Lifestyle
Boxer vs mutande, tutto sale dal basso e poi va su
La scelta tra mutande e boxer è profondamente personale e riflette le diverse esigenze e preferenze degli uomini italiani. Che si tratti di comfort, estetica, tendenze moda o funzionalità, ogni uomo ha le proprie motivazioni per preferire un capo intimo rispetto all’altro. La cosa certa è che, indipendentemente dalla scelta, gli uomini italiani continuano a dimostrare una grande attenzione ai dettagli e un’innegabile passione per la moda e lo stile.

La scelta tra mutande (o slip) e boxer è un argomento che spesso divide gli uomini italiani, noti per il loro senso dello stile e per l’attenzione ai dettagli anche in fatto di abbigliamento intimo. Due correnti di pensiero, due modi di intendere la biancheria intima. Ma siamo sicuri che a sceglierla sia soltanto lui? In realtà sembrerebbe una decisione, apparentemente semplice. Eppure è influenzata da vari fattori, tra cui comfort, estetica, praticità e tendenze della moda.
Meglio la comodità o l’aderenza? Difficile dare una risposta univoca. A leggere le varie indagini che appaiono su siti e magazine si potrebbe stabilire che lo slip, oltre che per lo sport va assai bene con gli abiti attillati, il boxer, invece, sembra più adatto agli incontri galanti. Ma attenzione ai colori e al disegno che non deve essere né troppo buffo né troppo hard.
Quando si scomoda Harvard significa che la cosa è seria
Anche la scienza si è messa in mezzo.. Secondo uno studio pubblicato Human Reproduction, chi indossa i boxer avrebbe un indice di fertilità maggiore rispetto agli amanti della mutanda. I ricercatori di Harvard hanno realizzato l’indagine tra uomini che frequentavano i centri di fertilità quindi non si può parlare di un vero rapporto causa-effetto. Nella scelta pesano anche il tipo di pantaloni o il tipo di tessuto.
Comfort e praticità
Quando si tratta di comfort, gli uomini italiani sono divisi. Le mutande, con il loro design aderente, offrono un supporto maggiore, ideale per chi cerca stabilità durante l’attività fisica o semplicemente nel quotidiano. Le mutande classiche, spesso realizzate in cotone, garantiscono una sensazione di sicurezza e contengono tutto al posto giusto. Senza fuoriuscite.
D’altro canto, i boxer offrono una maggiore libertà di movimento. Il loro design più ampio e meno restrittivo è apprezzato da chi preferisce un capo intimo meno invasivo. I boxer aderenti, o boxer briefs, combinano il meglio dei due mondi: il supporto delle mutande e la copertura dei boxer, risultando in una scelta popolare per molti uomini.
Estetica e moda
Anche l’aspetto estetico gioca un ruolo nella scelta tra mutande e boxer. Gli uomini italiani, attenti alla moda, optano per il capo che meglio si adatta alla loro silhouette oltre che al loro stile personale. Le mutande tendono a mettere in risalto il fisico, evidenziando i muscoli e le forme. Questo le rende particolarmente popolari tra coloro che desiderano un look più scolpito.
Tendenze e influencer
I boxer, invece, considerati più versatili sono disponibili in una più ampia gamma di colori, tessuti e fantasie e consentono di esprimere la propria personalità. Spesso sono preferiti anche per il loro look più moderno e meno tradizionale rispetto alle mutande. Naturalmente hanno il loro peso anche le tendenze in fatto di intimo. I media, i social network e le campagne pubblicitarie delle grandi marche di intimo giocano un ruolo cruciale nel definire ciò che è considerato di tendenza. Negli ultimi anni, molte celebrità e influencer hanno mostrato una preferenza per i boxer aderenti, contribuendo a renderli una scelta più popolare tra i giovani.
Ma le mutande per alcuni uomini sono un must. Non si scappa. Mantengono una base di fedeli seguaci, soprattutto tra coloro che preferiscono uno stile classico e senza tempo. Le marche di lusso spesso promuovono le mutande come simbolo di eleganza in chi cerca un look sofisticato anche nell’intimo.
