Reali
Il principe Harry contro il ministero dell’interno. Attesa per la sentenza sullo scontro per la sicurezza della famiglia
Si è conclusa l’udienza sulla revoca della scorta per il duca di Sussex: in gioco la sicurezza di Harry e dei suoi cari durante le visite nel Regno Unito. Il verdetto atteso in forma scritta.

Si è conclusa la seconda e ultima udienza del ricorso presentato dal principe Harry dinanzi alla Corte d’Appello di Londra. Il contendere è la decisione del ministero dell’Interno di revocare alla sua famiglia il diritto alla scorta di polizia durante le visite nel Regno Unito. La revoca è stata adottata dopo la sua rinuncia al ruolo “attivo” di membro senior della Royal Family. Rinuncia seguita allo strappo del 2020 e al trasferimento in America.
Per il verdetto ci vuole tempo
Il verdetto dei tre giudici incaricati sarà pubblicato in una data ancora imprecisata. Harry, 40 anni, secondogenito di re Carlo III, ha presenziato al procedimento, senza però incontrare il padre prima della sua partenza per la visita di Stato in Italia con la regina Camilla. Non chiamato a deporre, Harry ha seguito con attenzione le argomentazioni dei legali delle due parti, prendendo appunti durante gli interventi. All’uscita dalla sede giudiziaria ha salutato i curiosi e la stampa, alzando il pollice in segno di positività.
A rischio la sicurezza di Harry e famiglia
L’avvocata del principe, Shaheed Fatima, ha sottolineato la discriminazione subita dal duca di Sussex rispetto agli altri membri della casa Windsor. Ha inoltre evidenziato che il mancato diritto alla protezione mette a rischio la sicurezza e l’incolumità di Harry, della moglie Meghan e dei loro figli durante le visite nel Regno. Fatima ha ricordato le minacce di Al Qaida ricevute dal principe dopo la pubblicazione della sua autobiografia best-seller Spare e i recenti episodi, come l’inseguimento dei paparazzi, che evocano la tragica morte di sua madre Diana nel 1997.
Rinunciando al ruolo dovrebbe rinunciare ai vantaggi
James Eadie, legale del ministero dell’Interno, ha difeso la decisione del ministero. Ha spiegato che il rifiuto della protezione automatica è il risultato di un’analisi accurata dell’organismo preposto. Ha aggiunto che la condizione del principe è unica rispetto agli altri membri della Royal Family. Il motivo? La conseguenza della sua rinuncia ai ruoli di rappresentanza attiva della monarchia.
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Reali
La cicatrice magica del principe William: “Brilla come quella di Harry Potter”
Colpito da una mazza da golf a 8 anni, William racconta con ironia l’aneddoto dietro il segno sopra l’occhio sinistro.

Durante una recente visita a Cardiff, il principe William ha svelato con il suo consueto umorismo l’origine della cicatrice che porta sopra l’occhio sinistro. Un piccolo segno ormai diventato parte del suo volto e della sua storia. “La mia cicatrice? È come quella di Harry Potter, a volte brilla”, ha raccontato scherzando con i presenti, lasciando tutti divertiti e incuriositi. Ma dietro quella battuta si nasconde un episodio tutt’altro che magico.
Un colpo inferto da una mazza da golf
Era il 1991 e William aveva appena otto anni quando, durante una partita a golf con alcuni amici alla Ludgrove School, fu colpito accidentalmente alla testa da una mazza. L’impatto fu violento e gli causò una frattura cranica, tanto da rendere necessario il ricovero in ospedale. Sua madre, la principessa Diana, rimase al suo fianco per tutta la notte, preoccupata ma presente come solo lei sapeva essere. Fortunatamente, il piccolo principe si riprese senza gravi conseguenze, ma con un segno ben visibile che ancora oggi porta con sé.
Una cicatrice molto cool
William non ha mai nascosto quella cicatrice, anzi, l’ha trasformata in un tratto distintivo. La paragona spesso alla celebre saetta sulla fronte del maghetto di Hogwarts, e racconta che, a seconda della luce, sembra davvero brillare. Un dettaglio che incuriosisce chi lo incontra e che lui stesso ama raccontare con autoironia. Nel tempo, quella cicatrice è diventata un simbolo di resilienza e spontaneità, un piccolo ricordo d’infanzia che il futuro re non ha mai voluto cancellare. E così, mentre il mondo lo osserva con occhi da futuro sovrano, William continua a portare con sé un frammento della sua infanzia.
Reali
Re Carlo ruba la scena ai Sussex, sbarcando su Netflix partecipando ad un documentario
Il debutto di Re Carlo sulla piattaforma streaming segna un nuovo capitolo per la monarchia britannica. E ora, per Harry e Meghan, la concorrenza arriva… direttamente da Buckingham Palace!

