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Attenzione a Love bombing! Quando “l’amore” è solo una trappola

Dietro un’apparente pioggia di attenzioni, si nasconde una delle forme più subdole di manipolazione emotiva. Scopriamo cos’è davvero il love bombing, come riconoscerlo nelle relazioni e come liberarsi da questo ciclo tossico

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    Ti sommerge di affetto, ti copre di regali, ti riempie di messaggi e complimenti: all’inizio sembra amore puro, travolgente, quasi cinematografico. Ma quando qualcosa inizia a sembrare “troppo” e il disagio cresce, forse non si tratta d’amore. Si chiama love bombing, e non ha nulla a che fare con i sentimenti sani: è una forma di manipolazione affettiva, spesso messa in atto da persone con tratti narcisistici o fortemente insicuri, che cercano controllo attraverso l’illusione dell’amore perfetto.

    Il love bomber non ama davvero, ma conquista, seduce e intrappola. Il suo obiettivo è creare dipendenza emotiva attraverso un’escalation di attenzioni, regali e promesse premature, che spesso vengono scambiate per romanticismo. Tutto avviene nella fase iniziale della relazione, quella in cui la vittima, ancora vulnerabile, viene “colpita” da un entusiasmo fuori misura. Si tratta di una vera e propria strategia, che si evolve in quattro fasi principali: idealizzazione, svalutazione, abbandono (ghosting) e ricattura.

    Nella prima fase, la persona viene idolatrata. Gesti e parole sono sproporzionati al tipo di legame reale: regali lussuosi, dichiarazioni d’amore eccessive, contatto costante. Poi, improvvisamente, tutto cambia. Il manipolatore si raffredda, diventa critico, distante. Inizia la svalutazione, in cui la vittima cerca disperatamente di “riconquistare” l’amore iniziale. Segue il ghosting: silenzi, sparizioni, mancate risposte. Ma non finisce qui: spesso il ciclo si riavvia, quando il manipolatore riappare e tutto ricomincia da capo.

    Il termine love bombing fu coniato negli anni ’70 da una setta religiosa americana, ma la psicologia moderna lo ha adottato per descrivere dinamiche tossiche nelle relazioni sentimentali. Margaret Singer, psicologa statunitense, definì il fenomeno come una forma vincolante di plagio emotivo.

    Chi adotta queste dinamiche? Spesso persone con bassa autostima, bisogno di approvazione e incapacità di stabilire connessioni sane. Dall’altra parte, le vittime sono spesso empatiche, sensibili e, talvolta, attraversano momenti di fragilità personale.

    Come uscirne? Il primo passo è riconoscere la manipolazione. Non si tratta di amore, ma di controllo. Interrompere la relazione, anche se doloroso, è fondamentale. La terapia può aiutare a ricostruire l’autostima, a comprendere perché si è stati vulnerabili a questo tipo di legame e a riscrivere i propri confini emotivi.

    Amare non significa invadere, esagerare, affascinare a tutti i costi. L’amore autentico ha un ritmo equilibrato, fatto di rispetto reciproco, spazio, ascolto e tempo. Quando qualcosa ci travolge troppo in fretta, forse non ci sta amando… ma cercando di dominarci.

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      Cocktail & Wine

      Martini: l’arma segreta degli americani, inventata da un ligure e venerata da Hemingway e 007

      Nato (forse) ad Arma di Taggia nel 1920, il Martini ha conquistato presidenti, spie, registi e rockstar. Un drink elegante, spietato, freddo come una lama. E così potente che Krusciov lo definì “l’arma più letale degli Stati Uniti”.

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        Ci sono cocktail, poi c’è il Martini. Il più elegante, il più letterario, il più cinematografico. Il più pericoloso. «L’arma più letale degli Stati Uniti», disse Nikita Krusciov. E forse non aveva tutti i torti.

        La leggenda comincia (forse) in Liguria, ad Arma di Taggia, da un certo Clemente Queirolo che, emigrato a New York nel 1913, al Knickerbocker Hotel diventa Martini per comodità e per marketing. È lì che prepara un mix micidiale: gin, vermouth secco, un’oliva e un gelo assassino. Lo beve Rockefeller, lo beve Caruso. Boom: è nato il mito.

        Poi arriva il Proibizionismo, che sembra la fine. Ma niente da fare: il Martini è immortale. Torna con Roosevelt che, dicono, ne offre uno a Stalin (pare lo facesse malissimo, ma l’intenzione conta). A Hollywood diventa il protagonista silenzioso di una generazione di divi: da Myrna Loy a Gary Cooper, da Katharine Hepburn a Bogart.

        Hemingway lo adora: «Mi fece sentire civilizzato». Dorothy Parker lo teme: «Due vanno bene, con tre sono sotto al tavolo, con quattro sotto al mio ospite». E James Bond? Eretico: lo vuole con vodka e shakerato. Buñuel lo definisce “immacolato” e lo prepara come un rituale religioso. Sbagliare un Martini, per lui, era come bestemmiare.

        Negli anni ‘80 era il drink da Wall Street, nei ‘50 l’icona del GOP. Odiato da Carter, adorato da Reagan. Il Martini è diventato una scelta di campo, uno statement, un manifesto liquido.

        E Arma di Taggia? Finalmente ha deciso di prendersi il merito: una targa in riva al mare ricorda il signor Martini, e i bar locali servono ancora il drink perfetto. Se vi chiedete quale sia il cocktail più cool della storia, la risposta è nel bicchiere. E no, non è un Mojito.

