Lifestyle
Coltivare il basilico, sembra facile…
Coltivare basilico può essere impegnativo a causa di vari insetti che attaccano le foglie, causando danni significativi. Ecco una guida per identificare i responsabili e i metodi per eliminarli efficacemente.

Il basilico, insieme al pomodoro, sono le colture nelle quali chi più chi meno nei mesi estivi ci cimentiamo un po’ tutti. E non serve avere un campo da arare o un giardino esteso. Bastano dei buoni vasi, della buona terra concimata e delle piantine acquistate in qualche agraria. Ma anche quelle dei supermercati vanno benissimo. Soprattutto il basilico. Tanto ormai da decenni sono tutte piante omg, ovvero piantine “industrializzate”, trasformate e prodotte su larga scala.
Quando la foglia appare sfregiata
Coltivare basilico può essere impegnativo a causa di vari insetti che attaccano le foglie, causando danni significativi. Vediamo di capire come identificare i responsabili e i possibili metodi per eliminarli efficacemente.
Quali sono gli insetti che bucano le foglie del basilico?
Si tratta quasi sempre di un Coleottero Giapponese. Questo insetto predilige il basilico e altre piante, attirato dall’odore e dalla consistenza delle foglie. Ma potrebbe anche essere una larva della Mosca Minatrice che intacca le foglie dall’interno, creando gallerie ben visibili anche o occhio nudo. Infine ci sono gli afidi, gli acari e e le Mosche Bianche. Tendono tutti a “mangiucchiare” le foglie, causando buchi e danni visibili. Le macchioline bianche sulle foglie possono indicare la presenza di Cicaline. Ma questi insetti non attaccano solo il basilico, ma anche altre erbe aromatiche come prezzemolo, coriandolo, menta e salvia.
Rimedi naturali per non farli arrivare
Trai diversi rimedi naturali per evitare che questi insetti attacchino le piantine sul nostro balcone o nei vasi sul terrazzo si può usare l’Olio di Neem. In pratica si tratta di un repellente naturale efficace contro molti insetti. Disponibile nei vivai. Anche l’aglio grazie all’odore che emana respinge gli insetti. Piantare uno spicchio di aglio nello stesso vaso del basilico può essere utile. Si può usare anche l’acqua saponata, una soluzione di 500 ml di acqua e 5 gr di sapone molle che può essere spruzzata sulle piante. Poi ci sono anche i pesticidi specifici, disponibili nei vivai. Ma per piante alimentari che in estate usiamo quasi quotidianamente, freschi e a crudo, forse è meglio evitare. Comunque è sempre bene chiedere consiglio a un esperto per determinare qual è il prodotto più adatto.
Come fare prevenzione
Il metodo utilizzata da sempre da chi coltiva la terra è la rotazione delle colture. Ovvero cambiare le piante da piantare alternandole con altri tipi. Oppure piantare le piantine in punti diversi rispetto all’anno precedente. La rotazione è un sistema antico usato da sempre soprattutto nei prati e nelle coltivazioni dell’erba medica, della colza, del mais e riduce sensibilmente il rischio di infestazioni.
Il ruolo della permacultura
Per adottare la permacultura, ovvero mettere vicine tra loro piante – ma anche fiori – ortaggi, etc. in modo che si proteggano reciprocamente e tengano lontano gli insetti infestanti, bisogna studiare. La permacultura si basa sul principio che gli insetti che danno fastidio a una pianta evitano di attaccare la pianta accanto e viceversa, rimanendo così a bocca asciutta. Inoltre si consiglia di ispezionare le piante frequentemente per identificare i problemi precocemente.
Evitare infine i ristagni d’acqua. Il terreno sempre zuppo favorisce malattie fungine e il proliferare degli insetti.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Animali
Leone XIV e gli animali: c’è un’anima anche per loro? Speranze, precedenti e quella foto a cavallo in Perù
Il pontificato di Leone XIV sarà attento anche alla questione animale? Mentre riemerge una foto che lo ritrae a cavallo durante la missione in Perù, torna il confronto con i suoi predecessori: dal commosso epitaffio per l’elefante Annone scritto da Leone X al cardellino di Pio XII, fino ai gatti di Benedetto XVI e alla compassione cosmica di Giovanni Paolo II.

Il nome scelto – Leone XIV – evoca forza, tradizione, magari un pizzico di audacia. Ma per chi ama gli animali, risveglia anche una domanda concreta e affettuosa: questo Papa sarà sensibile al tema della vita non umana? Si prenderà cura, come fece San Francesco, dei “fratelli minori”? O manterrà un approccio più distaccato, come fecero molti suoi predecessori? Per ora, da Robert Francis Prevost, missionario agostiniano divenuto Pontefice, non sono arrivate parole ufficiali in merito. Ma è bastato che circolasse una vecchia foto – lui a cavallo in Perù, durante gli anni trascorsi come vescovo missionario – per riaccendere la speranza di chi sogna un Papa capace di riconoscere negli animali non solo la dignità, ma anche un’anima.

