Gossip
Le sorelline Iezzi sempre sulla breccia

Paola Iezzi – la mora del duo Paola e Chiara, tanto per capirci – dal prossimo settembre vestirà i panni di giudice a X Factor in onda su Sky. Dove troverà ad attenderla Manuel Agnelli, Achille Lauro e Jack La Furia come colleghi dietro al bancone. Un’occasione, quella della presentazione della nuova edizione del talent, le permette di parlare anche della sua esperienza musicale, ricordando un episodio non particolarmente piacevole.
Loro ci credevano… e alla fine ebbero ragione
Stiamo parlando della solenne stroncatura che una delle loro hit più famose – Vamos a bailar (esta vida nueva) – ricevette per il Festival di Sanremo 2000. Un progetto nel quale giustamente loro due credevano molto, che ricevette in seguito il plauso del successo generale.
La stroncatura di un futuro “tormentone”
Una canzone rivelatasi un “tormentone” in piena regola, che venne bocciato senza mezzi termini, dando loro un metaforico schiaffo che le fece crollare emotivamente. Quell’anno la kermesse sanremese venne vinta dalla Piccola Orchestra Avion Travel. Suona quantomeno strano pensare a come potesse inserirsi nell’allora più classica delle manifestazioni canore italiane un brano dal respiro internazionale come Vamos a bailar.
Vamos a bailar? Non, grazie
Difatti… il rifiuto, con tanto di commento poco lusinghiero, non tardò ad arrivare dalla commissione giudicante, presieduta quell’anno dal direttore artistico Sergio Bardotti (conduceva fabio Fazio, ndr). Parole poco carine per giustificare l’esclusione del pezzo, anche se poi Bardotti – peraltro uno dei grandi autori di canzoni degli anni ’60 – chiese scusa alle due sorelle.
Le scuse di Sergio Bardotti
Che le scuse siano arrivate in funzione dello strabordante successo in estate, per un brano che riuscì pure a varcare i confini nazionali? Paola Iezzi ricorda: “È stato un vortice, in estate eravamo abbacchiate dopo la bocciatura, poi il pezzo arrivò primo in metà Europa, numero uno anche a Londra: una magia”.
Tanta acqua sotto ai ponti
Il tempo – si sa – poi stempera tutto, anche e soprattutto le delusioni, Nel frattempo c’è stata pure una lunga pausa del progetto Paola e Chiara che in molti ritenevano definitiva, interrottasi nel 2022 con la partecipazione ai concerti di Max Pezzali e poi nel 2023 con il ritorno a Sanremo grazie a Furore.
Quando le due si divisero
La responsabile della loro temporanea rottura fu la sorella Chiara, come racconta Paola: “Il nostro sodalizio ha scricchiolato più da parte sua che da parte mia, Chiara ha iniziato a soffrire questo binomio. Entrambe abbiamo sofferto, ma forse io di più, sono la più piccola: lei aveva deciso la separazione e io l’ho subita. Ho dovuto assecondare la sua scelta e nel tempo ho cercato di comprendere le sue ragioni. Dopo 10 anni c’è stato il riavvicinamento artistico, ha vinto la voglia di rimettere insieme i cocci”. Sul futuro Paola è precisa: “La reunion andrà avanti finché lo vorremo, siamo arrivate alla conclusione che come duo ci saremo per sempre, anche se ognuna magari seguirà i propri progetti personali”.
Non mollare mai
Nel talent Sky porterà la sua esperienza, che dovrebbe far riflettere gli aspiranti artisti: “Ho preso tante mazzate, i bassi sono bassissimi quando li vivi ma l’insuccesso ti forgia, è una prova del fuoco. Quando non mi volevano senza mia sorella mi sono fatta i dischi da sola, mi sono reinventata come dj prima nei bar poi nei club. Mi sono sempre data da fare”.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Gossip
Chiara Ferragni, amore low-profile con Giovanni Tronchetti Provera: niente social, niente ristoranti glamour
Ferragni e Tronchetti Provera non si mostrano insieme da settimane, alimentando speculazioni. Ma la realtà, raccontano gli avvistamenti, è opposta: famiglia allargata, passeggiate in centro, bambini e pranzi in locali semplici. La strategia? Zero ostentazione e massima protezione della nuova serenità.
Scomparsi dai social, ma tutt’altro che lontani. Chiara Ferragni e Giovanni Tronchetti Provera scelgono il silenzio e l’understatement come stile di coppia, ribaltando il copione dorato dell’amore da copertina. Nulla di orchestrato, nessuna posa. Solo normalità — parola che per due figure così abituate ai riflettori ha il sapore di una conquista.
