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Come curare un cane dopo un’indigestione e riconoscere i segnali di avvelenamento

Imparare a gestire un cane che non si sente bene è fondamentale per ogni proprietario. Ecco come intervenire in caso di indigestione e quali segnali osservare per capire se ha ingerito qualcosa di velenoso.

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    Prendersi cura di un cane comporta anche sapere come affrontare situazioni in cui il nostro amico a quattro zampe potrebbe non sentirsi bene. Tra i problemi più comuni ci sono l’indigestione, spesso causata da un’alimentazione sbagliata o da un’assunzione eccessiva di cibo, e il rischio che abbia ingerito sostanze tossiche. Ecco come agire in entrambe le situazioni, con consigli pratici e accorgimenti utili.

    Indigestione: cause, sintomi e rimedi fai da te

    L’indigestione nei cani può verificarsi per numerose ragioni: hanno mangiato troppo, troppo velocemente o hanno ingerito cibi non adatti come dolci, ossa cotte o alimenti ricchi di grassi. I sintomi più comuni includono:

    • Vomito o tentativi di vomito.
    • Diarrea o feci molli.
    • Gonfiore addominale.
    • Letargia o comportamento apatico.
    • Eccessiva salivazione.

    Cosa fare:

    1. Sospendi il cibo per qualche ora: Lascia il cane a digiuno per 12-24 ore per permettere al suo stomaco di riprendersi. Assicurati, però, che abbia sempre a disposizione acqua fresca per evitare la disidratazione.
    2. Reintroduci il cibo gradualmente: Dopo il periodo di digiuno, offri al tuo cane piccoli pasti leggeri, come riso bollito con pollo senza pelle, per uno o due giorni.
    3. Monitora i sintomi: Se il cane continua a vomitare o appare debole, contatta il veterinario.
    4. Evita farmaci senza prescrizione: Mai somministrare farmaci umani al cane senza il parere di un veterinario, poiché molti sono tossici per loro.

    Segnali che il tuo cane potrebbe aver ingerito qualcosa di velenoso

    Un cane curioso può facilmente entrare in contatto con sostanze tossiche: piante, alimenti, farmaci o prodotti per la casa. Riconoscere rapidamente i segnali di avvelenamento è essenziale per intervenire.

    Sintomi comuni di avvelenamento:

    • Vomito, spesso accompagnato da tracce di sangue.
    • Tremori o convulsioni.
    • Difficoltà respiratorie o affanno.
    • Salivazione eccessiva o schiuma alla bocca.
    • Diarrea, anche emorragica.
    • Pupille dilatate o comportamento disorientato.
    • Collasso o letargia estrema.

    Cosa fare:

    1. Rimuovi il veleno, se possibile: Se il tuo cane ha qualcosa in bocca, rimuovilo immediatamente. Usa guanti o evita il contatto diretto per proteggerti da eventuali tossine.
    2. Non provocare il vomito senza indicazioni del veterinario: In alcuni casi, indurre il vomito può peggiorare la situazione (ad esempio se il cane ha ingerito detergenti o sostanze caustiche).
    3. Chiama il veterinario immediatamente: Porta con te una descrizione dettagliata di ciò che potrebbe aver ingerito, includendo eventuali confezioni o etichette del prodotto tossico.
    4. Mantieni il cane calmo: Cerca di farlo riposare per evitare ulteriori stress al sistema nervoso.
    5. Pronto soccorso veterinario: Se indicato dal veterinario, somministra carbone attivo, che può aiutare ad assorbire alcune tossine, ma solo sotto consiglio esperto.

    Prevenzione: come evitare indigestione e avvelenamenti

    1. Alimentazione controllata: Dai al cane pasti regolari, evitando alimenti tossici come cioccolato, uva, cipolla, aglio e dolcificanti come lo xilitolo.
    2. Cibo fuori dalla sua portata: Non lasciare avanzi o alimenti pericolosi alla sua portata.
    3. Attenzione alle piante: Alcune piante comuni come gigli, oleandro e aloe possono essere tossiche.
    4. Prodotti chimici ben conservati: Detergenti, pesticidi e farmaci devono essere sempre riposti in luoghi sicuri.

