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Un classico intramontabile: pollo alla romana, la ricetta che conquista tutti

Pomodori, peperoni e pollo si uniscono in un abbraccio di sapori e colori. Scopri la ricetta tradizionale, le sue origini e le caratteristiche nutrizionali.

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    Il pollo alla romana è uno dei piatti simbolo della cucina tradizionale del Lazio, nato nelle campagne intorno alla Capitale come piatto unico semplice e nutriente. La combinazione di pollo, peperoni e pomodori riflette la disponibilità di ingredienti genuini legati al ciclo agricolo, con una preparazione che richiede pochi passaggi e valorizza i sapori autentici.

    Le prime tracce di questa ricetta risalgono al XIX secolo, quando veniva preparata durante le feste estive, in particolare a Ferragosto, sfruttando i prodotti freschi dell’orto e il pollo allevato in casa. Oggi, il pollo alla romana è un’istituzione della cucina casalinga, presente nei menù delle trattorie e nei ricettari familiari.


    Caratteristiche nutrizionali

    Il pollo alla romana è un piatto equilibrato e ricco di nutrienti:

    • Proteine magre: grazie al pollo, che fornisce proteine di alta qualità con un basso contenuto di grassi, soprattutto se si utilizza il petto o si rimuove la pelle.
    • Vitamine e antiossidanti: dai peperoni e dai pomodori, che apportano vitamina C, licopene e betacarotene, ottimi per la salute della pelle e del sistema immunitario.
    • Basso contenuto calorico: con l’uso moderato di olio extravergine di oliva e ingredienti freschi, il piatto è adatto anche a chi segue una dieta bilanciata.

    Ingredienti (per 4 persone)

    • 1 pollo tagliato a pezzi (circa 1,2 kg)
    • 3 peperoni (preferibilmente di colori diversi: rosso, giallo, verde)
    • 400 g di pomodori pelati o freschi maturi
    • 1 cipolla
    • 2 spicchi d’aglio
    • 100 ml di vino bianco secco
    • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva
    • 1 rametto di rosmarino
    • Sale e pepe q.b.

    Ricetta tradizionale

    1. Preparazione degli ingredienti:
      Pulite i peperoni eliminando il picciolo, i semi e i filamenti interni, quindi tagliateli a listarelle. Tritate finemente la cipolla e l’aglio.
    2. Rosolatura del pollo:
      In una casseruola capiente, scaldate l’olio extravergine di oliva e fate rosolare i pezzi di pollo su tutti i lati fino a ottenere una doratura uniforme. Toglieteli dal tegame e metteteli da parte.
    3. Cottura delle verdure:
      Nella stessa casseruola, aggiungete la cipolla e l’aglio tritati, facendoli soffriggere a fuoco dolce. Quando saranno dorati, unite i peperoni e cuoceteli per circa 5 minuti.
    4. Sfumatura e aggiunta dei pomodori:
      Rimettete il pollo nel tegame, sfumate con il vino bianco e lasciate evaporare l’alcol. Aggiungete i pomodori pelati, schiacciandoli leggermente con una forchetta.
    5. Cottura lenta:
      Insaporite con il rosmarino, aggiustate di sale e pepe, e coprite il tegame con un coperchio. Cuocete a fuoco basso per circa 40-50 minuti, mescolando di tanto in tanto. Il pollo dovrà risultare morbido e ben cotto, mentre il sugo si addenserà leggermente.
    6. Servizio:
      Servite il pollo alla romana caldo, accompagnato da pane casereccio per fare la “scarpetta” con il delizioso sugo.

    Consigli finali

    Il pollo alla romana può essere preparato in anticipo e riscaldato prima di servirlo: i sapori saranno ancora più intensi. Per una variante più ricca, potete aggiungere qualche oliva nera o una spolverata di peperoncino.

      Cucina

      “Italian Tomato” ma è cinese: un’inchiesta della Bbc smaschera lo scandalo del pomodoro

      L’indagine accusa un’azienda italiana e coinvolge noti supermercati inglesi. Le reazioni sono di smentita, ma le prove della radiotelevisione britannica puntano il dito su gravi violazioni dei diritti umani.

