Lifestyle
Una vita davanti al rosso: quanto tempo perdiamo ad aspettare il verde?
Ma il tempo di attesa ai semafori è del tutto perso? Ecco come fare per ottimizzare le soste forzate in città, gestire efficacemente i minuti trascorsi ad aspettare per massimizzare la produttività e ridurre lo stress, durante i nostri spostamenti quotidiani
Il tempo che una persona trascorre davanti ai semafori può variare notevolmente in base a diversi fattori, tra cui il luogo in cui viviamo, i nostri spostamenti abituali e lo stile di vita.
Non esiste un dato preciso su quanto tempo possiamo passare davanti ai semafori durante tutta la vita perché, se viviamo in una zona urbana popolata e ci spostiamo frequentemente in auto, potremmo trascorrerci più tempo, rispetto a qualcun altro che vive in una zona limitrofa meno trafficata, o che magari utilizza principalmente i mezzi di trasporto.
La nostra vita in auto
Quindi, in realtà non esiste una stima precisa del tempo che una persona media passa ad aspettare che i semafori che da rossi diventino verdi. Ma che pensiamo mentre aspettano che il semaforo diventi verde? Impazienza, se siamo diretti verso impegni importanti. Alcuni di noi usano il tempo di attesa per pianificare le prossime azioni o riflettere su cosa dobbiamo fare una volta che il semaforo diventa verde, ci distraiamo durante l’attesa, controlliamo il cellulare, o guardiamo fuori dal finestrino per vedere chi è alla guida delle altre vetture a fianco.
Guardiamo il vicino di macchina
Anzi, in alcuni casi, capita che le persone interagiscano con noi attraverso gesti, sorrisi o sguardi. Possiamo, inoltre, utilizzare il tempo di attesa per riflettere su questioni personali o esperienze passate. Ma la noia pervade sempre, lasciando vagare la mente senza pensare a qualcosa di specifico. In definitiva, i semafori sono parte della nostra vita quotidiana. Anche se possiamo non apprezzare sempre l’attesa, è importante ricordare che sono lì per garantire la nostra sicurezza su strada.
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Moda
Dai cappotti scultorei ai toni cioccolato: ecco la moda di novembre
Tra monocromie marroni, print zebrati e cappotti dalla linea super statement, la moda donna di questa stagione reinventa l’eleganza quotidiana con un pizzico di provocazione.
L’autunno-inverno 2025/26 conferma ciò che le passerelle avevano già anticipato: la moda femminile torna a puntare sulla forza visiva e sul carattere deciso. Abiti, cappotti e accessori raccontano un mondo che mescola l’eleganza tradizionale con richiami all’attitudine urbana. Secondo Vogue, tra i trend chiave figurano il gigliore del rosso “pop”, i colli protagonisti, e la resurrezione totale del marrone come nuovo nero.
Marrone e terre scure: il nuovo nero
Il «brown is the new black» è una delle affermazioni più ricorrenti nei report di stagione. Velours, pelle, lana e print animalier declinati in marrone-cacao, ruggine o cioccolato dominano le collezioni. Questo cambio cromatico segnala una voglia di profondità, un’eleganza meno “luminosa” ma più raffinata e intensa.
Print audaci e accenti wild
Dalle righe zebra alle fantasie su seta o pelle, il look “animalier” si rinnova: più grafico, più deciso, meno mimetico. Anche certi shape-coat diventano protagonisti: cappotti oversize, maxi colletti, maniche accentuate. Un chiaro messaggio: il cappotto non è solo funzione, ma estetica.
Monocromia e accenti cromatici
Le palette monocromatiche – in particolare tonalità neutre come sabbia, grigio talpa, crema – ottengono grande spazio. Accanto, un’esplosione di rosso, viola intenso o blu elettrico dà energia al total look, rompendo la tranquillità delle tinte neutre e scandendo il mese di novembre con audacia.
Accessori e layering: protagonisti emergenti
Il layering torna con forza: sciarpe oversize, colli alti, cinture che stringono la vita su cappotti ampi. Anche gli accessori diventano statement: cinture “da Giacca”, stivaletti alla caviglia e borse strutturate. La modalità “giacca + cintura + stivale basso” è tra le più citate per un look urbano e sofisticato.
