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Animali

Fido, Micio e le loro strane abitudini

I gatti che bevono dal rubinetto, i cani che nascondono il cibo dietro i mobili e i conigli che si nutrono delle loro feci, sono comportamenti tanto interessanti quanto atavici. Scopriamo tutte le radici comportamentali dei nostri amici a quattro zampe e come trovare una soluzione.

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    Stranezze

    I nostri amici a quattro zampe portano tanta gioia nelle nostre vite, ma alcune volte possono sorprenderci con le loro strane abitudini alimentari. I comportamenti di una cane, ad esempio, vanno dall’eccessiva selettività del cibo, fino alla tendenza di nascondere un alimento in posti improbabili, come sotto i cuscini del divano, sotto i tappeti o nei giardini.

    Comportamenti atavici

    Questo comportamento può sembrare strano, ma ha radici nei loro antenati lupi, che seppellivano il cibo in eccesso e conservarlo per i tempi di magra. Nascondere parti delle prede cacciate permetteva loro di mantenerle al sicuro da altri animali o per riservarlo a periodi più in là nel tempo. Ma i nostri amici a quattro zampe, oggigiorno, potrebbero nascondere il cibo semplicemente per il gusto del gioco o per seguire un comportamento istintivo. Anche se i nostri cani domestici, ovviamente, non hanno bisogno di fare scorte di cibo come i lupi selvatici, l’istinto di occultare il cibo è ancora presente nella razza.

    La magia dei gatti
    Ma osserviamo anche il comportamento dei gatti che spesso sembrano preferire bere acqua direttamente dal rubinetto anziché dalla ciotola. Questo atteggiamento può sembrare un capriccio, ma ha a che fare con il fatto che l’acqua corrente è fresca, in movimento tanto da renderla più attraente i mici, ma anche perché ha un sapore diverso rispetto a quella ferma nella ciotola.

    Gli uccelli questi sconosciuti
    E che dire degli uccelli come i pappagalli che hanno l’abitudine di macinare il loro cibo con il becco perché lo preferiscono in piccoli pezzi prima di ingoiarlo. Anche se sembra strano, questo comportamento è importante per gli uccelli perché li aiuta a digerire meglio i semini e ad estrarre i nutrienti necessari.

    I conigli e le abluzioni faidate
    Ma l’atteggiamento più disgustoso va ai morbidi e soffici conigli che hanno l’abitudine di mangiare le loro feci direttamente dal loro retto, consentendo l’assorbimento dei nutrienti che non sono stati digeriti completamente durante il primo passaggio attraverso il tratto digestivo. Questa è una caratteristica normale del comportamento alimentare di questi animali e non è considerata nociva per la loro salute.

    Colpa degli antenati

    I nostri animali domestici possono avere abitudini alimentari strane e sorprendenti, ma spesso questi comportamenti hanno radici biologiche o comportamentali che risalgono ai loro antenati selvatici. Anche se possono sembrare strani agli occhi di noi umani, queste abitudini sono spesso normali e possono persino essere benefiche per loro. Quindi, la prossima volta che vedremo il nostro animale domestico comportarsi in modo strano, ricordiamo che c’è una spiegazione dietro a tutto.

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      Quando Fido mangia la cacca: un comportamento che preoccupa, ma che ha una spiegazione

      La coprofagia nei cani è più diffusa di quanto si pensi: tra cause comportamentali, abitudini innate e possibili carenze, ecco perché alcuni cani ingeriscono le proprie feci (o quelle di altri animali).

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      Quando Fido mangia la cacca

        Non è un argomento piacevole, ma è una realtà con cui molti proprietari di cani devono fare i conti: il proprio amico a quattro zampe che si avvicina alle feci… e le mangia. Un comportamento che si chiama coprofagia e che, secondo diverse ricerche veterinarie, riguarda una percentuale non trascurabile di cani, soprattutto giovani. La scena suscita disgusto, imbarazzo, e spesso senso di colpa in chi se ne prende cura. Eppure, nella maggior parte dei casi, non è sintomo di una malattia grave, ma un retaggio istintivo o una conseguenza dell’ambiente in cui il cane vive.

        Un comportamento che arriva da lontano

        In natura, i cuccioli di lupo e di cane imparano dalla madre a mantenere pulita la tana: la lupa ingerisce le feci dei piccoli per evitare che predatori o parassiti possano individuarli. Questo istinto può riemergere nei cani domestici, soprattutto se vivono in spazi ristretti o se non viene rimossa prontamente la loro “produzione”.

        Alcuni cani, inoltre, potrebbero farlo per esplorare: l’intestino trattiene odori e residui nutritivi che per loro sono fonte di curiosità, proprio come annusare il terreno o rosicchiare oggetti. Non è un gesto di ribellione, né una ricerca di punizioni o attenzioni negative: per loro è un modo di conoscere il mondo.