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        “Pomodoro italiano”, recitano le etichette. Ma il concentrato di pomodoro venduto in tubetti nei supermercati inglesi sarebbe in realtà cinese, proveniente da una regione tristemente nota per lo sfruttamento della minoranza musulmana degli uiguri. È questa l’accusa pesante mossa da un’inchiesta della Bbc, che ha gettato luce su una possibile frode alimentare e su violazioni dei diritti umani.

        Secondo l’indagine, i pomodori sarebbero raccolti in condizioni disumane nella regione dello Xinjiang, dove le autorità cinesi obbligano gli uiguri ai lavori forzati. I racconti raccolti dalla Bbc parlano di turni massacranti e punizioni violente per chi non raggiunge le quote giornaliere, fissate a 650 chilogrammi di pomodori raccolti a persona.

        Il viaggio del pomodoro cinese

        I pomodori, raccolti nello Xinjiang, verrebbero trasportati via treno attraverso Kazakhstan, Azerbaigian e Turchia, per poi arrivare in Italia via mare, sbarcando al porto di Salerno. Una volta in Italia, il concentrato sarebbe lavorato e confezionato da aziende come il gruppo Petti, basato a Venturina Terme, in provincia di Livorno, prima di essere venduto con etichette che ne dichiarano la provenienza italiana.

        L’inchiesta ha individuato 17 tipi di concentrato di pomodoro etichettati come “italiano” ma in realtà cinesi, venduti con il marchio proprio di grandi catene inglesi come Tesco, Waitrose e Asda. I supermercati coinvolti hanno negato le accuse, contestando la validità dei test condotti dalla Bbc per verificare l’origine dei pomodori.

        Le accuse alla Petti e le prove della Bbc

        La Petti, una delle aziende coinvolte, è finita al centro delle indagini per la presenza di casse con etichette recanti il nome di “Xinjiang Guannong Tomato Products Ltd”, una compagnia cinese sanzionata dagli Stati Uniti nel 2020 per il ricorso ai lavori forzati. Le etichette, filmate con telecamere nascoste, riportavano la data del 23 agosto 2023, suggerendo che l’azienda italiana stesse ancora acquistando pomodori dalla compagnia nonostante le sanzioni.

        In risposta, un portavoce della Petti ha dichiarato che l’azienda non importa più pomodori da Xinjiang Guannong e che il prodotto filmato sarebbe un residuo di vecchie scorte. Tuttavia, la Bbc sostiene che i dati di spedizione e l’analisi delle telefonate dimostrano che la Petti continua a importare dalla Cina, utilizzando un’altra azienda, Bazhou Red Fruit, che potrebbe essere una società di comodo.

        Le condizioni di lavoro nello Xinjiang

        L’inchiesta della Bbc ha raccolto testimonianze scioccanti da parte di ex detenuti uiguri, i quali hanno raccontato di essere stati incatenati e picchiati selvaggiamente per non aver raggiunto le quote giornaliere. La regione dello Xinjiang è nota per essere teatro di gravi violazioni dei diritti umani, con circa un milione di uiguri detenuti nei cosiddetti “campi di rieducazione” secondo le denunce di Onu, Stati Uniti ed Europa.

        Le reazioni e il futuro

        Il governo cinese nega tutte le accuse di sfruttamento dei lavoratori, definendo i campi come “centri di formazione professionale”. Da parte sua, la Petti ha dichiarato che in futuro non importerà più pomodori dalla Cina e migliorerà il monitoraggio dei fornitori per garantire il rispetto dei diritti umani.

        La vicenda ha già acceso un acceso dibattito in Europa e Regno Unito sull’importanza di leggi più severe per contrastare lo sfruttamento lavorativo e le frodi alimentari. In attesa di ulteriori sviluppi, lo scandalo del “pomodoro cinese” lascia un’ombra inquietante su un simbolo della cucina italiana e sull’etica delle produzioni alimentari globalizzate.

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          Gulash: il simbolo della cucina ungherese tra storia, sapore e tradizione

          Dalle praterie ungheresi alle tavole di tutto il mondo, il gulash unisce ingredienti semplici, sapori intensi e valori nutrizionali equilibrati in una ricetta perfetta per le stagioni più fredde.