In una recente intervista in Spagna, l’imprenditrice digitale non ha esitato: è felice, innamorata e «spera che duri per sempre». Nessun proclama hollywoodiano, nessuna dichiarazione social. Una frase asciutta, quasi timida, arrivata mentre Milano sussurrava che quel legame, lontano dagli smartphone, stesse invece vacillando. E invece no: procede, e senza clamore.
Lo confermano gli avvistamenti in centro città: niente locali di scena, niente cene stellate né auto nere all’uscita. Chiara e Giovanni scelgono bistrot semplici, prezzi popolari, piatti condivisi tra risate e richieste di bambini curiosi. Con loro Vittoria e Leone, e i figli di lui: una famiglia allargata che prova a respirare normalità. Tra un toast, un succo e un cappottino da abbottonare al volo.
È un cambio di tono radicale, soprattutto per lei, regina del racconto digitale. Da mesi la narrazione personale è rallentata, filtrata, controllata. Niente foto di coppia, niente cuori o dediche. Solo qualche scatto in cui il dettaglio – un cappotto, una passeggiata, uno sguardo – suggerisce più di quanto mostri. Perché l’intimità, dopo tanto clamore, è diventata bene prezioso.
La scelta del basso profilo è forse il segno più evidente di questo nuovo capitolo: non un amore urlato, ma custodito. A rimorchio, inevitabilmente, arrivano i pettegolezzi, alimentati proprio dall’assenza. Ma quando la porta si chiude e resta solo la vita vera, i social contano meno del sorriso di un bambino che chiede un’altra patatina.
In un tempo in cui tutto deve essere mostrato per esistere, loro scelgono l’opposto. E nella semplicità — un tavolo vicino alla finestra, un piatto condiviso, una famiglia che prova a ricomporsi — trovano forse la forma più autentica di lusso. Tutto il resto può aspettare.
Reali
Harry ironizza sui social: «I miei figli online a 35 anni. Le piattaforme trascinano i giovani in luoghi oscuri»
Il duca di Sussex scherza sull’età giusta per concedere i social ai figli Archie e Lilibet, ma il messaggio è chiaro: «Meglio aspettare, è un tema che dovrebbe allarmare tutti». Nessun passo verso la cittadinanza Usa, e un auto-test sull’accento americano conclude l’intervista.
«I miei figli sui social a 35 anni». Harry lo dice ridendo, ma la risata non smorza la sostanza. Nel corso del podcast Hasan Minhaj Doesn’t Know, il duca di Sussex gioca con l’ironia e insieme mette le mani avanti: l’accesso di bambini e adolescenti alle piattaforme è, per lui e Meghan Markle, un terreno delicato. «I social stanno trascinando i giovani in luoghi molto oscuri», afferma. Dietro la battuta, l’eco di una preoccupazione genitoriale concreta. «Considerato ciò che sappiamo oggi, saremo molto più cauti nel permettere ai nostri figli di accedervi»
La soglia “ragionevole”: quando sei davvero te stesso
Harry non si limita all’ironia e una soglia la indica davvero: «Una buona età per entrare sui social è 21 anni, quando il cervello è formato e inizi a sapere chi sei». Non un divieto, ma una postura prudente, che però porta con sé un dilemma moderno: protezione o isolamento? «C’è il rischio che siano gli unici tra i loro amici a non esserci», ammette. Una riflessione che intercetta uno dei nervi scoperti della genitorialità contemporanea: trovare equilibrio tra autonomia digitale e tempo reale, tra libertà e salvaguardia.
Nuova vita, vecchia identità
Seduto davanti al comico americano, Harry alterna leggerezza e pensieri seri. Alla domanda su cosa sappiano Archie e Lilibet del suo lavoro, risponde con semplicità: «Sanno che aiuto gli altri». Lineare, quasi didascalico, lontano dalla retorica reale e più vicino alla quotidianità californiana che lui e Meghan raccontano come scelta di libertà e cura del proprio spazio personale.
Sulla cittadinanza statunitense, però, frena: «Al momento non è nei piani». Nessuna fretta di mettere nero su bianco la trasformazione definitiva da principe britannico a cittadino americano. C’è un’identità che resta sospesa tra due mondi, un equilibrio ancora in costruzione.
