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Lifestyle

Una vita davanti al rosso: quanto tempo perdiamo ad aspettare il verde?

Ma il tempo di attesa ai semafori è del tutto perso? Ecco come fare per ottimizzare le soste forzate in città, gestire efficacemente i minuti trascorsi ad aspettare per massimizzare la produttività e ridurre lo stress, durante i nostri spostamenti quotidiani

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    Il tempo che una persona trascorre davanti ai semafori può variare notevolmente in base a diversi fattori, tra cui il luogo in cui viviamo, i nostri spostamenti abituali e lo stile di vita.
    Non esiste un dato preciso su quanto tempo possiamo passare davanti ai semafori durante tutta la vita perché, se viviamo in una zona urbana popolata e ci spostiamo frequentemente in auto, potremmo trascorrerci più tempo, rispetto a qualcun altro che vive in una zona limitrofa meno trafficata, o che magari utilizza principalmente i mezzi di trasporto.

    La nostra vita in auto
    Quindi, in realtà non esiste una stima precisa del tempo che una persona media passa ad aspettare che i semafori che da rossi diventino verdi. Ma che pensiamo mentre aspettano che il semaforo diventi verde? Impazienza, se siamo diretti verso impegni importanti. Alcuni di noi usano il tempo di attesa per pianificare le prossime azioni o riflettere su cosa dobbiamo fare una volta che il semaforo diventa verde, ci distraiamo durante l’attesa, controlliamo il cellulare, o guardiamo fuori dal finestrino per vedere chi è alla guida delle altre vetture a fianco.

    Guardiamo il vicino di macchina
    Anzi, in alcuni casi, capita che le persone interagiscano con noi attraverso gesti, sorrisi o sguardi. Possiamo, inoltre, utilizzare il tempo di attesa per riflettere su questioni personali o esperienze passate. Ma la noia pervade sempre, lasciando vagare la mente senza pensare a qualcosa di specifico. In definitiva, i semafori sono parte della nostra vita quotidiana. Anche se possiamo non apprezzare sempre l’attesa, è importante ricordare che sono lì per garantire la nostra sicurezza su strada.

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      Lifestyle

      L’albero di Natale: una storia millenaria tra sacro e profano, miti e realtà

      L’albero di Natale, simbolo universale delle feste, nasconde una storia affascinante e complessa, intrecciata con miti, leggende e tradizioni di diverse culture. Scopriamo insieme le sue origini e i suoi significati.

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        Da dove viene l’usanza di addobbare l’albero di Natale? Qual è il suo vero significato? Scopriamo insieme le origini di questa tradizione millenaria, tra storia e leggenda.

        L’albero di Natale, simbolo iconico delle festività, nasconde una storia affascinante e complessa, intrecciata con miti, leggende e tradizioni di diverse culture. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, e le teorie sulla sua nascita sono molteplici e spesso contraddittorie.

        Le prime tracce storiche
        Le prime tracce documentate dell’albero di Natale risalgono al XVI secolo, in Alsazia. Con la diffusione del cristianesimo, l’albero acquisì nuovi significati. San Bonifacio, evangelizzatore dei Germani, avrebbe abbattuto una quercia sacra a Thor per sostituirla con un abete, simbolo della vita eterna in Cristo. Questa leggenda, seppur affascinante, non trova riscontro nelle fonti storiche.

        Nel Medioevo, l’albero di Natale era spesso rappresentato nelle rappresentazioni dei misteri, che mettevano in scena la storia del peccato originale e della redenzione. L’albero della vita, simbolo del peccato, veniva contrapposto all’albero della croce, simbolo della salvezza.

        Nel XIX secolo, l’usanza di addobbare l’albero di Natale si diffuse in tutta Europa, grazie anche all’influenza delle corti reali. La regina Vittoria d’Inghilterra contribuì in modo significativo a diffondere questa tradizione in tutto il mondo.

        L’albero di Natale oggi
        Oggi, l’albero di Natale è un simbolo universale delle festività, celebrato da persone di diverse culture e religioni. Le sue decorazioni, che vanno dalle classiche palline colorate alle luci scintillanti, riflettono la varietà delle tradizioni e dei gusti personali.

        L’albero di Natale è molto più di una semplice decorazione natalizia. È un simbolo carico di storia e di significati, che ci unisce in un momento di festa e di condivisione. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, intrecciandosi con miti, leggende e tradizioni di diverse culture.

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          Cucina

          Strudel di mele: storia, tradizione e la ricetta autentica del grande classico dell’Alto Adige

          Dalle antiche influenze dell’Impero Ottomano fino alle tavole dell’Europa alpina: lo strudel è un viaggio nel tempo che profuma di mele, cannella e cultura gastronomica.

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          Strudel di mele

            Lo strudel di mele è uno dei dolci più rappresentativi dell’Alto Adige e, più in generale, dell’area mitteleuropea. La sua fama va ben oltre le montagne italiane: Austria, Germania, Ungheria e molti Paesi dell’Est lo considerano parte integrante del loro patrimonio culinario. Ma lo strudel non è nato tra i meleti dell’Adige: la sua origine affonda in un passato sorprendente, fatto di contaminazioni e scambi culturali.

            Dalle corti ottomane alle Alpi: un dolce in viaggio

            Lo strudel, nella sua forma attuale, deriva da un dolce molto più antico: il baklava, specialità unica della tradizione mediorientale e balcanica. Fu durante l’espansione dell’Impero Ottomano — tra il XVI e XVII secolo — che ricette simili al baklava raggiunsero l’Europa centrale. Gli austriaci le reinterpretarono sostituendo gli ingredienti più ricchi (come miele e frutta secca) con materie prime locali, in particolare le mele, abbondanti nella regione alpina.

