Cucina
Kombucha: l’antico tè fermentato che conquista il wellness contemporaneo
Amato dalle star e dagli appassionati di healthy living, il kombucha promette benefici digestivi e antinfiammatori. Tuttavia, non tutti i prodotti in commercio sono uguali: ecco cosa sapere prima di sceglierlo e come consumarlo in modo corretto.
Da qualche anno il kombucha è entrato nella lista dei superfood più trendy. A spingerlo sotto i riflettori non sono solo i Millennials – sempre più attenti all’alimentazione funzionale – ma anche celebrity come Madonna, Halle Berry e Gwyneth Paltrow, che lo hanno inserito nella loro routine quotidiana. Dietro il fascino esotico di questa bevanda, tuttavia, si nasconde una lunga storia millenaria e una base scientifica in parte ancora da approfondire.
Il kombucha è un tè nero o verde fermentato, leggermente dolce e frizzante, ottenuto grazie a una coltura simbiotica di batteri e lieviti, nota come Scoby (Symbiotic Colony of Bacteria and Yeast). È proprio questo “dischetto gelatinoso” a dare il via alla fermentazione, che trasforma lo zucchero in acidi organici, gas e piccole quantità di alcol, conferendo al kombucha il suo gusto particolare e le proprietà probiotiche.
Un tè antico, una moda moderna
Le origini del kombucha risalgono alla Cina del III secolo a.C., dove era considerato un “elisir di lunga vita”. La bevanda si diffuse poi in Russia e in Europa orientale all’inizio del Novecento, fino ad arrivare in Occidente come simbolo di benessere naturale.
Oggi la sua popolarità è legata al crescente interesse verso il microbiota intestinale, ossia l’insieme dei microrganismi che popolano l’intestino e influenzano non solo la digestione, ma anche il sistema immunitario e l’umore.
Secondo uno studio pubblicato nel 2021 su Critical Reviews in Food Science and Nutrition, il kombucha può favorire la proliferazione di batteri “buoni” come i Lactobacillus, utili per il corretto equilibrio intestinale e per la riduzione di infiammazioni lievi. Tuttavia, la comunità scientifica invita alla cautela: i benefici documentati sono ancora limitati e dipendono dalla qualità del prodotto e dalle abitudini alimentari individuali.
Benefici e nutrienti
Come ricorda la dottoressa Aarti Soorya, specialista in medicina funzionale al Grover Health and Wellness di Bloomfield Hills (Michigan), “il kombucha è una potenziale fonte di vitamine del gruppo B, vitamina C, polifenoli antiossidanti e minerali come ferro, manganese e rame”.
I principali effetti positivi attribuiti alla bevanda riguardano:
- il sostegno al microbiota intestinale e alla digestione;
- l’azione antiossidante e antinfiammatoria;
- un possibile effetto benefico su fegato e pressione arteriosa, grazie alla presenza di acidi organici e polifenoli.
Va però ricordato che il kombucha non è una bevanda “miracolosa”: i suoi benefici si manifestano solo all’interno di uno stile di vita equilibrato e di una dieta varia e bilanciata.
Come scegliere il kombucha giusto
Non tutti i kombucha sono uguali. Le versioni artigianali o tradizionali contengono solo tè, acqua, zucchero e Scoby, mentre molte bevande industriali includono aromi, succhi o zuccheri aggiunti per migliorarne il gusto.
Gli esperti consigliano di:
- leggere bene l’etichetta, preferendo prodotti con meno di 5 grammi di zucchero per bottiglia;
- scegliere kombucha in bottiglie scure, che proteggono i probiotici dalla luce;
- evitare versioni pastorizzate, che riducono la vitalità dei microrganismi benefici.
Un kombucha di buona qualità ha un gusto leggermente acidulo e frizzante, ma non deve risultare troppo dolce o alcolico.
Attenzione alle quantità e alle controindicazioni
Come il tè, il kombucha contiene teina, quindi può interferire con il sonno se bevuto la sera. La fermentazione produce anche tracce di alcol (fino al 2%), motivo per cui la bevanda non è consigliata ai bambini o a chi deve evitarlo del tutto.
