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Cristina D’Avena si racconta: «Costretta a tagliare i capelli e nascondere le curve»

La regina delle sigle dei cartoni animati rivela retroscena inediti della sua carriera e della sua vita privata. La cantante racconta di aver subito pressioni per mantenere un’immagine giovanile e perfetta, sacrificando la sua personalità.

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    Cristina D’Avena, la voce indimenticabile delle sigle dei cartoni animati, ha rivelato aspetti inediti della sua carriera durante un’intervista. La cantante ha confessato di aver subito forti pressioni per mantenere un’immagine giovanile e perfetta, sacrificando in parte la sua personalità.

    “Per anni sono stata costretta a tagliare i capelli e a nascondere le mie curve”, ha ammesso la D’Avena. “Odiavo quel taglio di capelli, non ero io. Nelle mie prime apparizioni ero tristissima. Solo dopo tanti anni ho potuto essere veramente me stessa, senza essere esagerata e volgare, ma potendo permettermi di essere anche un po’ sexy”.

    La cantante ha ricordato i suoi esordi, quando un disco d’oro ottenuto con la sigla dei Puffi le ha aperto le porte del successo. “Per tanti anni sono stata soltanto una voce, nessuno sapeva chi fossi”, ha spiegato. “Quando sono diventata famosa è stato bello ma anche difficile”.

    La D’Avena ha parlato anche della sua esperienza come attrice, interrotta prematuramente. “Non sono mai stata una grande star, ma un’amica. E questo il pubblico lo ha sempre capito dandomi tanto amore”, ha detto.

    Riguardo ai paparazzi, la cantante ha raccontato un aneddoto curioso: “Una volta, un fotografo è caduto da un albero mentre cercava di fotografarmi nuda. Alla fine, siamo diventati amici, e ovviamente non ottenne la foto che voleva”.

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      Sugo al pomodoro e décolleté vertiginoso: JLo infiamma la rete!

      L’abito da sera, il sugo al pomodoro e Jennifer Lopez: un mix esplosivo che ha infiammato i fans, dimostrando di essere una regina dei social. La foto condivisa dalla popstar ha mandato in tilt i like, scatenando un’ondata di commenti e reazioni.

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        Sui social J.Lo è immortalata ai fornelli, intenta a preparare un sugo al pomodoro. Ma ciò che ha colpito di più i suoi follower non è tanto l’abilità culinaria della diva, quanto piuttosto il suo outfit. La cantante indossa infatti un abito sensuale e provocante, con una scollatura vertiginosa e uno spacco vertiginoso, che poco ha a che fare con un grembiule da cucina: “La cosa che preferisco delle serata fuori, è quando torno a casa per lo spuntino di mezzanotte”, ha scritto J.Lo nella didascalia della foto, ironizzando sul contrasto tra il suo look glamour e l’attività casalinga.

        L’immagine ha suscitato reazioni contrastanti sul web. Da un lato, c’è chi ha apprezzato la sensualità e l’ironia di J.Lo, definendola una vera e propria icona di stile. Dall’altro, ci sono coloro che hanno criticato la scelta dell’outfit, giudicandolo eccessivamente provocante per una semplice cena in casa. In Italia, in particolare, la foto ha scatenato un dibattito sui social, con molti utenti che hanno ironizzato sul contrasto tra l’eleganza dell’abito e la semplicità del gesto di preparare il sugo.

        Una pausa dal lavoro e dalla vita privata
        La foto di J.Lo arriva dopo un periodo piuttosto intenso per la cantante, che lo scorso anno ha divorziato da Ben Affleck e ha cancellato un tour per dedicarsi alla famiglia. Sembra che ora la popstar stia cercando di ritrovare un po’ di serenità e di dedicarsi alle piccole gioie della vita quotidiana. Nonostante gli anni che passano, Jennifer Lopez continua a essere una delle donne più ammirate e seguite al mondo. La sua bellezza, il suo talento e la sua personalità magnetica la rendono un’icona senza tempo.

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          Christian De Sica e Silvia Verdone: 52 anni d’amore e il segreto è…

          L’attore e il segreto del suo longevo matrimonio con la sorella di Carlo Verdone. Rispetto, leggerezza e una sana dose di ironia: ecco gli ingredienti segreti del matrimonio più duraturo dello showbusiness italiano.

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            Christian De Sica e suo lunghissimo matrimonio con Silvia Verdone, sorella di Carlo. Una storia d’amore che dura da oltre cinquant’anni e che continua a essere un esempio per molti.

            “Quando ci siamo conosciuti lei aveva quattordici anni e io ne avevo venti, eravamo proprio due ragazzini”, racconta spesso l’attore, sottolineando come il loro amore sia cresciuto e si sia consolidato nel tempo, come ancora adesso che dopo tanto tempo c’è voglia di ridere e di divertirsi insieme.