            Il primo documento scritto che cita lo “strudel” risale al 1696 e si trova negli archivi della Biblioteca di Vienna. Da lì, il dolce si diffuse rapidamente nelle cucine borghesi e poi in quelle popolari, diventando un simbolo della tradizione contadina dell’Alto Adige, dove l’incontro tra culture germaniche e italiane ha plasmato un’identità unica anche nel cibo.

            La ricetta tradizionale dello Strudel di mele

            Di strudel esistono oggi tantissime varianti: con pasta tirata, pasta sfoglia, uvetta ammollata nel rum, pangrattato tostato nel burro o frutta secca. La ricetta che segue si ispira alla versione classica altoatesina, quella che meglio conserva l’autenticità storica pur essendo alla portata di ogni cucina domestica.

            Ingredienti (per 6–8 porzioni)

            Per la pasta tirata:

            • 250 g di farina 00
            • 1 uovo
            • 30 g di olio di semi
            • 1 pizzico di sale
            • 100 ml circa di acqua tiepida

            Per il ripieno:

            • 1 kg di mele (preferibilmente Renetta o Golden)
            • 80 g di zucchero
            • 60 g di uvetta
            • 40 g di pinoli (opzionali ma tradizionali)
            • 1 cucchiaino di cannella
            • Succo di mezzo limone
            • 40 g di pangrattato
            • 40 g di burro

            Per la finitura:

            • Burro fuso q.b.
            • Zucchero a velo q.b.

            Procedimento

            1. Preparate la pasta tirata

            Impastate farina, uovo, olio e sale, aggiungendo l’acqua poco alla volta fino a ottenere un composto elastico. Lavoratelo almeno 10 minuti: la caratteristica dello strudel è proprio la sua pasta sottilissima. Formate una palla, copritela e lasciate riposare 30 minuti.

            2. Preparate il ripieno

            Sbucciate le mele, tagliatele a fettine sottili e mescolatele con zucchero, cannella, uvetta ammollata e strizzata, pinoli e succo di limone. Fate fondere il burro in padella e tostate il pangrattato fino a doratura: servirà ad assorbire l’umidità del ripieno, come vuole la tradizione.

            3. Stendete la pasta

            Stendete la pasta prima con il mattarello, poi con le mani, su un canovaccio infarinato. Deve diventare quasi trasparente, tanto da poter leggere un giornale attraverso: è il segno della corretta elasticità.

            4. Assemblate e arrotolate

            Distribuite il pangrattato tostato sulla pasta, lasciando un bordo libero, poi aggiungete il ripieno di mele. Aiutandovi con il canovaccio, arrotolate delicatamente lo strudel. Sigillate bene le estremità.

            5. Cottura

            Adagiate il rotolo su una teglia con carta da forno, spennellate con burro fuso e cuocete in forno a 180°C per 40–45 minuti, finché sarà dorato.

            6. Servizio

            Lasciate intiepidire e spolverate con zucchero a velo. È perfetto servito con crema alla vaniglia o gelato fiordilatte.

            Un dolce che racconta una storia

            Lo strudel di mele è molto più di una ricetta: è il simbolo dell’incontro tra culture, della capacità del cibo di migrare, trasformarsi e radicarsi altrove. Oggi rappresenta una delle specialità più amate dell’Alto Adige, dove ogni famiglia conserva la propria versione tramandata da generazioni.

            Prepararlo in casa significa riportare nella propria cucina un pezzo di storia europea, fatta di profumi antichi e gesti pazienti — gli stessi che, secoli fa, hanno dato vita a uno dei dolci più iconici e rassicuranti della tradizione alpina. Buon viaggio… e buon strudel.

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              Viaggi

              Addio al Natale in famiglia: gli italiani fuggono all’estero! E i vip dettano tendenze…

              Sempre più italiani scelgono di trascorrere le festività natalizie lontano da casa, alla ricerca di esperienze uniche e indimenticabili. Quest’anno, milioni di persone hanno deciso di abbandonare le tradizioni natalizie e di partire per mete esotiche o città europee, spendendo miliardi di euro in viaggi.

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                Il Natale in famiglia è un’usanza che sembra sempre più destinata a scomparire. Quest’anno, circa 11 milioni di italiani hanno deciso di trascorrere le festività natalizie lontano da casa, alla ricerca di esperienze uniche e indimenticabili.

                Secondo un sondaggio condotto da EMG Different per Facile.it, gli italiani sono disposti a spendere oltre 4 miliardi di euro in viaggi durante il periodo natalizio. La voglia di evadere dalla routine e di vivere nuove avventure è sempre più forte, anche a discapito delle tradizioni familiari.

                Le destinazioni più gettonate per le vacanze natalizie sono l’Islanda, con le sue suggestive aurore boreali, e Londra, con il suo magico clima natalizio. Sempre più italiani scelgono di trascorrere le feste in luoghi insoliti, alla ricerca di esperienze uniche e indimenticabili.

                Anche le Canarie sono una meta molto ambita, grazie al clima caldo e alle possibilità di praticare sport acquatici come surf e kitesurf.

                I vip dettano tendenza
                I personaggi famosi giocano un ruolo fondamentale nel determinare le tendenze di viaggio. Negli ultimi anni, sempre più vip hanno scelto di trascorrere le vacanze natalizie in luoghi esotici, condividendo le loro esperienze sui social media e ispirando così i loro fan.

                Il Natale 2025 rappresenta un punto di svolta per le tradizioni natalizie degli italiani. Sempre meno persone scelgono di rimanere a casa con la famiglia, preferendo viaggiare e scoprire nuovi luoghi. Questa tendenza è destinata a consolidarsi negli anni a venire, trasformando il Natale in un’occasione per vivere esperienze uniche e indimenticabili.

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