Lifestyle
Una vita davanti al rosso: quanto tempo perdiamo ad aspettare il verde?
Ma il tempo di attesa ai semafori è del tutto perso? Ecco come fare per ottimizzare le soste forzate in città, gestire efficacemente i minuti trascorsi ad aspettare per massimizzare la produttività e ridurre lo stress, durante i nostri spostamenti quotidiani
Il tempo che una persona trascorre davanti ai semafori può variare notevolmente in base a diversi fattori, tra cui il luogo in cui viviamo, i nostri spostamenti abituali e lo stile di vita.
Non esiste un dato preciso su quanto tempo possiamo passare davanti ai semafori durante tutta la vita perché, se viviamo in una zona urbana popolata e ci spostiamo frequentemente in auto, potremmo trascorrerci più tempo, rispetto a qualcun altro che vive in una zona limitrofa meno trafficata, o che magari utilizza principalmente i mezzi di trasporto.
La nostra vita in auto
Quindi, in realtà non esiste una stima precisa del tempo che una persona media passa ad aspettare che i semafori che da rossi diventino verdi. Ma che pensiamo mentre aspettano che il semaforo diventi verde? Impazienza, se siamo diretti verso impegni importanti. Alcuni di noi usano il tempo di attesa per pianificare le prossime azioni o riflettere su cosa dobbiamo fare una volta che il semaforo diventa verde, ci distraiamo durante l’attesa, controlliamo il cellulare, o guardiamo fuori dal finestrino per vedere chi è alla guida delle altre vetture a fianco.
Guardiamo il vicino di macchina
Anzi, in alcuni casi, capita che le persone interagiscano con noi attraverso gesti, sorrisi o sguardi. Possiamo, inoltre, utilizzare il tempo di attesa per riflettere su questioni personali o esperienze passate. Ma la noia pervade sempre, lasciando vagare la mente senza pensare a qualcosa di specifico. In definitiva, i semafori sono parte della nostra vita quotidiana. Anche se possiamo non apprezzare sempre l’attesa, è importante ricordare che sono lì per garantire la nostra sicurezza su strada.
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Lifestyle
Autumn Reading Nook: come creare un angolo lettura autunnale caldo, intimo e accogliente per rallentare e ritrovare tempo per sé in casa
L’autunno invita a rallentare. Il “reading nook” è lo spazio domestico che celebra calma, tessuti soffici, tazze fumanti e pagine da sfogliare. Un micro-rifugio facile da ricreare, per ritrovare il piacere del tempo lento, lontano dal rumore digitale.
Il ritorno del tempo lento
Ci sono stagioni che invitano alla corsa, altre che sembrano suggerire il contrario. L’autunno appartiene alla seconda categoria: le giornate si accorciano, l’aria si raffredda, le luci si fanno morbide. In casa nasce il desiderio di un angolo intimo, lontano dal vortice quotidiano. Il reading nook risponde proprio a questo bisogno. Non è un semplice spazio arredato: è una parentesi mentale, un modo per recuperare il ritmo della lettura, del respiro, dei pensieri che si allungano senza fretta.
Una poltrona, un plaid, una luce
La base è semplice e accessibile: una poltrona comoda, profonda, magari in tessuto bouclé o in velluto, tonalità calde come crema, ruggine o tabacco. Accanto, un tavolino basso dove appoggiare una tisana, un bicchiere d’acqua aromatizzata o un libro aperto. Un plaid in lana — morbido, pesante quanto basta — diventa immediatamente promessa di conforto. La luce gioca un ruolo decisivo: no a neon freddi o faretti violenti, sì a lampade da terra con paralume, tonalità calde e intensità regolabile. L’obiettivo è creare un’atmosfera che avvolga, non che illumini tutto.
Dettagli che fanno la differenza
La dimensione sensoriale conta quanto quella visiva. Un tappeto sotto i piedi introduce calore, una candela profumata all’ambra o alla vaniglia orientale accende la memoria emotiva. Una piccola libreria o una pila di volumi selezionati suggerisce che quello è uno spazio di cura. Chi ama il verde può aggiungere una pianta resistente all’ombra, come un pothos o una zamioculcas: la presenza vegetale migliora il tono visivo e mentale. Infine, una coperta extra o un cuscino in lana bouclé completano la scena.
L’angolo in cui stare, non solo passare
Un reading nook non è un arredo di passaggio: è una dichiarazione d’intenti. È l’idea che la casa possa proteggere, rallentare, accogliere. È il luogo dove staccare dai dispositivi, infilarsi in una storia, lasciarsi sorprendere da una pagina. In un’epoca veloce, costruire un micro-rifugio domestico significa scegliere il tempo di qualità. E ricordarsi che, spesso, il lusso più grande è potersi sedere e leggere mentre fuori il mondo corre.
Cucina
Vellutata di funghi porcini e castagne: la zuppa fumante autunnale che profuma di bosco e porta in tavola calore e cremosità
Funghi porcini freschi o secchi, castagne e pochi ingredienti essenziali: la vellutata perfetta per una cena autunnale elegante e confortante. Servita con crostini e olio nuovo, è una coccola dal gusto intenso e naturale.
