Curiosità
Case a 1 euro e il sogno sardo-americano del sindaco di Ollolai che invita gli Americani alla fuga perfetta
Lasciare gli Usa dopo vittoria di Trump? La trovata del sindaco di un borgo della Barbagia per ripopolare il suo territorio.
Negli ultimi vent’anni ne abbiamo viste tante di simili iniziative. Sindaci di zone emarginate dai flussi turistici ed economici che offrono le abitazioni dei loro borghi abbandonati a prezzi simbolici. Pur di fare ritornare la vita. Questa è la volta del sindaco di un Comune della Sardegna Ollolai. A dare manforte al sindaco del paese del nuorese, nel cuore della Barbagia, gioca il fatto che la zona è stata battezzata dai media come Blue Zone grazie alla longevità dei suoi abitanti. E quindi cosa ha pensato il sindaco Francesco Columbu? Visto che in tutto il mondo siamo identificati come la zona italiana dove ci sono le condizioni ideli per vivere fin’oltre cent’anni, sfruttiamo l’argomento a nostro favore. Detto, fatto!
Un rifugio dalla politica globale: benvenuti a Ollolai
Se siete stanchi della politica internazionale e desiderate un cambio di vita, Ollolai, un piccolo borgo nel cuore della Sardegna, ha la soluzione perfetta. Qui, nel cuore della Blue Zone, il paese offre case in vendita a 1 euro a chi desidera iniziare una nuova vita lontano dal caos delle metropoli. E’ stato questo in sintesi il pensiero dell’ammnistrazione di questo paesino di poco più di mille abitanti. Ma perchè rivolgersi proprio verso gli Stati Uniti d’America?
Lo speciale legame tra Ollolai e gli USA
La connessione tra Ollolai e gli Stati Uniti non è casuale. Questo borgo, infatti, ha dato i natali a Franco Columbu, (deceduto nel 2019) icona del body building, attore e produttore cinematografico, nonché amico e collega di Arnold Schwarzenegger, che è addirittura cittadino onorario del paese. Negli anni ’70, Columbu tornò a Ollolai con Schwarzenegger e Isabella Rossellini, portando una ventata di “sogno americano” tra le montagne della Sardegna.
Un’iniziativa di successo planetario
Dopo le ultime elezioni presidenziali statunitensi e l’inquietudine di molti cittadini americani, il Comune ha lanciato un messaggio accattivante sul sito liveinollolai.com, in inglese, per attirare stranieri alla ricerca di un nuovo inizio. In meno di 24 ore, la proposta ha ottenuto 30.000 richieste dagli USA e oltre 150.000 visualizzazioni della pagina salendo alla ribalta della cronaca. Allolai è una comunità immersa nella natura, ricca di tradizioni e soprattutto buon cibo e buona aria. due componenti essenziali per la vita dei suoi abitanti. Una comunità che è pronta ad accogliere chiunque desideri rallentare i tempi della propria esistenza e riuscire a vivere in armonia. Dalle case simboiche a 1 euro (da ristrutturare) a quelle già pronte, il Comune intende fare da guida ai nuovi arrivati nell’intero percorso, dallo svolgimento delle pratiche burocratiche alla ricerca degli appaltatori.
Ma a chi si rivolge la proposta?
L’esperimento punta a ospitare nomadi digitali in cerca di luoghi dove poter svolgere attività individuali. Una ulteriormente attrattiva del paese, che è già stato protagonista di reality show olandesi della rete RTL. Intitolato “Het Italiaanse Dorp: Ollolai“, il reality ha visto impegnate 5 coppie olandesi intente a stabilirsi nel paesino tra una peripezia e l’altra. Il successo della trasmissione, con oltre il 10% di share sulla tv RTL, ha contribuito – almeno a livello mediatico – alla conoscenza di Allolai e della sua realtà. Ora Ollolai punta a replicare e ampliare il successo, con l’obiettivo di combattere lo spopolamento e valorizzare il territorio. Se il “sogno americano” è fatto di ambizioni e opportunità, ha riflettuto il sindaco, Ollolai propone un “sogno sardo” fatto di semplicità, autenticità e un modo di vivere più equilibrato guardando oltreoceano e pronto a diventare un simbolo di rinascita.
