Gossip
Ventura-Terzi: matrimonio crowdfunding!
Simona Ventura fa sempre discutere. Questa volta per una scelta inusuale per le sue nozze imminenti con Giovanni Terzi. Sulla partecipazione nuziale inviata agli invitati, oltre alle classiche informazioni su data, ora e luogo del ricevimento, compare un dettaglio inaspettato: un Iban con la causale “Simona e Giovanni Honeymoon”.
Simona Ventura e Giovanni Terzi, dopo 6 anni di fidanzamento convolano a nozze… con tanto di Iban sulla partecipazione! La conduttrice e il giornalista hanno deciso di innovare il classico concetto di lista nozze, inserendo un comodo metodo di pagamento per gli invitati che desiderano contribuire al loro viaggio di nozze da sogno.
Basta con i dilemmi su cosa regalare, dunque, perché adesso c’è l’Iban di “Simona e Giovanni Honeymoon”, pronto a ricevere bonifici di ogni entità. Un’idea davvero geniale e moderna, che ha già scatenato un acceso dibattito sui social, la richiesta agli invitati di un piccolo contributo in denaro per supportare la coppia nel sogno di andare in luna di miele. Una scelta che in questo caso solleva qualche dubbio, visto che la coppia è benestante.
La proposta di matrimonio in diretta tv
Intanto, pare tutto sotto controllo per il matrimonio di Simona con Giovanni. La conduttrice sposerà il prossimo 6 luglio al Grand Hotel di Rimini. A coordinare l’evento sarà Enzo Miccio. La proposta di matrimonio di Terzi a Simona era arrivata in diretta tv durante l’ultima edizione di “Ballando con le Stelle”, quando lui, concorrente, le aveva chiesto la mano di fronte a milioni di spettatori. La coppia sta insieme dal 2018. Prima di Terzi, Simona è stata sposata con Stefano Bettarini, dal quale ha avuto due figli.
MA COSA DICE IL GALATEO?
L’usanza di includere l’IBAN sulle partecipazioni di nozze divide da sempre animi e opinioni. C’è chi la ritiene una pratica poco elegante, addirittura cafonata, e chi invece la vede come una scelta moderna e di grande libertà per gli sposi.
Secondo le regole tradizionali del galateo, inserire l’IBAN sulla partecipazione è considerato poco indicato. Il bon ton suggerisce di lasciare agli invitati la facoltà di scegliere un regalo liberamente, senza sentirsi obbligati a un contributo economico.
PERCHÈ SI METTE?
Ma negli ultimi anni questa consuetudine sta diventando sempre più diffusa, soprattutto tra le coppie più giovani. Le coppie di oggi spesso spendono cifre considerevoli per l’organizzazione del matrimonio e del viaggio di nozze. Esplicitare la possibilità di un contributo economico può essere visto come un modo trasparente per alleggerire la spesa e ricevere doni davvero graditi. L’IBAN non obbliga gli invitati a regalare denaro. Rimane comunque la possibilità di scegliere un regalo tradizionale, se lo si preferisce e può aiutare gli sposi a ricevere doni in denaro che potranno essere utilizzati per realizzare i loro sogni, piuttosto che ricevere oggetti superflui o poco utili.
COME INSERIRLO CON ELEGANZA
Se decidete di inserire l’IBAN sulle partecipazioni, è importante farlo con discrezione e tatto, come evitare di metterlo in stampatelo, grassetto o in una posizione centrale della partecipazione. Potete inserirlo in un piccolo bigliettino separato oppure alla fine della partecipazione, con una frase delicata, tipo: “Per chi lo desidera, con gioia condividiamo il nostro IBAN”, oppure “Un piccolo contributo per aiutarci a realizzare il nostro sogno di…”
In definitiva, la scelta di includere o meno l’IBAN sulle partecipazioni è una decisione personale. Non esiste una risposta giusta o sbagliata. L’importante è farlo con rispetto e delicatezza, tenendo conto dei propri desideri e delle esigenze degli invitati.