        Cause comportamentali: noia, ansia e ricerca di attenzioni

        Secondo i veterinari comportamentalisti, la noia è uno dei primi motivi: cani poco stimolati possono trasformare tutto in un “gioco”, anche ciò che noi consideriamo disgustoso. Altri lo fanno per stress o ansia da separazione, oppure perché associano le feci a qualcosa da eliminare in fretta — magari dopo essere stati sgridati per aver sporcato in casa.

        C’è poi la ricerca di attenzioni: se ogni volta che il cane si avvicina alle feci il proprietario reagisce con un urlo o una rincorsa, il cane capisce che quel gesto apre un canale comunicativo… e lo ripete.

        Possibili cause fisiologiche

        In alcuni casi la coprofagia può essere collegata a problemi digestivi, carenze o parassiti intestinali. Se l’animale non assimila correttamente i nutrienti, le feci contengono ancora odori e tracce di cibo gradevoli per lui. Una dieta poco equilibrata, pasti troppo scarsi o disturbi di assorbimento possono incentivare questo comportamento.

        Per questo motivo, quando il fenomeno diventa frequente, una visita dal veterinario è fondamentale: esami delle feci e verifiche nutrizionali possono escludere cause organiche e fornire indicazioni utili per la gestione del cane.

        Come intervenire: strategie semplici e utili

        • Rimuovere le feci tempestivamente: è il rimedio più efficace
        • Aumentare le attività: gioco, passeggiate, addestramento di base
        • Evitare le sgridate: meglio ignorare e premiare i comportamenti corretti
        • Valutare l’alimentazione con un professionista
        • Arricchire l’ambiente con giochi masticabili e stimoli olfattivi

        Esistono anche integratori e additivi alimentari che rendono le feci meno appetibili al cane, ma il loro uso va sempre concordato con un veterinario.

        Quando preoccuparsi?

        Se il cane mangia anche feci di altri animali con regolarità, il rischio di contrarre parassiti o infezioni aumenta. Se compaiono sintomi come vomito, diarrea, dimagrimento o apatia, serve subito un controllo medico.

        Conoscere per tranquillizzarsi

        La coprofagia, per quanto sgradevole, nella maggior parte dei casi è un comportamento normale e risolvibile. Sapere perché accade aiuta a ridurre l’ansia del proprietario e a intervenire nel modo giusto, senza colpevolizzare l’animale o sé stessi.

        La pazienza, la prevenzione e una buona routine quotidiana possono riportare serenità… e tenere lontani quei momenti che nessun amante dei cani vorrebbe mai vedere.

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          Gatto e cane sotto lo stesso tetto: convivenza serena o missione impossibile?

          Dalla scelta degli animali all’organizzazione degli spazi, passando per tempi di adattamento e segnali da interpretare: ecco cosa dicono veterinari ed esperti di comportamento sulla convivenza tra cane e gatto.

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          Gatto e cane sotto lo stesso tetto

            Cane e gatto, nemici per natura? L’immagine è radicata nell’immaginario collettivo, ma la realtà è più sfumata. Sempre più famiglie italiane condividono la casa con entrambe le specie e, nella maggior parte dei casi, la convivenza è possibile. Non sempre nasce l’amicizia, ma rispetto e tolleranza sì. La differenza la fanno preparazione, pazienza e conoscenza dei bisogni di ciascun animale.

            Istinti diversi, linguaggi da tradurre

            Il cane è un animale sociale, abituato a comunicare in modo diretto e spesso fisico. Il gatto, invece, è più territoriale, indipendente e sensibile agli stimoli. Questo contrasto può generare incomprensioni: un cane curioso può essere percepito come invadente, mentre un gatto che soffia o scappa può innescare l’istinto di inseguimento. Capire questi codici è il primo passo per evitare conflitti.

            L’età conta (e non poco)

            Secondo veterinari comportamentalisti, la convivenza risulta più semplice quando almeno uno dei due animali è giovane. Cuccioli e gattini hanno maggiore capacità di adattamento e apprendono più facilmente a interpretare l’altro. Anche gli adulti, però, possono convivere serenamente, a patto che l’introduzione sia graduale e rispettosa dei tempi.

            Come presentare cane e gatto

            L’incontro iniziale è decisivo. Gli esperti consigliano di evitare il contatto diretto immediato: meglio partire da stanze separate, consentendo agli animali di familiarizzare con gli odori. Le prime interazioni dovrebbero avvenire sotto controllo, con il cane al guinzaglio e il gatto libero di allontanarsi. Forzare il contatto è uno degli errori più comuni.

            Spazi separati e risorse dedicate

            Una convivenza equilibrata passa anche dall’organizzazione della casa. Il gatto deve poter contare su zone “sicure” e sopraelevate, irraggiungibili dal cane. Ciotole, lettiere e cucce vanno separate per evitare competizione e stress. Questo riduce drasticamente i conflitti, soprattutto nelle prime fasi.

            Razza e temperamento: non solo stereotipi

            Non esistono razze incompatibili per definizione, ma alcune predisposizioni contano. Cani da caccia o con forte istinto predatorio possono richiedere più lavoro educativo. Allo stesso modo, gatti molto timorosi o territoriali potrebbero impiegare più tempo ad accettare la presenza del cane. Il carattere individuale resta comunque l’elemento decisivo.

