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Cocktail & Wine

Sua maestà il vino di calabria a Golosaria Wine & Food

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    Nella splendida cornice dell’Hotel Melià, si è svolta a Milano Golosaria Wine & Food Calabria Straordinaria, espressamente dedicata alla ricca terra di Calabria. Un’esposizione-evento che ha visto la partecipazione di 29 produttori di eccellenti specialità enogastronomiche calabre, con protagonista Sua Maestà il vino.

    Sotto un marchio prestigioso, quello di Golosaria

    Si è trattato di un’occasione preziosa per conoscere importanti prodotti grazie all’organizzazione di Golosaria che ha ricalcato, in piccolo, l’impostazione della più celebre manifestazione. Un evento che ha attirato sicuramente la popolosa comunità di calabresi a Milano ma anche tanti amanti di questa bella terra.

    Una coinvolgente esperienza di gusto

    Fra i tanti prodotti da degustare, anche la ricca enoteca calabra che ha proposto ben 35 etichette in degustazione, tra bianchi, rosati, rossi e passiti. Una grande varietà di eccellenze enologiche, su una delle quali vale la pena di isoffermarci in merito alla storia che la contraddistingue.

    Direttamente dalla Costa degli Dei

    Abbiamo infatti incontrato Katia Rombolà delle omonime cantine Rombolà che ci ha proposto i suoi pregiati vini, frutto di una coltivazione biologica sulle colline che si affacciano sulla Costa degli Dei a Tropea. Il microclima eccellente crea l’ambiente ideale per una produzione di alta qualità. Un prodotto di una eccellenza che non ha nulla da invidiare ai più rinomati vini pregiati. Si è trattato sicuramente una grande occasione per far conoscere i prodotti della nostra terra ma soprattutto della grande imprenditoria meridionale.

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      Martini: l’arma segreta degli americani, inventata da un ligure e venerata da Hemingway e 007

      Nato (forse) ad Arma di Taggia nel 1920, il Martini ha conquistato presidenti, spie, registi e rockstar. Un drink elegante, spietato, freddo come una lama. E così potente che Krusciov lo definì “l’arma più letale degli Stati Uniti”.

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        Ci sono cocktail, poi c’è il Martini. Il più elegante, il più letterario, il più cinematografico. Il più pericoloso. «L’arma più letale degli Stati Uniti», disse Nikita Krusciov. E forse non aveva tutti i torti.

        La leggenda comincia (forse) in Liguria, ad Arma di Taggia, da un certo Clemente Queirolo che, emigrato a New York nel 1913, al Knickerbocker Hotel diventa Martini per comodità e per marketing. È lì che prepara un mix micidiale: gin, vermouth secco, un’oliva e un gelo assassino. Lo beve Rockefeller, lo beve Caruso. Boom: è nato il mito.

        Poi arriva il Proibizionismo, che sembra la fine. Ma niente da fare: il Martini è immortale. Torna con Roosevelt che, dicono, ne offre uno a Stalin (pare lo facesse malissimo, ma l’intenzione conta). A Hollywood diventa il protagonista silenzioso di una generazione di divi: da Myrna Loy a Gary Cooper, da Katharine Hepburn a Bogart.

        Hemingway lo adora: «Mi fece sentire civilizzato». Dorothy Parker lo teme: «Due vanno bene, con tre sono sotto al tavolo, con quattro sotto al mio ospite». E James Bond? Eretico: lo vuole con vodka e shakerato. Buñuel lo definisce “immacolato” e lo prepara come un rituale religioso. Sbagliare un Martini, per lui, era come bestemmiare.

        Negli anni ‘80 era il drink da Wall Street, nei ‘50 l’icona del GOP. Odiato da Carter, adorato da Reagan. Il Martini è diventato una scelta di campo, uno statement, un manifesto liquido.

        E Arma di Taggia? Finalmente ha deciso di prendersi il merito: una targa in riva al mare ricorda il signor Martini, e i bar locali servono ancora il drink perfetto. Se vi chiedete quale sia il cocktail più cool della storia, la risposta è nel bicchiere. E no, non è un Mojito.

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          Sangria: la bevanda dell’estate che unisce storia, sapore e creatività

          Vino rosso, frutta fresca, un goccio di liquore e tanta voglia di fare festa: la sangria è il cocktail della leggerezza, del chiacchiericcio da terrazza e dei bicchieri che non restano mai vuoti. Un grande classico che non stanca, anzi: ogni anno ritorna, più fresca e creativa che mai.

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            Altro che mojito o spritz: la vera star delle sere d’estate ha un nome che sa di sole, chitarre e tapas. Sangria, l’intramontabile miscela spagnola che resiste ai trend, alle mode passeggere e persino al buon senso, perché diciamolo: dopo il terzo bicchiere, nessuno sa più dove sia finito il ghiaccio.