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Personaggi
Amanda Lear torna a parlare di Dalí: «Era innamorato pazzo di me, ma non poteva soddisfarmi né aiutarmi»
Amanda Lear riporta alla luce aneddoti del suo legame con Salvador Dalí: un rapporto fatto di ossessioni eleganti, formalità infinite e confessioni inattese. «Mi adorava, ma restava prigioniero della religione e della moglie», racconta la musa, che svela come il pittore vivesse in un tempo tutto suo, tra aristocratici immaginari, tabù cattolici e il rifiuto categorico che lei fosse vista come un’amante.
Amanda Lear non smette mai di ritornare sul suo capitolo più iconico: Salvador Dalí. E questa volta lo fa con una serie di pillole che riportano il pubblico direttamente negli anni in cui la diva era la musa più misteriosa d’Europa. «Dalí era innamorato pazzo di me», dice, con quella naturalezza che solo lei può permettersi. Un innamoramento strano, quasi metafisico, perché il pittore sapeva perfettamente di non poterla “soddisfare”, come confessa Amanda con un sorriso tagliente.
Un amore fuori dal tempo
Lear racconta un Dalí che parlava e si muoveva come un aristocratico del Settecento. «A lui piacevano le contesse, le principesse», spiegando come il maestro avesse un’attrazione quasi teatrale per tutto ciò che odorava di nobiltà. Il rapporto tra loro era intimo ma formalissimo: «Ci siamo sempre dati del lei», rivela, come se anche nella privacy ci fosse una scenografia da rispettare.
Cattolico, geloso e rigidissimo
La diva rivela un tratto meno noto dell’artista: la sua religiosità. «Era religiosissimo, tradizionale. Non eravamo sposati e non gli piaceva l’idea che si pensasse fossi la sua amante». Un’improvvisa pruderie che stride con l’immagine del genio eccentrico e libertino che il mondo conosce. Dalí, invece, con Amanda si muoveva come un uomo d’altri tempi, timoroso del giudizio e legato a un rigore quasi clericale.
La verità su soldi, gelosie e limiti
Lear aggiunge un dettaglio che colpisce: «Sapeva che non avevo soldi, ma mi diceva: “Piccola Amanda, vorrei aiutarla, ma non posso. Ho una moglie e sono cattolico”». Una frase che vale più di mille biografie, perché mostra un Dalí incapace di rompere la gabbia delle proprie regole. Un uomo combattuto tra fascinazione e moralismi, tra la sua musa e Gala, la compagna di una vita.
E Amanda, ancora una volta, glielo perdona con eleganza.
Gossip
Sophie Grégoire parla della love story Trudeau–Katy Perry: «Mi permetto di essere delusa, arrabbiata e triste»
Sophie Grégoire commenta per la prima volta il nuovo amore di Justin Trudeau con Katy Perry, ammettendo di aver vissuto momenti complessi e di essersi concessa emozioni forti. «Mi permetto di essere delusa, arrabbiata o triste», spiega, ricordando quanto la salute mentale passi anche dalla capacità di non negare a sé stessi il dolore.
La notizia della relazione tra Justin Trudeau e Katy Perry era inevitabile che producesse qualche scossa anche lontano dai riflettori. E infatti Sophie Grégoire, ex moglie del premier canadese, ha deciso di parlare. Senza scivolare nel gossip spicciolo, ma affrontando la vicenda dal punto di vista più intimo e umano: quello delle emozioni che non si possono controllare.
La delusione senza filtri
«Mi permetto di sentirmi delusa da qualcuno, di essere arrabbiata o triste», ha dichiarato Sophie, usando parole dirette e senza giri di frasi. Un messaggio che suona come un’autodifesa emotiva ma anche come un invito a non fingere indifferenza quando la vita cambia direzione. Perché, come ricorda lei stessa, «so per esperienza personale quanto sia importante, come sostenitrice della salute mentale, permettersi di provare queste emozioni».