    Quando rivolgersi al veterinario

    In caso di sintomi gravi o peggioramento delle condizioni, non esitare a contattare il veterinario. Un intervento tempestivo può fare la differenza. Anche se il tuo cane sembra migliorare, è sempre meglio una visita di controllo per escludere complicazioni.

    Con un po’ di attenzione e prontezza, puoi aiutare il tuo amico peloso a superare momenti difficili e tornare alla sua vivace quotidianità.

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      Snack per cani: premio, vizio o strumento educativo?

      Tra premi, coccole e rischi di eccessi, il tema degli snack per i cani divide molti proprietari. Ma secondo gli esperti, se scelti e dosati nel modo giusto, possono essere alleati preziosi del benessere e dell’educazione del nostro amico a quattro zampe.

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      Snack per cani

        Il dilemma del bocconcino

        C’è chi li considera una coccola irrinunciabile e chi, invece, teme che rovinino la dieta. Gli snack per cani — che si tratti di biscottini, bocconcini di carne o premi masticabili — sono da tempo al centro di un dibattito tra proprietari e veterinari. “Fanno bene o fanno male?”, è la domanda più frequente tra chi desidera viziare il proprio cane senza correre rischi per la salute.

        Secondo la dottoressa Zita Talamonti, medico veterinario comportamentalista, la risposta non è un semplice sì o no: “Gli snack possono essere molto utili, purché usati nel modo corretto. Sono strumenti efficaci sia nell’educazione del cane, come rinforzo positivo, sia come momento di coccola e gratificazione”.

        Il rinforzo positivo: perché funziona

        In ambito educativo, gli snack sono parte di una strategia ben precisa: il rinforzo positivo. “Il cane impara molto più velocemente quando un comportamento corretto viene premiato piuttosto che quando viene punito”, spiega la dottoressa Talamonti. “Un bocconcino nel momento giusto, unito a un ‘bravo!’ o a una carezza, rafforza la relazione con il proprietario e aiuta a fissare il comportamento desiderato”.

        Non tutti i cani, però, rispondono allo stesso tipo di stimolo. “Alcuni preferiscono il cibo, altri un gioco o un momento di attenzione. Capire cosa motiva di più il proprio cane è parte del lavoro educativo”, sottolinea la veterinaria.

        Quando e come dare gli snack

        Gli snack non devono essere distribuiti a caso. È importante farne un uso mirato, legato a un contesto preciso: un esercizio ben riuscito, un momento di calma o una routine di cura. Ecco alcune situazioni in cui il bocconcino diventa utile:

        • Addestramento: piccoli premi rendono l’apprendimento più rapido e piacevole.
        • Relax e igiene orale: snack masticabili aiutano a tenere puliti i denti e riducono lo stress.
        • Stimolazione mentale: nascondere premi in giochi interattivi favorisce la concentrazione e riduce la noia.

        Il segreto sta nelle quantità. Gli snack non dovrebbero superare il 10% delle calorie giornaliere del cane, per evitare sovrappeso e problemi digestivi. Se usati per l’addestramento, meglio sceglierli piccoli, leggeri e a basso contenuto calorico.

        Quali scegliere (e quali evitare)

        Oggi il mercato offre una vasta gamma di snack per cani, ma non tutti sono uguali. “È fondamentale leggere le etichette”, avverte la dottoressa Talamonti. “Meglio orientarsi verso prodotti naturali e specifici per cani, a base di proteine di qualità, privi di zuccheri, coloranti o conservanti artificiali”.

        Tra le alternative più sane e facili da preparare in casa ci sono:

        • Carne o pesce essiccato, senza sale né condimenti.
        • Frutta e verdura sicure, come mela, banana, carote o zucchine (senza semi).
        • Snack funzionali per l’igiene orale, approvati dal veterinario.

        Assolutamente da evitare, invece, cibi tossici come cioccolato, cipolla, aglio, uva, avocado o ossa cotte, che possono causare gravi intossicazioni.

        Il ruolo emotivo della “coccola”

        Gli snack non sono solo nutrimento o strumento educativo: hanno anche un forte valore relazionale. “Offrire un premio al cane, se fatto con equilibrio, è un gesto d’affetto e comunicazione”, spiega la veterinaria. “Diventa un momento di connessione tra animale e proprietario, rafforzando il legame di fiducia”.

