela digitale e della dignità delle donne contro gli abusi tecnologici.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Cristina D’Avena non ha mai costruito la propria carriera sull’immagine provocante. Anzi, racconta, ha sempre scelto la strada opposta: riservatezza, misura, nessun materiale che potesse essere strumentalizzato. «I paparazzi si arrampicavano sugli alberi sperando mi slacciassi il costume al mare», ricorda, «ma io ci sono sempre stata attenta: non prendevo il sole in topless nemmeno a casa mia».

            Eppure, nemmeno una vita intera spesa a proteggere il proprio nome è bastata. La cantante è finita vittima di uno dei fenomeni più inquietanti dell’era digitale: i deep-fake pornografici. Alcuni suoi scatti sono stati sottratti dal web, manipolati con l’intelligenza artificiale e caricati su un sito frequentato da milioni di utenti, trasformandola in protagonista inconsapevole di immagini a sfondo sessuale.

            «Ero talmente scossa dalla scoperta di quel sito che credevo non ci fosse niente da commentare», confessa al Corriere della Sera. Non è la prima celebrità ad affrontare questo incubo digitale, ma le sue parole colpiscono perché toccano qualcosa di più profondo della semplice violazione d’immagine: la pulizia di un percorso, la custodia del proprio passato, il legame con i ricordi. «Non sono foto vere, quella non sono io, quindi non provo vergogna», spiega. «Ma sono andati a rubare scatti fatti in momenti belli, importanti, e li hanno sporcati».

            Il punto non è solo la falsificazione, è la profanazione. Un furto emotivo prima che visivo. «Mi ha fatto veramente schifo scoprire queste cose», aggiunge, «la considero una violazione verso di me e pure verso le donne in generale».

            Il deep-fake porn è una frontiera oscura dell’AI: tecnologia usata non per creare, ma per umiliare, manipolare, cancellare i confini del consenso. Vittime che non hanno mai posato nude, donne che non hanno mai scelto di esporsi vengono trascinate in un incubo digitale da cui è difficilissimo uscire.

            Cristina valuta un’azione congiunta con altre persone coinvolte. Non per vendetta, ma per difesa. Perché dietro l’immagine glitterata della nostalgia anni ’80, delle sigle e dei ricordi d’infanzia condivisi da milioni di italiani, c’è una donna che rivendica il diritto più elementare: quello a non essere trasformata, senza consenso, in ciò che non è mai stata.

            Un diritto che appartiene a tutte. E che, oggi più che mai, pretende protezione.

              Continua a leggere

              Reali

              Harry ironizza sui social: «I miei figli online a 35 anni. Le piattaforme trascinano i giovani in luoghi oscuri»

              Il duca di Sussex scherza sull’età giusta per concedere i social ai figli Archie e Lilibet, ma il messaggio è chiaro: «Meglio aspettare, è un tema che dovrebbe allarmare tutti». Nessun passo verso la cittadinanza Usa, e un auto-test sull’accento americano conclude l’intervista.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                «I miei figli sui social a 35 anni». Harry lo dice ridendo, ma la risata non smorza la sostanza. Nel corso del podcast Hasan Minhaj Doesn’t Know, il duca di Sussex gioca con l’ironia e insieme mette le mani avanti: l’accesso di bambini e adolescenti alle piattaforme è, per lui e Meghan Markle, un terreno delicato. «I social stanno trascinando i giovani in luoghi molto oscuri», afferma. Dietro la battuta, l’eco di una preoccupazione genitoriale concreta. «Considerato ciò che sappiamo oggi, saremo molto più cauti nel permettere ai nostri figli di accedervi»

                La soglia “ragionevole”: quando sei davvero te stesso
                Harry non si limita all’ironia e una soglia la indica davvero: «Una buona età per entrare sui social è 21 anni, quando il cervello è formato e inizi a sapere chi sei». Non un divieto, ma una postura prudente, che però porta con sé un dilemma moderno: protezione o isolamento? «C’è il rischio che siano gli unici tra i loro amici a non esserci», ammette. Una riflessione che intercetta uno dei nervi scoperti della genitorialità contemporanea: trovare equilibrio tra autonomia digitale e tempo reale, tra libertà e salvaguardia.

                Nuova vita, vecchia identità
                Seduto davanti al comico americano, Harry alterna leggerezza e pensieri seri. Alla domanda su cosa sappiano Archie e Lilibet del suo lavoro, risponde con semplicità: «Sanno che aiuto gli altri». Lineare, quasi didascalico, lontano dalla retorica reale e più vicino alla quotidianità californiana che lui e Meghan raccontano come scelta di libertà e cura del proprio spazio personale.

                Sulla cittadinanza statunitense, però, frena: «Al momento non è nei piani». Nessuna fretta di mettere nero su bianco la trasformazione definitiva da principe britannico a cittadino americano. C’è un’identità che resta sospesa tra due mondi, un equilibrio ancora in costruzione.

                Un “yee-haw” per chiudere
                Non manca il gioco finale. Minhaj chiede a Harry di sottoporsi a un rapido test sull’accento americano. «Proviamo il tuo yee-haw», lo incalza. Il duca sorride, accetta, prova. Un gesto minimo che però racconta bene l’atmosfera: un principe che ha scelto di ridere, di esporsi con leggerezza, di smarcarsi dalla formalità.

                Tra una battuta e un monito, resta una linea chiara: crescere due figli in un mondo iperconnesso richiede scelte consapevoli. E forse anche un pizzico di ironia per non farsi travolgere.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù