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Cucina

Culinary Delight: la ricetta raffinata del crème caramel!

Delicatamente preparato e sapientemente presentato, il crème caramel incarna l’arte pasticcera in tutta la sua maestosità. Simbolo di sofisticatezza e gusto, è spesso riservato per occasioni speciali e incontri gastronomici di prestigio, dove il suo aspetto affascinante è in grado di elevare il livello di raffinatezza.

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    Il crème caramel è un classico dolce al cucchiaio, celebre per la sua consistenza vellutata e il suo irresistibile sapore di caramello. Le sue origini sono dibattute, con radici che si intrecciano tra la cucina francese, spagnola e portoghese, ma è amato e diffuso in tutto il mondo.

    Il risultato finale è un dessert che si presenta elegante e raffinato, con un contrasto perfetto tra il sapore dolce e leggermente amarognolo del caramello e la cremosità della base. Il crème caramel è spesso servito freddo, il che lo rende una scelta rinfrescante e deliziosa per concludere un pasto.

    Ingredienti per 4 crème caramel
    Per il caramello
    150 g di zucchero semolato
    60 ml di acqua
    Per la crema
    500 ml di latte intero
    4 uova intere
    100 g di zucchero
    1 cucchiaino di estratto di vaniglia

    Preparazione
    Preriscalda il forno a 150°C ventilato. In una pentola a fondo spesso, versa lo zucchero e l’acqua per il caramello. Cuoci a fuoco medio, senza mescolare, fino a ottenere un colore dorato scuro. Versa immediatamente il caramello negli stampini per il crème caramel, distribuendolo uniformemente sul fondo. Lascia raffreddare.

    In una pentola, scalda il latte a fuoco medio finché inizia a bollire leggermente. Rimuovi dal fuoco e lascia raffreddare leggermente. In una ciotola, sbatti le uova, lo zucchero e l’estratto di vaniglia fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungi gradualmente il latte caldo al composto di uova, mescolando continuamente per evitare che le uova si cuociano.

    Versa il composto ottenuto negli stampini preparati con il caramello. Metti gli stampini in una teglia da forno profonda e riempirla d’acqua calda fino a raggiungere metà dell’altezza degli stampini. Inforna per circa 40-45 minuti, o finché la crema sia appena ferma al tocco.

    Sforna i crème caramel e lasciali raffreddare completamente a temperatura ambiente. Poi mettili in frigorifero per almeno 4 ore o preferibilmente tutta la notte.

    Per servire, passa un coltello affilato lungo il bordo degli stampini e capovolgi delicatamente il crème caramel su un piattino da portata il caramello sul fondo scorrerà sopra il dolce.

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      Cucina

      Antonino Cannavacciuolo, il prezzo del sogno: «Quando gli altri festeggiano, tu lavori». Dal no del padre a Villa Crespi, passando per la tv

      Ai microfoni di Gianluca Gazzoli, Antonino Cannavacciuolo ripercorre il suo viaggio: il padre che lo mette in guardia («Colora di nero le giornate rosse sul calendario»), l’adolescenza tra scuola alberghiera e lavoro, la scommessa di Villa Crespi con la moglie Cinzia, l’arrivo di MasterChef vissuto come un rischio e poi trasformato in opportunità. Una frase torna più volte, come un mantra e un monito: «Quando gli altri festeggiano, tu lavori».

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      Antonino Cannavacciuolo

        C’è una frase che Antonino Cannavacciuolo ripete più volte, quasi fosse una formula che si è incisa nella memoria e nelle ossa: «Quando gli altri festeggiano, tu lavori». È il riassunto brutale di cosa significhi davvero scegliere la cucina come mestiere, ma anche la sintesi perfetta della sua vita. Nel podcast «Passa dal BSMT», ospite di Gianluca Gazzoli, lo chef stellato mette in fila ricordi, inciampi, paure e successi senza scivolare nella favola motivazionale.

        Dietro il personaggio televisivo, dietro le pacche sulle spalle e i meme, resta un ragazzo di Napoli cresciuto con un padre che, paradossalmente, non voleva che diventasse cuoco.

        «Fai tutto, ma non il cuoco»: il padre e la “benzina” del contrasto

        Il padre insegna all’alberghiero, conosce il mestiere e non lo idealizza. Quando Antonino gli dice che vuole fare il cuoco, la risposta è secca: «Fai qualsiasi cosa, ma non il cuoco». Gli spiega il conto da pagare: niente feste, niente sabati e domeniche, niente ferie “normali”. «Prendi un pennarello nero e colora di nero anche le giornate rosse sul calendario. Non ci sono vacanze, quando gli altri festeggiano, tu lavori».

