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Anche i cani piangono? Cosa dicono gli esperti sul nostro amico quattrozampe

Gli esperti ci spiegano che, sebbene i cani non piangano per esprimere sentimenti come noi, possono manifestare il loro malessere fisico o emotivo in altri modi. Scopriamo come riconoscere i segnali del loro dolore e cosa fare per aiutarli.

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    Noi amanti dei cani sappiamo perfettamente quante emozioni i loro magnifici occhi ci trasmettano ogni giorno. Basta uno sguardo reciproco e la magia di un rapporto che risale alla notte dei tempi si ripete quotidianamente davanti a noi. I cani sanno quando siamo tristi, sentono la nostra paura, la nostra gioia e sono capaci, con gesti semplici, di riempire le nostre vite. Ogni proprietario di un cane si è sentito dire almeno una volta che si umanizzano troppo i propri animali, ma è vero che i comportamenti dei cani domestici sono influenzati dalla convivenza con l’uomo, differenziandosi molto dai loro antenati selvaggi.

    La convivenza millenaria tra uomo e cane

    Il segreto di questo rapporto millenario è la convivenza e il beneficio reciproco. L’uomo ha bisogno del cane per il suo udito, la sua capacità di proteggere il territorio e di lavorare instancabilmente nei campi più svariati, dalla pastorizia alla medicina. Il cane, da parte sua, riceve amore, un rifugio, una casa e una vita piena. Questo connubio splendido e incredibile della natura ha fatto sì che i cani sviluppassero comportamenti unici.

    Le emozioni dei cani: piangono davvero?

    Gli esperti chiariscono che l’unico animale che esprime i propri sentimenti con il pianto è l’uomo. Anche altri animali, soprattutto i nostri parenti più stretti, i primati, esprimono dolore fisico, paura o malessere attraverso versi simili a guaiti o urla. La lacrima di dolore, però, è una prerogativa della nostra specie. Le lacrime umane esprimono emozioni profonde e creano connessioni con gli altri, una caratteristica che potrebbe essere dovuta alla nostra natura sociale.

    Come riconoscere il dolore e la tristezza del proprio cane

    Il cane esprime dolore, ma non come facciamo noi. Gli esperti consigliano di prestare molta attenzione se Fido comincia a sbadigliare, sbavare o nascondere il viso, segni di ansia e stress. Questi comportamenti potrebbero indicare un problema fisico o psichico. È importante controllare la buona ossigenazione delle gengive e se il naso è asciutto, segnali di malessere fisico. Se non ci sono patologie, il cane potrebbe essere in uno stato di ansia, sentirsi insicuro o annoiato. Non bisogna sottovalutare questi comportamenti.

    Le lacrime nel cane: cause e soluzioni

    Le lacrime nei cani servono biologicamente a lavare via polvere o altri irritanti dagli occhi. Tuttavia, un’eccessiva produzione di lacrime può indicare problemi medici, come l’epifora, dovuta a un’ostruzione dei dotti lacrimali causata da infezioni, parassiti o traumi. Questo problema può irritare la pelle e scolorire il pelo intorno agli occhi. In questi casi, è fondamentale consultare il veterinario.

    Una lacrimazione copiosa e di colore giallastro potrebbe derivare da un’infezione agli occhi o da una congiuntivite, curabile con antibiotici. Se in casa c’è anche un gatto, potrebbe trattarsi di un’ulcerazione della cornea causata da un graffio. Alcune razze, come il San Bernardo, il Carlino o il Rottweiler, possono soffrire di entropion, una malattia genetica in cui la palpebra cresce verso l’interno, causando irritazione alla cornea. Questa condizione è curabile con un intervento chirurgico.

    Anche i cani, quindi… piangono

    La risposta alla domanda se i cani piangono è sì, ma non per esprimere sentimenti di dolore come facciamo noi. I cani esprimono la tristezza in modi diversi, cercando di stare soli, non giocando o leccando insistentemente se stessi o il padrone. Noi proprietari dobbiamo fare di tutto per vedere i nostri cani felici e le loro code muoversi avanti e indietro con gioia.

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      Ma dove siamo? In una puntata di Breaking… Cat? Arrestato il primo micio corriere della droga

      In Costa Rica, un gatto si è trasformato (suo malgrado?) in corriere della droga, cercando di introdurre quasi 300 grammi di stupefacenti all’interno di un carcere. Sorpreso dalle telecamere e fermato dagli agenti, il “NarcoGatto” è diventato subito virale. Si tratta dell’operazione più assurda dell’anno, con un pizzico d’ironia felina!