        Tuttavia, è bene evitare che lo snack diventi una risposta automatica a ogni richiesta del cane. “Il rischio è viziarlo, trasformando il premio in un diritto acquisito. Lo snack deve restare un gesto consapevole, non un’abitudine compulsiva”, avverte l’esperta.

        In sintesi: sì agli snack, ma con criterio

        Gli snack possono essere alleati del benessere e dell’educazione del cane, ma solo se integrati in una dieta bilanciata e usati con moderazione. La chiave è il buon senso: scegliere prodotti naturali, premiare nei momenti giusti e non abusarne.

        Come conclude la dottoressa Talamonti: “Un bocconcino offerto con affetto e misura può dire molto di più di mille parole: è un modo per comunicare con il cane nel suo linguaggio, quello della fiducia e del rispetto reciproco”.

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          Cani nei luoghi affollati: quando il divertimento diventa stress

          Dai ristoranti ai concerti, cresce il numero di persone che portano con sé il cane ovunque. Ma non sempre la presenza del quattro zampe in contesti rumorosi è un gesto d’amore.

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          Cani nei luoghi affollati

            È diventata un’abitudine sempre più diffusa: portare il cane ovunque, dal bar al festival, fino ai locali notturni. Una scelta che nasce quasi sempre da buone intenzioni — evitare che resti solo o condividerne ogni momento — ma che, secondo gli esperti, può rivelarsi fonte di grande stress per l’animale.

            «Fortunatamente oggi si vedono meno cani trascinati in discoteche o eventi molto rumorosi», spiega la dottoressa Zita Talamonti, veterinaria comportamentalista. «Rimane però comune l’errore di pensare che, solo perché un evento è all’aperto, sia adatto ai cani. In realtà, il numero di persone, i rumori, gli odori e gli stimoli continui possono disorientarli e spaventarli».

            Quando il cane non si diverte

            Ogni cane ha un proprio livello di tolleranza agli stimoli ambientali. «Bisogna imparare ad ascoltarlo — sottolinea Talamonti — e capire fino a dove possiamo spingerci. Ci sono soggetti più flessibili e altri che non riescono a gestire la confusione. Forzarli è un errore: il nostro ruolo è proteggerli, non metterli in difficoltà».

            Un cane che ansima, si lecca spesso il muso, abbassa le orecchie o cerca di allontanarsi sta mostrando chiari segnali di stress. «Quando li portiamo in contesti caotici, non dobbiamo aspettarci che “si abituino” da soli. È come per una persona con ansia sociale: serve tempo, gradualità e, a volte, l’aiuto di un professionista», precisa la veterinaria.

            L’adattamento non è per tutti

            L’esperta racconta il caso di un cane adottato da un canile del Sud Italia, trasferito poi a Milano. «Aveva trascorso i primi sei mesi di vita in un ambiente tranquillo, senza contatti con la città. I nuovi proprietari, molto attenti, volevano portarlo con sé ovunque — anche agli aperitivi ai Navigli. Ma il cane si spaventava per una saracinesca che si abbassa o per il suono di un monopattino elettrico. In casi così, bisogna rispettare i suoi tempi: con pazienza e un percorso graduale potrà forse adattarsi, ma forzarlo sarebbe controproducente».

            Gli esperti ricordano che l’adattabilità è influenzata da fattori come la genetica, le esperienze precoci e la socializzazione. I cani cresciuti in ambienti ricchi di stimoli possono tollerare meglio la confusione, ma per molti altri la folla resta una fonte di ansia.

            Vita sociale sì, ma a misura di cane

            Talamonti invita a cambiare prospettiva: «Tendenzialmente i cani — da caccia o da pastore — amano stare nella natura. Hanno bisogno di annusare, correre, esplorare. È lì che si sentono davvero liberi».

            Per questo, gli esperti suggeriscono di pianificare le uscite in funzione del benessere del cane: meglio una passeggiata nel verde o una giornata in montagna che un pomeriggio tra la folla. «Portare il cane con sé deve essere un piacere condiviso — conclude la veterinaria — non una prova di affetto mal interpretata. Il rispetto dei suoi bisogni è la forma più autentica di amore».

