Gossip
Obbligo o verità, censura in diretta: sparisce la scelta di Caterina Balivo tra Isoardi e Daniele
Il pubblico attendeva di vedere la scelta della Balivo tra due volti noti della TV, ma la trasmissione salta misteriosamente il momento. Si parla di censura, ma dalla produzione tutto tace.
Un gioco basato sulla verità che, al momento giusto, si ferma.
È quello che è accaduto in una delle puntate più discusse di Obbligo o verità, il programma condotto da Alessia Marcuzzi su Rai 2. Protagonista involontaria della vicenda è Caterina Balivo, chiamata a scegliere tra due colleghe molto popolari: Elisa Isoardi ed Eleonora Daniele.
Un gioco provocatorio, ormai familiare agli spettatori dello show, che spesso si diverte proprio grazie a queste scelte scomode e potenzialmente esplosive.
Tutto sembrava procedere secondo copione: l’imbarazzo, i sorrisi trattenuti, l’atmosfera di curiosità crescente. E poi, all’improvviso, il nulla.
Dopo una breve interruzione causata da un altro ospite — non meglio precisato —, la trasmissione ha elegantemente sorvolato sulla risposta di Caterina Balivo, saltando direttamente alla fase successiva.
I cartelli con i nomi delle due conduttrici sono spariti dallo studio, e nessuno ha fatto il minimo accenno a quello che sarebbe dovuto accadere. Nemmeno un commento ironico, una battuta, un richiamo.
Un taglio netto, che non è passato inosservato agli spettatori più attenti. Sui social, subito dopo la messa in onda, si è scatenato un dibattito acceso.
C’è chi parla apertamente di “censura”, chi ipotizza una scelta diplomatica per evitare malumori interni alla Rai, chi ancora sospetta una semplice questione di montaggio per esigenze di tempo.
Tante ipotesi, nessuna certezza: la produzione, fino ad ora, non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sull’accaduto. Nemmeno Caterina Balivo, molto attiva sui social, ha voluto commentare o spiegare la dinamica di quel momento “fantasma”.
In un programma che si fonda sul concetto di verità, trasparenza e spontaneità, l’episodio ha inevitabilmente sollevato dubbi più ampi sull’autenticità del format.
Quanto c’è di realmente spontaneo, e quanto invece viene filtrato, corretto, “aggiustato” prima di arrivare al pubblico?
È normale che la televisione, per esigenze di ritmo e contenuti, operi dei tagli. Ma quando viene eliminato proprio il momento più atteso di un gioco dichiaratamente “crudo” e senza filtri, la sensazione di essere stati privati di qualcosa diventa inevitabile.
Alcuni utenti hanno ironizzato: “Se la verità è tagliata a piacimento, tanto vale chiamarlo ‘Obbligo o montaggio'”.
Altri hanno sottolineato come, in un’epoca di enorme sensibilità alle dinamiche interne dei palinsesti e alla gestione delle rivalità tra personaggi televisivi, anche una semplice scelta tra due colleghe possa diventare un potenziale campo minato.
Del resto, Elisa Isoardi ed Eleonora Daniele sono due nomi importanti per la Rai.
Due conduttrici solide, amate dal pubblico e legate da anni alla rete ammiraglia. Mettere in scena una preferenza tra loro — e soprattutto mostrarla — avrebbe forse significato esporsi a critiche, divisioni o addirittura rischi diplomatici.
Meglio quindi cancellare tutto? Forse. Ma così facendo, il programma ha rischiato di minare la sua stessa credibilità. Perché chiedere sincerità agli ospiti, ma poi nascondere le risposte scomode, finisce inevitabilmente per togliere forza al gioco.
Per ora resta solo il mistero della “scelta fantasma” di Caterina Balivo, un piccolo caso televisivo che sta facendo il giro dei social.
Chissà se la questione verrà chiarita nelle prossime puntate o se, come spesso accade in televisione, verrà semplicemente sepolta sotto una nuova valanga di meme, commenti e speculazioni.
Nel frattempo, tra chi ironizza e chi protesta, una certezza c’è: nel gioco dell'”Obbligo o verità”, la verità — quella vera — a volte resta dietro le quinte.
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Speciale Temptation Island
Rosario Guglielmi rompe il silenzio dopo Temptation Island: «Non amo più Lucia». E a Verissimo spunta la verità sui tradimenti
Rosario Guglielmi, volto di Temptation Island 2025, si siede davanti a Silvia Toffanin e toglie ogni filtro. Dice addio al capitolo Lucia Ilardo, ammette che l’amore non c’è più e fa chiarezza sul presunto trono a Uomini e Donne, saltato dopo la rivelazione bomba dell’ex. Tra ferite, orgoglio e amarezza, resta un unico punto fermo: «Due anni intensi, ma il finale ha cambiato tutto».
A Temptation Island si entra in coppia e spesso si esce da perfetti estranei. Rosario Guglielmi lo ha capito bene e, ospite a Verissimo, lo ha messo in chiaro con una lucidità quasi chirurgica. Niente frasi di circostanza: «Non sono più innamorato di Lucia», ha detto, con quella calma che arriva quando le parole non tremano più.
Il modello, uno dei protagonisti più discussi dell’ultima edizione del docu-reality condotto da Filippo Bisciglia, ha ripercorso il suo percorso nel villaggio delle tentazioni. E, soprattutto, quel “mese dopo” che ha fatto più male del falò stesso. Perché sì, i reality finiscono, ma i fuori onda sentimentali sono quelli che graffiano davvero.
«Ho vissuto due anni bellissimi, tranne la fine», ha spiegato. Poi la parte che brucia: l’incontro con Andrea, e quello successivo con Salvatore. Due tasselli che hanno demolito l’impalcatura della fiducia. «Ho perso la magia, la fiducia. Non riesco a superarlo». Nel linguaggio delle relazioni, è la versione elegante di un punto messo a penna rossa.
E mentre i fan fantasticavano su un ritorno di fiamma o un nuovo inizio sul trono di Uomini e Donne, è arrivata la stoccata definitiva: Lucia, con nuove rivelazioni, lo ha “smascherato”, di fatto chiudendo in anticipo ogni porta televisiva. «Mi ha ferito ancora», racconta Rosario. Nessuna vendetta social, nessuna contro-verità. Solo la consapevolezza che una storia può finire anche senza applausi.
Oggi, dice, non cerca rivincite mediatiche, né promesse televisive. Solo ripartire. L’amore? «Non basta il tempo insieme, serve fiducia». Lui la sua l’ha persa lungo la strada, forse davanti a una telecamera, forse molto prima.
Se Temptation Island era un test, la sentenza l’ha già scritta lui: partita finita. E nessun falò, questa volta, a rallentare il passo verso la porta d’uscita.
Gossip
Lory Del Santo rilancia su Donald Trump: «È dimagrito, più bello di prima. Se lo rincontrassi accetterei la sua corte».
A 67 anni, Lory Del Santo riaccende il ricordo del corteggiamento di Donald Trump negli anni ’80 e scherza sul “treno perso” verso la Casa Bianca: «Era un bell’uomo. Oggi è persino meglio». E confessa: «Accetterei la sua corte, ai rapporti intercontinentali non si rinuncia». Stoccate, nostalgia e ironia per una storia di ascensori e sliding doors.
Quando Lory Del Santo racconta le sue sliding doors sentimentali, l’effetto è sempre lo stesso: metà leggenda rosa, metà autobiografia glamour. Ospite a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, la showgirl è tornata sull’episodio che ripete da anni con entusiasmo intatto: l’incontro con Donald Trump negli anni Ottanta, quando entrambi vivevano alla Trump Tower. Un ascensore, uno scambio di sguardi, un invito a casa e un rifiuto che oggi definisce un errore strategico di cuore e carriera. «Potevo essere la First Lady…» ha scherzato, ricordando i suoi 28 anni e un imprenditore già allora noto e «molto affascinante».
Trump ieri e oggi: “Ora è più bello”
Del Santo non si limita a ripercorrere il passato: aggiorna la visione sul presente. «Oggi che è dimagrito è più bello di prima, qualche tempo fa era più gozzone. Ora sembra molto magro ed è molto bello». L’osservazione non passa inosservata: una nota estetica che si mescola alla consueta dose di malizia, con il sorriso di chi sa come accendere i microfoni. «Se lo rincontrassi oggi accetterei la sua corte» aggiunge. E ancora: «Non si dice mai di no a un uomo di una certa età molto intelligente. Non si rinuncia a dei rapporti intercontinentali che possono aumentare le tue conoscenze». Traduzione: porte spalancate, almeno nell’immaginazione.
Quel corteggiamento mancato
Nessun rimpianto dichiarato, ma una narrazione che gioca sul filo tra leggerezza e “what if”. «Stiamo parlando di molti anni fa, quella volta che lo incontrai io avevo 28 anni e lui molti più di me. Forse una 40ina già allora. Era veramente un bell’uomo». All’epoca, però, il flirt non si trasformò in nulla. Del Santo scelse altro, e Trump proseguì la sua strada fino allo Studio Ovale. A sentirla oggi, il destino avrebbe potuto regalare un copione alternativo: “Lory alla Casa Bianca” non è mai esistita, ma nella tradizione tutta italiana delle confessioni impossibili, il sogno rimane in bacheca, insieme ai ricordi di quell’ascensore scintillante a Manhattan.
E chissà: in un mondo dove i ritorni di fiamma fanno notizia quanto le candidature, l’immaginazione continua a fare la sua parte. La politica, stavolta, resta sullo sfondo. La fantasia, no.
Reali
Andrea, niente più titolo e ruolo pubblico ma ancora nella linea di successione, potrebbe teoricamente diventare re
La pagina ufficiale di Buckingham Palace lo indica ancora tra gli eredi al trono: rimuoverlo richiederebbe un complesso procedimento legislativo che coinvolge anche i Paesi del Commonwealth. Il governo britannico, al momento, non ha intenzione di modificare la successione. Le probabilità di vedere Andrea sul trono? Praticamente nulle, ma il nodo politico resta.
Ci sono simboli che contano più dei titoli. E la posizione del principe – o meglio, dell’ex principe – Andrea nella linea di successione al trono britannico è uno di questi.
Il fratello minore di re Carlo, dopo anni segnati da vicende giudiziarie e dall’uscita definitiva dalla vita pubblica, ha recentemente rinunciato anche alla qualifica di Duca di York. Un passo formale comunicato da Buckingham Palace come esito di un confronto «con il sovrano e la famiglia». Eppure, nonostante la caduta verticale dell’immagine e del ruolo istituzionale, il suo nome resta scritto in un luogo simbolicamente pesantissimo: la lista degli eredi al trono.
Andrea occupa ancora l’ottavo posto nella successione, dietro William e i suoi tre figli, Harry e i piccoli Archie e Lilibet. Un paradosso solo apparente: l’ex duca non può essere escluso con una decisione privata o di corte. Serve una legge del Parlamento britannico, un Act of Parliament, che a sua volta necessita del consenso dei Paesi del Commonwealth in cui il monarca del Regno Unito è capo di Stato.
Un percorso lungo e politicamente delicato. E soprattutto, al momento, improbabile. La BBC riferisce che il governo guidato da Keir Starmer non ha intenzione di muoversi in quella direzione, nonostante le pressioni dei Liberal-Democratici e di parte dell’opinione pubblica. La scelta, insomma, è congelata.
È pur vero che l’eventualità di vedere Andrea con la corona è, nei fatti, remota. Quando nacque era secondo in linea, oggi ha sei persone davanti a sé e nessun ruolo nel presente della monarchia. Ma quel posto in elenco, in fondo, tiene in vita l’ultima traccia formale di un passato ormai archiviato.
E racconta, meglio di qualsiasi dichiarazione ufficiale, quanto la monarchia britannica resti un equilibrio fragile tra tradizione, diritto e percezione pubblica.
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