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Pupo: quando il gioco si fa… d’azzardo, si sperpera una fortuna

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    Il rapporto del cantante Enzo Ghinazzi in arte Pupo con il gioco è cosa risaputa, anche se periodicamente l’artista volutamente ritorna sull’argomento con dichiarazioni e commenti inediti, quasi a voler ricordare – soprattutto a se stesso – i pericoli che ha corso in quel terribile periodo di dipendenza ludica. E di come, a fatica e con l’aiuto esterno, è riuscito ad uscirne.

    La potenza della condivisione interiore

    Il cantante Pupo rivela con grande trasparenza e sincerità i problemi avuti con il gioco d’azzardo, i debiti accumulati e la terribile delusione di quando era ancora bambino. Cantautore e conduttore televisivo italiano di grande popolarità e simpatia, dietro la facciata del personaggio pubblico si nasconde una vita fatta di sfide e difficoltà personali. Che si possono affrontare anche aprendosi agli altri, rivelando in tutta onestà i momenti più difficili della sua vita. Scopriamo che cosa ha raccontato di recente.

    Il trauma della madre con un altro uomo

    La vita di Pupo è stata segnata da alcuni eventi traumatici, partendo dall’infanzia. A soli 12 anni, trova sua madre a letto con un altro uomo. All’epoca si trattò di un episodio dal fortissimo impatto traumatico, che avrebbe influito in futuro sulle sue relazioni sentimentali. Di quel momento ha rivelato: “All’inizio ci rimasi male. La colpa di come sono sentimentalmente è sua”. Nonostante queste difficoltà, il cantautore – col sensso di poi da adulto – ha saputo perdonare sua madre, comprendendo le sue scelte.

    La prima scommessa per un gelato (al cioccolato?!?)

    Un episodio che non è rimasto isolato. A minare la sua stabilità è stata la dipendenza del cantante nei confronti del gioco d’azzardo. Un aspetto che ha giocato un ruolo significativamente negativo nella sua vita. La sua dipendenza dal brivido del gioco è iniziata prestissimo: a soli sei anni per un gelato!

    Un capitale volatilizzato in alcuni secondi

    Quello che poteva apparire un’innocente gioco infantile si trasforma ben presto in una vera “droga” che induce dipendenza. Nel 1983, a Saint Vincent, Pupo perde la bellezza di 130 milioni di lire in soli 3 secondi! Lui dichiara: “Non ho mai calcolato quanto ho perso. Ma solo di cene per gli amici ho speso 3 milioni di euro”.

    La passione per il gioco d’azzardo porta Pupo a contrarre numerosi debiti. Durante un lungo volo aereo con Gianni Morandi (che gli è rimasto sempre amico, aiutandolo quando si è trovato in difficoltà), Pupo gioca a poker per otto ore e mezza di fila, arrivando a chiedere un prestito di 200 milioni di lire al collega. Nonostante i debiti e le difficoltà, ha sempre cercato di restituire il denaro prestato e mantenere la sua integrità.

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      Gossip

      Alba Parietti e Fabio Adami: storia chiusa, ma il recupero degli effetti personali dice altro

      Alba Parietti aveva definito “una storia chiusa” la relazione con Fabio Adami, manager di Poste Italiane con cui aveva convissuto per tre anni. Eppure, secondo fonti vicine alla coppia, solo di recente la conduttrice sarebbe riuscita a recuperare tutti i suoi effetti personali dall’appartamento romano dell’ex. Un ritardo che alimenta i sospetti su un possibile legame ancora irrisolto: Adami, raccontano gli amici, non si sarebbe del tutto rassegnato alla fine del rapporto.

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      Alba Parietti

        Quando, lo scorso agosto, Alba Parietti dichiarò che la storia con Fabio Adami era “chiusa” e che l’importante era “salvaguardare le cose belle”, l’addio fu percepito come un congedo elegante, maturo, senza strappi né rancori. Tre anni di convivenza intensa, un legame nato in fretta e vissuto con entusiasmo, archiviati — almeno in apparenza — con la stessa compostezza.