Un “yee-haw” per chiudere
Non manca il gioco finale. Minhaj chiede a Harry di sottoporsi a un rapido test sull’accento americano. «Proviamo il tuo yee-haw», lo incalza. Il duca sorride, accetta, prova. Un gesto minimo che però racconta bene l’atmosfera: un principe che ha scelto di ridere, di esporsi con leggerezza, di smarcarsi dalla formalità.
Tra una battuta e un monito, resta una linea chiara: crescere due figli in un mondo iperconnesso richiede scelte consapevoli. E forse anche un pizzico di ironia per non farsi travolgere.
Personaggi
James Dean mito infranto? La verità dietro lo scandalo del ricatto dell’icona di una generazione ribelle
Un nuovo libro rivela che la leggenda del cinema pagò 800 dollari a Rogers Brackett pochi giorni prima dell’uscita del film East of Eden. Un accordo rimasto segreto per 70 anni.
Partiamo scrivendo a chiare lettere che non ci sarà mai alcun possibile scandalo o insinuazione che potrà scalfire la figura di James Dean. Almeno per una certa generazione. Con il suo fascino ribelle e la tragica fine, la sua figura, immagine, mito da sempre affascina il pubblico e ne siamo certi continuerà a farlo generazione dopo generazione. Ma dietro al mito hollywoodiano si nasconde un lato più complesso e tormentato, svelato in parte da un nuovo libro di Jason Colavito, “Jimmy: The Secret Life of James Dean“.
Il ricatto e il segreto, allora, inconfessabile
Secondo il libro, Dean fu vittima di un ricatto da parte del suo ex amante, Rogers Brackett. Nel 1954, poco prima della prima di “East of Eden“, l’attore fu costretto a pagare una somma ingente per evitare che la loro relazione omosessuale venisse resa pubblica. Un segreto che, in un’America degli anni ’50 fortemente omofoba, avrebbe potuto distruggere la sua carriera. La rivelazione ha scosso il mondo del cinema e ha riacceso il dibattito sulla sessualità di Dean. Per anni, infatti, si sono susseguite voci e indiscrezioni sulla sua vita privata, ma questa è la prima volta che emergono prove così concrete di una relazione omosessuale e di un ricatto.
James Dean e le conseguenze del suo segreto
Secondo Colavito la paura di essere scoperto come gay spinse Dean a vivere una doppia vita, nascondendo la sua vera natura e subendo le pressioni di una società che non accettava la diversità sessuale. Questa situazione lo portò a vivere un profondo tormento interiore, che si riflette anche nelle sue interpretazioni cinematografiche. La rivelazione del ricatto getta una nuova luce sulla figura di Dean, svelando un uomo fragile e tormentato, lontano dall’immagine del ribelle invincibile. Ma al tempo stesso, sottolinea l’ipocrisia di un’epoca che celebrava la libertà e l’individualità, ma condannava chi si allontanava dai canoni della normalità.
Un biopic per raccontare una storia nascosta
La storia di Dean e Brackett ha ispirato anche la realizzazione di un nuovo biopic, che si concentrerà proprio sulla loro relazione. Il film, basato sul libro di memorie di William Bast “Surviving James Dean“, promette di svelare nuovi dettagli sulla vita privata dell’attore e di offrire uno sguardo più intimo e autentico sulla sua personalità. La notizia del ricatto ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico. Da un lato, c’è chi è rimasto scioccato e deluso dalla scoperta della vera natura di Dean. Dall’altro, c’è chi ha espresso solidarietà verso l’attore, vittima di un’epoca che non lo ha compreso. E che ancora stenta a farlo.
Quanto l’omofobia ha influenzato la vita e le scelte di James Dean
L’omofobia dilagante negli anni ’50 ha gettato una lunga ombra sulla vita di James Dean, plasmando le sue scelte e le sue azioni in modo profondo. La rivelazione del ricatto subìto dall’attore ha aperto una finestra su un mondo di segreti e paure che lo hanno accompagnato per tutta la sua breve esistenza. Nella società americana degli anni ’50 l’omosessualità era considerata una malattia mentale e un crimine in molti Stati. Chi veniva scoperto a praticare atti omosessuali rischiava il carcere, la perdita del lavoro e l’emarginazione sociale. In questo contesto, Dean si trovava in una situazione estremamente difficile che ha condizionato notevolmente le sue scelte professionali. Essere un attore gay significava rischiare di vedere distrutta la sua carriera e di essere ostracizzato dal pubblico.
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