Boho-underground e gusto retrò
Infine, una tendenza più di nicchia: il rifiorire del boho con l’anima underground. Pizzi, frange, suede e uno spirito anni ’70 reinterpretati in chiave contemporanea emergono nei look più particolari. Per chi vuole distinguersi, è il momento di osare con texture miste e mix stilistici: pelle contro seta, romantico contro punk.
Come interpretare queste tendenze a novembre
- Per il lavoro: scegli un completo marrone scuro (giacca + pantalone) con camicia in tono neutro e stivaletti bassi. Armonico e professionale.
- Per il tempo libero: punta su una giacca oversize + cintura larga + stivale; stampa zebra o accento rosso per spezzare.
- Per la sera: abito monocromatico color crema o sabbia, con scarpe rosse o accessorio viola intenso a dare la nota stilistica.
- Per chi vuole osare: combina suede e frange, pizzo e stivale biker: il boho-underground non è classico, ma funziona se dosato bene.
In sintesi, le tendenze moda donna di novembre 2025 riflettono un desiderio di confidenza e identità. Meno inseguimento delle micro-mode, più definizione di uno stile personale che parla forte. Marrone, animali, monocromi e layering non sono solo vestiti: sono dichiarazioni. E per chi le interpreta con scelta e coerenza, la stagione non sarà solo da vivere… ma da ricordare.
Shopping
Italia, dal 2026 scatta l’obbligo di collegare POS e registratori di cassa: tracciabilità totale e multe fino a 4mila euro per chi non si adegua
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il provvedimento che definisce le modalità operative: collegamento tramite area riservata, niente cavi fisici e controlli automatici. Sanzioni da 1.000 a 4.000 euro per ogni violazione e rischio sospensione dell’attività in caso di recidiva.
Dal 1° gennaio 2026 cambia la vita a commercianti, ristoratori e professionisti. L’Italia introduce un nuovo tassello nella lotta all’evasione fiscale: ogni esercente dovrà collegare il proprio POS al registratore telematico, così che ogni pagamento elettronico sia automaticamente associato all’emissione dello scontrino. Una misura prevista dalla Legge di Bilancio 2025 e disciplinata dal provvedimento n. 424470 dell’Agenzia delle Entrate.
Una piattaforma unica, niente cavi e installazioni
La soluzione è digitale e non richiede modifiche hardware. Non ci sarà nessun cavo che collega fisicamente il terminale al registratore: tutto avverrà tramite un servizio online dedicato nell’area riservata sul sito dell’Agenzia. Ogni esercente, o il proprio consulente, dovrà accedere e associare la matricola del registratore telematico ai dati del POS. Il sistema mostrerà automaticamente tutti i dispositivi registrati a nome dell’attività, grazie alle comunicazioni preventive degli operatori finanziari.
Tracciabilità integrata e obiettivo “compliance quasi totale”
La ratio è chiara: rendere tecnicamente impossibile accettare un pagamento elettronico senza emettere scontrino. Il collegamento, spiegano dall’Agenzia, nasce “dal confronto con le associazioni di categoria” e mira a “un tasso di compliance prossimo al 100%”. Il provvedimento riguarda ogni realtà che certifica i corrispettivi tramite registratore e accetta pagamenti elettronici, inclusi circuiti digitali come Satispay. Restano fuori solo chi non è tenuto agli scontrini o chi emette esclusivamente fattura.
Multe fino a 4mila euro e rischio sospensione
Il sistema introduce anche un regime sanzionatorio severo: per chi non collega i dispositivi o non memorizza e trasmette correttamente i dati, le multe vanno da 1.000 a 4.000 euro per ogni singola violazione. E per chi persiste c’è l’ipotesi peggiore: la sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività.
Una stretta che si inserisce nel percorso di digitalizzazione fiscale già visto con fatturazione elettronica e registratori telematici. L’obiettivo, oggi più che mai, è ridurre i margini di evasione e creare un sistema trasparente e coerente, dove pagamento e scontrino diventano un unico processo.