Ma alle donne cosa piace di più? Quelli che hanno qualcosa da mostrare!
La stragrande maggioranza delle donne ritiene molto più sexy l’uomo in boxer piuttosto che con lo slip, relegando quest’ultimo come capo adatto solo per i bimbi. Questo svuota di significato il detto “l’uomo che indossa i boxer ha qualcosa da nascondere, quello con gli slip ha qualcosa da mostrare”. La scelta tra gli uni o le altre può anche dipendere dall’occasione. Per situazioni formali o quando si indossano abiti attillati, molti uomini preferiscono le mutande o i boxer aderenti per evitare pieghe e segni visibili attraverso i vestiti. Per il tempo libero o le attività sportive, meglio indossare i boxer per la loro intrinseca traspirabilità.
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Curiosità
La famiglia Zammit rifiuta 30 milioni di dollari per la casa
La famiglia Zammit ha rifiutato un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa a The Ponds, Sydney. La loro decisione diventa un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana.

La famiglia Zammit, residente a The Ponds, Sydney, ha fatto notizia rifiutando un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa. Questa abitazione rappresenta per loro non solo un bene materiale, ma un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana. Circondata da un’enorme area commerciale e sviluppi residenziali, la casa dei Zammit è un baluardo contro l’avanzata della cementificazione. Questa decisione ha suscitato ammirazione e riflessione sulla crescente pressione dell’urbanizzazione nelle grandi città.
La storia dietro il rifiuto
Nonostante l’enorme somma offerta, la famiglia Zammit ha scelto di rimanere nella loro casa storica, dimostrando un attaccamento emotivo e culturale al loro luogo di vita. Questa scelta coraggiosa riflette il desiderio di mantenere un legame con le proprie radici e di resistere alla spinta verso la modernizzazione a tutti i costi. La casa, costruita su un terreno di due ettari, è circondata da negozi, ristoranti e complessi residenziali di nuova costruzione, rendendo il rifiuto dei Zammit ancora più significativo.
Un simbolo di resistenza
La decisione della famiglia Zammit è diventata un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana eccessiva. In un’epoca in cui molte persone cedono alle offerte lucrative dei costruttori, i Zammit hanno scelto di mantenere la loro casa come testimone del passato e baluardo contro l’invadenza del cemento. Questo rifiuto mette in luce la crescente tensione tra lo sviluppo urbano e la conservazione delle tradizioni e dei legami familiari.
Cucina
Torta salata di zucca e radicchio: il piatto autunnale che unisce gusto e leggerezza
Un impasto integrale con bevanda all’avena e un ripieno colorato e saporito: ecco come realizzare passo dopo passo la torta salata che celebra i sapori dell’autunno, tra dolcezza della zucca e note amarognole del radicchio.

Con l’arrivo dell’autunno, la zucca torna protagonista sulle tavole italiane, e insieme al radicchio crea un connubio di sapori equilibrato e raffinato. Questa torta salata di zucca e radicchio, preparata con farina di farro integrale e bevanda all’avena, è una proposta ideale per chi ama piatti genuini e ricchi di gusto, ma leggeri e completamente vegetali.
Perfetta come piatto unico, per un pranzo in ufficio o come sfizioso antipasto, si prepara con pochi ingredienti e senza bisogno di burro o uova.
Ingredienti per una tortiera da 22–24 cm
- Farina di farro integrale: 200 g
- Zucca delica (già pulita): 400 g
- Radicchio rosso: 300 g
- Cipolla: 50 g
- Bevanda all’avena: 100 g
- Lievito istantaneo per preparazioni salate: 16 g
- Rosmarino fresco tritato: q.b.
- Olio extravergine d’oliva: 8 cucchiai
- Sale fino e pepe nero: q.b.
Preparazione passo dopo passo
1. Pulizia e preparazione delle verdure.
Eliminate la buccia della zucca, tagliatela a fette e poi a cubetti regolari, così da ottenere una cottura uniforme. Lavate e sfogliate il radicchio, tagliandolo a striscioline sottili. Mondate la cipolla e affettatela finemente, quindi tritate il rosmarino.