Chi lo prova per la prima volta dovrebbe iniziare con piccole dosi, per permettere all’organismo di adattarsi ai nuovi microrganismi. Un consumo eccessivo o troppo rapido può provocare gonfiore o lievi disturbi digestivi.
Un sorso di equilibrio
Tra antiche tradizioni orientali e nuove tendenze salutiste, il kombucha rappresenta il punto d’incontro tra cultura del benessere e fermentazione naturale. Non è una pozione magica, ma un tassello in più per chi cerca un modo sano – e un po’ frizzante – di prendersi cura del proprio corpo.
In fondo, come per ogni abitudine salutare, il segreto sta nell’equilibrio: una tazza di kombucha, sì, ma accompagnata da una dieta consapevole e un pizzico di buon senso.
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Torta alle noci: il dolce rustico che profuma d’autunno
Dalla tradizione contadina arriva una ricetta semplice e nutriente, dove le noci — ricche di omega 3 e minerali — diventano protagoniste assolute. Ecco come prepararla passo passo, con qualche consiglio per varianti più leggere o ancora più golose.
Il gusto autentico della semplicità
Tra i dolci “da credenza” più amati, la torta alle noci è una coccola perfetta per la stagione fredda. Un impasto morbido e fragrante, preparato con pochi ingredienti genuini, che racchiude tutto il profumo dei frutti autunnali.
Originaria delle zone appenniniche dove le noci erano facilmente reperibili, questa torta era spesso servita nelle case di campagna come dessert delle feste, o a colazione con una tazza di latte appena munto.
Oggi, è tornata protagonista grazie al suo equilibrio tra gusto rustico e dolcezza naturale. Le noci, oltre a regalare aroma e croccantezza, apportano grassi buoni, proteine vegetali, calcio e vitamina E. Un’ottima scelta per chi vuole concedersi un dolce fatto in casa senza rinunciare al benessere.
Ingredienti (per uno stampo da 22 cm)
- 180 g di farina 00
- 150 g di noci sgusciate
- 120 g di burro morbido (oppure 80 ml di olio di semi per una versione light)
- 130 g di zucchero di canna
- 3 uova
- 8 g di lievito per dolci
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 1 pizzico di sale
- Zucchero a velo q.b. per la decorazione
Per una variante più golosa, puoi aggiungere 50 g di gocce di cioccolato fondente o farcire la torta con crema al mascarpone.
Per una versione più leggera, sostituisci lo zucchero con eritritolo o dolcificante naturale e riduci la quantità di burro.
Procedimento
- Prepara le noci: sguscia i gherigli e frullali a impulsi in un mixer fino a ottenere una granella fine ma non oleosa.
- Monta il burro con lo zucchero (o l’olio con lo zucchero se preferisci la variante light) fino a ottenere una crema chiara e soffice.
- Incorpora le uova, una alla volta, continuando a montare finché l’impasto risulta omogeneo.
- Aggiungi le noci tritate e mescola delicatamente con una spatola per distribuirle in modo uniforme.
- Profuma con la cannella e unisci la farina setacciata con il lievito e un pizzico di sale. Amalgama fino a ottenere un composto cremoso ma non liquido.
- Versa l’impasto in uno stampo da 22 cm rivestito con carta da forno e livella la superficie.
- Cuoci in forno statico preriscaldato a 180°C per circa 40 minuti. Verifica la cottura con uno stecchino: se esce asciutto, la torta è pronta.
- Lascia raffreddare completamente, poi spolverizza con zucchero a velo prima di servire.
Quando e come gustarla
La torta alle noci è un dolce che sa di casa: ottima a colazione con una bevanda calda o a merenda, accompagnata da un tè speziato o una tisana al miele. Servita con panna montata o crema alla vaniglia, si trasforma in un dessert raffinato per il dopocena.
Grazie alla sua consistenza umida, si conserva perfettamente per 3–4 giorni sotto una campana di vetro, mantenendo intatto tutto il suo profumo.
Un piccolo segreto
Per un sapore ancora più intenso, tosta leggermente le noci in padella per pochi minuti prima di tritarle: rilasceranno gli oli essenziali e daranno al dolce un aroma irresistibile.