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          Tendenze

          Padova torna a riflettere sull’anima: il Festival della Consapevolezza 2025 esplora l’intelligenza spirituale

          Il 20 e 21 settembre appuntamento con filosofi, scienziati, monaci e artisti per riscoprire il senso profondo dell’esistenza. Tra gli ospiti Guzzi, Lama Michel Rinpoche, Frajese, Foa, Tetsugen Serra e molti altri

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            Torna a Padova il Festival della Consapevolezza, e lo fa per la quarta volta con un tema tanto affascinante quanto urgente: Intelligenza spirituale. Un viaggio nel cuore dell’essere umano, nel tentativo di integrare mente, cuore e anima in un tempo che chiede rapidità, performance e semplificazione. L’edizione 2025 si svolgerà il 20 e 21 settembre, con il patrocinio dell’Unione Buddhista Italiana (UBI) e la collaborazione dell’assessorato alla Cultura del Comune.

            Sarà un evento diffuso nel centro storico, tra luoghi simbolici come il Palazzo della Ragione, il teatro Verdi, il San Gaetano e la Loggia della Gran Guardia. Non solo conferenze, ma anche meditazioni guidate, laboratori esperienziali, musica e workshop: tutto per stimolare una riflessione profonda sul senso dell’esistenza, con lo sguardo rivolto alla connessione interiore e alla trasformazione personale.

            Il tema dell’intelligenza spirituale viene proposto come chiave per leggere il presente e immaginare il futuro. Un modo per riconoscere e coltivare quella parte di noi capace di dare significato alla vita, superare le crisi, affrontare l’incertezza e trovare unità tra razionalità e sentimento, corpo e mente, individuo e collettività.

            A confrontarsi su questi temi, una rosa di ospiti e relatori di altissimo livello. Marco Guzzi, poeta e filosofo, sarà tra i protagonisti con i suoi percorsi di “guarigione dell’anima” e rinnovamento interiore. Con lui Lama Michel Rinpoche, maestro buddhista apprezzato a livello internazionale, che porterà la sua esperienza di dialogo tra Oriente e Occidente, tradizione e modernità. Il giornalista Marcello Foa, già presidente Rai, parlerà invece del rapporto tra pensiero critico e benessere interiore. Mentre Giovanni Frajese, medico e neuroendocrinologo, affronterà la relazione tra mente, corpo e spirito nella medicina contemporanea.

            Spazio anche alla scienza con Franco Prodi, climatologo e divulgatore, e alla musica con la pianista Gloria Campaner, che racconterà il legame profondo tra suono, emozione e stati di coscienza. Tra le voci più attese anche il Maestro Zen Tetsugen Serra, guida spirituale e autore, e Simone Salvini, chef vegano e insegnante, che proporrà un percorso sensoriale sul cibo come nutrimento anche spirituale.

            A guidare il team organizzativo sarà ancora una volta Andrea Salvetti, documentarista e produttore televisivo, ideatore del Festival e promotore della cultura della consapevolezza. I talk principali saranno condotti da Michaela K. Bellisario, giornalista del gruppo Corriere, con la sua consueta sensibilità nel trattare i temi dell’anima.

            Immancabile, come da tradizione, la meditazione collettiva al Palazzo della Ragione, guidata da Selene Calloni Williams e Filippo Scianna, presidente dell’UBI. Un momento partecipato, capace di unire centinaia di persone in un’unica vibrazione silenziosa.

            Ampio spazio sarà dato anche alla dimensione pratica: i workshop saranno curati da Shivani Lucki, Tiziana Fantuze e lo stesso Tetsugen Serra, con attività pensate per allenare l’intelligenza spirituale nel quotidiano. E quest’anno, novità assoluta, Consapevolandia si trasferisce al Museo Eremitani-Arena Romana: un’area educativa interamente dedicata ai più piccoli, ispirata alla pedagogia Montessori e al concetto delle intelligenze multiple.

            Il Festival della Consapevolezza è ormai un punto di riferimento nel panorama italiano degli eventi dedicati alla crescita interiore. Unisce spiritualità, scienza, arte e attualità con un approccio laico e inclusivo, capace di parlare a un pubblico trasversale. Non una fuga dal mondo, ma un ritorno a sé stessi per abitare il presente con maggiore presenza, empatia e lucidità.

            Biglietti, info e programma completo su festivaldellaconsapevolezza.com

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              Cucina

              Chef Franco, papà di Fedez, debutta sui social… gestito da mamma e figlio

              Il papà di Fedez sbarca nel mondo dei food creator e indovina chi lo gestisce? La società del figlio, Doom Entertainment, amministrata dalla moglie. Tutto in casa Lucia, dove anche le tagliatelle diventano business.

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                Altro che carbonara: quella dei Lucia è una ricetta di famiglia ben più sofisticata, con un ingrediente segreto che si chiama visibilità. E così, mentre il figlio Fedez si occupa di lanciare progetti, dischi, podcast e chiacchiere, papà Franco ha deciso di mettersi ai fornelli. Letteralmente.

                Con il nome d’arte “Chef Franco”, ha cominciato a pubblicare sui social le sue ricette, sfoggiando una passione per la cucina che, improvvisamente, è diventata contenuto. Ma non è un hobby qualsiasi: a curare la sua immagine e i suoi canali è la Doom Entertainment, società di management di casa… Fedez.

                E qui il menù si fa interessante: amministratrice della Doom è Annamaria “Tatiana” Berrinzaghi, ovvero mamma di Federico e moglie di Franco. Un quadretto perfetto, dove ogni membro della famiglia ha il suo ruolo: chi cucina, chi posta, chi incassa.

                Insomma, altro che “casalingo disperato”: Chef Franco è l’ultima risorsa del clan Lucia, che tra un raviolo e un follower continua a reinventarsi. E se nel piatto ci finisce anche un po’ di business di famiglia, be’, nessuno si scandalizza. A patto che il sugo non sappia troppo di autopromozione.

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