Il profumo dell’autunno in un piatto
Quando le temperature calano e i boschi si tingono di foglie dorate, la cucina si fa più lenta e avvolgente. La vellutata di funghi porcini e castagne è uno dei piatti più rappresentativi di questa stagione: cremosa, calda, profumata, capace di trasformare ingredienti semplici in un comfort food raffinato. Il segreto è nell’equilibrio tra la dolcezza delle castagne e la profondità aromatica dei porcini, che regalano una consistenza vellutata e un profumo che riempie la casa.
Gli ingredienti che contano
Per prepararla servono pochi passaggi e materie prime di qualità. Si parte da funghi porcini freschi, oppure secchi se la stagione non è ancora nel pieno. Le castagne possono essere bollite e sbucciate in casa oppure acquistate già cotte sottovuoto. Una base di cipolla o scalogno, brodo vegetale e un filo di olio extravergine sono gli elementi che compongono la ricetta. L’aggiunta finale di panna fresca è facoltativa, ma dona una rotondità che esalta il risultato senza appesantire.
Come prepararla
Si soffrigge la cipolla tritata in olio extravergine e una noce di burro, poi si aggiungono i funghi tagliati a pezzetti e le castagne. Dopo qualche minuto si copre con brodo vegetale caldo e si lascia cuocere dolcemente. Quando tutti gli ingredienti risultano morbidi, si frulla fino a ottenere una crema liscia e densa. Un pizzico di sale, pepe nero macinato al momento e, se piace, un’ombra di noce moscata completano il piatto. Per servire, crostini croccanti e un filo di olio nuovo sono la scelta più semplice e più efficace.
Il tocco in più
L’abbinamento con erbe e condimenti permette varianti creative: un rametto di timo, qualche goccia di olio al tartufo, scaglie sottili di parmigiano o una cucchiaiata di panna acida che bilancia la dolcezza delle castagne. È un piatto che parla di boschi, legna che brucia nel camino e serate lente. Perfetto per una cena elegante, ma anche per un pranzo detox dopo settimane frenetiche.
Una vellutata così non riempie solo il piatto: scalda l’autunno e porta a tavola la natura nel suo momento più affascinante.
Lifestyle
Cena private chef a domicilio: l’esperienza gastronomica esclusiva che porta lo stile di un ristorante stellato direttamente a casa, tra menu autunnale e vini biodinamici
Dalla lista della spesa al servizio in tavola, lo chef personale trasforma la casa in un ristorante d’autore. Menu autunnale creativo, abbinamenti con vini biodinamici e atmosfera curata: esperienza esclusiva per pochi ospiti, tra convivialità e raffinatezza.
Un ristorante, senza uscire di casa
Il lusso cambia forma, ma non sostanza: oggi esclusività significa intimità. E la cena private chef è il nuovo rito per chi cerca esperienze gastronomiche personalizzate. Uno chef arriva a casa, studia un menu, porta ingredienti selezionati e firma una degustazione pensata per pochissimi commensali. Non più semplici ospiti, ma protagonisti. La casa diventa ristorante, e ogni piatto racconta una storia costruita su stagionalità e gusto.
Atmosfera e mise en place: il bello che accoglie
Il setting non è un dettaglio. Un private chef cura anche l’atmosfera: tovagliati naturali, piatti in ceramica artigianale, bicchieri da degustazione, posate lucide, luci calde, centrotavola botanici, candele ambrate. Ogni elemento crea una bolla elegante: il rumore del mondo resta fuori, al centro ci sono conversazione, sapori, sensazioni. È un lusso intimo, discreto, che mette a proprio agio e invita a vivere il tempo, non a inseguirlo.
Un menu che racconta l’autunno
Il cuore dell’esperienza è il menu. Con l’arrivo della stagione fredda, la creatività culinaria si mescola con la materia più nobile: zucca, castagne, funghi, carni a lenta cottura, tartufo, nocciole, burri montati, brodi ricchi. Un antipasto che gioca sulle consistenze del bosco, un primo di pasta fresca profumata al burro e salvia, un secondo avvolgente — magari una guancia brasata o selvaggina in chiave moderna — e un dessert che racconta le mele, la vaniglia, la cannella. Tutto cucito addosso a chi siede a tavola.
Vini biodinamici: eleganza colta nel bicchiere
Il pairing è parte del viaggio. I vini biodinamici, scelti tra etichette rare e produttori che lavorano per sottrazione, completano il percorso. Bianchi macerati, rossi eleganti, champagne di piccoli vigneron. Lo chef — o un sommelier dedicato — guida gli ospiti tra profumi e texture, con un linguaggio semplice, mai accademico. È la celebrazione del vino come gesto culturale, non status symbol.
La cena finisce, ma resta una sensazione particolare: l’impressione di aver vissuto un momento fatto di cura, di tempo lento, di bellezza. Il tavolo si svuota, la cucina torna impeccabile. E la casa trattiene ancora, per qualche ora, il profumo delle cotture gentili e di una serata da ricordare.
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