Una speranza che affonda le radici nei contrasti del recente passato. Papa Francesco, nonostante il nome, ha spesso relegato gli animali a un ruolo marginale. Famosa – e discussa – la sua dichiarazione secondo cui “chi ama gli animali al posto dei figli è egoista”, così come l’episodio in cui rifiutò di benedire un cane definito “bambino” dalla sua anziana padrona. Parole e gesti che, per molti, hanno fatto riemergere il limite di un’antropocentrismo ecclesiale che fatica a vedere nel Creato altro da sé.
Eppure, il Catechismo della Chiesa cattolica è chiarissimo: “Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. […] Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro”. Un’indicazione che ha trovato rispecchiamento in alcuni pontificati del passato. Leone X, ad esempio, amava così tanto il suo elefante Annone – donato dal re del Portogallo nel 1514 – da assisterlo sul letto di morte e scriverne un epitaffio di proprio pugno. Non solo: chiese a Raffaello di dipingerlo. L’opera andò perduta, ma alcuni schizzi sopravvivono.
Anche Pio XII mostrò una delicatezza sincera: lo ricordiamo ritratto con un uccellino posato sul dito, ma anche protagonista di un discorso ai lavoratori del mattatoio di Roma, in cui parlò della necessità di “interdire le inutili crudeltà” verso gli animali. Paolo VI, dal canto suo, nel 1969 disse ai veterinari: “Anche gli animali sono creature di Dio, e la loro muta sofferenza è segno dell’attesa di redenzione”. E, secondo alcune fonti, consolò un bambino in lacrime per la morte del cane dicendo: “Un giorno li rivedremo nell’eternità di Cristo”.
Giovanni Paolo II, in un’udienza del 1990, sottolineò che anche gli animali hanno ricevuto da Dio “un soffio vitale”, e citò i Salmi per ribadire che tutti gli esseri viventi “attendono da Dio il loro cibo”. Un’apertura spirituale profonda, che Benedetto XVI – pur grande amante dei gatti – non fece propria: per lui, le creature “non chiamate all’eternità” morivano definitivamente. Ratzinger, però, nutriva sincero affetto per i felini: li sfamava sotto i porticati della Congregazione per la dottrina della fede e si fermava a parlarci, secondo il cardinale Tarcisio Bertone, in dialetto bavarese. Non gli si perdona, tuttavia, il ritorno alla mozzetta bordata di pelliccia d’ermellino.
Ora tocca a Leone XIV. Le sue prime parole da Papa sono state sobrie, centrate sul Vangelo e sul servizio. Nessun accenno diretto agli animali, ma chi ne ha a cuore la sorte attende. Attende che un Pontefice moderno, magari memore del suo passato agostiniano e missionario, si esprima con chiarezza su un tema che unisce etica, compassione e spiritualità. Perché la Chiesa non salvi solo le anime con due gambe. Anche quelle con quattro zampe, un becco o le ali.
Società
Altro che “Non è un paese per vecchi”: in Italia lo è fin troppo
Secondo l’Inps, nei prossimi vent’anni l’Italia sarà abitata da milioni di pensionati over 65 e over 75 sempre più soli, con famiglie disgregate e un crollo delle nascite irreversibile. Il tutto in un Paese che invecchia a velocità doppia rispetto all’Europa, con i giovani che scappano e non tornano

Se i fratelli Coen dovessero girare oggi il loro celebre film, in Italia avrebbero qualche problema con il titolo. Perché altro che “Non è un paese per vecchi”, il nostro è ormai diventato il regno incontrastato degli anziani. E non è un’impressione da chi guarda i capelli bianchi aumentare in metropolitana: è la fotografia scattata nientemeno che dall’Inps.
Entro il 2043, ci saranno 6,2 milioni di pensionati over 65 che vivranno da soli (+38%) e 4 milioni di over 75 (+4%) sempre più isolati, senza una rete familiare capace di sostenerli. Il tutto mentre la popolazione complessiva si restringe come un maglione di lana lavato male: dai 59 milioni del 2023 ai 58,6 del 2030, fino a 54,8 nel 2050 e addirittura 46,1 nel 2080.
Una discesa lenta e inesorabile, guidata da due motori ben oliati: l’invecchiamento e il crollo della natalità. Il primo è da record: l’Italia ha l’età media più alta d’Europa (48,7 anni), contro i 44,7 della media continentale. Ma non solo: negli ultimi dieci anni è aumentata di 4 anni, mentre la media europea è cresciuta di appena 2,2.
Quanto alle nascite, qui entriamo nella zona horror del grafico: nel 2024 il tasso di fecondità è crollato a 1,18 figli per donna, nuovo minimo storico, peggio anche del famigerato 1995. E no, neppure negli scenari più ottimistici – quelli in cui si fanno finta di non vedere le bollette, i mutui e gli stipendi da fame – si riuscirebbe a compensare i decessi.
Nel frattempo, mentre i neonati si fanno desiderare, i giovani italiani tra i 25 e i 34 anni hanno preso un’altra strada: l’autostrada per l’estero. In dieci anni se ne sono andati 352 mila, ma solo 104 mila sono tornati indietro. Il che significa che non solo perdiamo residenti, ma perdiamo pure quelli con l’età e le competenze per tenere in piedi il Paese.
Risultato? Un’Italia che diventa sempre più grigia, sempre più sola, sempre più in cerca di una badante… o di un miracolo. E a questo punto, visto l’andazzo, tanto vale fare pace con i nonni, chiedergli la paghetta e preparargli un comodo divano: tanto saremo noi a doverci sedere lì molto prima di quanto immaginiamo.
Animali
Wimbledon, 55 mila palline per un sogno minuscolo: diventano rifugi per topi di campagna
Ogni estate, migliaia di palline da tennis vengono riutilizzate per salvare una delle creature più fragili del Regno Unito. E così, dopo aver rimbalzato tra ace e rovesci, finiscono tra l’erba alta come piccole case per topolini invisibili.