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L’orzo perlato, il cereale dimenticato che fa bene a cuore e intestino
Un tempo simbolo di alimentazione contadina, oggi l’orzo perlato è riscoperto come super-cereale “buono e sano”. Ecco perché inserirlo più spesso nella dieta – anche solo in piccole quantità – è una scelta vincente per il benessere quotidiano.
Negli ultimi anni, complice la ricerca di alimenti genuini e ricchi di proprietà nutrizionali, l’orzo perlato sta vivendo una piccola rinascita. Lontano dai riflettori di quinoa e farro, questo cereale antichissimo – coltivato da oltre 10.000 anni – si rivela un autentico concentrato di salute. Bastano una o due manciate nella minestra o in un’insalata per ottenere effetti benefici su intestino, metabolismo e sistema cardiovascolare.
Ma che cosa lo rende così prezioso?
L’orzo (Hordeum vulgare) è un cereale integrale dalle spiccate proprietà digestive e depurative. Contiene una buona quantità di beta-glucani, fibre solubili che formano una sorta di gel nell’intestino e rallentano l’assorbimento di zuccheri e grassi. Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), un consumo quotidiano di almeno 3 grammi di beta-glucani può contribuire a ridurre il colesterolo LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo”, con effetti positivi sulla salute del cuore.
Cos’è l’orzo perlato e come si differenzia
L’orzo esiste in diverse forme. Quello perlato è sottoposto a una parziale raffinazione: il chicco viene “lucidato”, perdendo parte della crusca ma guadagnando in velocità di cottura. È quindi più pratico in cucina, pur mantenendo un buon contenuto di fibre e sali minerali come magnesio, potassio, ferro e zinco.
Chi desidera il massimo valore nutrizionale può optare per l’orzo mondato, meno raffinato e più ricco di fibre, ma con tempi di cottura più lunghi.
Benefici per la salute
Le ricerche scientifiche confermano che l’orzo può avere un effetto protettivo contro alcune malattie croniche.
- Cuore e colesterolo: come ricordato da Harvard T.H. Chan School of Public Health, le fibre dell’orzo aiutano a mantenere pulite le arterie e a ridurre il rischio di patologie cardiovascolari.
- Glicemia sotto controllo: il basso indice glicemico lo rende indicato per chi soffre di diabete o deve tenere a bada gli zuccheri nel sangue.
- Benessere intestinale: l’orzo favorisce la crescita di batteri “buoni” come i Bifidobatteri, migliorando la salute del microbiota e riducendo il gonfiore addominale.
- Sazietà e controllo del peso: grazie alla sua densità nutrizionale e alla capacità di rallentare la digestione, aumenta il senso di pienezza e aiuta a limitare gli eccessi a tavola.
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition and Metabolism, il consumo regolare di orzo è associato a una riduzione del rischio di sindrome metabolica e obesità.
Un alleato per tutte le stagioni
Oltre ai benefici nutrizionali, l’orzo perlato conquista per la versatilità in cucina. Si cuoce in 25-30 minuti e si presta a mille ricette:
- zuppe e minestre calde in inverno,
- insalate fredde con verdure e legumi in estate,
- alternative sane al riso nei risotti o nelle polpette vegetali.
Un consiglio utile: non sciacquarlo troppo dopo la cottura, per non disperdere le mucillagini che favoriscono l’effetto lenitivo sull’apparato digerente.
Perché basta una manciata
Integrare l’orzo nella dieta non richiede stravolgimenti: una porzione di circa 60-70 grammi al giorno, anche solo aggiunta a minestre, zuppe o vellutate, fornisce fibre preziose e micronutrienti essenziali. È anche una buona alternativa a pasta e riso per variare l’alimentazione e migliorare l’equilibrio intestinale.
L’orzo perlato è un alimento semplice, economico e sostenibile, ma dalle proprietà sorprendenti. In un’epoca in cui l’alimentazione sana sembra sinonimo di ingredienti esotici, questo antico cereale ci ricorda che il vero benessere può nascere da un gesto essenziale: aggiungere una manciata d’orzo nella nostra zuppa quotidiana.
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Spatzle al prosciutto e piselli: il comfort food alpino che scalda la tavola
Gli spatzle agli spinaci con prosciutto e piselli uniscono semplicità e sapore. Pochi ingredienti genuini, una consistenza morbida e un condimento cremoso: così la cucina di montagna conquista anche le tavole italiane.
