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Prevenire l’otite nei cani in autunno: proteggere Fido dal freddo e dai rischi di infezione

Con l’arrivo dei primi freddi, l’otite può diventare un problema comune per molti cani. Dalle corrette precauzioni durante le passeggiate al controllo della pulizia delle orecchie, ecco tutto ciò che devi sapere per proteggere il tuo cane dall’otite autunnale.

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    Con l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi, anche i nostri amici a quattro zampe possono essere più soggetti a disturbi legati al cambio di stagione. Tra questi, l’otite canina è uno dei più comuni e fastidiosi. L’otite è un’infiammazione del condotto uditivo, che può essere causata da vari fattori, tra cui infezioni batteriche, parassiti, funghi e allergie. Tuttavia, con le temperature che iniziano a calare, il freddo può indebolire il sistema immunitario del cane, rendendolo più vulnerabile a questo tipo di problema.

    Cos’è l’otite e perché colpisce i cani in autunno?

    L’otite nei cani si presenta come un’infiammazione del canale auricolare e può essere sia esterna (colpisce la parte visibile dell’orecchio) sia media o interna, coinvolgendo le strutture più profonde. In autunno, con il clima che diventa più umido e freddo, i cani possono essere maggiormente esposti a infezioni e irritazioni che possono evolversi in otite, specialmente se hanno le orecchie lunghe o pendenti, che favoriscono l’accumulo di umidità.

    Inoltre, i cani che trascorrono molto tempo all’aperto, durante le passeggiate o le attività all’aria aperta, sono più esposti a cambiamenti climatici e a possibili infezioni. Il vento freddo, la pioggia e il fango possono contribuire ad accumulare batteri nelle orecchie, creando un ambiente ideale per lo sviluppo dell’otite.

    Sintomi dell’otite canina

    Riconoscere i sintomi dell’otite è fondamentale per intervenire tempestivamente. Tra i segnali più comuni che indicano un possibile problema ci sono:

    • Grattamento insistente alle orecchie: se il cane tende a grattarsi in modo ossessivo l’orecchio, potrebbe essere un segnale di fastidio.
    • Testa inclinata o scuotimento frequente: il cane cerca di alleviare il dolore o il prurito scuotendo spesso la testa.
    • Orecchie arrossate o gonfie: la pelle dell’orecchio può apparire infiammata e calda al tatto.
    • Odore sgradevole dalle orecchie: l’otite, specialmente quando causata da batteri o lieviti, può provocare la fuoriuscita di cattivi odori.
    • Accumulo di cerume scuro: l’infiammazione può portare a un eccesso di cerume, di colore marrone scuro o nero.

    Come prevenire l’otite nei cani durante l’autunno

    La prevenzione è il miglior modo per proteggere il tuo cane dall’otite durante i mesi più freddi. Ecco alcune pratiche da adottare per mantenere le orecchie del tuo cane sane e pulite.

    1. Asciugare bene le orecchie dopo le passeggiate

    Durante le passeggiate autunnali, specialmente se piove o il terreno è umido, è importante asciugare accuratamente le orecchie del cane al ritorno a casa. L’umidità può favorire la proliferazione di batteri e funghi, quindi usare un panno morbido per asciugare l’interno dell’orecchio può fare la differenza.

    2. Utilizzare cappotti con cappuccio o paraorecchie per proteggere dal freddo

    Se il cane ha le orecchie particolarmente sensibili, puoi proteggerle utilizzando cappotti appositi dotati di cappuccio o accessori che coprono le orecchie. Questo ridurrà l’esposizione diretta al freddo e al vento, due fattori che possono favorire l’infiammazione.

    3. Pulizia regolare delle orecchie

    È fondamentale mantenere pulite le orecchie del cane. Esistono prodotti specifici, come soluzioni auricolari, che possono essere utilizzati per rimuovere cerume e impurità. Tuttavia, è importante non esagerare con la pulizia, poiché potrebbe irritare ulteriormente il condotto uditivo. Consulta il veterinario per capire con quale frequenza eseguire la pulizia, a seconda della razza e delle condizioni di salute del tuo cane.

    4. Controlli veterinari periodici

    Sottoporre il cane a controlli veterinari regolari, soprattutto se ha già sofferto di otite in passato, è un modo efficace per prevenire l’insorgere di nuovi episodi. Il veterinario può controllare lo stato di salute delle orecchie e, se necessario, fornire trattamenti preventivi.

    5. Rinforzare il sistema immunitario

    Durante i mesi più freddi, è utile supportare il sistema immunitario del cane con una dieta equilibrata e ricca di nutrienti. Integratori a base di vitamine e minerali, oltre a una buona alimentazione, possono aiutare il cane a combattere meglio eventuali infezioni e a resistere alle malattie stagionali.

    6. Evitare il contatto con l’acqua fredda

    Se il tuo cane ama nuotare, cerca di limitare i bagni in acque fredde durante l’autunno, poiché l’umidità e le basse temperature possono favorire l’insorgenza dell’otite. Dopo un bagno, asciuga sempre accuratamente le orecchie per evitare il ristagno di acqua nel condotto uditivo.

    Razze più soggette all’otite

    Alcune razze canine sono più predisposte a sviluppare otite a causa della forma e delle caratteristiche delle orecchie. Tra queste:

    • Cocker Spaniel: le loro orecchie pendenti trattengono facilmente umidità e sporco.
    • Bassotto: anche questa razza dalle orecchie lunghe è particolarmente soggetta a otiti.
    • Barboncino: la presenza di peli all’interno del condotto uditivo può favorire la formazione di cerume e di infezioni.
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      Come accarezzare un gatto (senza farsi graffiare): il linguaggio segreto delle fusa

      Capire quando, dove e come accarezzare un gatto è fondamentale per costruire un legame autentico e sereno con lui. Gli esperti spiegano come interpretare i segnali felini e cosa evitare per non trasformare un momento di coccole in una fonte di stress.

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      Come accarezzare un gatto

        Il contatto, una questione di fiducia reciproca

        Posare la mano sul dorso di un gatto può sembrare un gesto spontaneo, ma in realtà racchiude una complessa dinamica relazionale. Non tutti i gatti amano essere toccati e, come per gli esseri umani, la fiducia si conquista nel tempo.

        «Il primo passo è lasciare che sia il gatto a decidere se avvicinarsi – spiega Andrea Mancino, ingegnere biomedico e divulgatore esperto di comportamento felino –. Restare fermi, parlargli con tono calmo e offrirgli la mano perché la annusi è il modo migliore per fargli capire che non rappresentiamo una minaccia».

        Quando il micio ci sfiora con il muso o si strofina contro di noi, significa che ci ha accettati nel suo spazio personale. Ma questo non vuol dire che possiamo toccarlo ovunque o in qualunque momento.

        Le zone “sicure” e quelle off-limits

        I gatti amano le carezze sotto il mento, dietro le orecchie, lungo il dorso e sui fianchi. Queste aree sono ricche di terminazioni nervose e ghiandole odorose, che rilasciano feromoni legati al piacere e al riconoscimento.

        «Meglio evitare la pancia, le zampe e la coda – avverte Mancino – perché sono zone molto sensibili, spesso percepite come vulnerabili. Anche le carezze troppo vigorose sulla testa possono infastidirli».

        Il segreto sta nella delicatezza: accarezzare sempre nel verso del pelo, con movimenti lenti e regolari. Se il gatto chiude gli occhi, fa le fusa o si rilassa, è un segnale positivo. Se invece irrigidisce il corpo, muove nervosamente la coda o si allontana, è meglio fermarsi subito.

        Ogni gatto ha il suo carattere (e i suoi limiti)

        Non esiste un modo universale di accarezzare un gatto: ogni animale ha la propria personalità. Ci sono mici che cercano costantemente il contatto fisico, e altri che lo evitano quasi del tutto. L’importante è rispettare i confini che ci impongono.

        «Osservare il linguaggio del corpo è fondamentale – sottolinea Mancino –. Un gatto che si irrigidisce o abbassa le orecchie ci sta dicendo di smettere. Insistere può compromettere la fiducia».

        La pazienza è una virtù chiave, soprattutto con gatti timidi o poco socializzati. In questi casi, l’esperto consiglia di lasciare che l’animale ci osservi da lontano, imparando gradualmente a riconoscerci tramite la voce e l’odore.

        Creare un ambiente sicuro e rispettoso

        Per far sentire il gatto a proprio agio, è importante che abbia un luogo “sacro” dove rifugiarsi: una cuccia chiusa, una scatola o una mensola sopraelevata. «Mai disturbarlo quando si nasconde – spiega Mancino –. Deve sapere che quello spazio è inviolabile, solo così potrà sentirsi al sicuro».

        Con il tempo, quando la fiducia si sarà consolidata, il gatto potrebbe decidere di mostrare la pancia: un segno di completa apertura. Tuttavia, non sempre significa che desidera essere accarezzato in quella zona. In realtà, nella maggior parte dei casi è solo un gesto di rilassamento.

        Dalle carezze alla relazione: quando il legame è completo

        Riconoscere i segnali di piacere e di disagio del gatto permette di costruire una relazione empatica e rispettosa. Quando il micio si lascia accarezzare con tranquillità, chiude gli occhi e fa le fusa, significa che il legame è saldo e basato sulla fiducia.

        «Ogni carezza è una forma di comunicazione – conclude Mancino –. Non serve imporsi o forzare l’interazione: basta imparare ad ascoltare il gatto, perché sarà lui a dirci quando è il momento giusto».

        Un’occasione per incontrare i gatti

        Chi vuole conoscere da vicino il mondo felino potrà farlo al SuperCat Show 2025, in programma alla Fiera di Roma il 15 e 16 novembre. L’evento ospiterà oltre 600 gatti di razze diverse, dagli eleganti Maine Coon ai curiosi Cornish Rex, e un’area adozioni curata dall’associazione Arca – Gatti della Piramide.

        Oltre alle competizioni e alle esposizioni, ci saranno incontri con esperti del comportamento felino, tra cui lo stesso Andrea Mancino, pronti a svelare i segreti per migliorare la convivenza con i nostri amici a quattro zampe.

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          Le leccate del cane: affetto, linguaggio e segnali da decifrare

          Le origini di questo comportamento risalgono al mondo dei lupi e ai rituali di cura materna. Ma oggi le leccate dei cani assumono sfumature diverse: affetto, calma, richiesta di attenzione o disagio. L’importante è leggere il gesto nel giusto contesto.

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          Le leccate del cane

            Quando una leccata dice più di mille parole

            Una lingua umida che si posa sulla mano o sul viso: molti proprietari la vivono come un gesto d’amore, un modo in cui il cane “bacia” il proprio umano. In parte è vero, ma ridurre il significato delle leccate a una semplice dimostrazione d’affetto è una semplificazione. Questo comportamento ha radici antiche e funzioni comunicative molto più ampie.

            Nei branchi di lupi — da cui discendono i cani domestici — le leccate avevano un ruolo sociale ben preciso: servivano a salutarsi, a rafforzare la gerarchia o a chiedere cibo. Oggi, nei cani, quel gesto ha mantenuto lo stesso valore di interazione e riconoscimento reciproco, ma si è evoluto per adattarsi alla convivenza con l’uomo.

            I diversi significati delle leccate

            Come spiega la veterinaria comportamentalista Francesca Serra, “le leccate sono un vero linguaggio corporeo che il cane utilizza per esprimere stati emotivi e bisogni”.
            Possono avere significati diversi a seconda del contesto:

            • Affetto e appartenenza – Leccare mani o viso è spesso un segno di legame. È un modo per dire “sei parte del mio branco”.
            • Richiesta di attenzione – Un cane che ti lecca insistentemente può chiedere coccole, gioco o semplicemente interazione.
            • Autocalmamento – Alcuni cani si leccano o leccano l’umano per ridurre l’ansia. È un comportamento che abbassa la tensione emotiva.
            • Stress o disagio – Se la leccata è compulsiva o insistente, potrebbe essere un segnale di nervosismo o disagio. In questi casi, il cane comunica che ha bisogno di spazio o tranquillità.
            • Percezione sensoriale – Il cane può anche leccare per “leggere” informazioni chimiche sulla pelle umana, percependo ormoni e stati emotivi.

            Un gesto che nasce con la mamma

            Il comportamento del leccare affonda le radici nella primissima infanzia del cane. La madre lecca i cuccioli per pulirli, stimolare la respirazione e la digestione, ma anche per trasmettere sicurezza. È un gesto di cura, che resta impresso come forma di affetto e comunicazione.

