Animali
Microchip per tutti: l’Europa mette ordine tra cani, gatti e guinzagli
L’Europarlamento approva nuove regole per il benessere animale: microchip obbligatorio, stop alla vendita nei negozi e stretta sugli allevamenti.
Addio cuccioli in vetrina e pedigree improvvisati: l’Europarlamento ha approvato a larga maggioranza una proposta che rivoluziona la gestione di cani e gatti nell’Unione Europea. Con 457 voti favorevoli, la plenaria di Strasburgo ha dato il via libera a un pacchetto di misure che punta a rafforzare la tutela degli animali da compagnia, a partire da un obbligo. Tutti i cani e i gatti dovranno essere identificabili tramite microchip. I dati dei microchip saranno registrati in banche dati nazionali interoperabili, collegate a un indice centrale gestito dalla Commissione europea, per garantire tracciabilità e contrastare traffici illeciti.
Via gli animali dalla vetrina
Ma la stretta non si ferma qui: vietata la vendita di cani e gatti nei negozi di animali, così come la loro esposizione in vetrina. Per gli animali provenienti da Paesi terzi, sarà obbligatoria la registrazione preventiva online almeno cinque giorni prima dell’ingresso in UE, e l’identificazione tramite microchip dovrà avvenire prima dell’arrivo. Il testo approvato prende di mira anche gli allevamenti intensivi e le pratiche dannose: stop alla riproduzione tra consanguinei (genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle), divieto di allevare animali con caratteristiche morfologiche estreme che ne compromettano il benessere, e niente più collari a strozzo o a punte senza dispositivi di sicurezza.
Più rispetto e meno sofferenza per cani, gatti & Co.
Anche le mutilazioni e l’uso di animali con disabilità in spettacoli o competizioni saranno vietati. L’obiettivo è chiaro: più rispetto, meno sofferenza. Con questa posizione, il Parlamento europeo apre ora il negoziato con gli Stati membri per arrivare a un regolamento definitivo. Nel frattempo, Fido e Micio possono iniziare a prepararsi per il loro passaporto digitale. E i negozi di animali? Meglio che inizino a vendere peluche. Per quelli, il microchip non serve.
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Animali
Cani nei luoghi affollati: quando il divertimento diventa stress
Dai ristoranti ai concerti, cresce il numero di persone che portano con sé il cane ovunque. Ma non sempre la presenza del quattro zampe in contesti rumorosi è un gesto d’amore.
È diventata un’abitudine sempre più diffusa: portare il cane ovunque, dal bar al festival, fino ai locali notturni. Una scelta che nasce quasi sempre da buone intenzioni — evitare che resti solo o condividerne ogni momento — ma che, secondo gli esperti, può rivelarsi fonte di grande stress per l’animale.
«Fortunatamente oggi si vedono meno cani trascinati in discoteche o eventi molto rumorosi», spiega la dottoressa Zita Talamonti, veterinaria comportamentalista. «Rimane però comune l’errore di pensare che, solo perché un evento è all’aperto, sia adatto ai cani. In realtà, il numero di persone, i rumori, gli odori e gli stimoli continui possono disorientarli e spaventarli».
Quando il cane non si diverte
Ogni cane ha un proprio livello di tolleranza agli stimoli ambientali. «Bisogna imparare ad ascoltarlo — sottolinea Talamonti — e capire fino a dove possiamo spingerci. Ci sono soggetti più flessibili e altri che non riescono a gestire la confusione. Forzarli è un errore: il nostro ruolo è proteggerli, non metterli in difficoltà».
Un cane che ansima, si lecca spesso il muso, abbassa le orecchie o cerca di allontanarsi sta mostrando chiari segnali di stress. «Quando li portiamo in contesti caotici, non dobbiamo aspettarci che “si abituino” da soli. È come per una persona con ansia sociale: serve tempo, gradualità e, a volte, l’aiuto di un professionista», precisa la veterinaria.