Per gli esercenti si apre ora la fase di preparazione. Il conto alla rovescia verso il 2026 è ufficialmente partito.
Cucina
Polpette di parmigiano: la coccola golosa italiana che conquista con semplicità e gusto
Facili da preparare, sostenibili e versatili: si realizzano con pochi ingredienti e si possono cuocere fritte, al forno o in friggitrice ad aria. Un modo goloso per valorizzare l’eccellenza del Parmigiano Reggiano e dire addio agli sprechi in cucina.
C’è un profumo che racconta l’Italia più di tanti altri: quello del Parmigiano Reggiano che si scioglie in padella, dorandosi fino a diventare croccante. Da questa semplice magia nasce una delle ricette più amate e condivise online negli ultimi mesi: le polpette di parmigiano, un antipasto vegetariano pronto in pochi passaggi, perfetto per un buffet, un aperitivo casalingo o una cena informale.
A metà strada tra crocchetta e soufflé, queste palline dorate sono una celebrazione del gusto autentico e della cucina anti-spreco. L’ingrediente principale? Gli albumi avanzati, spesso scartati dopo aver preparato dolci o creme. Con un po’ di fantasia e una manciata di formaggio grattugiato, diventano la base di un piatto saporito e sorprendente.
Una ricetta semplice e sostenibile
Prepararle è davvero facile: basta mescolare in una ciotola Parmigiano Reggiano DOP grattugiato (meglio se stagionato almeno 24 mesi) con gli albumi, una spolverata di paprica dolce e pepe nero macinato al momento. Dopo aver lasciato riposare il composto in frigorifero per circa mezz’ora, si modellano delle palline grandi come una noce.
A questo punto ci sono tre vie di cottura:
- Frittura classica, in olio di semi ben caldo, per ottenere una crosticina dorata e un cuore cremoso.
- Cottura al forno, a 180 °C per circa 25 minuti, con un filo d’olio extravergine di oliva.
- Friggitrice ad aria, per una versione leggera e senza grassi aggiunti: bastano 10-12 minuti a 190 °C.
In ogni caso, il risultato è irresistibile: una polpetta dorata, profumata e ricca di sapore, che conquista anche chi non è vegetariano.
Mille varianti per ogni gusto
Il bello di questa ricetta è la sua versatilità. Può essere personalizzata in base agli ingredienti disponibili o alle preferenze. Chi ama i sapori decisi può unire all’impasto una parte di Pecorino Romano, per un gusto più intenso. Per una versione più ricca, invece, si possono aggiungere dadini di prosciutto cotto, mortadella o erbe aromatiche tritate.
Chi segue una dieta gluten free può stare tranquillo: non serve farina né pangrattato. E per rendere l’impasto più morbido, si può aggiungere un cucchiaio di ricotta o di yogurt greco.
Un piccolo gioiello della cucina italiana
Le polpette di parmigiano rappresentano bene l’evoluzione della cucina italiana contemporanea: semplice, sostenibile, ma con un occhio alla creatività. In un momento storico in cui la lotta allo spreco alimentare è diventata centrale, ricette come questa insegnano che anche gli scarti – come gli albumi avanzati – possono trasformarsi in piatti eleganti e gustosi.
Secondo i dati di Too Good To Go (piattaforma impegnata nella riduzione dello spreco alimentare), ogni anno in Italia vengono buttati oltre 30 kg di cibo pro capite. Recuperare ingredienti e reinventarli in modo intelligente è un gesto che fa bene al pianeta e alla tavola.
Il tocco finale
Servite calde, le polpette di parmigiano sono deliziose anche accompagnate da una salsa di pomodoro fresco, una maionese alle erbe o una crema di yogurt e limone. Ideali per un aperitivo, ma perfette anche come secondo piatto con un contorno di verdure grigliate o insalata croccante.
In fondo, la loro forza sta proprio nella semplicità: pochi ingredienti, un pizzico di creatività e la qualità di un prodotto simbolo del Made in Italy.
Perché, come spesso accade in cucina, la bontà non ha bisogno di complicazioni: basta un po’ di Parmigiano, e tutto prende sapore.
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