C’è vita oltre il campo centrale. C’è un mondo nascosto, minuscolo e silenzioso, che beneficia – a sorpresa – di uno dei tornei di tennis più iconici al mondo. Succede a Wimbledon, dove ogni anno vengono utilizzate circa 55.000 palline da tennis. Gialle, perfette, simbolo di uno sport elegante e rigoroso. Ma una volta che il match point è stato giocato e il pubblico si è alzato dalle tribune, il destino di queste palline non è la pattumiera, né l’oblio in un garage impolverato. No: diventano rifugi. Vere e proprie casette per i topi di campagna.
Sì, proprio così. Non è una metafora. Non è una favola. È un progetto concreto, nato nei primi anni Duemila e che oggi coinvolge l’intera rete delle Wildlife Trusts, 46 organizzazioni britanniche che lavorano per proteggere la biodiversità. Quando il sipario si chiude sull’erba di Wimbledon, parte una distribuzione capillare: migliaia di palline usate vengono svuotate, forate da un lato e poi fissate su paletti a un’altezza compresa tra i 75 centimetri e il metro e mezzo. All’interno, un nido perfetto per il “harvest mouse”, il topolino di campagna inglese.
Più piccoli di una moneta, fragili come l’erba
Chi non li ha mai visti potrebbe pensare a una leggenda. Ma i Micromys minutus – questo il loro nome scientifico – sono tra i mammiferi più piccoli d’Europa: 5-7 centimetri di corpo, 4-6 grammi di peso, meno di una moneta da 2 pence. Vivono in ambienti erbosi, siepi, margini agricoli, ma sono in forte difficoltà a causa dell’agricoltura intensiva, delle alluvioni e del disboscamento. In natura si costruiscono nidi sferici intrecciando fili d’erba, ma oggi faticano a trovarne a sufficienza. Ed è proprio qui che la pallina da tennis, che per un tennista dura meno di un set, diventa una casa a prova di donnola o di falco.
Nei video diffusi dalle Wildlife Trusts, si vedono i minuscoli topolini infilarsi nella pallina, sbucare con la testolina, sistemare i fili d’erba all’interno. Una tenerezza disarmante, ma anche una strategia di sopravvivenza sorprendentemente efficace. Ogni pallina può ospitare anche 10 cuccioli, offrendo riparo dal freddo, dalla pioggia e soprattutto dai predatori.
Dall’erba di Wimbledon al prato inglese
L’idea di utilizzare le palline come rifugi è venuta oltre vent’anni fa a un volontario della sede di Avon delle Wildlife Trusts. Da allora il progetto si è allargato, toccando anche le contee di Glamorgan e Northumberland. Le palline arrivano direttamente dai campi del torneo, dopo essere state selezionate tra quelle che non verranno vendute ai visitatori (una parte, infatti, è acquistabile sul posto, con i proventi destinati alla Wimbledon Foundation).
Il ciclo è virtuoso: sport, sostenibilità e conservazione si intrecciano in modo perfetto. Come raccontato anche da un servizio di Great Big Story intitolato “Game, Set, Mouse”, l’operazione è semplice e brillante. E a guardare i topi che sbucano dalla pallina, c’è da chiedersi perché non ci abbiano pensato prima.
Un torneo che guarda al futuro
Wimbledon è noto per la sua tradizione, ma sa innovare dove conta davvero. Oltre al riciclo delle palline, il torneo ha introdotto una serie di iniziative green: borracce riutilizzabili per i tennisti, muri viventi per attrarre api e farfalle, fondi di caffè nei giardini al posto della torba, per ridurre le emissioni di CO₂. È una nuova idea di sport: non solo competizione, ma anche impatto positivo sul mondo che lo ospita.
Le palline, dunque, fanno un ultimo rimbalzo. Silenzioso, invisibile. Non tra le righe bianche del campo, ma nel cuore verde dell’Inghilterra rurale. E quel gesto, piccolo e concreto, salva vite. Ogni pallina trasformata è una speranza, un gesto d’amore, un modo per dire che anche lo sport può fare la sua parte. Anche per i più piccoli tra noi. Anche per chi, a Wimbledon, non ha mai giocato.
-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera12 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Olimpiadi 202411 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello10 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Grande Fratello10 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Gossip12 mesi fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza