Personaggi
Alessandro Borghese era sull’Achille Lauro che affondò nel 1994
Lo chef e personaggio televisivo di successo Alessandro Borghese (figlio di Barbara Bouchet), da giovane lavorava sulle barche da crociera come cuoco. Era sull’Achille Lauro che affondò al largo della costa somala. Il suo racconto in tv.
Sopravvivere a un naufragio e trascorrere tre giorni a bordo di una zattera in attesa dei soccorsi, con delle razioni K di viveri e un desalizzatore: è l’esperienza che ha vissuto un giovane Alessandro Borghese, agli inizi della sua carriera tra i fornelli.
Il suo racconto in tv
Ospite di Francesca Fialdini a Da noi… a ruota libera, lo chef ha condiviso alcuni ricordi di gioventù, alcuni dei quali ad alto tasso di drammaticità: “Ho iniziato la mia carriera sulle navi da crociera e mi trovavo a bordo dell’Achille Lauro quando affondò nel 1994. È stata un’avventura intensa; sono rimasto tre giorni su una zattera, salvato poi da una petroliera greca. Mia madre seppe del naufragio dal telegiornale, e riuscimmo a comunicare solo dopo essere stati messi in salvo”. Sembra la trama di un film… ma è accaduto anche nella realtà, proprio a lui. Lo chef, nonché volto televisivo molto amato, ha raccontato di aver rischiato la vita a bordo dell’Achille Lauro per un incendio e per il successivo naufragio.
A rischio della vita
Un episodio altamente rischioso che, senza dubbio, ha segnato la sua esistenza. Lo chef ha iniziato la sua carriera sulle imbarcazioni da crociera e nel corso di un viaggio sull’Achille Lauro ha rischiato infatti di perdere la vita. Era il 30 novembre del 1994 e la nave affondò a largo della costa della Somalia.
Fare squadra per emergere
Nonostante siano passati tanti anni da quel momento, Alessandro ricorda perfettamente tutto quello che è accaduto. Insieme ad altri membri dell’equipaggio, si è messo in salvo su una specie di zattera, i soccorsi sono arrivati solo dopo tre giorni. Ha vissuto momenti drammatici, che è riuscito a superare soltanto facendo squadra con i compagni, un insegnamento di vita – quello di sapere fare team – che rappresenta anche la base del lavoro in cucina.
Salvati da una petroliera battente bandiera greca
“Un’avventura molto molto forte. Rivedo le immagini adesso dopo tanti anni. È stato un momento drammatico. Sono stato tre giorni a mollo su uno zatterino insieme ad altre persone. Siamo stati recuperati da una petroliera greca che si chiamava Hawaiian King che ci ha riportato poi a Mombasa, in Kenya“, ha raccontato.
Mamma l’ha saputo dalla tv
“Si è trattato di un’avventura forte che mi ha indubbiamente segnato. Comunque ho rischiato brutto“, ha sottolineato Borghese. Mentre lui era sulla zattera e cercava di sopravvivere, sua madre – l’attrice Barbara Bouchet – apprendeva del nubifragio al telegiornale. Una notizia che l’ha giustamente gettata nello sconforto, anche se il tg rivelava che non c’erano vittime italiane a bordo. Lo chef, infatti, aveva il passaporto americano (è nato a San Francisco nel 1976) e l’attrice, consapevole di ciò, ha chiamato perfino il Presidente della Repubblica per avere informazioni!
Qualche cosa su di lui
Primogenito dell’attrice Barbara Bouchet e dell’imprenditore napoletano Luigi Borghese, dopo un diploma conseguito all’American Overseas School of Rome, s’imbarca sulle navi da crociera, dove svolge l’attività di cuoco per tre anni. In seguito ha lavorato a Londra, San Francisco e Parigi. Rientrato in Italia, frequenta la scuola di sommelier, per poi ripartire per New York. Torna nuovamente in Italia e lavora in diversi ristoranti di Milano e Roma. Nel 2017 apre il suo primo ristorante a Milano, chiamato Alessandro Borghese – Il lusso della semplicità. Nel giugno del 2022 apre a Venezia il suo secondo locale, chiamato AB – Il lusso della semplicità.[3]
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Personaggi
Amanda Lear torna a parlare di Dalí: «Era innamorato pazzo di me, ma non poteva soddisfarmi né aiutarmi»
Amanda Lear riporta alla luce aneddoti del suo legame con Salvador Dalí: un rapporto fatto di ossessioni eleganti, formalità infinite e confessioni inattese. «Mi adorava, ma restava prigioniero della religione e della moglie», racconta la musa, che svela come il pittore vivesse in un tempo tutto suo, tra aristocratici immaginari, tabù cattolici e il rifiuto categorico che lei fosse vista come un’amante.