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Curiosità
La casa dei Kennedy a Georgetown è in vendita: la storica residenza di John e Jackie sul mercato per 7,5 milioni di dollari
Si chiama Marbury House la residenza di Georgetown dove John Fitzgerald Kennedy e Jacqueline Bouvier vissero prima di trasferirsi alla Casa Bianca. Oggi quella dimora carica di storia è sul mercato con Sotheby’s International Realty al prezzo di 7,5 milioni di dollari: eleganza, memoria e fascino di un’America che non esiste più.
Prima che diventasse un simbolo del potere mondiale, prima dell’aura quasi mitologica della Casa Bianca, c’era una casa. Ed era qui, nel cuore raffinato di Georgetown, il quartiere più elegante e storico di Washington. Marbury House è la residenza in cui John F. Kennedy e Jackie vissero una parte fondamentale della loro vita privata, quella in cui la coppia costruiva futuro, ambizioni politiche, vita familiare e immagine pubblica.
Oggi quella townhouse torna protagonista della cronaca immobiliare perché Sotheby’s International Realty l’ha rimessa ufficialmente in vendita: prezzo richiesto, 7,5 milioni di dollari. Non solo un immobile di lusso, ma un frammento vivo di storia americana.
Un indirizzo che profuma di storia
Georgetown non è un quartiere qualsiasi: è il cuore aristocratico della capitale, tra strade di mattoni, facciate curate, giardini nascosti e dimore che raccontano decenni di politica e potere. Qui i Kennedy costruirono parte della loro immagine pubblica, in un contesto che allora rappresentava il centro pulsante della società colta, influente e mondana di Washington.
Eleganza, fascino e atmosfera d’epoca
Marbury House conserva il fascino delle grandi dimore storiche americane. Ambienti raffinati, saloni luminosi, finiture pregiate e un’eleganza sobria ma potente. Non una villa pomposa, ma una casa vissuta, pensata per ospitare incontri, conversazioni e momenti privati di una delle coppie più iconiche della storia contemporanea.
Una casa che è anche un simbolo
Comprare questa residenza significa acquistare molto più di spazi e metri quadrati. Significa entrare in contatto con un’epoca, con una narrazione, con il mito dei Kennedy. Significa portare in casa la memoria di un tempo in cui politica, glamour e cultura si intrecciavano in modo irripetibile. Non stupisce quindi che il mercato internazionale del lusso abbia subito acceso i riflettori sulla vendita.
Questa non è semplicemente una casa di pregio: è un luogo che ha visto passare decisioni, emozioni, passaggi storici. Un pezzo di America in mattoni e legno, elegantemente custodito e oggi pronto a scrivere un nuovo capitolo, con un nuovo proprietario… ma senza perdere il suo mito.
Curiosità
Babbo Natale, perché è rosso e bianco? La vera storia del vecchio barbuto più famoso del mondo
Il costume rosso bordato di bianco non è un’invenzione improvvisa né solo una trovata pubblicitaria. Dietro il Babbo Natale moderno c’è una lunga evoluzione culturale che attraversa secoli, Paesi e tradizioni diverse.
Ogni dicembre, puntuale come le luci nelle città, torna l’immagine rassicurante di Babbo Natale: barba candida, pancione, abito rosso acceso e cappello coordinato. Ma da dove arriva davvero questo personaggio? E soprattutto, perché è vestito proprio di rosso e bianco?
Le origini di Babbo Natale affondano le radici nella figura storica di San Nicola di Myra, vescovo vissuto tra il III e il IV secolo nell’attuale Turchia. San Nicola era noto per la sua generosità verso i poveri e per l’attenzione ai bambini, qualità che nei secoli hanno alimentato racconti e leggende. In molte zone d’Europa, soprattutto nel Nord, la sua figura si è trasformata in Sinterklaas, protagonista delle festività invernali nei Paesi Bassi. Spesso rappresentato con abiti vescovili, lunghi mantelli e colori vivaci.
Con le migrazioni europee verso il Nuovo Mondo, queste tradizioni arrivano anche negli Stati Uniti. È qui che, tra Ottocento e primo Novecento, Babbo Natale inizia ad assumere un aspetto più laico e fiabesco. Un ruolo fondamentale lo ebbero le illustrazioni del disegnatore Thomas Nast. Che a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento lo raffigurò come un uomo anziano, robusto e sorridente, già vestito con abiti invernali e colori caldi, spesso vicini al rosso.