Una storia che fa rumore
La relazione tra Trudeau e Katy Perry, confermata nei fatti più che nelle parole, ha ovviamente attirato una quantità enorme di attenzioni. E inevitabilmente ha riacceso l’interesse verso il divorzio tra il premier e Sophie, annunciato nel 2023 dopo diciotto anni di matrimonio. Da allora, entrambi hanno mantenuto un profilo relativamente riservato. Ma questa volta Sophie ha scelto di non tacere.
Il coraggio di nominare il dolore
Le sue parole non cercano colpevoli, non aprono guerre e non avvelenano il clima familiare. Sono piuttosto la fotografia di una donna che rivendica il diritto di sentirsi ferita, senza vergogna. Una sincerità rara, soprattutto quando si parla di figure pubbliche che spesso si nascondono dietro comunicati anodini e frasi studiate a tavolino.
L’equilibrio da ritrovare
Il futuro sentimentale di Justin Trudeau continuerà a far discutere, soprattutto se accanto a lui c’è una delle popstar più riconoscibili del pianeta. Ma la frase che resta impressa è quella di Sophie: un promemoria che la salute mentale passa anche dalla possibilità di dire a voce alta ciò che fa male. E di accettare che delusione, rabbia e tristezza non sono debolezze, ma tappe necessarie per ricominciare.
Gossip
Gilles Rocca rompe i tabù a Ciao Maschio: «Se mi piacesse un uomo, direi sì. È naturale seguire le proprie pulsioni»
Ospite di Ciao Maschio, Gilles Rocca sorprende con un discorso limpido sulla possibilità di provare attrazione per un uomo: «Accetterei le sue avance, non avrei problemi». Un ragionamento che sposta il dibattito oltre le etichette e rivendica la libertà di seguire ciò che si sente davvero.
Gilles Rocca non è nuovo alle uscite dirette, ma stavolta a Ciao Maschio ha fatto molto più che rispondere a una domanda: ha scardinato un paio di tabù che in tv resistono ancora un po’ troppo. Da Nunzia De Girolamo, infatti, l’attore ha affrontato senza esitazioni il tema dell’attrazione e della possibilità – teorica, pratica, emotiva – di dire sì anche a un uomo.
«Se mi piacesse un uomo, sì: direi assolutamente sì»
La frase è arrivata chiara, quasi disarmante nella sua semplicità. «Se io dovessi avere un’attrazione verso un uomo, non ci sarebbero problemi», ha detto Rocca. «Se mi concederei a un uomo? Beh, se mi piacesse sì, assolutamente, accetterei le sue avance. Non avrei problemi». Nessun imbarazzo, nessuna schermaglia retorica. Solo l’idea, molto lineare, che il desiderio non abbia padroni e non conosca confini prestabiliti.
«Non è apertura: è naturalezza»
Rocca ha voluto chiarire subito il punto: non sta facendo professioni di modernità forzata o di fluidità di tendenza. «Mi piacciono le donne», ha ribadito. «Però sono assolutamente aperto. Anzi, in realtà non trovo neanche che sia una questione di apertura, ma una cosa naturale. Rispettare quello che è la tua pulsione, quello che ti piace, ciò che senti». Un ragionamento che mette all’angolo le categorie e rimette al centro ciò che spesso ci si dimentica di nominare: il corpo, le emozioni, la sincerità verso sé stessi.
Un discorso che spiazza… in meglio
Non tanto per il contenuto, quanto per il tono. Rocca non ha cercato l’effetto shock. Ha detto una cosa semplice, ma rivoluzionaria proprio perché priva di dramma: se un giorno accadesse, non ci sarebbe nulla da giustificare. Un approccio che ha fatto scattare reazioni immediate sui social, tra chi applaude alla franchezza e chi sottolinea come il suo discorso possa parlare a una generazione che fatica ancora a sentirsi legittimata nel vivere ciò che prova.
Un maschile che cambia
Il punto, forse, è proprio questo: vedere un uomo percepito come “maschile tradizionale” – fisico, presenza scenica, carisma – dire una cosa così, con quel tono, sposta un equilibrio. Mostra un’altra idea di virilità, meno rigida e più abitata. E, nel suo piccolo, contribuisce a far respirare un dibattito che ha ancora parecchia strada da fare.
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