Il Regno Unito entra ufficialmente nell’era dello streaming. Re Carlo III ha deciso di partecipare a un documentario Netflix dedicato al King’s Trust, l’organizzazione benefica da lui fondata che sostiene i giovani. Una mossa storica, che segna il primo vero passo del Sovrano britannico nel cuore del media digitale globale. A curare la produzione sarà Eva Omaghomi, stretta collaboratrice del Re, mentre tra i protagonisti spicca il nome dell’attore Idris Elba.
Per un reame più moderno e smart
La scelta non è casuale: con questa operazione, Re Carlo punta a modernizzare l’immagine della monarchia, avvicinandola a un pubblico più giovane e internazionale. Il CEO del King’s Trust, Jonathan Townsend, ha spiegato che il progetto sarà incentrato sull’empowerment giovanile, un tema sempre più centrale nella comunicazione istituzionale del Re.
Harry e Meghan: il monopolio mediatico è finito?
Il debutto di Re Carlo su Netflix non è solo un gesto simbolico. È anche un messaggio diretto a chi, negli ultimi anni, ha cercato di riscrivere la narrazione reale da oltreoceano. Harry e Meghan Markle, ex Duchi di Sussex, avevano fatto proprio della piattaforma streaming il loro canale preferenziale, siglando nel 2020 un contratto da 153 milioni di dollari.
Non più all’apice della cronaca
Tuttavia, tra progetti cancellati e recensioni tiepide, il vento è cambiato. Le critiche della stampa americana li definiscono oggi “i più grandi perdenti di Hollywood”. Il rischio è che ora la loro narrazione venga sovrastata dalla figura istituzionale – e più credibile – di Re Carlo, che ha saputo cogliere il momento giusto per entrare nel gioco.
Marketing, percezione e impatto reale
La presenza del Re su Netflix è anche una brillante mossa di strategia comunicativa. Le piattaforme digitali sono oggi il canale principale per creare engagement, specialmente tra i giovani. Se il documentario riscuoterà successo, potremmo assistere a un aumento diretto nelle donazioni al King’s Trust, migliorando contemporaneamente brand reputation e impatto sociale. Sotto la lente ci sono KPI come CTR, engagement rate e ROAS. Tutti indicatori chiave che potrebbero trasformare questo esperimento in un modello replicabile anche per altri membri della Royal Family. Il trono è più digitale che mai… e Re Carlo lo sa bene.
Reali
Il Principe William è sempre più vicino al trono: tutti gli indizi della sua ascesa

Un tempo gli eredi al trono si limitavano a tagliare nastri e inaugurare giardini botanici. Oggi, invece, il Principe William si muove tra leader mondiali, partecipa a funerali papali, stringe mani che contano e guida delegazioni ufficiali con l’aplomb di chi sa bene dove sta andando. Il regno, forse, non è ancora a portata di mano, ma l’atmosfera a corte racconta sempre più chiaramente che la transizione è in atto.
A 42 anni, il Principe di Galles sta vivendo una stagione di forte esposizione pubblica. Ha rappresentato il padre al funerale di Papa Francesco, fianco a fianco con nomi del calibro di Trump, Macron e Zelensky. Non un semplice compito di cortesia, ma un battesimo politico in piena regola. Alla riapertura della cattedrale di Notre-Dame, è toccato a lui guidare la delegazione britannica, in una Parigi ancora emozionata. E secondo l’esperto reale Hugo Vickers, “William è ormai tra i grandi”.
La domanda sorge spontanea: sta già scaldando il trono? Secondo Vickers, la risposta è sì, pur con le dovute cautele. “È naturale che lo vediamo sempre più presente. Si sta preparando per assumere la corona, anche se nessuno è mai davvero pronto per un compito così impegnativo”. La monarchia, d’altra parte, è una maratona fatta di cerimonie, silenzi, simboli e tempismo. E il tempismo, oggi, sembra premere l’acceleratore.
Anche perché la salute di Re Carlo, oggetto di crescente attenzione da parte dei media, alimenta speculazioni e previsioni. Nonostante la ferrea volontà del sovrano di mantenere il suo ruolo, è chiaro che il figlio maggiore sta già assumendo funzioni sempre più strategiche. Un apprendistato reale dal vivo, sotto gli occhi del mondo e sotto la pressione di un Paese che non ama le incertezze istituzionali.
Ma dietro il volto controllato e il sorriso misurato di William, ci sono sfide personali tutt’altro che leggere. Prima fra tutte, la salute della moglie Kate Middleton, alle prese con un trattamento contro il cancro. Una prova difficile, che ha inevitabilmente rallentato la loro agenda pubblica, ma che ha anche evidenziato un lato più umano del futuro re: quello di marito e padre, prima ancora che di erede al trono.
La monarchia britannica, nella sua lenta ma costante evoluzione, sembra dunque avviarsi verso una nuova era. Un’era meno mediaticamente eclatante rispetto a quella di Carlo, o all’epopea eterna di Elisabetta II, ma forse più sobria, concreta e consapevole. William non è un rivoluzionario, ma ha mostrato una leadership discreta e coerente, anche nei momenti più complessi. E il suo equilibrio tra senso del dovere e rispetto della privacy potrebbe diventare la cifra del suo futuro regno.
La strada non è ancora segnata, ma il percorso sì. E a giudicare dagli indizi disseminati tra un impegno diplomatico e l’altro, William non solo si sta preparando: è già in cammino. Quando il momento arriverà, non ci sarà bisogno di proclami. Basterà guardarlo: sarà già re nei fatti, prima ancora che nei titoli.
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