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Cucina

Zucchero di cocco, la dolce alternativa naturale

Nel panorama delle alternative allo zucchero raffinato, quello di cocco sta guadagnando popolarità per i suoi benefici nutrizionali e il suo basso impatto ambientale. Estratto dalla linfa dei fiori della palma da cocco, questo dolcificante naturale vanta un indice glicemico inferiore rispetto allo zucchero bianco, rendendolo una scelta preferita per chi cerca di mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue.

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    Cos’è lo zucchero di cocco e come si usa
    È un dolcificante naturale ottenuto dalla linfa dei fiori della palma da cocco (Cocos nucifera). Questo prodotto è sempre più apprezzato come alternativa allo zucchero raffinato per il suo profilo nutrizionale e il suo sapore unico.

    Come si ottiene
    La produzione dello zucchero di cocco avviene attraverso diversi passaggi:
    Raccolta della Linfa
    : La linfa viene estratta dai fiori tagliando i boccioli della palma da cocco e raccogliendo il liquido che ne fuoriesce.
    Riscaldamento e Riduzione
    : La linfa viene riscaldata fino a evaporare l’acqua, trasformandosi in uno sciroppo denso.
    Cristallizzazione
    : Il liquido addensato viene successivamente raffreddato e cristallizzato, formando lo zucchero di cocco.


    Caratteristiche Nutrizionali
    Indice Glicemico
    : Lo zucchero di cocco ha un indice glicemico (IG) intorno a 35-54, inferiore rispetto allo zucchero bianco (IG di circa 60-70), il che significa che ha un impatto minore sui livelli di zucchero nel sangue.
    Contenuto Minerale
    : È una fonte naturale di minerali come ferro, zinco, calcio e potassio, nonché di alcuni antiossidanti e inulina, una fibra prebiotica.
    Calorie
    : Ha un contenuto calorico simile a quello dello zucchero normale, con circa 15 calorie per cucchiaino.

    Come si usa
    Lo zucchero di cocco è molto versatile in cucina e può essere utilizzato in vari modi:
    Dolcificare Bevande
    : Può essere aggiunto a tè, caffè, frullati o altre bevande per una dolcezza naturale e un sapore leggermente caramellato.
    Cottura e Pasticceria
    : Sostituisce lo zucchero bianco o di canna nelle ricette di dolci, biscotti, torte e pane, mantenendo la consistenza desiderata e aggiungendo una nota di gusto più complessa.
    Condimenti e Salse
    : Ottimo per arricchire il sapore di salse, condimenti e marinate, conferendo un tocco di dolcezza naturale.
    Cereali e Yogurt
    : Può essere spolverato su cereali, muesli o yogurt per un inizio di giornata più gustoso.
    Cucina Salata
    : Può bilanciare i sapori in piatti salati, come curry o piatti a base di carne, dove un pizzico di dolcezza può esaltare il sapore complessivo.

    Conservazione
    Conservare lo zucchero di cocco in un contenitore ermetico in un luogo fresco e asciutto per evitare che assorba umidità e si indurisca.

    Considerazioni Ambientali
    La produzione di zucchero di cocco è considerata più sostenibile rispetto ad altre forme di zucchero, poiché la palma da cocco può produrre linfa per decenni senza necessità di essere ripiantata. Inoltre, questa pratica supporta le economie locali nelle regioni produttrici, come il Sud-est asiatico.

    Lo zucchero di cocco, grazie alla sua origine naturale e ai suoi benefici nutrizionali, rappresenta un’alternativa più sana e sostenibile allo zucchero tradizionale, senza compromettere il piacere della dolcezza nei piatti.

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      Cucina

      Riccardo Giraudi: «Vent’anni di Beefbar. E a Parigi ho fatto mangiare pesto con aglio a Rihanna»

      Dal Black Angus “troppo caro” a un impero da 40 ristoranti. L’imprenditore genovese racconta aneddoti, sfide e successi del suo brand globale.

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        Ha trasformato una carne da intenditori in un marchio globale, portando la bistecca nell’Olimpo del lusso. Riccardo Giraudi, genovese di nascita e cosmopolita per vocazione, celebra i vent’anni del Beefbar, catena che oggi conta quaranta insegne sparse in tutto il mondo, da Monaco a Parigi, da Milano a New York.

        «Monaco è stata l’origine, Parigi straordinaria, New York una sfida vinta. Ma la città che mi ha dato più soddisfazioni resta Milano», racconta con orgoglio. E nel ripercorrere il cammino che l’ha portato a reinventare il concetto di steakhouse, Giraudi non dimentica gli aneddoti che hanno fatto la differenza. «L’anno scorso, a Parigi, stavo aprendo Zeffirino, lo storico ristorante genovese che Frank Sinatra rese celebre negli anni Sessanta. È arrivata Rihanna, ha chiuso il locale per un after show privato. Ha mangiato pesto, quello classico con l’aglio, e A$AP Rocky, il suo fidanzato, è sceso in cucina perché non ci credeva. Si è messo a cucinarlo lui stesso. Un momento surreale e bellissimo».

        Per lui, che si definisce un «eretico» della ristorazione, la chiave è stata ribaltare le regole: «Quando ho cominciato, il Black Angus era considerato troppo caro per il mercato. Io ho deciso di farne un’esperienza. Il Beefbar non è solo carne: è un modo di vivere, un viaggio tra lusso e convivialità».

        Un brand che ha saputo attraversare mode e sfide. Dai prezzi discussi al confronto con i trend veg, Giraudi non si è mai tirato indietro. «Non serve inventarsi storytelling quando un marchio ce l’ha già. Mi piace risvegliare belle addormentate come Zeffirino, che hanno un’eredità forte. È più difficile che creare da zero, ma molto più affascinante».

