Cucina
Emozioni di cioccolato, un semifreddo da sogno!
I semifreddi sono dei dolci al cucchiaio tipici della pasticceria italiana, perfetti per donare un tocco di freschezza e leggerezza alle tue giornate estive. Caratterizzati da una consistenza cremosa e soffice, si contraddistinguono per il loro sapore intenso e raffinato, che può variare a seconda degli ingredienti utilizzati.
La loro particolarità sta nella preparazione, che prevede la combinazione di meringa italiana, panna montata e ingredienti gustosi, il tutto sapientemente lavorato per ottenere un dessert dal gusto avvolgente e dalla consistenza vellutata.
Che si tratti di un classico semifreddo al caffè, di un goloso semifreddo al cioccolato o di una variante più esotica alla frutta, questi dolci sono in grado di conquistare tutti.
Semifreddo al cioccolato fondente e panna montata
Ingredienti per 6 porzioni
Per la crema al cioccolato
500 ml di panna fresca liquida
250 ml di mascarpone
200 g di cioccolato fondente al 70%
100 g di zucchero a velo
50 ml di latte
1 bacca di vaniglia
Per le finiture
300 g di panna già montata
Procedimento
Scalda il latte in un pentolino a fuoco basso con la bacca di vaniglia. Spegni il fuoco e lascia in infusione per 10 minuti. In una ciotola capiente, monta la panna fresca a neve ferma con le fruste elettriche. In un’altra ciotola, mescola il mascarpone con lo zucchero a velo fino a ottenere un composto liscio e cremoso.
Sciogli il cioccolato fondente a bagnomaria o nel microonde, mescolando spesso fino a ottenere un composto omogeneo. Unisci il cioccolato fuso al mascarpone, mescolando delicatamente per incorporarlo completamente. Aggiungi gradualmente il latte infuso con la vaniglia al composto di cioccolato e mascarpone, mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi.
Incorpora delicatamente la panna montata al composto di cioccolato, mescolando con una spatola per ottenere una crema soffice e omogenea. Versa la crema al cioccolato in uno stampo di silicone tondo da 12 cm di diametro, livella la superficie con una spatola, copri la tortiera con pellicola trasparente e riponi in freezer per almeno una notte, per far rassodare completamente il semifreddo.
Circa 30 minuti prima di servire, estrai la torta semifreddo dal freezer e falla ammorbidire leggermente a temperatura ambiente. Sforma delicatamente la torta e servi a fette con ciuffi d panna montata.
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Cucina
Torta alle noci: il dolce rustico che profuma d’autunno
Dalla tradizione contadina arriva una ricetta semplice e nutriente, dove le noci — ricche di omega 3 e minerali — diventano protagoniste assolute. Ecco come prepararla passo passo, con qualche consiglio per varianti più leggere o ancora più golose.
Il gusto autentico della semplicità
Tra i dolci “da credenza” più amati, la torta alle noci è una coccola perfetta per la stagione fredda. Un impasto morbido e fragrante, preparato con pochi ingredienti genuini, che racchiude tutto il profumo dei frutti autunnali.
Originaria delle zone appenniniche dove le noci erano facilmente reperibili, questa torta era spesso servita nelle case di campagna come dessert delle feste, o a colazione con una tazza di latte appena munto.
Oggi, è tornata protagonista grazie al suo equilibrio tra gusto rustico e dolcezza naturale. Le noci, oltre a regalare aroma e croccantezza, apportano grassi buoni, proteine vegetali, calcio e vitamina E. Un’ottima scelta per chi vuole concedersi un dolce fatto in casa senza rinunciare al benessere.
Ingredienti (per uno stampo da 22 cm)
- 180 g di farina 00
- 150 g di noci sgusciate
- 120 g di burro morbido (oppure 80 ml di olio di semi per una versione light)
- 130 g di zucchero di canna
- 3 uova
- 8 g di lievito per dolci
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 1 pizzico di sale
- Zucchero a velo q.b. per la decorazione
Per una variante più golosa, puoi aggiungere 50 g di gocce di cioccolato fondente o farcire la torta con crema al mascarpone.
Per una versione più leggera, sostituisci lo zucchero con eritritolo o dolcificante naturale e riduci la quantità di burro.
Procedimento
- Prepara le noci: sguscia i gherigli e frullali a impulsi in un mixer fino a ottenere una granella fine ma non oleosa.
- Monta il burro con lo zucchero (o l’olio con lo zucchero se preferisci la variante light) fino a ottenere una crema chiara e soffice.
- Incorpora le uova, una alla volta, continuando a montare finché l’impasto risulta omogeneo.
- Aggiungi le noci tritate e mescola delicatamente con una spatola per distribuirle in modo uniforme.
- Profuma con la cannella e unisci la farina setacciata con il lievito e un pizzico di sale. Amalgama fino a ottenere un composto cremoso ma non liquido.
- Versa l’impasto in uno stampo da 22 cm rivestito con carta da forno e livella la superficie.
- Cuoci in forno statico preriscaldato a 180°C per circa 40 minuti. Verifica la cottura con uno stecchino: se esce asciutto, la torta è pronta.