Amanda Lear non smette mai di ritornare sul suo capitolo più iconico: Salvador Dalí. E questa volta lo fa con una serie di pillole che riportano il pubblico direttamente negli anni in cui la diva era la musa più misteriosa d’Europa. «Dalí era innamorato pazzo di me», dice, con quella naturalezza che solo lei può permettersi. Un innamoramento strano, quasi metafisico, perché il pittore sapeva perfettamente di non poterla “soddisfare”, come confessa Amanda con un sorriso tagliente.
Un amore fuori dal tempo
Lear racconta un Dalí che parlava e si muoveva come un aristocratico del Settecento. «A lui piacevano le contesse, le principesse», spiegando come il maestro avesse un’attrazione quasi teatrale per tutto ciò che odorava di nobiltà. Il rapporto tra loro era intimo ma formalissimo: «Ci siamo sempre dati del lei», rivela, come se anche nella privacy ci fosse una scenografia da rispettare.
Cattolico, geloso e rigidissimo
La diva rivela un tratto meno noto dell’artista: la sua religiosità. «Era religiosissimo, tradizionale. Non eravamo sposati e non gli piaceva l’idea che si pensasse fossi la sua amante». Un’improvvisa pruderie che stride con l’immagine del genio eccentrico e libertino che il mondo conosce. Dalí, invece, con Amanda si muoveva come un uomo d’altri tempi, timoroso del giudizio e legato a un rigore quasi clericale.
La verità su soldi, gelosie e limiti
Lear aggiunge un dettaglio che colpisce: «Sapeva che non avevo soldi, ma mi diceva: “Piccola Amanda, vorrei aiutarla, ma non posso. Ho una moglie e sono cattolico”». Una frase che vale più di mille biografie, perché mostra un Dalí incapace di rompere la gabbia delle proprie regole. Un uomo combattuto tra fascinazione e moralismi, tra la sua musa e Gala, la compagna di una vita.
E Amanda, ancora una volta, glielo perdona con eleganza.
Personaggi
Joe Bastianich: “Da povero e ciccione a imprenditore con tremila dipendenti. La fame era vera, ma mi ha dato la spinta”
Ristoratore, musicista, personaggio tv e ora protagonista di uno spettacolo autobiografico, Joe Bastianich ripercorre il suo cammino dal Queens a New York: “Consegnavo giornali per nove dollari a settimana. Abbiamo scongelato tonnellate di alette di pollo, ma quella fame mi ha insegnato tutto”.
“Da piccolo mi snobbavano perché povero, sfigato e ciccione. A scuola mi indicavano come quello che portava a merenda gli avanzi della cena. Quella rabbia ce l’ho ancora dentro.” Così Joe Bastianich racconta la sua infanzia nel Queens, nel nuovo spettacolo Money – Il bilancio di una vita, in scena al Teatro Carcano di Milano. “La fame a casa era vera, eravamo i migranti poveri. Ogni giorno c’era gente che guardava i miei dall’alto in basso e ci diceva: ‘Valete meno di noi’.”
Le origini della fame
Figlio di emigrati friulani, Bastianich non dimentica gli anni in cui la famiglia serviva piatti italiani in un ristorante di periferia. “Abbiamo scongelato tonnellate di alette di pollo, non potevamo permetterci di meglio. Poi i miei sono riusciti a spostarsi a Manhattan e da lì è iniziata la scalata.” Già a dieci anni consegnava giornali per nove dollari a settimana, poi lavorò in un panificio: “Arrivai a guadagnare 18 dollari. Non mi vergogno, anzi: è lì che ho imparato il valore del lavoro.”