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        Il 6 maggio scorso, un felino è stato sorpreso mentre tentava di introdursi nel carcere di Pococí, in Costa Rica, con un carico illegale da fare invidia a Pablo Escobar. I video della sorveglianza lo mostrano mentre si aggira con fare sospetto, pacchetti di droga ben incollati addosso. Gatto in missione o vittima di un piano geniale? Intanto, il primo a notarlo è stato un agente penitenziario, che ha capito subito: qui non si trattava di una semplice passeggiata felina.

        Il contenuto del “pacco gattoso”

        La perquisizione ha rivelato un vero e proprio bazar mobile: 235 grammi di marijuana, 68 grammi tra crack e cocaina, e perfino cartine per confezionare il tutto. Roba da fare impallidire anche il più incallito dei trafficanti. Il tutto era attaccato con del nastro adesivo al pelo dell’animale, con una precisione che nemmeno in un tutorial su TikTok.

        Intervento delle autorità: il gatto finisce “ai domiciliari veterinari”

        Una volta “sgattaiolato” l’allarme, il nostro protagonista è stato fermato e trattenuto per ore, fino all’arrivo del servizio nazionale di sanità animale, che ha verificato le sue condizioni. Nessuna incriminazione formale per il micio, che ora dovrà affrontare un periodo di cure e, forse, di terapia per trauma da spaccio non consensuale.

        Una strategia da manuale… criminale

        I narcos locali devono aver pensato: “Chi sospetterebbe mai di un gatto?”. E in effetti, l’idea non è male, se non fosse che, evidentemente, i felini non sono così affidabili nei colpi ad alta tensione. Soprattutto se si mettono a miagolare in giro con addosso un carico di marijuana. Resta il mistero: chi ha orchestrato tutto questo?

        Quando la realtà supera i meme

        Nel mondo dei corrieri improvvisati, il NarcoGatto entra di diritto nell’Olimpo degli errori criminali più surreali. Il suo tentativo di introdurre stupefacenti in prigione non ha fatto centro, ma ha sicuramente conquistato le prime pagine dei giornali e i cuori del web. Se pensavate che i gatti fossero solo animali indipendenti e un po’ snob, sappiate che qualcuno ha provato a farne veri agenti del narcotraffico. Il prossimo passo? Un cameo in… Breaking Cat!

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          Occhio alla medusa “uovo fritto”: come riconoscerla e cosa si rischia

          La medusa Cotylorhiza tuberculata, comunemente chiamata medusa “uovo fritto” per il suo aspetto particolare, sta diventando una presenza familiare nei mari italiani.

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            In Italia si stanno avvistando sempre più frequentemente le Cassiopee, note anche come meduse “uovo fritto” per via della loro forma unica e inconfondibile. La Cotylorhiza tuberculata, appartenente alla famiglia delle Cepheidae, è diffusa nel Mediterraneo e ora popola anche le nostre coste, inclusa l’Adriatico. Ma attenzione: non stiamo parlando di una nuova prelibatezza culinaria, anche se il nome può trarre in inganno.

            Caratterizzata da un corpo centrale bianco o giallo, simile a un ombrello con una protuberanza gialla centrale che ricorda, appunto, un uovo fritto, è difficile confonderla con altre specie. Le sue appendici violacee o bluastre non causano gravi reazioni urticanti, sebbene possano provocare lievi pruriti nei soggetti più sensibili. Insomma, una bellezza esotica che non ti lascia con il prurito tipico delle altre meduse.

            Nonostante l’aspetto imponente, con esemplari che possono raggiungere i 40 cm di diametro, la medusa “uovo fritto” vive in acque basse, tra 0 e 7 metri. È resistente a temperature elevate (fino a 30°C) e all’acidificazione marina, un adattamento vantaggioso in tempi di cambiamenti climatici. Parliamo di una specie che si adatta facilmente alle acque più calde e agli effetti del riscaldamento globale, una vera e propria sopravvissuta!

            La sua diffusione non è solo innocua per i bagnanti, ma anche benefica per l’ecosistema marino. Mentre i bagnanti possono godersi una nuotata senza preoccupazioni, la Cotylorhiza tuberculata aiuta a mantenere l’equilibrio nutrendosi di plancton e offrendo rifugio a piccoli pesci e invertebrati. È come una medusa Airbnb per i piccoli abitanti del mare!

