Personaggi
Il mio Rocco Siffredi: stavolta parla la moglie Rozsa Tassi
Per la puntata conclusiva dell’attuale stagione del programma Le Iene, un ospite particolarissimo: Rozsa Tassi, la donna che da oltre 30 anni condivide la vita con Rocco Siffredi.
Per Rozsa Tassi (conosciuta anche con lo pseudonimo di Rosa Caracciolo), ex modella ed ex attrice pornografica ungherese naturalizzata italiana, Rocco Siffredi è sempre stato semplicemente Rocco di Ortona. Mentre per tutti gli altri era il pornoattore italiano più famoso al mondo. Povateci voi a essere la partner di un personaggio come lui, che ha fatto del sesso non solo la sua attività… ma anche la sua dipendenza più difficile da arginare. Una vita sicuramente complicata che, però, Rozsa affronta accando al marito da più di trent’anni ormai, per amore della sua famiglia.
Ospite in tv
Convivere con l’ombra di un personaggio scomodo e discusso non le è mai risultato facile, la modella lo ha apertamente confessato nel monologo televisivo fatto durante una puntata de Le Iene.
L’incontro fortuito col futuro marito
Vestita con un completo da uomo nero in perfetto stile “iena”, la Tassi ha raccontato che l’incontro con quello che sarebbe diventato suo marito, avvenuto trent’anni fa, fu completamente inaspettato: «L’ho conosciuto nel 1993 a Cannes. All’epoca non avevo mai visto un suo film e a quel Festival non era andato per fare il porno, figuriamoci se potevo immaginare di innamorarmi di Rocco Siffredi. Non sapevo neppure chi fosse. Io ho conosciuto Rocco di Ortona, non quello che per tante era un supereroe».
Gli inizi con Rocco e i suoi… fardelli
Una casualità che però ha segnato l’inizio della loro storia d’amore sfociata nel matrimonio, celebrato nel 1993, coronata con l’arrivo di due figli. Anche se le fasi iniziali della loro vita in comune non sono state facili: «Quando ci siamo innamorati, lui era molto combattuto e, in effetti, essere la moglie di Rocco Siffredi in alcuni momenti è stato impegnativo. I primi tempi quando facevamo l’amore in dieci minuti aveva già fatto dieci posizioni. Sembrava di stare sulle montagne russe. Ci ho messo un anno prima di confessargli che volevo altri gesti, altre tenerezze».
Stereotipi mentali e ragionamenti assurdi
Durante l’ospitata a Le Iene ha parlato anche delle difficoltà incontrate negli anni e dei pregiudizi di cui è stata vittima solo perché era moglie di un pornoattore di fama mondiale. «All’epoca facevo la modella e ai casting se capivano che ero la moglie di Rocco Siffredi improvvisamente il lavoro veniva cancellato», ha detto la modella, proseguendo il suo racconto: «In banca un giorno il direttore senza timore mi disse: “Ma dai, sei la moglie di Rocco lui non è geloso”. Pensavano che appartenessi a tutti, ma questo vuol dire ragionare con il … e non con il cervello».
Poca solidarietà anche da parte delle donne
Rozsa Tassi ha confessato che anche le donne, quelle dalle quali avrebbe dovuto ricevere solidarietà, si sono dimostrate spesso ostili nei suoi confronti: «Non andava meglio con le donne che mi facevano sempre la stessa domanda: “Non sei gelosa”. E io rispondevo sicura: “No, perché io so dove è mio marito. Tu invece? Lo sai dove è il tuo?”».
Insieme dalla Toffanin
La coppia è apparsa di recente in tv, ospiti entrambi di Silvia Toffanin a Verissimo. Durante la lunga intervista, la coppia ha svelato di avere superato svariati momenti difficili, che hanno rappresentato un pericolo per la loro unione… ma di essere sempre rimasti uniti grazie al profondo amore e rispetto che nutrono l’uno per l’altra. «Ho sempre voluto che il mio lavoro non fosse una croce anche per la mia famiglia perché la famiglia è ciò che mi interessa di più», aveva rivelato l’attore nello studio di Verissimo, con gli occhi velati dalle lacrime. La Toffanin possiede un grande potere: non piange solo lei… ma riesce a far commuovere pure gli ospiti!
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Personaggi
Luca Barbareschi si confessa a La Volta Buona: «Sono stato un padre nevrotico, egoista e pieno di colpe»
Luca Barbareschi si lascia andare a uno sfogo che scuote lo studio: ammette di essere stato «un padre inesistente e bulimico», racconta la sua dedizione totale al successo di Paolo Villaggio e difende un modello di genitorialità “imperfetto ma inevitabile”. Le sue parole sui figli — «Stronzate, la natura vuole che nascano» — scatenano un acceso dibattito.
Luca Barbareschi non usa mezze misure. Invita alla sincerità, e per primo sceglie di non risparmiarsi nulla. Quando parla del suo essere padre, l’attore apre un cassetto pieno di contraddizioni e lo rovescia in diretta, senza filtri e senza tentativi di edulcorare il passato.
«Io credo di essere stato un padre un po’ inesistente, nevrotico, bulimico», ammette. Una frase che spiazza lo studio, soprattutto quando Barbareschi aggiunge che, negli anni decisivi della crescita dei suoi figli, gran parte delle sue energie erano dedicate «a tempo pieno al successo di Villaggio», un’amicizia che per lui era missione e dedizione assoluta. Il lavoro, il teatro, la vita artistica: tutto il resto veniva dopo, persino il ruolo di genitore.
Poi affronta un altro nodo: la tentazione di fare “l’amico” dei propri figli. «Non lo fate mai se siete genitori», avverte. Un errore che dice di conoscere bene, perché porta a confondere ruoli, aspettative e — soprattutto — responsabilità. «Io sono su questa terra perché faccio l’artista», prosegue, quasi a giustificare una natura che sente più forte delle convenzioni. «È chiaro che chi è figlio di un personaggio così soffre. Però diamo tanto… togliamo anche tanto». Un altalena continua tra doni e mancanze, privilegi e ferite.
Ma la discussione si accende quando dallo studio arriva un’obiezione che molti figli, almeno una volta, hanno pensato: “Noi non vi abbiamo chiesto di metterci al mondo”. La replica di Barbareschi è un’esplosione: «Stronzate! Ma cosa vuol dire? È nella natura. Tutti fanno i figli. È un’idiozia». E ancora: «Viva i genitori dittatori, viva i genitori egoisti». Parole che dividono il pubblico e rimbalzano sui social con velocità quadrupla.
Il suo discorso, però, non è una difesa cieca dell’autoritarismo, quanto piuttosto una rivendicazione della complessità di chi vive di creatività e instabilità, tentando di conciliare sensibilità e doveri, talenti e limiti. «Stare vicino a una persona sensibile e creativa è anche un privilegio», insiste. Forse una consolazione, forse una verità.
Barbareschi lascia lo studio così come è entrato: senza paura di essere frainteso. Perché, nel bene o nel male, dice sempre quello che pensa — e il pubblico, almeno questo, glielo riconosce.
Personaggi
Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales: emergono i dettagli dell’accordo di separazione tra affido congiunto, casa alla ex compagna e assegno mensile
Dopo lo scandalo esploso in estate, Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales avrebbero definito le condizioni della separazione. Previsto l’affido condiviso delle bambine, la casa resta a Rocío e ci sarebbe anche un consistente assegno mensile per i danni morali subiti.
Il velo di riservatezza che ha avvolto per mesi la fine della storia tra Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales inizia finalmente ad assottigliarsi. A rompere il silenzio è il settimanale Oggi, che ricostruisce i presunti dettagli dell’accordo di separazione raggiunto dalla coppia dopo il terremoto mediatico dell’estate. Una separazione sofferta, arrivata dopo dieci anni di relazione e due figlie piccole, Alma e Luna, oggi al centro della priorità di entrambi.
Secondo quanto riportato, l’intesa prevederebbe l’affido congiunto delle bambine. Una scelta che conferma la volontà di mantenere un equilibrio familiare stabile nonostante la rottura, con le due piccole che continueranno a vivere principalmente con la madre. A Rocío resterebbe inoltre la casa in cui la famiglia ha abitato fino allo scandalo che, nei mesi scorsi, aveva travolto la serenità dell’ex coppia e fatto esplodere un’ondata di speculazioni.
