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Curiosità

Il caffè del mattino: bisogno biologico o solo un’abitudine ben aromatica?

Una tazzina appena svegli è un rito per milioni di persone, ma siamo davvero dipendenti dalla caffeina o è solo un condizionamento?

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    Il caffè del mattino è una certezza assoluta per molti. Per alcuni è un bisogno imprescindibile, senza il quale la giornata sembra partire con il freno a mano tirato. Per altri, è semplicemente un gesto familiare, un rito sociale che segna il confine tra il sonno e la veglia. Ma quanto ci serve davvero?

    Secondo gli esperti, la caffeina ha un effetto stimolante reale sul nostro corpo e sulla nostra mente. A livello biologico, una tazzina può migliorare la concentrazione, aumentare la prontezza mentale e dare quella spinta necessaria per affrontare impegni e responsabilità. Durante la notte, infatti, si accumula adenosina, un neurotrasmettitore che favorisce il rilassamento. La caffeina ne blocca i recettori, creando quella sensazione di energia e vigilanza che i più considerano essenziale per partire con il piede giusto.

    Il cortisolo che non ci molla mai…

    Detto questo, i ricercatori spiegano che la necessità del caffè appena svegli è spesso più psicologica che fisica. Il nostro organismo ha un picco naturale di cortisolo tra le 8 e le 9 del mattino, quindi l’effetto energizzante del caffè può essere più un’abitudine che un vero bisogno. Insomma, ci piace pensare di averne bisogno, ma molte volte potremmo farne a meno senza grandi conseguenze.

    Toglietemi tutto ma non il mio caffè

    C’è poi l’aspetto sensoriale e psicologico: l’aroma del caffè, il calore della tazza tra le mani, quel primo sorso che sa di giornata appena iniziata. Tutto questo stimola il rilascio di dopamina, rendendo il rituale ancora più piacevole. Anche il condizionamento sociale gioca un ruolo importante: il caffè è spesso associato a pause, incontri e piccoli momenti di relax, il che contribuisce a radicarlo nella nostra routine.

    Attenzione, però: la caffeina può creare una certa dipendenza

    Il corpo si abitua e, con il tempo, la stessa dose ha effetti meno intensi. Se si prova a eliminarla bruscamente, possono comparire sintomi da astinenza come mal di testa, irritabilità e sonnolenza. Niente di drammatico, ma sicuramente fastidioso. Quindi, il caffè è davvero necessario al mattino? Dipende. Se lo beviamo solo per il piacere di farlo, possiamo stare tranquilli. Se invece ci accorgiamo che senza di lui non riusciamo a carburare, forse siamo più dipendenti di quanto pensiamo. La verità è che il caffè, più che un bisogno, è diventato un rituale rassicurante, una pausa di benessere prima di tuffarsi nella giornata. E visto che la scienza dice che un consumo moderato fa bene, tanto vale goderselo senza troppi sensi di colpa. L’unico problema? Ricordarsi di non berlo troppo tardi, se si vuole dormire bene la notte!

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      Curiosità

      Mary Poppins è Pennywise? La bizzarra teoria che mette insieme magia e terrore

      Entrambi tornano nelle vite dei bambini dopo molti anni, si nutrono delle loro emozioni e condividono inquietanti somiglianze. Ma può davvero esistere un legame tra la tata magica e il clown assassino? Ecco tutti i dettagli di questa assurda teoria, raccontata con un tocco di ironia.

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        In internet si trova davvero di tutto, anche teorie così stravaganti da lasciare a bocca aperta. Tra queste, una delle più bizzarre associa Mary Poppins, la dolce e magica tata amata dai bambini, a Pennywise, il temibile clown assassino nato dalla penna di Stephen King.

        Chi sono questi due personaggi? Mary Poppins, protagonista dell’omonimo libro di P.L. Travers e del film Disney, è una tata magica che porta allegria e avventure nella vita dei piccoli Banks, aiutandoli a crescere con saggezza e fantasia. Pennywise, invece, è l’orribile creatura che assume la forma di un pagliaccio per terrorizzare e nutrirsi delle paure dei bambini, nel celebre romanzo horror It.