            Nata come bevanda contadina – vino avanzato e frutta troppo matura per essere venduta – la sangria ha fatto strada. È uscita dalle osterie di Siviglia, ha preso l’aereo con i turisti e oggi la trovi ovunque: dalle feste in spiaggia ai brunch più chic, dalle sagre paesane ai rooftop di design.

            La ricetta? Semplice, ma non banale. Serve un vino rosso corposo, ma non troppo tannico (evitiamo l’Amarone, grazie). Poi arance, limoni, pesche, mele, magari anche un po’ di frutti di bosco per chi vuole strafare. Una spruzzata di brandy, un cucchiaio di zucchero, qualche spezia (cannella, sì; noce moscata, calma). E infine la magia: il riposo. Almeno un paio d’ore in frigo, perché tutti gli ingredienti imparino a conoscersi come si deve.

            Il bello della sangria, però, è la sua vocazione anarchica. Nessuna dogmatica da bartender stellato: ognuno fa un po’ come gli pare. C’è chi usa il vino bianco (sacrilegio per alcuni, delizia per altri), chi ci mette la gassosa, chi lancia dentro una stecca di vaniglia e chi osa persino con il prosecco. È il trionfo dell’interpretazione personale: l’importante è che sia fredda, colorata e abbondante.

            E poi c’è la sangria delle grandi tavolate, quella che si prepara in una bacinella da insalata, con il mestolo da minestra e le fette di pesca che affiorano come isole galleggianti. La sangria delle risate che crescono di volume, degli amici che restano fino a tardi, dei “solo mezzo bicchiere” che diventano il terzo pieno.

            In un mondo in cui tutto cambia, lei resta lì: generosa, conviviale, estiva fino al midollo. La sangria è la nonna simpatica dei cocktail: magari ha qualche ruga, ma quando arriva, è sempre festa. E guai a sottovalutarla: è dolce, ma sa colpire. Come certi amori estivi che iniziano con un brindisi e finiscono, puntualmente, con un “chi ha finito la bottiglia?”.

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              Cinque cocktail che sanno d’estate (e che puoi preparare anche senza essere un bartender di Ibiza)

              Freschi, colorati, spesso più belli da vedere che da bere, i cocktail dell’estate sono molto più di una moda. Raccontano desideri, viaggi immaginari e la voglia di rallentare. Dai classici immortali ai mix più pop, ecco cinque ricette che trasformano ogni sorso in un tramonto sul mare.

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                Ci sono estati che profumano di salsedine, altre di erba appena tagliata, altre ancora di menta pestata. E poi ci sono quelle che si ricordano per un solo sorso: ghiacciato, fruttato, leggermente alcolico e tremendamente rilassante. Sì, stiamo parlando di cocktail estivi, piccoli elisir di felicità serviti con una fettina d’arancia, una cannuccia storta e, a volte, pure un ombrellino kitsch che fa subito vacanza.

                Ecco allora cinque cocktail da tenere a portata di mano, o meglio di shaker. Facili, veloci e con quel gusto di libertà che solo luglio riesce a dare.

                1. Spritz: il re delle terrazze italiane
                Lui non ha bisogno di presentazioni. Aperol, prosecco, una spruzzata di soda e via. Da Nord a Sud, è il brindisi che mette d’accordo tutti. Perfetto alle 18, accettabile fino alle 20. Dopo… sei fuori tempo massimo, ma chi se ne importa?

                2. Mojito: Cuba in un bicchiere
                Rum bianco, zucchero di canna, lime, menta fresca e soda. Il mojito è il cocktail dell’estate per eccellenza: rinfrescante, un po’ tropicale, un po’ rivoluzionario. Bevetelo mentre cercate parcheggio a Riccione e vi sentirete a L’Avana.

                3. Gin tonic: minimal ma con stile
                Due soli ingredienti, ma infinite varianti. La base è sempre la stessa: gin e acqua tonica. Ma puoi giocarci: cetriolo, pepe rosa, rosmarino, scorze d’agrumi. È il drink perfetto per chi vuole sembrare sofisticato, anche se indossa le Crocs.

                4. Moscow Mule: lo zingaro della compagnia
                Servito nel classico boccale di rame, unisce vodka, ginger beer e lime. Spesso sottovalutato, il Moscow Mule è il cocktail che non ti aspetti: pungente, dissetante, perfetto per chi ama il brivido (e le bollicine).

                5. Hugo: la rivincita dei fiori
                Arrivato dal Tirolo qualche anno fa, è diventato il cocktail delle nonne alla moda. Prosecco, sciroppo di sambuco, soda e menta. Dolce, floreale, delicato. Lo ordini e ti senti immediatamente in un bistrot in Alto Adige a parlare di marmellate biologiche.

                Insomma, basta poco per accendere l’atmosfera. Un tagliere di salumi, la playlist giusta e il cocktail perfetto. Perché l’estate, in fondo, è una questione di ghiaccio che tintinna nel bicchiere, risate che salgono e una luce arancione che filtra tra le tende. E se poi il drink ti riesce un po’ annacquato… pazienza: sarà colpa del caldo.

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