            I segnali da non ignorare

            Soffi, ringhi, posture rigide o marcature eccessive sono campanelli d’allarme. In questi casi è fondamentale intervenire subito, riducendo le occasioni di stress e, se necessario, chiedendo il supporto di un educatore cinofilo o di un veterinario comportamentalista.

            Convivenza sì, ma senza forzature

            Cane e gatto non devono diventare amici per forza. Una coabitazione serena, fatta di rispetto degli spazi e abitudini compatibili, è già un ottimo risultato. In molti casi, con il tempo, si arriva anche a una sorprendente complicità.

            In conclusione, gatto e cane sotto lo stesso tetto non solo è possibile, ma sempre più frequente. Servono tempo, coerenza e attenzione ai segnali: ingredienti fondamentali per trasformare una convivenza potenzialmente difficile in un equilibrio stabile — e, talvolta, in un’insospettabile amicizia.

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              Panda ostaggio della crisi Cina-Giappone: Xiao Xiao e Lei Lei tornano a Pechino e Tokyo rischia di restare senza

              La disputa tra Pechino e Tokyo finisce per travolgere anche la “diplomazia dei panda”. Xiao Xiao e Lei Lei, nati a Tokyo nel 2021, torneranno in Cina a fine gennaio e l’accordo non verrà rinnovato. Per la prima volta in oltre 50 anni il Giappone rischia di restare senza panda.

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                A Tokyo si fa la fila per salutare due animali, ma sotto la tenerezza c’è una crepa diplomatica. Code interminabili fin dal mattino, negozi di souvenir presi d’assalto per accaparrarsi magliette, spille e tazze: lo zoo di Ueno è diventato il luogo di un addio collettivo. Xiao Xiao e Lei Lei, i due panda giganti e ultimi presenti nel Paese, lasceranno il Giappone a fine gennaio e torneranno in Cina. Il rientro era previsto da tempo, ma viene anticipato: non più il 20 febbraio, bensì a fine mese.

                Dietro la data c’è l’incognita più pesante: non verrà rinnovato l’accordo e, con le tensioni diplomatiche tra Cina e Giappone ormai in corso da circa un mese e mezzo, non si intravedono intese per sostituire la coppia con altri esemplari. Se non verrà siglato un nuovo prestito, per la prima volta in oltre 50 anni il Giappone rischia davvero di restare senza panda.

                Ueno assediato: tre ore e mezzo di coda
                Per vedere Xiao Xiao e Lei Lei, nati a Tokyo nel 2021, c’è chi ha aspettato tre ore e mezzo. Da lunedì prossimo la visita sarà possibile soltanto su prenotazione, mentre tra il 14 e il 25 gennaio, gli ultimi 12 giorni utili, le fasce orarie saranno assegnate con una sorta di lotteria. La scena è quella tipica delle grandi partenze: la gente arriva presto, si organizza, scatta foto, compra l’ultimo ricordo. Ma qui il ricordo ha la forma di due panda e il sapore amaro di una rottura.

                La crisi che “morde” anche la diplomazia dei panda
                Nelle ultime settimane Pechino ha messo in guardia i propri cittadini dal recarsi in Giappone, ha annullato concerti ed eventi e ha bloccato l’import di prodotti ittici. Tokyo, dal canto suo, ha denunciato manovre militari cinesi ritenute pericolose in acque e cieli. In questo clima, la disputa minaccia mezzo secolo di “diplomazia dei panda”, un indicatore non ufficiale delle relazioni tra la Cina e il resto del mondo. A innescare l’ultima crisi, nel racconto che circola, sono anche le parole della premier nipponica Sanae Takaichi, che il 7 novembre ha detto che un ipotetico attacco cinese a Taiwan potrebbe provocare una risposta militare di Tokyo. Oggi Takaichi ha provato a stemperare, dichiarando che il Giappone è “sempre aperto” al dialogo.

                Dal regalo all’affitto: come funziona davvero il “prestito”
                La Cina inviò la prima coppia di panda in Giappone nel 1972 per celebrare la normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Da allora Tokyo non era mai rimasta senza, anche in fasi turbolente. Pechino presta gli animali in segno di amicizia ma mantiene la proprietà, e i cuccioli nati all’estero non fanno eccezione. I genitori di Xiao Xiao e Lei Lei, Shin Shin e Ri Ri, sono rientrati in Cina nel 2024 dopo un prestito durato 13 anni. Dalla metà degli anni ’80 i panda non si regalano più: si affittano, circa un milione di euro l’anno, fondi destinati alla conservazione della specie. Prestiti aumentati durante gli anni di Xi Jinping, che, secondo quanto si racconta, firmerebbe personalmente ogni autorizzazione.

                La storia dei panda, qui, smette di essere solo zoologia: diventa un termometro politico. E mentre a Ueno si consumano gli ultimi scatti e le ultime code, la domanda resta sospesa come un cartello all’ingresso: dopo fine gennaio, chi riempirà quel recinto vuoto?

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