        Lui però insiste. Entra all’alberghiero, a tredici anni lavora già mentre studia. Il padre va dai professori e chiede di fargli cambiare idea, la madre prova a bilanciare, lo incoraggia. Il riconoscimento, quello vero, arriverà molto più tardi, quasi di nascosto. Quando gli porta un articolo importante, il padre lo legge in silenzio e poi concede solo una frase: «Se è vero quello che c’è scritto, ci deve essere un seguito». Nessun complimento esplicito, solo pressione. «Quella cosa lì è stata la mia benzina», dirà Cannavacciuolo.

        Villa Crespi, il rischio e le notti a fare i conti

        Il capitolo Villa Crespi non nasce da un piano perfetto, ma da uno di quei momenti in cui la vita ti mette davanti a un bivio senza preavviso. Antonino lavora già sul lago d’Orta quando il proprietario del ristorante comincia a osservarlo con una certa insistenza. La proposta arriva dopo: prendere in gestione Villa Crespi, appena chiusa.

        La prima reazione è di sospetto: «Ho pensato subito: dov’è la fregatura?». La fregatura sono i numeri. Affitto da pagare in anticipo, mesi invernali quasi senza clienti, una struttura enorme da tenere in piedi. Lui e Cinzia Primatesta, che diventerà sua moglie e socia in tutto, hanno poco più di vent’anni. Ma accettano.

        «A gennaio giocavamo alle tre carte – racconta – ad agosto lavoravamo bene, ma quando arrivava febbraio servivano tutti i santi». È la fotografia di un’impresa che rischia continuamente di non farcela e che, proprio per questo, costringe a non sedersi mai. La svolta arriva con le guide, prima il Gambero Rosso, poi la Michelin. Alle Tre Forchette, l’emozione è tale che Antonino «attacca il telefono» a metà comunicazione. Eppure, confessa, il pensiero di mollare non l’ha mai davvero sfiorato: «Il pensiero di non farcela non c’è mai stato. Non l’ho mai contemplato».

        Cinzia, MasterChef e l’equilibrio tra cucina e tv

        Nel racconto a Gazzoli, Cinzia non è mai “la moglie di”, ma parte strutturale dell’ingranaggio. All’inizio è “la figlia del proprietario”, lui è il cuoco stagionale. La distanza è netta, quasi di ruolo. La relazione nasce dopo, piano, nel momento in cui lui annuncia che tornerà a Napoli e capisce di star lasciando qualcosa di più di un lavoro. Da lì in avanti, il viaggio diventa condiviso: «Se mi fermo io tira lei, se si ferma lei tiro io».

        Quando arriva MasterChef, lo chef è già sulla mappa della grande cucina italiana. La prima risposta alla tv è un no: l’obiettivo è la terza stella, non la popolarità. Cambia idea solo quando si rende conto che le riprese possono incastrarsi nella vita del ristorante. «Giriamo quando il ristorante è chiuso», ribadisce. Finita la registrazione, si torna in brigata: «Finisco di registrare e torno in cucina».

        La televisione allarga il pubblico, cambia il rapporto con le persone, aggiunge pressioni e aspettative. Ma non sposta il centro. Persino la “pacca” diventata tormentone, spiega, nasce lontano dalle telecamere, come gesto istintivo in cucina, non come gag studiata.

        Guardando indietro, Cannavacciuolo non si vende come modello perfetto, né come guru della motivazione. Ricorda piuttosto che è l’insonnia, non l’applauso, a tenere viva la fiamma. «L’insuccesso è quello che ti fa crescere. Quando il successo ti fa dormire, lì rischi. Quello che non ti fa dormire la notte è il motore vero».

        La frase del padre, «Quando gli altri festeggiano, tu lavori», continua a tornare. Non come condanna, ma come chiave per leggere il suo percorso: niente scorciatoie, niente mitologie, solo anni di fatica appoggiati su un’idea semplice e testarda di mestiere.

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          Cucina

          Cannavacciuolo: feste da re a Villa Crespi… con un conto da capogiro!

          Lo chef stellato propone un menù natalizio da sogno, ma il prezzo fa discutere. Scopriamo insieme cosa si nasconde dietro le 10 portate e quanto costa cenare da Cannavacciuolo.

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            Antonino Cannavacciuolo, lo chef stellato più amato d’Italia, ci invita a trascorrere un Capodanno indimenticabile a Villa Crespi, il suo regno sul Lago d’Orta. Ma quanto siamo disposti a spendere per un’esperienza culinaria così esclusiva?