            Da adulti, i cani ripropongono questo comportamento nei confronti dei membri del gruppo familiare — umani compresi — come modo per prendersi cura dell’altro e mantenere il legame sociale.

            Non sempre è un “bacio”: il contesto fa la differenza

            Sebbene a noi piaccia interpretarle come dimostrazioni di amore, le leccate non sono sempre un equivalente dei “baci” umani. Talvolta il cane le usa per calmare se stesso o per sdrammatizzare una situazione percepita come stressante.

            “Bisogna osservare tutto il linguaggio del corpo,” spiega Serra. “Se il cane ha le orecchie basse, il corpo rigido o distoglie lo sguardo mentre lecca, probabilmente sta cercando di tranquillizzarsi più che di coccolarci.”

            In altre parole, la chiave è leggere il gesto nel contesto. Un cane rilassato, che fa le fusa canine (sbuffi, occhi semichiusi, postura morbida), probabilmente esprime affetto. Uno che lecca nervosamente, invece, sta comunicando disagio.

            Entrare nel suo mondo

            Per comprendere davvero il significato delle leccate, dobbiamo entrare nell’“umwelt” del cane — il suo mondo percettivo. I cani interpretano la realtà attraverso l’olfatto, il gusto e il linguaggio corporeo. Leccare è un modo per conoscere, comunicare e interagire.

            Rispettare questo linguaggio significa anche evitare di forzare l’interazione: se il cane si allontana o interrompe spontaneamente, è importante lasciargli spazio.

            Un gesto antico che rafforza il legame

            Le leccate sono dunque un ponte tra il linguaggio del cane e quello umano. Possono significare affetto, empatia, ma anche ansia o tensione. Imparare a distinguerne le sfumature ci aiuta a costruire una relazione più profonda e rispettosa con il nostro animale.

            Come ricorda l’etologa Patrizia Rossi, “ogni leccata è una parola nel vocabolario emotivo del cane. Sta a noi imparare a tradurla.”

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              Quando il cane non sta bene: come riconoscere i segnali di malessere fisico e mentale

              Capire i messaggi del proprio cane è il primo passo per garantirgli salute e serenità. Due esperte, la veterinaria comportamentalista Zita Talamonti e la nutrizionista Eleonora Fusi, spiegano come individuare i campanelli d’allarme e intervenire per tempo.

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              il cane non sta bene

                Il linguaggio del corpo: quando il cane ci parla senza parole

                Il benessere del cane passa anche dalla nostra capacità di ascoltarlo, non solo con le orecchie ma con gli occhi. “I cani comunicano in modo costante attraverso la postura e le micro-espressioni”, spiega la dottoressa Zita Talamonti, medico veterinario comportamentalista. “Riconoscere i segnali di disagio ci permette di rispettare le loro emozioni e prevenire situazioni di stress o conflitto.”

                Un cane stressato o infastidito può mandare segnali sottili ma inequivocabili: sbadigli improvvisi, leccarsi il muso, distogliere lo sguardo, girare la testa o irrigidirsi. Questi comportamenti non sono casuali, ma esprimono un chiaro bisogno di spazio o tranquillità. “Se insistiamo nell’interazione quando il cane non è dell’umore giusto, rischiamo di aumentare la sua tensione e compromettere la fiducia reciproca”, aggiunge la dottoressa.

                Riconoscere e rispettare questi segnali è un atto di empatia. Significa comprendere che, come noi, anche i cani hanno momenti in cui desiderano stare per conto proprio.

                I segnali fisici di un malessere

                Quando il disagio è di natura fisica, i segnali diventano più visibili. Un cane che appare spento, meno vivace o riluttante a muoversi potrebbe non sentirsi bene. “Attenzione a cambiamenti improvvisi nell’appetito, nella respirazione o nell’energia”, spiega Talamonti. “Anche mucose pallide o eccessivamente scure, tosse, starnuti, vomito e diarrea sono campanelli d’allarme che richiedono attenzione veterinaria.”

                Un cane febbricitante tenderà a isolarsi, a muoversi meno o a rifiutare il cibo. Se invece zoppica o evita di poggiare una zampa, il dolore può essere localizzato a livello muscolare o articolare. “Osservare con attenzione e non sottovalutare piccoli segnali è il primo passo per garantire una diagnosi precoce e un intervento tempestivo”, sottolinea l’esperta.

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