Il passaggio decisivo avviene però nel Novecento, quando l’immagine di Babbo Natale viene fissata nell’immaginario collettivo grazie ai mass media. A partire dagli anni Trenta, l’illustratore Haddon Sundblom realizza una serie di campagne pubblicitarie per la Coca-Cola che mostrano un Babbo Natale bonario. Umano e familiare, con il celebre completo rosso bordato di bianco. È importante chiarirlo: l’azienda non ha “inventato” Babbo Natale, ma ha contribuito in modo determinante a rendere universale e standardizzata la sua iconografia.
Il rosso, oltre a essere già presente in raffigurazioni precedenti, richiama simbolicamente il calore, l’energia e la festa; il bianco evoca la neve, l’inverno e la purezza. Una combinazione cromatica perfetta per un personaggio legato al Natale, capace di superare confini religiosi e culturali.
Oggi Babbo Natale è una figura globale, riconoscibile ovunque, frutto di un lungo processo di trasformazione che mescola fede, folklore, arte e comunicazione. Dietro quel costume apparentemente semplice si nasconde una storia complessa, fatta di secoli di narrazioni che continuano, anno dopo anno, a rinnovare la magia del Natale.
Curiosità
Babbo Natale: la storia del santo che diventò un simbolo universale
Dalla generosità di San Nicola di Bari alle leggende moderne: scopriamo le radici storiche, culturali e religiose che hanno trasformato un vescovo del IV secolo nell’iconica figura di Santa Claus.
Babbo Natale, con il suo abito rosso e la barba bianca, è un personaggio intramontabile del periodo natalizio. Ma dietro questa figura fiabesca si cela una storia affascinante che affonda le radici in un uomo realmente esistito: San Nicola di Bari. Chi era davvero questo santo che, attraverso le leggende e le tradizioni, ha ispirato l’iconico Santa Claus? Ricostruiamo insieme la storia di un personaggio che ha attraversato secoli, cambiando aspetto ma rimanendo simbolo di generosità e spirito natalizio.
La figura di San Nicola di Bari
San Nicola nacque intorno al 270 d.C. a Patara, nell’odierna Turchia. Vescovo di Myra, un’antica città dell’Asia Minore, divenne famoso per la sua carità e il suo impegno nel difendere i più poveri e i più deboli. La sua vita è costellata da leggende che lo ritraggono come un uomo dall’animo buono, pronto a intervenire per risolvere le difficoltà altrui, come quella di tre giovani ragazze destinate alla miseria, alle quali donò una dote per evitar loro un matrimonio forzato. A Bari, nel XI secolo, furono trasferite le sue reliquie, dove ancora oggi sono conservate nella basilica che porta il suo nome. Questo fatto contribuì a rafforzare la sua fama, che presto si diffuse in tutta Europa, specialmente nei Paesi Bassi, dove la figura di San Nicola assunse una nuova identità: quella di Sinterklaas, l’ispirazione principale per il moderno Babbo Natale.
L’evoluzione della figura di Babbo Natale
Nel corso dei secoli, la figura di San Nicola ha subito molte trasformazioni. Nei Paesi Bassi, Sinterklaas è ritratto come un anziano vescovo che porta doni ai bambini. Ma è solo grazie all’influenza culturale degli Stati Uniti che, attraverso l’immaginario collettivo, Sinterklaas si trasforma nel moderno Santa Claus. La figura che oggi conosciamo come Babbo Natale è il frutto di numerosi adattamenti. L’abito rosso, il pancione e la barba bianca sono, infatti, dovuti a diverse tradizioni, inclusa quella della Coca-Cola, che nel XX secolo ha ulteriormente contribuito a consolidare l’immagine di Babbo Natale come lo conosciamo oggi.
La scienza ricostruisce il volto di San Nicola
Recentemente, grazie alle moderne tecniche di ricostruzione facciale, è stato possibile riscoprire il volto autentico di San Nicola. Un team di esperti, guidato dalla professoressa Caroline Wilkinson, ha utilizzato un cranio attribuito al santo, conservato nella basilica di Bari, per realizzare una ricostruzione. Il risultato ci restituisce l’aspetto di un uomo anziano con tratti marcati e una robusta struttura facciale, lontano dalla figura idealizzata che abbiamo oggi di Babbo Natale. La ricerca non si è limitata a un mero esercizio scientifico, ma ha anche avuto il fine di riportare l’attenzione sulla figura storica di San Nicola, al di là delle reinterpretazioni culturali che l’hanno trasformata nel moderno Santa Claus.
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