Dal Queens ai riflettori
Oggi Bastianich guida più di venti ristoranti nel mondo, ha tremila dipendenti e una serie di aziende tra Stati Uniti e Italia. “Le opportunità che ho avuto io le offro anche agli altri. Mi arrabbio quando vedo chi tratta male i camerieri: mi ricorda quando lo facevano con me.”
La vita oltre il business
In tv, da Masterchef alle Iene, non ha mai nascosto le sue esperienze più forti. “Negli anni Ottanta tutti si drogavano: io ho provato per moda, ma ho capito presto che era una forma di autodistruzione. Ho smesso quando ho capito che la mia vera droga era il palco.” Poi l’esperienza mistica con l’ayahuasca in Perù: “È stata pazzesca, mi ha aiutato a conoscermi e ho pure smesso di fumare. Non è per tutti, ma se usata nel modo giusto può aprirti la mente.”
Oggi, tra una chitarra e un investimento, Joe si gode la sua rinascita. “Money per me non è solo denaro. È tutto ciò che ho guadagnato, perso e imparato nella vita. E ogni tanto guardo indietro, al ragazzo con gli avanzi del giorno prima, e gli dico: ne è valsa la pena.”
Personaggi
Sara Tommasi ricompare con un post surreale sdraiata sul letto in impermeabile animalier e calze nere tira in ballo la Canalis
Ogni tanto Sara Tommasi riappare con post imprevedibili e irresistibilmente spontanei. L’ultimo: una foto in cui è distesa sul letto, calze nere, impermeabile animalier e una didascalia che ha già fatto storia. Tra ironia, tenerezza e meme, il suo ritorno social diventa virale in poche ore.
Quando Sara Tommasi decide di fare capolino sui social, il risultato è sempre lo stesso: il web si ferma un attimo, guarda, sorride e ricondivide. L’ultimo episodio arriva direttamente da Facebook, dove la showgirl è tornata con uno scatto talmente improbabile da trasformarsi in un piccolo cult istantaneo.



Lo scatto che manda in tilt Facebook
La foto è semplice, quasi casalinga: Sara è sdraiata sul letto, avvolta in un impermeabile animalier lucido, alle gambe un paio di calze nere che sembrano uscite da un servizio fotografico degli anni Duemila. Ma è la didascalia a far esplodere tutto: «Non sembro la Canalis». Nessun punto di domanda, nessuna ironia dichiarata, solo un confronto impossibile che ha acceso like, commenti e una pioggia di meme.
La spontaneità che conquista sempre
Negli ultimi anni la Tommasi ha ridotto drasticamente le sue apparizioni mediatiche, ma quando ricompare lo fa con una sincerità che buca lo schermo. La sua presenza sui social è un mix di ingenuità, autoironia involontaria e lampi di surrealismo che ricordano i primi tempi del web. È proprio questa spontaneità, così lontana dalle pose costruite da influencer e celebrity, a renderla ancora un personaggio amatissimo.
L’effetto nostalgia: un ritorno che fa parlare
Il post ha subito scatenato la nostalgia dei fan, che ricordano gli anni in cui Sara Tommasi era ovunque: tv, cinema, gossip, serate, copertine. Oggi appare completamente diversa, più defilata, più domestica, con un look che oscilla tra il vintage e l’improvvisato. Ma c’è un filo rosso che non cambia: quella capacità di catturare l’attenzione anche con una sola frase improbabile.
“Non sembro la Canalis”: frase destinata a diventare tormentone
Tra i commenti spunta di tutto: chi ride, chi la incoraggia, chi cita la mitica Elisabetta Canalis come se fosse una categoria estetica a sé. E il fatto che Sara abbia scritto la frase senza interrogativo — come un’affermazione solenne, definitiva, quasi filosofica — rende il tutto ancora più spiazzante.
In un mondo in cui i social sono pieni di filtri, strategie e post studiati a tavolino, Sara Tommasi arriva, posta una foto in impermeabile leopardato e lascia tutti senza parole. Alla fine, il suo segreto è quello di sempre: essere totalmente imprevedibile. E per questo, irresistibile.
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