        Ed ecco che spunta la teoria: e se Mary Poppins e Pennywise fossero la stessa entità? Prima di scuotere la testa, ecco alcuni punti che sostengono questa folle idea:

        1. Ritorni sincronizzati: Sia Mary Poppins che Pennywise tornano dopo oltre vent’anni dal loro primo incontro con i bambini. Entrambi traggono energia dalle emozioni dei piccoli: la gioia nel caso di Mary, e la paura nel caso di Pennywise.
        2. Il curioso collegamento con Georgie: In Il ritorno di Mary Poppins, la tata magica dà a Georgie, il figlio minore di Michael Banks, una cometa di carta. E chi potrebbe dimenticare la barchetta di carta con cui Pennywise attira il piccolo Georgie? Stesso nome, stessi stratagemmi.
        3. Specchi e riflessi: Entrambi i personaggi hanno il potere di creare riflessi che agiscono indipendentemente, utilizzando le menti dei bambini per realizzare i propri obiettivi. E, dettaglio non trascurabile, sono entrambi dei ballerini provetti!
        4. L’amnesia e i palloncini: I bambini dimenticano sia Mary che Pennywise quando questi se ne vanno. E c’è di più: mentre Pennywise usa palloncini rossi per terrorizzare, nel finale de Il ritorno di Mary Poppins tutti i personaggi fluttuano con palloncini, e indovinate di che colore è quello di Mary? Esatto, rosso.

        Insomma, se da un lato Mary Poppins ci fa sognare con le sue canzoni e le sue magie, dall’altro Pennywise ci fa tremare dalla paura. E se fossero due facce della stessa medaglia? Probabilmente no, ma in rete si può davvero trovare ogni sorta di teoria… anche quelle più strampalate!

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          Curiosità

          Il bacio: un’evoluzione dal grooming? Lo studio che svela l’origine ancestrale del gesto romantico

          Un’ipotesi affascinante e supportata dal professor Adriano R. Lameira dell’Università di Warwick: il bacio sarebbe l’eredità di pratiche ancestrali di grooming. Ma non tutti lo fanno: in molte culture è un tabù, mentre per altre il bacio resta una prova d’intimità.

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            L’origine del bacio potrebbe sorprendere: secondo un recente studio, il gesto romantico e intimo che oggi conosciamo avrebbe radici ben lontane dalle fantasie romantiche e andrebbe ricondotto al “grooming”, ovvero la toelettatura. Nelle società animali, e in particolare tra le scimmie, gli individui si spulciano e si puliscono a vicenda non solo per rimuovere parassiti, ma anche per rinsaldare i legami sociali e ridurre lo stress. E in alcuni primati, come gli scimpanzé e i bonobo, il grooming si estende persino alla bocca, unendo il movimento delle labbra a un tocco di suzione per pulire a fondo alcune aree del corpo.

            Secondo il professor Adriano R. Lameira, primatologo e fondatore del gruppo “ApeTank” dell’Università di Warwick, il bacio potrebbe essere la sopravvivenza evolutiva di questo gesto rituale di cura e legame. “Con la perdita della pelliccia nel nostro lignaggio, la funzione igienica del grooming si è ridimensionata, ma la fase finale, un contatto labiale, è rimasta e si è evoluta per segnalare affetto e unione in diversi contesti culturali,” spiega il professore.

            La pratica del grooming è infatti comune in molte specie animali, ma tra i primati antropomorfi assume caratteristiche che hanno un’importanza più strettamente sociale. Il bacio di riconciliazione, ad esempio, è riscontrato tra scimpanzé e bonobo, per i quali ha una funzione di riparazione dopo conflitti interni ai gruppi. “Anche nel nostro caso – prosegue Lameira – il bacio ha mantenuto la capacità di rafforzare relazioni significative e intimi legami sociali.” Tuttavia, a differenza degli umani, i baci tra primati restano episodici, riservati a contesti specifici, e non sono sempre presenti in altre specie o culture. Le scimmie cappuccine, ad esempio, manifestano affetto infilando le dita negli occhi dei compagni, mentre i gorilla e gli oranghi optano per abbracci e giochi senza mai arrivare al bacio.

