Cucina
Sformatino di carciofi con cuore di fonduta: ricetta, proprietà nutrizionali e varianti gourmet
Scopri come preparare un delizioso sformatino di carciofi con fonduta: una ricetta che unisce gusto e benessere. Ricco di fibre e vitamine, il carciofo si sposa perfettamente con la cremosità del formaggio, creando un piatto equilibrato e versatile. Ecco come prepararlo e alcune gustose varianti per stupire a tavola.
Lo sformatino di carciofi con cuore di fonduta è un piatto sfizioso e perfetto per l’autunno. Grazie ai carciofi, è un concentrato di benessere, mentre la fonduta aggiunge una nota di cremosità irresistibile. Un piatto che può essere servito come antipasto elegante o come secondo piatto, ideale per cene raffinate o momenti di comfort food. Vediamo insieme le sue proprietà nutrizionali, la ricetta e alcune varianti per renderlo ancora più interessante.
Proprietà nutrizionali dei carciofi
Il carciofo è una delle verdure più nutrienti e salutari della stagione autunnale. Ricco di fibre, che favoriscono la digestione e il senso di sazietà, il carciofo è anche un’ottima fonte di vitamine (soprattutto vitamina C, K e alcune vitamine del gruppo B) e minerali come ferro, magnesio e potassio. Una delle sue proprietà più apprezzate è l’alto contenuto di antiossidanti e cinarina, una sostanza che supporta il funzionamento del fegato e favorisce la digestione dei grassi.
Inoltre, i carciofi hanno un basso apporto calorico (circa 47 kcal per 100 grammi), il che li rende ideali per chi desidera mantenere una dieta equilibrata senza rinunciare al gusto.
La ricetta dello sformatino di carciofi con cuore di fonduta
Ingredienti (per 4 persone):
- 4 carciofi freschi
- 200 g di formaggio morbido (come fontina, taleggio o gorgonzola dolce)
- 2 uova
- 100 ml di panna fresca
- 50 g di parmigiano grattugiato
- Olio extravergine d’oliva
- Sale e pepe q.b.
- Un pizzico di noce moscata
- Burro e pangrattato per gli stampini
Procedimento:
- Pulizia dei carciofi: Pulisci i carciofi eliminando le foglie esterne più dure e tagliando la parte superiore. Cuoci i cuori di carciofo in acqua leggermente salata fino a che non saranno teneri (circa 15 minuti), poi scolali e lasciali raffreddare.
- Preparazione del composto: In un mixer, frulla i carciofi con le uova, la panna, il parmigiano grattugiato, sale, pepe e una spolverata di noce moscata fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo.
- Preparazione degli stampini: Ungi gli stampini con burro e spolverali con pangrattato. Versa metà del composto di carciofi in ciascuno stampino.
- Cuore di fonduta: Taglia il formaggio scelto in piccoli cubetti e inseriscili al centro di ogni stampino, coprendo con il restante composto di carciofi.
- Cottura: Inforna gli sformatini in forno preriscaldato a 180°C per circa 20-25 minuti, o fino a quando saranno ben dorati in superficie. Lasciali intiepidire leggermente prima di servirli per far sì che il cuore di fonduta rimanga cremoso.
- Servizio: Capovolgi gli sformatini su un piatto da portata e servili caldi, guarniti con qualche foglia di timo fresco o una leggera spolverata di parmigiano.
Varianti sfiziose dello sformatino di carciofi
Se vuoi personalizzare lo sformatino di carciofi con fonduta, ecco alcune varianti gourmet che possono rendere questo piatto ancora più interessante:
- Sformatino di carciofi e salsiccia: Aggiungi della salsiccia sbriciolata al composto di carciofi prima di frullare il tutto. La sapidità della salsiccia si abbina perfettamente alla dolcezza del carciofo e alla cremosità della fonduta.
- Sformatino di carciofi con crosta di pistacchi: Prima di infornare gli sformatini, spolvera la superficie con una granella di pistacchi. Aggiungerà una croccantezza interessante e un sapore leggermente tostato che contrasta con la morbidezza del piatto.