        Oggi i suoi ristoranti attraggono celebrity, imprenditori e gourmand di mezzo mondo. E il futuro? «Continuare a crescere senza perdere autenticità. La carne resta il cuore, ma l’esperienza è ciò che fa davvero la differenza».

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          Cucina

          La vendemmia arriva in cucina: dall’uva fragola al mosto cotto, settembre trasforma la tavola in un banchetto di vigne

          Dal mosto cotto delle nonne al gelato all’uva fragola dei giovani chef, l’Italia riscopre una tradizione che si rinnova. Ricette che un tempo servivano a conservare l’abbondanza ora diventano piatti raffinati, tra dolci, salse e sorprese salate.

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            Quando settembre profuma di vendemmia, il pensiero corre subito alle cantine, alle botti e al vino nuovo che prenderà forma. Ma accanto all’universo enologico, c’è un’altra tradizione che rinasce: quella che porta l’uva e il mosto direttamente in cucina, trasformando la tavola in un’estensione delle vigne.

            Il primo protagonista è il mosto cotto, concentrato dolcissimo che in molte regioni è memoria pura. In Emilia diventa saba, in Puglia si chiama vincotto, in Sicilia è mostarda: nomi diversi per la stessa magia, ovvero il succo d’uva ridotto lentamente sul fuoco fino a diventare sciroppo scuro e avvolgente. Un tempo serviva per conservare zuccheri e calorie durante l’inverno, oggi è tornato protagonista di ricette raffinate: dalla glassatura delle carni alle creme per i dolci.

            Ma anche l’uva fresca non si limita a finire nel cesto della frutta. I chicchi più dolci si trasformano in schiacciata all’uva, simbolo della Toscana settembrina, mentre al Nord si riscoprono le focacce rustiche arricchite da acini interi che in forno sprigionano succhi e profumi. Piatti semplici, nati per non sprecare nulla, che oggi diventano gourmet nelle mani degli chef stellati.

            Il frutto della vendemmia entra anche nei dessert contemporanei. Nei ristoranti si sperimentano granite all’uva fragola, sorbetti al moscato, mousse aromatizzate con grappa giovane. La tendenza più recente è il pairing dolce-salato: acini caramellati accanto a formaggi erborinati, salse di mosto su piatti di selvaggina, riduzioni da accompagnare a tagli pregiati.

            Non mancano i revival domestici. Chi ha ancora la fortuna di ricevere cassette di uva dai parenti in campagna prepara marmellate casalinghe o conserva chicchi sotto grappa. Una ritualità che profuma di famiglia, mentre i più giovani reinventano la tradizione su Instagram tra crostate brillanti e cocktail al succo d’uva.

            Il messaggio è chiaro: la vendemmia non appartiene solo ai vignaioli. Ogni settembre, uva e mosto tornano a essere ingredienti vivi, capaci di legare il passato contadino alle mode culinarie del presente. In fondo, cucinare la vigna è un modo per portare in tavola non solo un sapore, ma una storia che scorre da secoli nei calici e nei piatti italiani.

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              Cucina

              Carlo Cracco tra scontri, addii e nuovi inizi: il ristorante in Sardegna, la lite con Barbieri e l’amore per Rosa

              Dal clamoroso addio a Masterchef dopo sei edizioni alle tensioni con Barbieri fino all’incontro con Rosa Fanti, madre dei suoi figli e partner nei progetti. Cracco riparte dalla Sardegna con un ristorante gourmet affacciato sul mare

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                Carlo Cracco non si ferma. Mentre la scena della cucina televisiva rallenta e la food mania mostra segni di stanchezza, lo chef stellato rilancia con un nuovo ristorante in Sardegna. Si tratta di un pop-up elegante ed esclusivo all’interno del prestigioso Forte Village di Santa Margherita di Pula: 40 coperti vista mare e un menù che racconta l’Italia costiera con accenti milanesi e vini romagnoli.

                «È la prima volta che firmo un ristorante in Sardegna e ne sono felice», ha dichiarato Cracco a La Nuova Sardegna. Il progetto arriva dopo la stagione a Portofino e in attesa di una futura apertura a Roma, consolidando la presenza dello chef lontano dagli studi televisivi ma sempre sotto i riflettori.

                Il nome di Cracco resta infatti legato a doppio filo a Masterchef, dove dal 2011 al 2017 ha condiviso il banco dei giudici con Joe Bastianich e Bruno Barbieri. Proprio con quest’ultimo i rapporti non furono sempre sereni. «Una volta litigammo forte per un piatto di passatelli con le vongole», ha raccontato Barbieri, «ma dopo quindici minuti era tutto dimenticato». Un clima teso che, forse, ha contribuito alla scelta di Cracco di abbandonare il programma dopo sei stagioni. «Che due cog***ni», confessò lo chef a Fanpage. «Il mio mestiere non è ripetere, ma interpretare».

                Dietro le scelte di Cracco c’è anche Rosa Fanti, sua moglie dal 2018, imprenditrice romagnola nel settore agricolo e vinicolo. I due si sono conosciuti nel 2008 durante un evento e non si sono più lasciati. «È venuto a casa mia con il piccione, ho pensato: se supera questa è fatta», ha raccontato lei con ironia. Da allora condividono la vita privata e quella professionale, tra figli, ristoranti e visioni comuni.

                Cracco oggi è molto più di un volto televisivo: è un brand che torna a puntare sulla cucina vera, lontano dalle luci dei talent e più vicino al mare, dove ogni piatto ha ancora qualcosa da raccontare.

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