Curiosità
Cosa c’entra il sovrano inglese con gli extraterrestri? La bizzarra proposta di un ufologo
Secondo l’esperto Mark Christopher Lee, re Carlo III dovrebbe rappresentare l’umanità in caso di un eventuale, primo contatto con civiltà che arriverebbero da altri pianeti…

Ammettiamolo: l’idea di un contatto con civiltà provenienti da sconosciuti pianeti della galassia ci ha da sempre affascinato, ispirando innumerevoli film e libri, senza parlare dello stimolo costante a teorie e dibattiti su come dovrebbe essere gestito un evento che “epocale” sarebbe dir poco. Di recente, l’ufologo britannico Mark Christopher Lee ha avanzato una proposta insolita ma affascinante: re Carlo III dovrebbe essere eletto dall’umanità come il rappresentante ufficiale del nostro mondo in caso di un incontro con civiltà aliene.
Perchè proprio lui?
Secondo lo studioso di realtà extraterresti, il sovrano inglese dovrebbe rappresentare l’umanità in caso di un primo contatto con civiltà aliene. Questo perchè il monarca, noto per il suo interesse verso gli alieni, rappresenterebba la figura ideale per guidare una delegazione terrestre. Grazie al suo ruolo di capo della Chiesa d’Inghilterra e difensore di tutte le fedi.
Il Re degli alieni
Per alcuni Carlo III sarebbe sempre stato un uomo un po’ eccentrico. Da giovane veniva deriso per il suo interesse nei confronti dell’ecologia e dei cambiamenti climatici, argomenti in seguito diventati di drammatica attualità. Più discutibile è l’attrazione verso la medicina alternativa, costata a Sua Maestà parecchie critiche. Anche perché spesso si tratta di argomenti che non hanno alcuna base scientifica. Qualche mese fa un documentario ha portato alla luce un’altra presunta passione del sovrano, che gli sarebbe stata trasmessa da suo padre, il principe Filippo: la ricerca di civiltà aliene. Nub Tv lo scorso novembre ha trasmesso The King of UFOs, assicurando che Sua Maestà si terrebbe aggiornato su ogni avvistamento nei cieli del regno. Il Ministero della Difesa gli invierebbe periodicamente dei rapporti in merito, che Carlo leggerebbe con grande attenzione. In queste relazioni ci sarebbe spazio anche per degli aggiornamenti sugli studi internazionali di ufologia.
Il padre di Carlo era un appassionato di ufo
L’attuale re avrebbe ereditato questa passione dal padre, il principe Filippo, che per oltre 70 anni ha studiato fenomeni ufologici, ispirato da un incidente avvenuto nel 1955 nella tenuta di Lord Louis Mountbatten. I suggerimenti dell’ufologo Lee non si limitano al figli di Elisabetta II… ma suggerisce che, insieme a lui, figure come quella del magnate americano Elon Musk potrebbero essere coinvolte nel rappresentare l’umanità in un eventuale incontro con civiltà aliene.
Un contatto forse già il prossimo anno: prepariamoci…
Lee, baandosi su studi specifici, afferma che un contatto con entità extraterrestri potrebbe avvenire entro i prossimi 12-18 mesi. Un avvenimento che, manco a dirlo, modificherebbe in maniera radicale l’attuale percezione dell’umanità sul cosmo.
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Curiosità
Monkey, il gatto cleptomane che ha arricchito la sua padrona Megan
Monkey è un gatto della Cornovaglia che ruba ogni cosa e lo porta alla sua padrona MeganPer esempio? Un “gratta e vinci” da 14 mila euro.

Un gatto cleptomane della Cornovaglia, Inghilterra, sta diventando una piccola celebrità sui social. Monkey, questo il suo nome, torna ogni giorno a casa con un “dono” per la sua umana, Megan . Il suo bottino? Di tutto: da sacchetti vuoti di patatine a bustine di semi. Ma la vera sorpresa è arrivata quando Monkey ha riportato a casa un gratta e vinci già grattato, e per giunta risultato essere vincente.
Quattordicimila euro tra i canini del gatto
Inizialmente Megan pensava fosse solo spazzatura, ma ha scoperto che il biglietto valeva il doppio di quanto previsto: circa 14 euro. Nulla di straordinario, ma sicuramente un colpo di fortuna inaspettato! Il video dell’impresa felina naturalmente nel corso del tempo è diventato virale su TikTok (@meganchristiann), raccogliendo migliaia di commenti divertiti.
Monkey è diventato social tra divertimento e telecamere segrete
C’è chi scherza sul fatto che Monkey ripaghi i suoi debiti, mentre altri propongono di mettere una telecamera sul suo collare per svelare le sue misteriose incursioni. Megan, però, preferisce mantenere la sorpresa e continua a godersi le buffe avventure del suo gatto. Chi sa cosa Monkey porterà a casa la prossima volta!
Curiosità
La famiglia Zammit rifiuta 30 milioni di dollari per la casa
La famiglia Zammit ha rifiutato un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa a The Ponds, Sydney. La loro decisione diventa un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana.