            Ma qual è il segreto di un matrimonio così longevo? Secondo Christian De Sica, la chiave sta nel rispetto reciproco e nella capacità di non prendersi troppo sul serio. Inoltre, pare che l’attore, dopo film e interviste, torni a casa e non frequenti nessuno dell’ambiente dello spettacolo e si dedica alla famiglia, ai figli e ai nipoti. Questo è il segreto, secondo Christian per andare avanti.

            Un amore lontano con Silvia dai riflettori
            Christian De Sica ha sempre tenuto la sua vita privata lontano dai riflettori, preferendo concentrarsi sulla sua carriera e sulla sua famiglia. Questo distacco dal mondo dello spettacolo ha sicuramente contribuito a rafforzare il suo legame con Silvia Verdone. La storia d’amore tra i due è un esempio per tutti coloro che credono nell’amore e nel matrimonio. In un mondo sempre più frenetico e superficiale, la loro storia rappresenta un faro di speranza, dimostrando che l’amore può durare una vita.

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              In primo piano

              Autonomia differenziata, via libera al quesito referendario: la Cassazione approva l’abrogazione totale

              Il quesito referendario sull’abrogazione totale della legge Calderoli sull’autonomia differenziata ottiene l’ok della Cassazione. La Corte Costituzionale si esprimerà a gennaio: il dibattito su unità e sussidiarietà continua, tra polemiche politiche e il nodo delle materie trasferibili alle Regioni.

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                La Cassazione ha dato il via libera al quesito referendario per l’abrogazione totale della legge sull’autonomia differenziata. La decisione arriva dopo la bocciatura parziale della legge Calderoli da parte della Corte Costituzionale lo scorso novembre, che ha dichiarato “illegittime” alcune disposizioni chiave ma non l’impianto generale. Ora la palla passa nuovamente alla Consulta, che a gennaio si pronuncerà sul nuovo quesito, destinato a diventare centrale nel dibattito politico.

                Due quesiti e una scelta

                La Cassazione si è espressa su due quesiti referendari: uno per l’abrogazione totale e uno per l’abrogazione parziale della legge. Quest’ultimo è stato dichiarato “superato” dalle osservazioni della Corte Costituzionale. Il nuovo giudizio si concentrerà sul legame tra l’autonomia differenziata e la legge di bilancio, che i sostenitori del referendum definiscono “strumentale”.

                Le reazioni politiche

                La decisione ha immediatamente scatenato reazioni nel mondo politico. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha parlato di una “buona notizia”: “Crediamo molto in questa battaglia. La Corte Costituzionale ha letteralmente smontato l’autonomia differenziata. Bisognerebbe che il governo si fermasse e abrogasse questo testo per recuperare credibilità dopo lo strafalcione di una riforma bocciata nei suoi punti fondamentali”.

                Di diverso avviso il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Noi andiamo avanti. Ora però l’opposizione ha un problema: quello di trovare i voti”. Più possibilista il presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Ben venga il referendum. Ho sempre ritenuto che la democrazia diretta sia la cosa migliore. Penso si potrebbe valutare di abbassare il quorum al 40% più uno”.

                I punti critici secondo la Corte

                La Corte Costituzionale aveva giudicato parzialmente illegittima la legge Calderoli su sette punti, tra cui i LEP (Livelli Essenziali di Prestazione) e le aliquote sui tributi. Tuttavia, aveva dichiarato l’autonomia differenziata “non incostituzionale in sé”, precisando che non contrasta con l’unità della Repubblica.

                Secondo la Consulta, il principio di sussidiarietà deve guidare il trasferimento di funzioni alle Regioni, che non può riguardare intere materie ma solo specifiche funzioni legislative e amministrative. La Corte aveva anche sottolineato la necessità di colmare i “vuoti” legislativi derivanti dalla bocciatura.

                Il nodo delle materie trasferibili

                Un punto particolarmente delicato riguarda le materie coperte da regolamentazioni europee, come la politica commerciale comune, la tutela ambientale, la produzione e distribuzione di energia e le grandi reti di trasporto. La Consulta ha sottolineato che tali ambiti hanno una “valenza necessariamente generale ed unitaria” e che il loro trasferimento alle Regioni risulta “difficilmente giustificabile” secondo il principio di sussidiarietà.

                Anche il settore dell’istruzione, la regolamentazione delle professioni e i sistemi di comunicazione rientrano tra gli ambiti che, secondo la Corte, devono mantenere una gestione centralizzata per garantire uniformità ed efficienza.

                Il futuro dell’autonomia differenziata

                La questione dell’autonomia differenziata resta al centro di un acceso dibattito politico e istituzionale. Mentre la Corte Costituzionale si prepara a esprimersi a gennaio, il via libera della Cassazione al quesito referendario potrebbe aprire un nuovo capitolo nella definizione del rapporto tra Stato e Regioni.

                L’attesa è alta: il referendum potrebbe rappresentare un passaggio cruciale per ridisegnare i confini dell’autonomia regionale in Italia, tra chi la considera un’opportunità di sviluppo e chi teme che possa compromettere l’unità nazionale.

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