        Eppure, dietro il sipario, qualcosa non deve essere filato così liscio. Perché, secondo quanto risulta a chi le è vicino, Alba sarebbe riuscita a recuperare tutti i propri effetti personali dall’appartamento romano di Adami soltanto pochissimo tempo fa. Un dettaglio apparentemente marginale, ma che nella cronaca del cuore racconta molto più di mille dichiarazioni ufficiali.

        Lui, Fabio Adami, manager riservato e affascinante, pare non abbia vissuto la separazione con la stessa disinvoltura mostrata dalla conduttrice. Lo si sarebbe capito da piccoli indizi, da quel ritiro oggetti rinviato più volte, da una porta che sembrava non volersi chiudere del tutto. Non per dispetto, raccontano persone che lo conoscono bene, ma perché lasciar andare Alba — anche solo nelle cose — è stato più difficile del previsto.

        La coppia aveva convissuto sin dal primo momento, in un appartamento che era diventato da subito un nido condiviso. Lì dentro c’erano vestiti, ricordi, abitudini mescolate. E forse proprio per questo, quando l’amore finisce, svuotare quei cassetti diventa l’ultimo passo per accettare la realtà.

        Gli amici di Adami non usano giri di parole: “È ancora molto preso da lei”. E non sarebbe davvero rassegnato alla rottura, nonostante il distacco ormai ufficiale. Parole che, se confermate, darebbero una lettura diversa a quella separazione così composta: una storia chiusa sì, ma con un cuore che fatica a chiudere i conti.

        Alba, dal canto suo, procede con il pragmatismo che da sempre la contraddistingue. Ha recuperato ciò che doveva, ha sistemato ogni tassello rimasto in sospeso e guarda avanti, decisa e centrata. La vita sentimentale della Parietti è stata spesso un romanzo a puntate, e anche questa volta il capitolo si chiude con un retrogusto agrodolce, tra eleganza pubblica e qualche fragilità privata.

        Resta il fatto che l’ex coppia, almeno per ora, ha scelto il silenzio. E come sempre accade in questi casi, è proprio quel silenzio a dire tutto il resto.

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          Chiara Ferragni, amore low-profile con Giovanni Tronchetti Provera: niente social, niente ristoranti glamour

          Ferragni e Tronchetti Provera non si mostrano insieme da settimane, alimentando speculazioni. Ma la realtà, raccontano gli avvistamenti, è opposta: famiglia allargata, passeggiate in centro, bambini e pranzi in locali semplici. La strategia? Zero ostentazione e massima protezione della nuova serenità.

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            Scomparsi dai social, ma tutt’altro che lontani. Chiara Ferragni e Giovanni Tronchetti Provera scelgono il silenzio e l’understatement come stile di coppia, ribaltando il copione dorato dell’amore da copertina. Nulla di orchestrato, nessuna posa. Solo normalità — parola che per due figure così abituate ai riflettori ha il sapore di una conquista.

            In una recente intervista in Spagna, l’imprenditrice digitale non ha esitato: è felice, innamorata e «spera che duri per sempre». Nessun proclama hollywoodiano, nessuna dichiarazione social. Una frase asciutta, quasi timida, arrivata mentre Milano sussurrava che quel legame, lontano dagli smartphone, stesse invece vacillando. E invece no: procede, e senza clamore.

            Lo confermano gli avvistamenti in centro città: niente locali di scena, niente cene stellate né auto nere all’uscita. Chiara e Giovanni scelgono bistrot semplici, prezzi popolari, piatti condivisi tra risate e richieste di bambini curiosi. Con loro Vittoria e Leone, e i figli di lui: una famiglia allargata che prova a respirare normalità. Tra un toast, un succo e un cappottino da abbottonare al volo.