            La presenza di queste meduse è un indicatore positivo della salute marina e della biodiversità. Insomma, se incontri una “uovo fritto” mentre fai snorkeling, non preoccuparti troppo: potrebbe essere un segno che il mare è in buona salute. E chi lo sa, magari riesci anche a scattare una foto perfetta da postare su Instagram, perché diciamocelo, una medusa che sembra un uovo fritto è decisamente fotogenica!

            Quindi, la prossima volta che ti trovi a nuotare nei nostri mari e vedi una di queste meduse, ricorda che non è solo un spettacolo curioso della natura, ma anche un piccolo custode del nostro ambiente marino. E magari racconta agli amici di aver visto un “uovo fritto” galleggiare nel mare!

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              Perché il tuo cane tira al guinzaglio e cosa devi fare per insegnargli le buone maniere!

              Tira per entusiasmo o per paura? Dalla scelta del guinzaglio alle tecniche di addestramento, ecco i consigli degli esperti per insegnare al cane a camminare accanto a te, senza stress né tensioni.

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                Il motivo principale per cui i cani tirano al guinzaglio è legato alla loro naturale curiosità e alla voglia di esplorare l’ambiente circostante. Un cucciolo, ad esempio, potrebbe essere così eccitato dal mondo esterno da dimenticarsi della tua presenza e seguire ogni stimolo visivo o olfattivo. Tuttavia, anche l’ansia e la paura possono essere cause frequenti, specialmente se il cane si sente insicuro in certi ambienti o di fronte a determinate situazioni, come il passaggio di altri animali o il rumore del traffico.

                Le principali ragioni che portano il cane a tirare

                1. Curiosità e stimoli ambientali: Il cane percepisce ogni nuova uscita come un’opportunità di esplorare e raccogliere informazioni. Questo comportamento istintivo lo porta a tirare per avvicinarsi il più possibile alle novità.
                2. Mancanza di addestramento: Spesso, il cane non ha mai ricevuto un addestramento specifico per camminare al guinzaglio. Senza una guida adeguata, tira per proseguire secondo il proprio ritmo, senza comprendere che dovrebbe camminare al tuo fianco.
                3. Paura o ansia: Alcuni cani, specialmente quelli adottati o con un passato traumatico, possono tirare per scappare da una situazione che percepiscono come minacciosa.

                Cosa fare per risolvere il problema

                La prima cosa da fare è identificare la causa che spinge il cane a tirare. Un’analisi del comportamento del tuo amico a quattro zampe è fondamentale per capire se tira per entusiasmo o per paura.

                1. Addestramento e rinforzo positivo

                Insegnare al cane a camminare al guinzaglio è un processo graduale che richiede pazienza. L’uso del rinforzo positivo, come premietti o lodi, è essenziale per motivarlo a camminare accanto a te. Inizia in un ambiente tranquillo e familiare per poi proseguire in aree più stimolanti.

                2. Scegliere il guinzaglio e la pettorina giusta

                Un guinzaglio troppo lungo o una pettorina scomoda possono aumentare la tendenza del cane a tirare. Prediligi una pettorina che distribuisca la pressione uniformemente sul corpo, evitando di causare stress e disagio. Un guinzaglio corto, invece, offre maggiore controllo e facilita la gestione.

                3. Tecniche di correzione

                • Cambio di direzione: Quando il cane tira, cambia improvvisamente direzione per mostrargli che sei tu a decidere il percorso. Questo metodo lo aiuterà a prestare più attenzione a te durante la passeggiata.
                • Fermarsi e aspettare: Se il cane tira, fermati e attendi finché non torna verso di te. Solo quando è calmo, riprendi la passeggiata. In questo modo, capirà che tirare non gli permette di avanzare.

                Il ruolo della socializzazione

                La socializzazione del cane fin da cucciolo è cruciale per ridurre l’ansia e l’eccitazione eccessiva durante le uscite. Abituarlo a diverse situazioni, suoni e presenze umane o animali può renderlo più tranquillo e propenso a seguire il tuo ritmo.

                Quando consultare un professionista

                Se nonostante i tuoi sforzi il problema persiste, potrebbe essere utile rivolgersi a un addestratore professionista o a un veterinario comportamentista. Un esperto sarà in grado di valutare il comportamento del cane e suggerire tecniche personalizzate per risolvere il problema in modo efficace.

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