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            Il gulash, o gulyás in ungherese, ha radici profonde nella cultura delle praterie magiare. Nato come piatto dei mandriani, che cuocevano carne e verdure in grandi calderoni sulle pianure ungheresi, il gulash si è evoluto nel tempo diventando un simbolo della cucina nazionale.

            Il termine gulyás deriva da “mandriano” e inizialmente indicava proprio i pastori che cucinavano questa zuppa sostanziosa durante i lunghi viaggi con il bestiame. Nei secoli XVIII e XIX, il piatto ha guadagnato popolarità nelle città, adattandosi alle cucine borghesi e trasformandosi nella versione che conosciamo oggi: una ricca combinazione di carne, spezie e verdure.

            Ingredienti principali
            Il gulash è caratterizzato da ingredienti semplici e rustici, facilmente reperibili, ma il segreto del suo sapore sta nella qualità e nella lentezza della cottura.

            • Carne: manzo o vitello, tagliato a cubetti. In alcune varianti regionali si utilizzano anche maiale o agnello.
            • Verdure: cipolle, patate, peperoni e, a volte, carote.
            • Paprika: spezia simbolo dell’Ungheria, fondamentale per il colore e il sapore del piatto.
            • Pomodori: freschi o concentrato, per una nota di acidità.
            • Spezie: cumino, aglio, pepe nero, sale e, in alcune versioni, alloro.
            • Brodo: di carne, per mantenere la preparazione succulenta.

            La ricetta tradizionale

            Ingredienti per 4 persone:

            • 600 g di carne di manzo (o vitello)
            • 2 cipolle grandi
            • 2 cucchiai di paprika dolce
            • 1 peperone rosso
            • 3 patate grandi
            • 2 carote (opzionali)
            • 2 pomodori maturi (o 2 cucchiai di concentrato di pomodoro)
            • 1 spicchio d’aglio
            • 1 cucchiaino di cumino
            • 500 ml di brodo di carne
            • 2 cucchiai di olio (o strutto, per la versione tradizionale)
            • Sale e pepe q.b.

            Preparazione:

            1. Soffritto e base: In una pentola capiente, scalda l’olio e aggiungi le cipolle tritate finemente. Fai rosolare a fuoco medio fino a doratura.
            2. Carne e spezie: Aggiungi i cubetti di carne e falli rosolare uniformemente. Unisci la paprika, il cumino e l’aglio tritato, mescolando bene per distribuire le spezie.
            3. Pomodoro e brodo: Versa i pomodori tagliati a dadini (o il concentrato) e il brodo di carne. Porta a ebollizione, quindi abbassa la fiamma e copri la pentola.
            4. Cottura lenta: Lascia cuocere a fuoco lento per circa 1 ora e 30 minuti, aggiungendo altro brodo se necessario.
            5. Verdure: Aggiungi le patate e il peperone tagliati a pezzi (e le carote, se le usi). Cuoci per altri 30 minuti, fino a quando le verdure sono tenere e la carne si scioglie in bocca.
            6. Servizio: Servi caldo, accompagnato da pane rustico o, nella versione più moderna, da gnocchetti di farina (nokedli).

            Valori nutrizionali (per porzione):

            • Calorie: circa 400 kcal
            • Proteine: 30 g
            • Grassi: 15 g
            • Carboidrati: 35 g
            • Fibre: 4 g

            Il gulash è un piatto nutrizionalmente bilanciato, ricco di proteine e carboidrati complessi. La paprika fornisce antiossidanti, mentre le verdure aggiungono fibre e vitamine.

            Un piatto che scalda l’anima
            Il gulash non è solo un simbolo della cucina ungherese, ma un vero e proprio comfort food. Perfetto per le giornate fredde, richiama i sapori autentici della tradizione. Prova a prepararlo in casa e lasciati conquistare dalla sua semplicità rustica e dal gusto avvolgente.