            Un menù da sogno, un prezzo da capogiro

            Il cenone di Capodanno proposto dallo chef stellato è un vero e proprio viaggio gastronomico attraverso i sapori più raffinati. Un percorso culinario di dieci portate, che spazia dai frutti di mare più pregiati alle carni più tenere, il tutto rivisitato con la maestria di Cannavacciuolo. Ma il prezzo da pagare per questa esperienza è tutt’altro che popolare: ben 550 euro a persona, bevande escluse.

            Cosa si nasconde dietro il prezzo di Cannavacciuolo?

            Dietro questo costo elevato si celano diversi fattori. Dalla materia prima di altissima qualità. Cannavacciuolo si sa seleziona solo i migliori ingredienti, spesso a chilometro zero o provenienti da piccoli produttori locali. A questo aggiungiamo la ricerca e sperimentazione. Lo sappiamo lo chef è costantemente alla ricerca di nuove combinazioni di sapori e presentazioni, investendo tempo e risorse nella creazione di piatti unici. E vuoi non tenere conto della location?
            Villa Crespi è un luogo magico, con una vista mozzafiato sul lago d’Orta e un’atmosfera elegante e raffinata. Un luogo dove il servizio è impeccabile. Il personale di sala è altamente qualificato e attento a ogni dettaglio, garantendo un’esperienza indimenticabile.

            Quindi un’esperienza per pochi? Niente affatto…

            Nonostante il prezzo elevato, le prenotazioni per il cenone di Capodanno a Villa Crespi vanno a ruba. Sono molti gli appassionati di alta cucina disposti a spendere una cifra importante per assaporare le creazioni di Cannavacciuolo in un ambiente così suggestivo. Il menù di Cannavacciuolo solleva un interessante dibattito sul valore del cibo e sull’esperienza gastronomica. Siamo disposti a pagare cifre così elevate per un pasto? E cosa ci aspettiamo in cambio?

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              Cucina

              Avanzi di Natale? Niente paura! Trasformali in 2 dessert irresistibili da copiare subito!

              Hai ancora del pandoro o del panettone avanzato? Non buttarli via! Con queste ricette creative e semplici, potrai trasformare i tuoi dolci natalizi in nuove delizie: Cassata veloce di pandoro e Ciambella di Panettone

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                Pandoro e panettone sono i protagonisti indiscussi delle nostre tavole natalizie. Ma cosa fare se ne avanza? Ecco 2 idee originali e golose per riutilizzare questi dolci e stupire i tuoi ospiti.

                Cassata veloce di pandoro alla crema di ricotta

                • 1 pandoro
                • 500 g di ricotta vaccina
                • 250 g di zucchero al velo vanigliato
                • Gocce di cioccolato fondente q.b
                • 3 cucchiai di frutta candita a piacere q.b.
                • 1 cucchiaino di estratto di Vaniglia
                • Bagna per dolci non alcolica
                • Zucchero al velo q.b. per decorare

                Mescoliamo la ricotta con lo zucchero a velo e l’estratto di vaniglia. Una volta che abbiamo ottenuto un composto cremoso, aggiungiamo le gocce di cioccolato e la frutta candita. Mescoliamo il tutto e mettiamo in frigo. Tagliamo panettone in 3 fette (disco) non troppo sottili partendo dalla bassa. Una fetta adagiamola sul fondo di uno stampo per dolci, un’altra la spezzettiamo sistemandolo bene sui lati dello stampo, poi bagniamo con la bagna, versiamoci sopra la crema di ricotta presa dal frigo e copriamo con l’ultima fetta di pandoro. Infine, decoriamo con lo zucchero al velo, copriamo e lasciamo riposare in frigo. 

                Ciambella di panettone al profumo di arancia
                300 g di panettone classico secco avanzato
                2 uova intere
                150 g di zucchero semolato
                90 ml di olio di semi di girasole

                80 g di farina 00
                90 ml di latte intero
                1 bustina di lievito per dolci
                La buccia di 1 arancia grattugiata
                Burro e farina per lo stampo q.b.

                Sminuzziamo il panettone e riduciamolo finissimo in farina con l’aiuto di un mixer. Montiamo le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso, aggiungiamo l’olio, il latte la scorza di arancia e la farina setacciata con il lievito; quindi, inglobiamo il tutto con una spatola. Versiamo il composto ottenuto in uno stampo unto e infarinato, inforniamo a 175° e per circa 40 minuti. Sforniamo e lasciamo intiepidire prima di servire.

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