- Sformatino di carciofi e guanciale croccante: Per un tocco di sapore in più, puoi aggiungere delle strisce di guanciale croccante come guarnizione prima di servire. Il guanciale esalterà il sapore delicato del carciofo e aggiungerà una nota sapida e croccante al piatto.
- Sformatino di carciofi senza lattosio: Per chi è intollerante al lattosio, puoi sostituire la fonduta di formaggio con una crema a base di latte di mandorle o di riso, oppure con un formaggio senza lattosio.
Consigli per la presentazione
Per rendere lo sformatino di carciofi con fonduta ancora più appetitoso alla vista, puoi servirlo su un letto di crema di patate o purea di piselli. La cremosità della base si abbina perfettamente alla consistenza dello sformatino e al suo cuore filante.
In alternativa, puoi completare il piatto con un filo di olio extravergine d’oliva e qualche foglia di menta per dare freschezza e un tocco visivo elegante. Un’altra opzione potrebbe essere una riduzione di aceto balsamico per dare contrasto al piatto con una nota agrodolce.
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Cucina
Crema di nocciole fatta in casa: la ricetta genuina per una dolce coccola
Sempre più italiani scelgono alternative casalinghe alle creme spalmabili industriali, spesso troppo ricche di zuccheri e grassi saturi. Preparare in casa una crema di nocciole è semplice, veloce e permette di controllare qualità e ingredienti.
C’è chi la ama sul pane tostato a colazione, chi la usa per farcire dolci o pancake, e chi non resiste a gustarla al cucchiaio: la crema di nocciole è una delle golosità più amate in Italia e nel mondo. Nonostante il mercato proponga decine di versioni industriali, molte famiglie hanno riscoperto il piacere di realizzarla in casa, complice l’attenzione crescente per alimentazione sana e ingredienti naturali.
Il vantaggio principale di una ricetta fai da te è la possibilità di ridurre zuccheri raffinati e grassi idrogenati, prediligendo invece materie prime genuine. Preparare una crema spalmabile casalinga non richiede strumenti professionali: basta un frullatore potente e pochi ingredienti selezionati.
Gli ingredienti della ricetta base
Per ottenere circa 400 grammi di crema di nocciole bastano:
- 200 g di nocciole tostate (meglio se italiane, come le rinomate Tonde Gentili delle Langhe o le Giffoni IGP);
- 100 g di cioccolato fondente (o al latte, a seconda del gusto);
- 40 g di zucchero di canna integrale o dolcificante naturale (come miele o sciroppo d’agave);
- 30 ml di olio vegetale delicato, ad esempio di girasole o nocciola;
- un pizzico di sale per esaltare i sapori;
- facoltativo: un cucchiaino di estratto di vaniglia.
Il procedimento
- Tostare le nocciole: se non sono già pronte, metterle in forno a 170°C per circa 10 minuti, finché la pellicina non si stacca facilmente. Sfregarle con un panno per eliminarla.
- Frullare a lungo: inserire le nocciole nel mixer e tritarle fino a ottenere una pasta cremosa, simile a un burro di frutta secca. Serviranno diversi minuti, intervallando per non surriscaldare le lame.
- Unire cioccolato e zucchero: sciogliere il cioccolato a bagnomaria e aggiungerlo al composto insieme allo zucchero (o al miele), l’olio e un pizzico di sale. Continuare a frullare fino a ottenere una crema liscia.
- Conservazione: trasferire la crema in un vasetto di vetro sterilizzato. Si mantiene in frigorifero per circa due settimane.
I benefici delle nocciole
Oltre al gusto, la crema fatta in casa vanta anche valori nutrizionali più equilibrati. Le nocciole sono ricche di vitamina E, acidi grassi insaturi, magnesio e fibre, utili a proteggere cuore e sistema nervoso. Rispetto alle versioni industriali, una crema artigianale riduce l’apporto di grassi saturi e zuccheri raffinati, evitando additivi e oli tropicali spesso presenti nelle etichette commerciali.