Il magazine parla anche di un cospicuo assegno mensile destinato all’attrice spagnola. Una cifra significativa, che avrebbe la funzione di risarcimento per i danni morali legati alla fine improvvisa e dolorosa della relazione. Nessuna conferma ufficiale, ovviamente: sia Bova sia Rocío hanno scelto la strada del silenzio, preferendo proteggere le figlie da ulteriori clamori e mantenere la gestione della separazione lontana dai riflettori.
Quel che è certo è che il rapporto tra i due, almeno in pubblico, sembra orientato alla collaborazione. Nessun botta e risposta, nessun accenno polemico. Solo la volontà di voltare pagina nel modo più ordinato possibile, cercando di ricostruire un equilibrio che regga all’urto dell’attenzione mediatica.
La cronaca rosa, però, non arretra: i fan continuano a interrogarsi sui retroscena e sulle fragilità che avrebbero portato alla crisi. Per ora resta una certezza sola: Bova e Rocío stanno costruendo un nuovo presente in cui le priorità sono altre. E si chiamano Alma e Luna.
Personaggi
Laerte Pappalardo e il baratro dopo l’Isola dei Famosi: la confessione shock sull’anoressia che lo ha trasformato in un “fantasma”
L’ex concorrente dell’Isola dei Famosi, ex compagno di Selvaggia Lucarelli, rivela per la prima volta la lunga battaglia contro l’anoressia che lo ha consumato per anni. “Ero uno scheletro”, dice. Oggi parla con lucidità del dolore, delle cadute e della forza che gli ha permesso di tornare alla vita.
Laerte Pappalardo è tornato in tv e lo ha fatto con una sincerità che ha spiazzato tutti. Ospite di La Volta Buona, il figlio di Adriano Pappalardo ha messo in fila anni di sofferenza che il pubblico non aveva mai potuto immaginare. Dietro i riflettori dell’Isola dei Famosi, dietro la fama di “figlio di”, dietro le cronache degli anni Duemila, c’era un ragazzo che lentamente si stava spegnendo.
Il crollo dopo il reality
«Dopo l’Isola dei Famosi sono caduto nel buio dell’anoressia» ha raccontato. Un baratro improvviso, silenzioso, che ha iniziato a corrodere ogni parte della sua vita. «Per due anni non ho mangiato», dice senza giri di parole. “Ero diventato uno scheletro”. Il reality, che avrebbe dovuto regalargli visibilità e nuove occasioni, si è trasformato invece in un detonatore: pressione, giudizi, fragilità non protette.
Laerte spiega che nessuno, allora, aveva davvero capito quanto fosse grave la situazione. La malattia cresceva nascosta, nell’ombra dei riflessi e della stessa tv che lo aveva reso popolare.
Il silenzio, la solitudine, la caduta
Quei due anni diventano una parentesi cupa: isolamento, rifiuto del cibo, un corpo che perde consistenza. Non parla di numeri, non parla di chili. Racconta invece la sensazione di svanire. «Vivevo in apnea», confessa. Una lotta quotidiana che nessuno vedeva, perché Laerte si era chiuso in un bozzolo che sapeva più di autodistruzione che di protezione.
La relazione passata con Selvaggia Lucarelli, spesso ricordata dal gossip, è solo un dettaglio lontano. Nella sua narrazione non ci sono colpe, solo un’epoca della vita in cui tutto sembrava scivolargli dalle mani.
La rinascita dopo cinque anni
La svolta arriva lentamente. Non per intuizione, non per miracolo: per resistenza. «Ho trovato la forza di rinascere dopo cinque lunghi anni», ha spiegato. Un percorso fatto di terapie, tentativi, ricadute, giorni buoni e giorni che sembravano riportarlo indietro. Ma alla fine un varco si è aperto.
Oggi Laerte parla con lucidità e senza vergogna. Racconta per non tornare indietro e forse anche per dire ad altri che si può uscire dal buio, anche quando sembra impossibile.
Il suo ritorno pubblico non è la promozione di un progetto, né il lancio di un nuovo personaggio: è un atto di coraggio. Una storia che, per una volta, non guarda allo show ma alla persona. E che rimette al centro la fragilità, quella vera, che spesso la tv preferisce ignorare.
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