La famiglia Zammit, residente a The Ponds, Sydney, ha fatto notizia rifiutando un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa. Questa abitazione rappresenta per loro non solo un bene materiale, ma un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana. Circondata da un’enorme area commerciale e sviluppi residenziali, la casa dei Zammit è un baluardo contro l’avanzata della cementificazione. Questa decisione ha suscitato ammirazione e riflessione sulla crescente pressione dell’urbanizzazione nelle grandi città.
La storia dietro il rifiuto
Nonostante l’enorme somma offerta, la famiglia Zammit ha scelto di rimanere nella loro casa storica, dimostrando un attaccamento emotivo e culturale al loro luogo di vita. Questa scelta coraggiosa riflette il desiderio di mantenere un legame con le proprie radici e di resistere alla spinta verso la modernizzazione a tutti i costi. La casa, costruita su un terreno di due ettari, è circondata da negozi, ristoranti e complessi residenziali di nuova costruzione, rendendo il rifiuto dei Zammit ancora più significativo.
Un simbolo di resistenza
La decisione della famiglia Zammit è diventata un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana eccessiva. In un’epoca in cui molte persone cedono alle offerte lucrative dei costruttori, i Zammit hanno scelto di mantenere la loro casa come testimone del passato e baluardo contro l’invadenza del cemento. Questo rifiuto mette in luce la crescente tensione tra lo sviluppo urbano e la conservazione delle tradizioni e dei legami familiari.
Curiosità
Fotografato nudo da Google Street View: poliziotto argentino vince la causa e ottiene un risarcimento
Secondo i giudici argentini, la privacy dell’uomo è stata violata in modo palese: Google dovrà risarcirlo con 12.500 dollari. Decisivo il fatto che fosse all’interno della sua proprietà, protetta da un alto muro.

Era un giorno come tanti nel 2017, quando un poliziotto argentino, in un momento di relax nel giardino di casa sua, fu immortalato nudo dalle telecamere mobili di Google Street View. L’immagine, sfuggita alle consuete procedure di oscuramento automatico, mostrava l’uomo completamente nudo dietro un muro di oltre due metri, nel cortile privato della sua abitazione. Il caso, inizialmente trascurato, si è trasformato in un lungo iter giudiziario che ha ora trovato la sua conclusione: Google dovrà risarcire l’uomo con 12.500 dollari.
La vicenda è emersa quando la foto ha iniziato a circolare online, accompagnata dal nome della via e dal numero civico, elementi ben visibili nell’inquadratura. La combinazione di questi dati ha reso l’uomo facilmente identificabile, esponendolo al ridicolo tra colleghi e residenti del piccolo centro in cui vive.
In un primo momento, un tribunale aveva respinto il ricorso del poliziotto, ritenendo che fosse stato lui a comportarsi in modo inappropriato nel proprio giardino. Ma la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza, stabilendo che non si trattava di uno spazio pubblico. Bensì privato e protetto da una barriera “più alta della media umana”. L’inquadratura è stata quindi definita come una “palese invasione della privacy”.
La corte ha evidenziato anche una falla nei protocolli di Google, che solitamente sfoca i volti e le targhe. “In questo caso non si trattava di un volto, ma dell’intero corpo nudo di una persona, un’immagine che avrebbe dovuto essere evitata con ogni mezzo”, si legge nella sentenza.
Assolte invece da ogni responsabilità la compagnia telefonica Cablevision SA e il sito di notizie El Censor, che avevano rilanciato la foto.
Il caso solleva nuove domande sull’equilibrio tra tecnologia e tutela della privacy, dimostrando che, anche nell’era del digitale, il diritto alla riservatezza rimane fondamentale.
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