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              Cucina

              Salvate il bucatino Ryan: ma che ne sanno gli americani dell’Amatriciana…

              Un piatto iconico della cucina di casa nostra, che in America hanno riscritto e pubblicato sul Washington Post inserendo negli ingredienti «cipolla, basilico e aglio»: orrore! Ecco la ricetta originale, non scherziamo…

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                Se c’è una cosa che ad un italiano vero non devi toccare… è la pasta! Un argomento in grado di far scatenare più dibattiti della politica o del calcio. Soprattutto quando si parla di uno dei sughi più rappresentativi della nostra tavola: la ricetta dell’amatriciana! Se. La testata USA Washington Post, probabilmente carica di buone intenzioni (ma di scarsa conoscenza in materia) ha pubblicato la ricetta del piatto simbolo di Amatrice, fra evidenti svarioni che gridano vendetta agli Dei! Tra cipolla, aglio e basilico i gastronomi di casa nostra sono rimasti letteralmente senza parole.

                Una voce fra le tante, quella di Paolo Cacciani, del noto ristorante di Frascati coinvolto nella vicenda da quotidiano americano, per non fare ulteriore chiasso ha dimostrato di prendere la cosa con filosofia. Ecco le sue parole: «Avranno capito male». Di sicuro, da nord a sud, gli italiani difensori del patrimonio culinario, sono pronti a combattere col coltello tra i denti – anzi, con la forchetta – per la ricetta originale, unica ed immodificabile: guanciale, pecorino e pomodori. Il tutto, rigorosamente, senza aglio, cipolla o prezzemolo.

                L’identità di un Paese passa anche dai fornelli

                La questione è più seria di quello che si può pensare. Non si tratta solo di ingredienti… ma di vero e proprio patrimonio culturale. La ricetta corretta è stata addirittura depositata al Comune di Amatrice. Il consiglio agli amici a stelle e strisce è che, la prossima volta che volete cimentarvi in una pasta all’amatriciana, lasciate stare aglio e cipolla… e calate i bucatini quando l’acqua bolle!

                Attenzione a non macchiarsi

                E’ una questione di valori identitari quella in gioco: nella ricetta corretta dell’amatriciana non ci sono nè la cipolla né tantomeno meno l’aglio. Nonostante siano ingredienti molto gettonati nei primi piatti italiani degustabili all’estero. Il formato della pasta? I sibilanti bucatini, magari un po’ scomodi da mangiarsi ma che prendono così bene il sugo… al punto da rappresentare un pericolo per camicie e magliette dei commensali!

                Quello che vi occorre per preparare la ricetta originale

                Ma quali sono quindi gli ingredienti corretti per preparare un’amatriciana, rispettando rigorosamente la tradizione italiana? Tutto quello che ci occorre è la pasta, il sale, il guanciale – da non confondere con la pancetta, attenzione – il pomodoro e il pecorino.

                Fate così

                Si tratta di pochi passaggi, ma da rispettare alla lettera per una buona riuscita del piatto. Dopo aver messo a scaldare la pentola dell’acqua per la pasta, la prima osa da fare è rosolare il guanciale. In una padella a fuoco lento per 7-8 minuti, deve risultare, croccante, liberando il grasso che risulterà fondamentale per la mantecatura della pasta scelta. Una volta che il grasso risulterà sciolto, sfumate col vino bianco, alzate la fiamma e fatelo evaporare (anche se, a dire il vero, non tutte le versioni della ricetta inseriscono questo passaggio).

                Il guanciale deve rimanere croccante

                Per non perdere la croccantezza acquisita del guanciale, le listarelle andranno trasferite in un altro piatto: torneranno utili nella fase finale della preparazione. Nella stessa padella col fondo di cottura del guanciale riponete il peperoncino privo di semi e i pomodori pelati sfilacciati grossolanamente. Il tempo di cottura a fiamma moderata è di circa 10 minuti. Una volta pronto è il momento di eliminare il peperoncino dal sugo, amalgamando la pasta versando gli spaghetti nella padella col sugo e il guanciale. Il tocco finale sarà rappresentato da una bella spolverata di pecorino romano. In questo modo la tradizione sarà salva e basterà affondare la forchetta in questo miracolo di gusto!

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