- Lascia raffreddare completamente, poi spolverizza con zucchero a velo prima di servire.
Quando e come gustarla
La torta alle noci è un dolce che sa di casa: ottima a colazione con una bevanda calda o a merenda, accompagnata da un tè speziato o una tisana al miele. Servita con panna montata o crema alla vaniglia, si trasforma in un dessert raffinato per il dopocena.
Grazie alla sua consistenza umida, si conserva perfettamente per 3–4 giorni sotto una campana di vetro, mantenendo intatto tutto il suo profumo.
Un piccolo segreto
Per un sapore ancora più intenso, tosta leggermente le noci in padella per pochi minuti prima di tritarle: rilasceranno gli oli essenziali e daranno al dolce un aroma irresistibile.
Cucina
La nuova Stella Michelin 2026 di Milano brilla anche di luce calabrese
Procaccini Milano è un nuovo ristorante stellato della città lombarda per il 2026.
Un progetto giovane, visionario e vincente, guidato dallo Chef Emin Haziri – kosovaro – e da una proprietà interamente calabrese.
Sono giovani, caparbi, ambiziosi. E soprattutto vincenti. Parliamo di Procaccini Milano, il ristorante che porta la firma dello Chef Emin Haziri, appena trentenne, originario del Kosovo e arrivato in Italia nel pieno della guerra balcanica, a soli sette anni. A guidare la Holding proprietaria, insieme allo Chef, troviamo l’amministratore Paolo Marafioti, calabrese doc di San Luca e anch’esso giovanissimo, di pochi anni meno giovane di Haziri.

Lo stesso è supportato nella gestione da Sebastiano Romeo, anche lui calabrese di San Luca e anch’esso giovanissimo. Una squadra che, nonostante l’età, si è imposta con un mix micidiale: talento, tecnica, visione imprenditoriale e un’intesa umana rara. Li intercettiamo pochi minuti dopo la cerimonia al Teatro Regio di Parma, dove la Guida Michelin ha incoronato Procaccini Milano come nuovo stellato del 2026 per la città di Milano: un primato assoluto.
Un progetto-record
Il ristorante ha aperto appena un anno e cinque mesi fa, ma la scalata è stata fulminea. «In soli tre mesi dall’apertura – raccontano – abbiamo ottenuto due forchette del Gambero Rosso, il premio allo Chef come uno dei migliori dell’anno, il riconoscimento del Golosario come miglior ristorante della Lombardia e, dopo appena quattro mesi, l’ingresso in Guida Michelin. Da lì è iniziata una rincorsa che ci porta al risultato di oggi, frutto di passione e sacrifici concentratissimi».

Il concept
Un’idea chiara, controcorrente: alta cucina sì, ma senza rigidità; eleganza sì, ma senza formalismi; esperienza stellata sì, ma con libertà e autenticità. «Volevamo un luogo dove il cliente potesse vivere un servizio di livello Michelin, ma rimanendo a proprio agio. Un ambiente elegante ma non gessato. E soprattutto una cucina capace di proporre sia creatività d’autore sia grandi classici italiani reinterpretati dallo Chef Haziri».
Fiducia totale nello Chef Haziri
Quanto credevate nella Stella? «Avere avuto l’assenso dallo Chef Haziri – che è anche socio – ci ha dato da subito la consapevolezza di aver ingaggiato un numero dieci. La sua mano è evidente in ogni piatto. I feedback dei clienti ci hanno sempre fatto credere che fosse possibile, ma i parametri Michelin sono altissimi. Per questo lo Chef, in primis, ha fatto sacrifici enormi per curare ogni dettaglio. Oggi orgoglio e soddisfazione si mescolano in modo bellissimo».
Perché proprio Haziri
«Cercavamo chi fosse capace non solo di creare un ristorante capace di ambire alla Stella, ma anche di costruire un luogo frequentabile con continuità, anche in abito casual, mi passi il termine. Per fare questo serve arte e qualità. Ho provato i suoi piatti, ho conosciuto la sua storia: Cracco, Enrico Bartolini, il Noma di Copenaghen, Gérald Passedat a Marsiglia, il ruolo di secondo Chef per Antonino Cannavacciuolo a Torino… Non è solo un curriculum, è la somma di esperienze altissime unite a un talento naturale straordinario. Oggi è un punto di partenza di una carriera che – ne sono certo – sarà davvero stellare».
Chi è Haziri sul piano umano
«Emin è un ragazzo straordinario. Ha valori radicati: famiglia, lealtà, lavoro. È onesto, capace, intelligente. Per noi è prima un amico e poi uno Chef. Avevo intuito che le assonanze culturali tra Kosovo e Calabria avrebbero creato un ponte umano speciale. Così è stato».
Chef Haziri, cosa prova?
«Una gioia immensa. Abbiamo lavorato duro, nei dettagli, ogni giorno. Avere un riconoscimento come la Stella Michelin è straordinario. Sono felice per me, per la squadra di cucina e sala, per la mia famiglia e naturalmente per Paolo e Sebastiano, che mi hanno accompagnato con presenza continua in questo percorso».