Le varianti più amate
La ricetta può essere personalizzata in base alle preferenze. Chi desidera una versione “light” può ridurre la quantità di cioccolato e zucchero, optando per cacao amaro in polvere. Per una nota gourmet, si può aggiungere cannella, scorza d’arancia o un pizzico di peperoncino. Esistono anche versioni 100% vegane, con cioccolato senza derivati animali e dolcificanti vegetali.
Una scelta sostenibile
Preparare la crema in casa significa anche sostenere le filiere locali: acquistare nocciole italiane, come quelle piemontesi o campane, contribuisce a valorizzare prodotti di eccellenza, riducendo l’impatto ambientale legato alle importazioni.
In un’epoca in cui si cerca sempre più autenticità in cucina, la crema di nocciole fatta in casa diventa non solo un’alternativa più salutare, ma anche un gesto di cura: una coccola che profuma di tradizione e che unisce gusto e consapevolezza.
Cucina
Il calore delle feste in un bicchiere: viaggio nel mondo del vin brulé
Cannella, chiodi di garofano e agrumi: pochi ingredienti bastano per creare la magia del vin brulé, la bevanda che unisce tradizione, convivialità e aromi irresistibili.
Un rituale d’inverno che sa di casa e mercatini
Quando le giornate si accorciano e l’aria si fa pungente, basta un bicchiere di vin brulé per ritrovare calore e buonumore. Simbolo per eccellenza dei mercatini di Natale e delle serate in montagna, questo vino rosso speziato è molto più di una bevanda: è un piccolo rito che profuma di agrumi e cannella, capace di evocare ricordi e tradizioni secolari.
Il nome “vin brulé” deriva dal francese vin brûlé, cioè “vino bruciato”, un riferimento alla bollitura del vino con spezie e zucchero. In realtà, le sue origini affondano molto più indietro nel tempo: già gli antichi Romani aromatizzavano il vino con miele e spezie per conservarlo e renderlo più gradevole. Nel Medioevo la ricetta si diffuse in tutta Europa, assumendo varianti locali: dal Glühwein tedesco e austriaco al Mulled Wine inglese, fino al vin chaud francese.
La ricetta tradizionale del vin brulé
Realizzare un buon vin brulé in casa è semplice, ma richiede attenzione nella scelta degli ingredienti e nella cottura, per non perdere gli aromi del vino e delle spezie.
Ingredienti per 4 persone:
- 1 litro di vino rosso corposo (ideale un Merlot, un Nebbiolo o un Barbera)
- 100 g di zucchero di canna
- 1 arancia non trattata
- 1 limone non trattato
- 2 stecche di cannella
- 5 chiodi di garofano
- 1 baccello di vaniglia (facoltativo)
- una grattugiata di noce moscata
- 1 stella di anice (per decorare e profumare)
Come prepararlo passo dopo passo
- Preparare gli aromi: lavate accuratamente gli agrumi e tagliate la buccia a spirale, evitando la parte bianca che darebbe amarezza.
- Scaldare il vino: in una casseruola capiente versate il vino rosso, aggiungete zucchero, spezie e scorze di agrumi.
- Cottura lenta: accendete il fuoco e lasciate scaldare a fiamma bassa, senza far bollire troppo, per circa 10-15 minuti. Il segreto è non superare gli 80°C, per evitare che l’alcol evapori del tutto e che il vino diventi acido.
- Filtrare e servire: togliete le spezie con un colino, versate il vin brulé bollente in tazze o bicchieri resistenti al calore e servite subito, decorando con una fetta d’arancia o una stecca di cannella.
Le varianti regionali e moderne
Ogni regione alpina custodisce una sua versione del vin brulé. In Trentino-Alto Adige si usa spesso aggiungere una punta di grappa o di miele di montagna, mentre in Piemonte qualcuno profuma il vino con bacche di ginepro o pepe nero. Nelle versioni francesi e inglesi, invece, si trovano ingredienti come zenzero fresco, cardamomo o alloro, che aggiungono complessità aromatica.
Per chi non consuma alcol, esiste anche la variante analcolica: basta sostituire il vino con del succo d’uva o di mela, seguendo la stessa ricetta e lasciando che le spezie sprigionino tutto il loro profumo.