Piccoli, verdi e irresistibilmente morbidi: gli spatzle al prosciutto e piselli sono uno dei piatti più amati della cucina altoatesina. Tipici dell’area tra Germania, Austria e Tirolo, questi gnocchetti dal nome curioso — “spätzle” in tedesco significa “piccoli passeri” — hanno conquistato ormai anche le cucine di casa nostra, grazie alla loro semplicità di preparazione e versatilità.
Perfetti per le giornate fredde o per un pranzo in famiglia, rappresentano una versione montanara del comfort food: piatti caldi, cremosi e ricchi di gusto, capaci di unire tradizione e modernità.
Gli ingredienti
Per preparare gli spatzle al prosciutto e piselli per 6 persone servono:
- 125 g di farina 00
- 320 ml di latte
- 100 g di spinaci lessati e ben strizzati
- 2 uova
- 100 g di piselli (freschi o surgelati)
- 100 g di prosciutto cotto a listarelle
- 150 ml di panna fresca liquida
- 100 g di parmigiano grattugiato
- 30 g di burro
- noce moscata, sale e pepe q.b.
- un po’ di brodo vegetale per la cottura dei piselli.
Si tratta di un piatto nutriente ma bilanciato, con circa 340 kcal per 100 g, grazie alla combinazione di carboidrati, proteine e verdure.
La preparazione passo dopo passo
Il primo passaggio consiste nel preparare l’impasto degli spatzle. Frullate gli spinaci fino a ottenere una crema liscia. In una ciotola capiente rompete le uova, unite un pizzico di sale e la farina setacciata. Aggiungete gradualmente il latte freddo e mescolate con una frusta fino a ottenere un composto denso ma fluido. Incorporate quindi la crema di spinaci, una macinata di pepe e un pizzico di noce moscata. L’impasto dovrà risultare morbido e omogeneo, perfetto per passare attraverso l’apposito strumento per spatzle (una sorta di grattugia con fori larghi).
Mettete sul fuoco una pentola capiente con abbondante acqua salata e portate a ebollizione. Posizionate l’attrezzo sopra la pentola e, con una spatola, fate scendere l’impasto nei fori: in pochi secondi si formeranno gnocchetti irregolari, che cadranno direttamente nell’acqua. Quando gli spatzle vengono a galla, dopo circa due minuti, sono pronti: scolateli con una schiumarola e passateli brevemente in acqua fredda per bloccare la cottura.
Nel frattempo, in una padella capiente, fate sciogliere una noce di burro e aggiungete i piselli. Coprite con mezzo bicchiere di brodo e lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 15 minuti, finché saranno teneri e asciutti. Unite il prosciutto cotto a listarelle, la panna liquida e un cucchiaio di besciamella leggera (se preferite, potete sostituirla con un po’ di latte caldo addensato con farina).
Aggiungete infine gli spatzle lessati nella padella con il condimento, mescolate bene e lasciate mantecare per qualche minuto con il parmigiano grattugiato. Serviteli caldi, con una spolverata di pepe nero e, se piace, un tocco di erba cipollina tritata.
Un piatto versatile e irresistibile
Gli spatzle al prosciutto e piselli sono un piatto che mette d’accordo tutti: cremosi ma leggeri, ideali per un pranzo domenicale o una cena veloce che sa di casa.
Chi desidera una versione più leggera può sostituire la panna con yogurt greco o ricotta, mentre per una variante vegetariana basta eliminare il prosciutto e arricchire il condimento con zucchine o funghi.
Il segreto del successo? La consistenza perfetta dell’impasto, che deve essere né troppo liquida né troppo densa, e la cottura rapida, che mantiene gli spatzle morbidi e vellutati.
Una tradizione che unisce Nord e Sud
Dalle Alpi tedesche alle cucine italiane, gli spatzle sono diventati simbolo di convivialità: un piatto semplice, genuino e al tempo stesso ricco di sapore, perfetto per celebrare il piacere della tavola con pochi ingredienti e tanto calore.
Chi ama la cucina casalinga non può non provarli: un piccolo gesto d’amore per sé stessi e per chi si siede a tavola con noi.
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