Quanta Calabria c’è in questo successo?
«La proprietà calabrese mi ha fatto scoprire un lato umano che raramente si trova in un’azienda. Con Paolo e Sebastiano siamo professionisti, certo, ma c’è un’amicizia vera che rende tutto più bello. Abbiamo costruito insieme non solo un progetto d’impresa, ma un rapporto raro e prezioso. Le somiglianze culturali tra Kosovo e Calabria hanno pesato tanto, in positivo».
Milano, la città più dura: qui nasce un record
Procaccini Milano, lo Chef Haziri e la Holding hanno costruito una scalata sorprendente in meno di un anno e mezzo, diventando il riferimento per vip e appassionati che cercano una cucina emozionale ma anche un’eleganza vera.
Raggiungere una Stella è difficilissimo.
Raggiungerla a Milano, una delle piazze più competitive d’Europa, lo è ancora di più. Eppure, da oggi, nel firmamento Michelin della città della moda e del lusso brilla una nuova luce. Una stella che parla anche calabrese, e che porta orgoglio alla nostra Calabria.
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Cucina
Frittelle di verza: la ricetta rustica che profuma di cucina di casa
Dalla scelta degli ingredienti ai passaggi fondamentali per una pastella leggera: ecco come preparare uno dei piatti più amati delle cucine regionali del Nord Italia.
Le frittelle di verza sono un classico della cucina popolare, una preparazione semplice ma ricca di sapore che valorizza uno degli ortaggi più diffusi nei mesi freddi. Originarie delle aree alpine e padane, dove la verza è da sempre protagonista della dieta invernale, queste frittelle nascono come piatto di recupero, pensato per utilizzare al meglio ciò che l’orto offriva. Oggi sono tornate di moda grazie alla loro versatilità: ottime come antipasto, come stuzzichino da aperitivo o come contorno sostanzioso.
La verza, ricca di fibre, vitamine C e K, è ideale per ricette che prevedono brevi cotture, perché mantiene parte delle sue caratteristiche nutrizionali. Prima di finire in pastella, le foglie vengono sbollentate o saltate in padella, una tecnica che aiuta ad ammorbidirle e a esaltarne il sapore senza appesantire la preparazione. A rendere le frittelle particolarmente croccanti è invece la pastella, che varia leggermente da zona a zona: c’è chi usa acqua frizzante molto fredda, chi aggiunge un goccio di latte, e chi preferisce una versione più rustica con farina integrale.
Nelle cucine di montagna le frittelle vengono spesso servite durante sagre e feste di paese, fritte al momento in grandi padelle di ghisa. Il loro profumo intenso è legato al contrasto tra la dolcezza della verza e la croccantezza della frittura. A casa, per ottenere un risultato simile, è importante scaldare l’olio fino alla temperatura giusta — intorno ai 170-175 °C — e friggere poche frittelle per volta, così da evitare che si inzuppino.
Pur essendo un piatto tradizionale, la ricetta lascia spazio alla creatività: molti aggiungono cubetti di pancetta, cipolle stufate, erbe aromatiche o un tocco di formaggio grattugiato. Altri preferiscono una versione più leggera, cotta al forno con un filo d’olio. In ogni caso, la base resta sempre la stessa: una verza fresca e una pastella semplice e ben amalgamata.
Di seguito una ricetta classica e collaudata per ottenere frittelle di verza gustose e leggere.
Ricetta: Frittelle di Verza
Ingredienti (per 4 persone)
- 1 verza piccola (circa 700–800 g)
- 150 g di farina 00
- 1 uovo
- 120 ml di acqua frizzante freddissima
- 40 g di formaggio grattugiato (facoltativo)
- Sale e pepe q.b.
- Noce moscata (facoltativa)
- Olio di semi per friggere
Preparazione
- Pulire la verza: rimuovi le foglie esterne più dure, tagliala a listarelle e lavala bene.
- Sbollentarla: immergi la verza in acqua bollente salata per 5–6 minuti, quindi scolala e strizzala leggermente. In alternativa puoi saltarla in padella con un filo d’olio per 7–8 minuti.
- Preparare la pastella: in una ciotola mescola farina, uovo, acqua frizzante, sale e pepe. La consistenza deve essere cremosa, non troppo liquida. Aggiungi la verza e, se lo desideri, il formaggio grattugiato o un pizzico di noce moscata.
- Friggere: scalda l’olio a 170–175 °C. Con un cucchiaio preleva piccole porzioni di impasto e immergile nell’olio. Cuoci le frittelle finché diventano dorate e croccanti, circa 2–3 minuti per lato.
- Scolare e servire: metti le frittelle su carta assorbente e servile calde, magari accompagnate da una salsa allo yogurt o da un semplice contorno di verdure.
Le frittelle di verza rappresentano un esempio di come la cucina tradizionale sappia trasformare ingredienti umili in piatti ricchi di carattere. Perfette per scaldare le serate invernali, continuano a raccontare una storia fatta di semplicità e gusto autentico. Buon appetito!
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