2. Cottura del ripieno.
In una padella antiaderente scaldate un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva e fate appassire la cipolla a fuoco dolce. Aggiungete i cubetti di zucca e, dopo due minuti, unite anche il radicchio. Regolate di sale e pepe, poi cuocete per circa 6–7 minuti, mescolando di tanto in tanto: le verdure dovranno risultare morbide ma non sfatte. Spegnete il fuoco e profumate con il rosmarino tritato.
3. Preparazione dell’impasto.
In una ciotola capiente mescolate la farina di farro con il lievito istantaneo. Unite la bevanda all’avena e lavorate con una frusta fino a ottenere una pastella liscia e omogenea. Aggiungete un filo d’olio e continuate a mescolare fino a ottenere un impasto morbido.
4. Assemblaggio.
Incorporate le verdure tiepide all’impasto e amalgamate con una spatola per distribuire bene tutti gli ingredienti. Foderate una tortiera con carta da forno e versate il composto, livellandolo accuratamente con una spatola.
5. Cottura.
Cuocete in forno statico preriscaldato a 180°C per circa 35 minuti, finché la superficie sarà dorata e la consistenza interna morbida ma compatta. Lasciate intiepidire prima di sformare la torta e servitela tiepida o a temperatura ambiente.
Consigli e varianti
La torta salata di zucca e radicchio si conserva in frigorifero per un paio di giorni, chiusa in un contenitore ermetico. Può essere anche congelata già cotta e porzionata, per avere sempre a disposizione un piatto pronto da riscaldare.
Per personalizzare la ricetta, potete sostituire il rosmarino con timo fresco, salvia tritata o un pizzico di noce moscata, perfetti per esaltare il sapore dolce della zucca.
Chi non segue una dieta vegetale può arricchire la torta con cubetti di scamorza affumicata o ricotta, da aggiungere all’impasto prima della cottura.
Anche la bevanda vegetale può variare: vanno bene alternative come latte di soia, latte di mandorla non dolcificato o latte di riso, a seconda del gusto e della disponibilità.
Un piatto stagionale dal cuore vegetale
Colorata, profumata e ricca di fibre grazie alla farina integrale, questa torta salata rappresenta al meglio la cucina autunnale: semplice, nutriente e avvolgente.
La dolcezza cremosa della zucca delica si sposa con l’amaro elegante del radicchio, creando un equilibrio perfetto che conquista al primo assaggio.
Servitela come piatto principale con un contorno di insalata di stagione, oppure tagliata a quadrotti per un aperitivo rustico ma raffinato.
Un modo gustoso per celebrare i prodotti dell’autunno e portare in tavola il profumo delle giornate che si accorciano — con tutto il calore di una cucina fatta in casa.
Libri
Sonia Bruganelli si racconta senza filtri: “Nel mio libro metto a nudo i miei errori, il dolore e la rinascita”
In uscita il 21 ottobre Solo quello che rimane (Sperling & Kupfer), l’autobiografia di Sonia Bruganelli. Un viaggio nella fragilità e nella forza di una donna che ha imparato ad accettarsi dopo anni di sensi di colpa, dolori e rinascite.

Sonia Bruganelli torna a far parlare di sé, ma questa volta non come produttrice televisiva o opinionista, bensì come autrice di un libro autobiografico. Solo quello che rimane, in uscita il 21 ottobre per Sperling & Kupfer, è un racconto intimo e coraggioso che attraversa luci e ombre della sua vita privata e professionale.
Un testo che intreccia memoria, letteratura e introspezione: sette romanzi fanno da filo conduttore alla narrazione, ciascuno legato a una tappa del suo percorso personale.
Tra questi, L’evento di Annie Ernaux — il libro che l’ha spinta a parlare per la prima volta pubblicamente di un episodio doloroso: un aborto deciso a 24 anni, quando stava con Paolo Bonolis da poco più di un anno. “Quella scelta – scrive Sonia – ha condizionato tutto il nostro rapporto. Da allora ho commesso errori su errori, nel tentativo di riprendermi ciò che non avevo avuto il coraggio di scegliere”.