            È un cambio di tono radicale, soprattutto per lei, regina del racconto digitale. Da mesi la narrazione personale è rallentata, filtrata, controllata. Niente foto di coppia, niente cuori o dediche. Solo qualche scatto in cui il dettaglio – un cappotto, una passeggiata, uno sguardo – suggerisce più di quanto mostri. Perché l’intimità, dopo tanto clamore, è diventata bene prezioso.

            La scelta del basso profilo è forse il segno più evidente di questo nuovo capitolo: non un amore urlato, ma custodito. A rimorchio, inevitabilmente, arrivano i pettegolezzi, alimentati proprio dall’assenza. Ma quando la porta si chiude e resta solo la vita vera, i social contano meno del sorriso di un bambino che chiede un’altra patatina.

            In un tempo in cui tutto deve essere mostrato per esistere, loro scelgono l’opposto. E nella semplicità — un tavolo vicino alla finestra, un piatto condiviso, una famiglia che prova a ricomporsi — trovano forse la forma più autentica di lusso. Tutto il resto può aspettare.

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              Reali

              Harry ironizza sui social: «I miei figli online a 35 anni. Le piattaforme trascinano i giovani in luoghi oscuri»

              Il duca di Sussex scherza sull’età giusta per concedere i social ai figli Archie e Lilibet, ma il messaggio è chiaro: «Meglio aspettare, è un tema che dovrebbe allarmare tutti». Nessun passo verso la cittadinanza Usa, e un auto-test sull’accento americano conclude l’intervista.

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                «I miei figli sui social a 35 anni». Harry lo dice ridendo, ma la risata non smorza la sostanza. Nel corso del podcast Hasan Minhaj Doesn’t Know, il duca di Sussex gioca con l’ironia e insieme mette le mani avanti: l’accesso di bambini e adolescenti alle piattaforme è, per lui e Meghan Markle, un terreno delicato. «I social stanno trascinando i giovani in luoghi molto oscuri», afferma. Dietro la battuta, l’eco di una preoccupazione genitoriale concreta. «Considerato ciò che sappiamo oggi, saremo molto più cauti nel permettere ai nostri figli di accedervi»

                La soglia “ragionevole”: quando sei davvero te stesso
                Harry non si limita all’ironia e una soglia la indica davvero: «Una buona età per entrare sui social è 21 anni, quando il cervello è formato e inizi a sapere chi sei». Non un divieto, ma una postura prudente, che però porta con sé un dilemma moderno: protezione o isolamento? «C’è il rischio che siano gli unici tra i loro amici a non esserci», ammette. Una riflessione che intercetta uno dei nervi scoperti della genitorialità contemporanea: trovare equilibrio tra autonomia digitale e tempo reale, tra libertà e salvaguardia.

                Nuova vita, vecchia identità
                Seduto davanti al comico americano, Harry alterna leggerezza e pensieri seri. Alla domanda su cosa sappiano Archie e Lilibet del suo lavoro, risponde con semplicità: «Sanno che aiuto gli altri». Lineare, quasi didascalico, lontano dalla retorica reale e più vicino alla quotidianità californiana che lui e Meghan raccontano come scelta di libertà e cura del proprio spazio personale.

                Sulla cittadinanza statunitense, però, frena: «Al momento non è nei piani». Nessuna fretta di mettere nero su bianco la trasformazione definitiva da principe britannico a cittadino americano. C’è un’identità che resta sospesa tra due mondi, un equilibrio ancora in costruzione.

                Un “yee-haw” per chiudere
                Non manca il gioco finale. Minhaj chiede a Harry di sottoporsi a un rapido test sull’accento americano. «Proviamo il tuo yee-haw», lo incalza. Il duca sorride, accetta, prova. Un gesto minimo che però racconta bene l’atmosfera: un principe che ha scelto di ridere, di esporsi con leggerezza, di smarcarsi dalla formalità.

                Tra una battuta e un monito, resta una linea chiara: crescere due figli in un mondo iperconnesso richiede scelte consapevoli. E forse anche un pizzico di ironia per non farsi travolgere.

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