L’adattamento non è per tutti
L’esperta racconta il caso di un cane adottato da un canile del Sud Italia, trasferito poi a Milano. «Aveva trascorso i primi sei mesi di vita in un ambiente tranquillo, senza contatti con la città. I nuovi proprietari, molto attenti, volevano portarlo con sé ovunque — anche agli aperitivi ai Navigli. Ma il cane si spaventava per una saracinesca che si abbassa o per il suono di un monopattino elettrico. In casi così, bisogna rispettare i suoi tempi: con pazienza e un percorso graduale potrà forse adattarsi, ma forzarlo sarebbe controproducente».
Gli esperti ricordano che l’adattabilità è influenzata da fattori come la genetica, le esperienze precoci e la socializzazione. I cani cresciuti in ambienti ricchi di stimoli possono tollerare meglio la confusione, ma per molti altri la folla resta una fonte di ansia.
Vita sociale sì, ma a misura di cane
Talamonti invita a cambiare prospettiva: «Tendenzialmente i cani — da caccia o da pastore — amano stare nella natura. Hanno bisogno di annusare, correre, esplorare. È lì che si sentono davvero liberi».
Per questo, gli esperti suggeriscono di pianificare le uscite in funzione del benessere del cane: meglio una passeggiata nel verde o una giornata in montagna che un pomeriggio tra la folla. «Portare il cane con sé deve essere un piacere condiviso — conclude la veterinaria — non una prova di affetto mal interpretata. Il rispetto dei suoi bisogni è la forma più autentica di amore».
Animali
Piante e animali domestici: quando la bellezza può diventare pericolo
Oleandro, stella di Natale, ficus e persino aloe vera: specie diffuse nelle case italiane possono causare sintomi gravi se ingerite dagli animali. Ecco come scegliere piante sicure e convivere con il verde in tranquillità.
Una casa piena di piante regala colore, freschezza e armonia. Tuttavia, per chi vive con cani o gatti, il verde domestico può nascondere insidie inaspettate. Molte specie ornamentali, pur bellissime alla vista, contengono sostanze tossiche in grado di provocare disturbi anche gravi se ingerite o, in alcuni casi, semplicemente toccate.
Secondo i dati dell’ASPCA Animal Poison Control Center, ogni anno migliaia di segnalazioni riguardano avvelenamenti accidentali causati da piante comuni. In Italia, anche l’ENPA e il Centro Antiveleni di Milano ricordano che i sintomi possono variare da semplici irritazioni a crisi respiratorie potenzialmente fatali.
Fiori belli ma pericolosi
Tra i principali “veleni verdi” presenti nei giardini italiani spiccano oleandro, rododendro e ciclamino. L’oleandro (Nerium oleander), in particolare, contiene glicosidi cardiaci, sostanze che possono alterare il battito cardiaco e risultare letali anche in piccole quantità. Anche il rododendro e l’azalea rilasciano tossine capaci di causare salivazione eccessiva, vomito e debolezza muscolare.
Attenzione anche alle piante con bacche, spesso decorative: tasso, vischio e agrifoglio possono sembrare innocui ma contengono alcaloidi e saponine pericolose per il sistema nervoso e gastrointestinale degli animali.
Pericoli dentro casa
Non serve un giardino per incorrere in rischi. Anche molte piante da appartamento diffuse nei salotti e negli uffici possono essere dannose. Il ficus benjamina, ad esempio, se masticato, può provocare irritazioni orali e gastriche. La monstera deliciosa, molto di moda per il suo aspetto tropicale, contiene ossalati di calcio che causano bruciore alla bocca e gonfiore alla lingua di cani e gatti.
Persino alcune piante grasse, considerate generalmente innocue, meritano attenzione: l’aloe vera, benefica per l’uomo, può causare vomito, tremori e diarrea negli animali.
Durante il periodo natalizio, poi, il rischio aumenta: stella di Natale, vischio e agrifoglio sono tra le principali cause di intossicazione stagionale. Tutte contengono sostanze irritanti che, se ingerite, possono portare a vomito, ipersalivazione e, nei casi più gravi, convulsioni.