Il peso di una decisione e le ferite del passato
All’epoca, racconta Bruganelli, era una studentessa di Scienze della Comunicazione, indipendente e orgogliosa di mantenersi da sola. La gravidanza non era stata cercata, ma lei avrebbe voluto che Bonolis, già padre di due figli, le dicesse: “Che bello, questo bambino è frutto del nostro amore”. Invece, lui non si sentiva pronto.
“Fra diventare madre da sola o avere lui, ho scelto lui”, confessa. “Pensavo che, fatto l’intervento, tutto sarebbe finito. Invece, no”.
Col tempo, il dolore represso si è trasformato in rabbia e senso di colpa, sentimenti che hanno segnato profondamente la loro relazione. “Se parlava dei suoi figli, mi sentivo ferita. Era una ferita che non guariva”.
La maternità e il senso di colpa
La nascita della loro prima figlia, Silvia, avrebbe dovuto rappresentare un nuovo inizio. Ma la bambina nacque con una cardiopatia e dovette affrontare un intervento urgente. “È stato uno shock – ricorda Sonia –. Pensavo di essere stata punita per aver rinunciato al mio primo bambino”.
I primi mesi furono un vortice di dolore e senso di fallimento: “Mi vergognavo, mi sentivo inadeguata. Ho inseguito per anni un ideale di maternità perfetta che non esiste”.
Da quel momento arrivarono altri due figli, Davide e Adele, ma la serenità non fu immediata. Solo con il tempo, racconta, ha imparato ad accettare la realtà e a guardare Silvia con occhi nuovi: “Un giorno mi ha visto piangere e mi ha chiesto ‘perché piangi?’. Lì ho capito che il problema non era lei, ma il mio modo di non accogliere la sua diversità”.
L’immagine pubblica e la donna privata
Bruganelli affronta anche il tema dell’immagine pubblica e delle etichette: “Mi sono costruita la maschera della stronza per non mostrare la mia fragilità”.
Essere “la moglie di Bonolis”, ammette, è stato un peso e una sfida: “Non volevo essere solo la moglie del conduttore, ma una professionista autonoma. Ho lavorato dietro le quinte, iniziando dalle fotocopie fino a diventare produttrice”.
Il successo, però, non ha cancellato le sue insicurezze: “Dicevano che fossi un obolo per avere lui, ma in realtà ho costruito una mia azienda, creato lavoro, sostenuto famiglie”.
Il crollo e la rinascita
Nel libro, Sonia racconta anche momenti di crisi profonda: attacchi di panico, disturbi alimentari e la sensazione di non essere mai “abbastanza”.
“Durante una vacanza a New York ho creduto di avere un infarto. Era solo ansia, ma il corpo mi stava dicendo che non potevo più fingere di essere una famiglia normale”.
Poi la depressione, la perdita di peso estrema e infine la rinascita, grazie anche al figlio Davide: “Mi ha chiesto: ‘Mamma, ma tu muori?’. Quella frase mi ha salvata. Ho capito che dovevo farmi aiutare”.
Con l’aiuto di uno psichiatra e un lungo percorso terapeutico, Bruganelli racconta di essere riuscita a fare pace con sé stessa: “Solo quando ho accettato la realtà, la mia vita è cambiata”.
Oggi e il futuro
Oggi Sonia Bruganelli e Paolo Bonolis, separati dal 2022, mantengono un rapporto sereno: “Viviamo vicini, ceniamo insieme, ci vogliamo bene”. Accanto a lei, ora, c’è Angelo Madonia, ballerino e coreografo: “È più giovane di me, ma ha vissuto tanto. Con lui ho trovato equilibrio, comprensione e rispetto”.
Un racconto di verità e resilienza
Con Solo quello che rimane, Sonia Bruganelli firma un racconto autentico, capace di mescolare introspezione e catarsi. Non un semplice memoir, ma un atto di sincerità che parla di errori, fragilità, femminilità e rinascita.
“Scrivere questo libro – conclude – è stato come guardarmi allo specchio senza filtri. Per la prima volta non mi giudico: mi abbraccio.”
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