Un bicchiere di tradizione che unisce
Il vin brulé è una bevanda conviviale, da condividere all’aperto tra luci natalizie, oppure a casa davanti al camino. Oltre al piacere sensoriale, ha anche un effetto benefico: le spezie riscaldano l’organismo e favoriscono la digestione, mentre il vino, consumato con moderazione, rilassa e distende.
Nel suo profumo si ritrovano i sapori dell’inverno, la lentezza delle feste e il piacere di stare insieme. Prepararlo è un gesto semplice, ma dal potere evocativo: un brindisi alla tradizione, alla convivialità e al calore che non passa mai di moda.
Cucina
La verzata, la zuppa di verze che profuma d’inverno: storia e ricetta del grande classico contadino
Pochi ingredienti e lunga cottura per un piatto nutriente e sostenibile. Dalle campagne della Bassa alle cucine moderne, ecco come preparare la ricetta autentica secondo la tradizione lombarda.
È uno dei piatti più rappresentativi della cucina povera del Nord Italia e, nonostante la semplicità, continua a essere protagonista delle tavole invernali: la verzata – o minestra di verze – è una zuppa robusta che affonda le sue radici nella tradizione rurale lombarda. Diffusa soprattutto nelle province di Milano, Pavia, Lodi e Bergamo, nasce come pietanza di recupero, quando nelle case contadine si combinavano verdure dell’orto, legumi e pezzi di carne poco pregiati per ottenere un pasto nutriente e caldo.
La sua storia segue il ritmo delle stagioni. La verza, infatti, dà il meglio di sé proprio nei mesi freddi: le gelate invernali ammorbidiscono le foglie e ne addolciscono il sapore, rendendola ideale per zuppe a lunga cottura. E la verzata è esattamente questo: un piatto che richiede tempo e pazienza, qualità tipiche delle ricette nate attorno a un focolare domestico.
Nel corso degli anni sono nate molte varianti locali, ma la struttura della ricetta tradizionale è rimasta sostanzialmente invariata. La verzata classica prevede verza, fagioli – spesso borlotti –, patate e una base aromatica di cipolla, sedano e carota. In alcune zone si aggiunge pancetta o cotenna di maiale, mentre altrove si mantiene una versione totalmente vegetale. La presenza dei legumi assicura un buon apporto proteico, mentre la verza e le patate garantiscono fibra e consistenza, rendendo la zuppa un pasto equilibrato.
La ricetta tradizionale
Per preparare una verzata autentica servono:
– 1 verza grande, preferibilmente raccolta dopo la prima gelata;
– 200 g di fagioli borlotti, ammollati per una notte se secchi;
– 2 patate;
– 1 cipolla;
– 1 gambo di sedano e 1 carota;
– 1 osso di prosciutto o un pezzo di pancetta (facoltativi);
– olio extravergine d’oliva;
– sale e pepe.
Si inizia facendo rosolare il trito di verdure in una casseruola capiente. Se si vuole seguire la versione più ricca, si aggiunge la pancetta a dadini o una cotenna ben raschiata. Quando il soffritto è fragrante, si uniscono la verza tagliata a strisce e le patate a cubetti. Dopo pochi minuti si aggiungono i fagioli e si copre tutto con acqua o brodo leggero. La cottura deve essere lenta e prolungata: almeno un’ora e mezza, il tempo necessario affinché la verza si sfaldi e la zuppa diventi cremosa. Una spolverata di pepe e un filo d’olio a crudo completano il piatto.
Un simbolo di sostenibilità
Oggi la verzata viene riscoperta anche come ricetta sostenibile: utilizza ingredienti stagionali, facilmente disponibili e a basso impatto ambientale. Le sue varianti vegetariane rispecchiano inoltre le attuali tendenze verso una cucina più leggera e consapevole.
Nonostante la sua semplicità, la verzata rimane un piatto intramontabile, capace di evocare l’atmosfera delle cucine di una volta. Una zuppa che non segue mode ma stagioni, e che negli anni continua a raccontare la storia più autentica della tradizione lombarda.
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