Segnali da non ignorare
Quando un animale entra in contatto con una pianta tossica, i sintomi possono comparire in pochi minuti o dopo alcune ore. Tra i più comuni: vomito, diarrea, salivazione eccessiva, difficoltà respiratorie, tremori o apatia. In presenza di questi segnali, è fondamentale contattare subito il veterinario o un centro antiveleni veterinario, portando, se possibile, un campione della pianta ingerita per facilitarne l’identificazione.
Come scegliere piante sicure
Fortunatamente, esistono moltissime alternative sicure per chi ama il verde ma non vuole mettere a rischio la salute dei propri animali. Tra le specie consigliate ci sono felci, palme areca, piante ragno (chlorophytum), calatee e violette africane, tutte non tossiche secondo le linee guida ASPCA.
Un’altra buona abitudine è posizionare le piante pericolose fuori dalla portata degli animali, magari su mensole alte o in spazi inaccessibili. In giardino, invece, si possono delimitare aree “animal friendly” con varietà innocue e resistenti.
Un equilibrio possibile
Con un po’ di attenzione e informazione, è possibile godersi la bellezza delle piante senza correre rischi. Prima di acquistare una nuova specie, è sempre utile verificare la sua compatibilità con gli animali domestici: bastano pochi minuti di ricerca per evitare situazioni potenzialmente gravi.
Proteggere i nostri compagni a quattro zampe non significa rinunciare al verde, ma scegliere con consapevolezza. Le piante rendono la casa più accogliente, ma la loro bellezza non deve mai mettere in pericolo la salute di chi ci vive accanto — persone o animali che siano.
Animali
Gatti e pulci: il nemico invisibile che si nasconde tra i peli del nostro felino
Anche i mici più puliti possono esserne vittime. Le pulci si annidano nel pelo, tra coperte e tappeti, e si riproducono in tempi rapidissimi. Prevenirle non significa solo proteggere il gatto, ma tutta la casa.
C’è un nemico minuscolo che tormenta i gatti di ogni età, razza e ambiente. Non si vede, ma si sente: le pulci. Quelle piccole creature scure che saltano tra i peli, mordono la pelle e rendono impossibile la pace di un felino. Per molti proprietari sono solo un fastidio stagionale, ma in realtà le pulci rappresentano una minaccia concreta per la salute del gatto e, indirettamente, anche per chi vive con lui.
Basta una sola pulce per scatenare un’invasione. Ogni femmina può deporre fino a cinquanta uova al giorno, che cadono dal mantello e si insinuano ovunque: tra le fibre di un tappeto, sotto i cuscini del divano o nella cuccia preferita. È così che la casa si trasforma in un terreno fertile per centinaia di nuovi parassiti pronti a risalire sul gatto alla prima occasione.
Il primo segnale d’allarme è quasi sempre lo stesso: il gatto si gratta con insistenza, morde la base della coda o si lecca nervosamente. In alcuni casi compaiono piccole crosticine, perdita di pelo o arrossamenti. Ma il vero problema non è solo il prurito. Le pulci si nutrono di sangue e, se l’infestazione è estesa, possono causare anemia, allergie e persino trasmettere parassiti intestinali.
Sfatato anche il mito secondo cui i gatti di casa sarebbero al sicuro. Le pulci possono arrivare con le scarpe, con altri animali o semplicemente attraversando le finestre. E quando entrano, difficilmente escono da sole. Per questo la prevenzione è la prima forma di difesa: trattamenti antiparassitari regolari, ambienti puliti e tessuti lavati di frequente.
Un gatto infestato non è solo un animale che soffre: è un campanello d’allarme per tutto ciò che lo circonda. Il ciclo vitale delle pulci è silenzioso e implacabile, ma può essere interrotto con costanza e attenzione. Ogni carezza tra il pelo, ogni spazzolata, ogni bagno diventa così un gesto d’amore e di cura.
E quando finalmente il micio torna a dormire sereno, magari arrotolato sul divano, è il segno che la battaglia invisibile è stata vinta. Almeno fino alla prossima stagione.
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