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              Piante e animali domestici: quando la bellezza può diventare pericolo

              Oleandro, stella di Natale, ficus e persino aloe vera: specie diffuse nelle case italiane possono causare sintomi gravi se ingerite dagli animali. Ecco come scegliere piante sicure e convivere con il verde in tranquillità.

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                Una casa piena di piante regala colore, freschezza e armonia. Tuttavia, per chi vive con cani o gatti, il verde domestico può nascondere insidie inaspettate. Molte specie ornamentali, pur bellissime alla vista, contengono sostanze tossiche in grado di provocare disturbi anche gravi se ingerite o, in alcuni casi, semplicemente toccate.

                Secondo i dati dell’ASPCA Animal Poison Control Center, ogni anno migliaia di segnalazioni riguardano avvelenamenti accidentali causati da piante comuni. In Italia, anche l’ENPA e il Centro Antiveleni di Milano ricordano che i sintomi possono variare da semplici irritazioni a crisi respiratorie potenzialmente fatali.

                Fiori belli ma pericolosi

                Tra i principali “veleni verdi” presenti nei giardini italiani spiccano oleandro, rododendro e ciclamino. L’oleandro (Nerium oleander), in particolare, contiene glicosidi cardiaci, sostanze che possono alterare il battito cardiaco e risultare letali anche in piccole quantità. Anche il rododendro e l’azalea rilasciano tossine capaci di causare salivazione eccessiva, vomito e debolezza muscolare.

                Attenzione anche alle piante con bacche, spesso decorative: tasso, vischio e agrifoglio possono sembrare innocui ma contengono alcaloidi e saponine pericolose per il sistema nervoso e gastrointestinale degli animali.

                Pericoli dentro casa

                Non serve un giardino per incorrere in rischi. Anche molte piante da appartamento diffuse nei salotti e negli uffici possono essere dannose. Il ficus benjamina, ad esempio, se masticato, può provocare irritazioni orali e gastriche. La monstera deliciosa, molto di moda per il suo aspetto tropicale, contiene ossalati di calcio che causano bruciore alla bocca e gonfiore alla lingua di cani e gatti.

                Persino alcune piante grasse, considerate generalmente innocue, meritano attenzione: l’aloe vera, benefica per l’uomo, può causare vomito, tremori e diarrea negli animali.

                Durante il periodo natalizio, poi, il rischio aumenta: stella di Natale, vischio e agrifoglio sono tra le principali cause di intossicazione stagionale. Tutte contengono sostanze irritanti che, se ingerite, possono portare a vomito, ipersalivazione e, nei casi più gravi, convulsioni.

                Segnali da non ignorare

                Quando un animale entra in contatto con una pianta tossica, i sintomi possono comparire in pochi minuti o dopo alcune ore. Tra i più comuni: vomito, diarrea, salivazione eccessiva, difficoltà respiratorie, tremori o apatia. In presenza di questi segnali, è fondamentale contattare subito il veterinario o un centro antiveleni veterinario, portando, se possibile, un campione della pianta ingerita per facilitarne l’identificazione.

                Come scegliere piante sicure

                Fortunatamente, esistono moltissime alternative sicure per chi ama il verde ma non vuole mettere a rischio la salute dei propri animali. Tra le specie consigliate ci sono felci, palme areca, piante ragno (chlorophytum), calatee e violette africane, tutte non tossiche secondo le linee guida ASPCA.

                Un’altra buona abitudine è posizionare le piante pericolose fuori dalla portata degli animali, magari su mensole alte o in spazi inaccessibili. In giardino, invece, si possono delimitare aree “animal friendly” con varietà innocue e resistenti.

                Un equilibrio possibile

                Con un po’ di attenzione e informazione, è possibile godersi la bellezza delle piante senza correre rischi. Prima di acquistare una nuova specie, è sempre utile verificare la sua compatibilità con gli animali domestici: bastano pochi minuti di ricerca per evitare situazioni potenzialmente gravi.

                Proteggere i nostri compagni a quattro zampe non significa rinunciare al verde, ma scegliere con consapevolezza. Le piante rendono la casa più accogliente, ma la loro bellezza non deve mai mettere in pericolo la salute di chi ci vive accanto — persone o animali che siano.

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