Curiosità
Furio Zucco: chi è l’angelo custode dei maxi concerti in Italia
Grazie a Furio Zucco, l’Italia ha sviluppato un modello di gestione delle emergenze durante i grandi eventi che è diventato un esempio di eccellenza. La presenza di un sistema di primo soccorso ben organizzato e professionale ha migliorato la sicurezza e la tranquillità di milioni di spettatori nel corso degli anni.

Furio Zucco, un medico anestesista e rianimatore, è il responsabile sanitario dietro i più grandi concerti ed eventi sportivi in Italia. Da Bruce Springsteen a Taylor Swift, passando per Vasco Rossi e Travis Scott. Zucco ha sviluppato e coordinato un servizio di primo soccorso sanitario sul posto che ha rivoluzionato il modo in cui vengono gestite le emergenze durante i grandi eventi.
Come è nata l’idea? Al concerto di Bob Marley
Tutto è iniziato nel 1980, quando Zucco, allora studente specializzando, assistette al concerto di Bob Marley a Milano e notò la mancanza di assistenza medica sul posto. L’idea di fornire un servizio di emergenza direttamente sul luogo dell’evento prese forma nel 1985, durante la tappa italiana del tour di Bruce Springsteen. Zucco, lavorando all’ospedale Salvini di Garbagnate Milanese, propose agli organizzatori di creare un team sanitario con medici specialisti e infermieri, portando ambulanze e soccorritori volontari sul posto.
Un servizio più professionale dall’inizio degli anni 90
Negli anni ’90, il servizio divenne più professionale. Zucco estese il modello anche agli eventi sportivi, come la Formula Uno e i Mondiali di Calcio del 1990. L’idea era di intervenire direttamente sul posto, stabilizzando il paziente e trasportandolo in ospedale solo se necessario. Questa metodologia ha permesso di migliorare significativamente la risposta alle emergenze durante i grandi eventi.
Cosa prevedono oggi i piani di soccorso
Oggi, in base alla normativa nazionale e alla circolare Gabrielli, Zucco è il responsabile sanitario che presenta il piano di soccorso sanitario all’ente sanitario regionale almeno 45 giorni prima dell’evento. Questo piano include la valutazione del numero di ambulanze e personale medico necessario, basato su un algoritmo che tiene conto di variabili specifiche dell’evento.
Soldi e team per i grandi eventi
Per un evento con 80.000 spettatori, il piano di soccorso prevede circa 130 persone, tra cui 10 medici specialisti in emergenza e rianimazione, 10 infermieri specializzati e 30 squadre appiedate di 3-4 soccorritori ciascuna. Sono presenti anche 6-8 ambulanze e 4-8 posti di primo intervento sanitario. Le squadre sono dotate di materiali per la prima medicazione, defibrillatori semi-automatici e altri strumenti di emergenza.
Un pronto intervento, poi si va in ospedale
La strategia di Zucco prevede che la squadra di soccorso intervenga per prima. Se la situazione è grave, il medico e l’infermiere del punto di soccorso più vicino vengono attivati. Se necessario, il rescue team con il medico e l’infermiere più esperti decide se portare il paziente al punto di intervento sanitario più vicino o in ospedale.

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Curiosità
Chef sexy, la nuova mania dei social: chi sono e perché fanno impazzire il web
Petto nudo, allusioni hot e milioni di follower: sui social spopola la nuova generazione di chef seducenti che trasformano la cucina in uno spettacolo a luci soffuse. Da Cedrik Lorenzen a Nara Aziza, ecco chi sono i protagonisti di questa tendenza virale.

Muscoli e mestoli, sguardi ammiccanti e piatti serviti con movenze da passerella. Non siamo su un set di un film patinato, ma nell’ultima frontiera dei social: gli chef sexy. Una nuova categoria di influencer che ha fatto breccia su milioni di utenti, mescolando in maniera sapiente food porn e seduzione esplicita. La ricetta? Pochi vestiti, molta consapevolezza del proprio sex appeal e una valanga di doppi sensi sparsi tra zucchero a velo e glassa.

Il fenomeno è ormai virale: il pubblico dei social non si accontenta più della sola bontà del piatto, vuole lo show, l’occhiolino, la battuta piccante mentre si impasta o si caramella. Uomini e donne che hanno fatto del corpo il loro ingrediente segreto e del fornello il palcoscenico perfetto per stuzzicare fantasie e palati.

Prendete Cedrik Lorenzen: chef (o presunto tale) con oltre 4,6 milioni di follower su Instagram e quasi 6 milioni su TikTok, diventato celebre per i suoi video in cui il petto nudo – da catalogo di fitness – è più protagonista del piatto finale. Tra colpi di frusta e spolverate di cacao, Cedrik gioca apertamente con le allusioni, mentre uno sguardo languido e una luce da set cinematografico completano l’opera.

Ma non è il solo a dominare la scena. Anthony, alias @thedonutdaddy, cavalca l’onda del successo con il suo stile da “bad boy” dei fornelli. I suoi muscoli scolpiti sono un must in ogni video, così come la voce roca che accompagna ogni gesto mentre impasta o decora dolcetti (rigorosamente a petto nudo). Il suo slogan non ufficiale? Donuts e testosterone a volontà.

Non mancano, ovviamente, le controparti femminili. Nara Aziza, ad esempio, incanta senza mai rinunciare a un abbigliamento ben studiato: vestiti aderenti che sottolineano le curve e una voce suadente che trasforma ogni ricetta in un gioco di seduzione. Nara ha capito perfettamente che il segreto non è solo “cosa cucini”, ma “come lo cucini” e, soprattutto, “come lo racconti”.

Il risultato è un cortocircuito perfetto tra cucina e sex appeal. Ogni piatto diventa occasione per una strizzata d’occhio al pubblico che, affascinato, si lascia travolgere da questo mix di cibo e sensualità. Il confine tra il food porn e il softcore, in certi casi, è sottilissimo.





E mentre le visualizzazioni schizzano alle stelle, il fenomeno divide. C’è chi storce il naso davanti a quella che definisce “l’ennesima spettacolarizzazione del corpo” e chi invece applaude al geniale marketing che ha saputo rivisitare la cucina in chiave pop e sexy, riportandola – letteralmente – sotto i riflettori.
Di certo c’è che gli chef sexy non cucinano solo piatti, ma veri e propri show virali, capaci di conquistare l’appetito… e non solo quello.
Curiosità
Labubu, il pupazzo ribelle diventato un’icona globale
Dalle vetrine di design ai profili Instagram delle star, ecco perché tutti vogliono Labubu: non solo un giocattolo, ma un manifesto di stile e identità.

C’è un piccolo pupazzo con orecchie a punta e sorriso malandrino che ha stregato celebrity e collezionisti in tutto il mondo. Si chiama Labubu, e quello che a prima vista potrebbe sembrare un giocattolo eccentrico è in realtà uno dei fenomeni di culto più esplosivi della cultura pop contemporanea. Creato dall’artista Kasing Lung, Labubu è il simbolo perfetto di un’estetica anti-mainstream che mescola suggestioni fiabesche e tratti inquieti. In poco tempo è diventato un accessorio dallo charme outsider irresistibile. È nato come designer toy, ma oggi è considerato un feticcio da collezione, un oggetto d’arte in miniatura. E in piò rare versioni che raggiungono cifre a tre zeri alle aste più ambite, e un pubblico di appassionati che cresce ovunque. Da Milano a Seoul passando per New York.
Ogni esemplare ha una sua personalità
Ciò che rende Labubu così desiderabile è l’unicità. Ogni esemplare ha una propria personalità, con abiti e tratti sempre diversi, e viene venduto in blind box, una confezione a sorpresa che trasforma ogni acquisto in una piccola caccia al tesoro. Ma il colpo di scena è arrivato quando celebrità del calibro di Rihanna, Hailey Bieber e Lizzo hanno iniziato a mostrarlo nelle loro stories o appenderlo come charm alle borse da migliaia di dollari, decretandone lo status fashion.
Labubu non cerca di essere “carino”
Il suo fascino sta nella sua espressione beffarda e nel suo essere diverso da tutto. E proprio per questo piace così tanto: rappresenta chi ha il coraggio di essere sé stesso senza farsi addomesticare. Oggi chi vuole un Labubu può sperare di trovarlo in edizioni limitatissime o tentare la sorte nelle aste dedicate, come quella su Catawiki in corso fino a domani 29 giugno, dove alcuni pezzi rari – pirateschi, horror o a tema dark – fanno gola a collezionisti esperti e neofiti. Entrare nel mondo di Labubu non significa solo possedere un oggetto esclusivo, ma abbracciare un’estetica che rifiuta gli standard e celebra la stranezza come forma di bellezza.
Curiosità
Immersive sound: l’incanto del Silent Party!
I silent party, o feste silenziose, sono un fenomeno in crescita nel mondo degli eventi e della musica. Queste feste sono caratterizzate dall’uso di cuffie wireless attraverso le quali i partecipanti possono ascoltare musica, permettendo di avere un’esperienza musicale immersiva senza disturbare l’ambiente circostante. L’idea alla base dei silent party è semplice ma innovativa: anziché utilizzare un sistema di altoparlanti tradizionale, la musica viene trasmessa direttamente nelle cuffie dei partecipanti.

I Silent Party: Una Guida Completa
I silent party, conosciuti anche come discoteca silenziosa o silent disco, sono un’esperienza di festa unica e coinvolgente che sta guadagnando popolarità in tutto il mondo.
Come funziona?
Nei silent party, i partecipanti indossano cuffie wireless che ricevono musica da uno o più DJ. Questo permette a ciascun individuo di personalizzare la propria esperienza musicale, scegliendo tra diversi canali musicali, spesso rappresentati da DJ che suonano generi diversi.
Vantaggi dei silent party
Riduzione del rumore: I silent party sono perfetti per eventi in aree urbane, spazi pubblici o eventi con restrizioni sul volume. Ogni partecipante può scegliere la musica che preferisce, creando un’esperienza più piacevole e coinvolgente. Nonostante l’uso delle cuffie, i silent party offrono opportunità di socializzazione. Le persone possono togliere le cuffie per conversare senza urlare e creare connessioni con gli altri partecipanti.



I silent party possono essere organizzati in diverse location, da discoteche a spiagge, parchi e persino musei, rendendoli adatti a una vasta gamma di eventi e pubblici. Le cuffie spesso hanno luci LED che cambiano colore a seconda del canale musicale scelto, creando un effetto visivo suggestivo e contribuendo all’atmosfera dell’evento.
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