            Un altro aspetto interessante è l’universalità del bacio: sembra comune in tutte le culture? Studi come quello di Jankowiak e colleghi (“Is The Romantic-Sexual Kiss a Near Human Universal?”) dimostrano che, su un campione di 170 culture, il bacio romantico è diffuso in meno della metà. Ci sono popolazioni per cui il bacio è quasi sconosciuto o considerato inappropriato; in altre, è riservato ai momenti più intimi, essendo influenzato dalle norme sociali.

            Per tracciare la storia culturale del bacio, Lameira porta come esempio gli antichi romani, che distinguevano il bacio in tre varianti precise: l’osculum, un bacio sulla guancia che rappresentava affetto sociale senza connotazioni romantiche; il basium, un bacio sulle labbra tra familiari stretti o amanti senza implicazioni erotiche; e infine il savium, un bacio di natura sessuale riservato ai partner romantici. Questa distinzione indica che il bacio, con il tempo, è divenuto un gesto complesso, in grado di significare affetto, amore, rispetto o desiderio, a seconda del contesto.

            Mentre restano ancora altre ipotesi sul perché l’essere umano si baci – come quella dell’allattamento materno o della premasticazione del cibo – il grooming appare sempre più coerente con la funzione sociale e di connessione del bacio. Nonostante gli sviluppi culturali, il bacio racchiude forse la traccia di quel “contatto labiale” primordiale, portandosi dietro il retaggio dei nostri antenati, che lo usavano per rinsaldare legami e consolidare i rapporti all’interno del gruppo. Così, ogni bacio che diamo potrebbe essere l’eco di una pratica antica quanto il bisogno umano di essere parte di una comunità.

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              Hannah Neeleman, ‘Ballerina Farm’ la mamma con 9,4 milioni di follower

              Hannah Neeleman, con il suo alias Ballerina Farm, continua a essere una figura divisiva sui social media. La sua vita e le sue scelte personali alimentano un dibattito più ampio su femminilità, libertà e ruolo delle donne nella società moderna.

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                Sposata con Daniel Neeleman, otto figli, Hannah Neeleman, conosciuta sui social come Ballerina Farm, è una figura di spicco con 9,4 milioni di follower su Instagram e 9 milioni su TikTok. La sua vita è semplice. Fa come comuni, combina maternità e vita rurale e ha un passato come ballerina professionista. Eppure ha catturato l’attenzione di un vasto pubblico e suscitato un dibattito acceso sui social media.

                Come mai è diventata famosa sui social

                Cresciuta in una famiglia di mormoni a Springville, Utah è stata ballerina, allieva della Juilliard
                vive con il marito Daniel Neeleman, figlio del miliardario David Neeleman, fondatore della compagna aerea JetBlue. Ha costruito la sua popolarità facendo cose usuali per chi vive n fattoria come lei, anche se i lusso. Prepara yogurt e piatti fatti in casa, munge le mucche e si occupa della cura degli animali. Ma non solo decora la casa e si occupa dei figli.

                Ha lasciato la danza da sempre la sua passione

                Hannah ha lasciato la sua carriera di ballerina professionista per dedicarsi alla famiglia e alla fattoria. La sua passione per la danza è ancora presente nel nome del suo brand, Ballerina Farm. Sui social sono arrivati i primi commenti negativi e di contro chi a sosteneva a proseguire con la sua vita e comunicarla sui social. Il suo stile di vita ha scatenato un dibattito acceso. Come mai? Chi la critica la vede come un esempio di sottomissione della donna, puntando il dito sul fatto che sembri sempre cercare l’approvazione del marito. Altri vedono la sua storia come una minaccia al femminismo e alla lotta per la parità di genere. I suoi sostenitori, invece, difendono la sua scelta di vita come un esempio di autodeterminazione femminile e ammirano la sua dedizione alla famiglia e alla fattoria.

                Il colpo di scena: la sua partecipazione a Mrs. World

                Hannah ha partecipato al concorso Mrs. World dodici giorni dopo la nascita della sua ultima figlia, sfilando in costume e allattando durante la sessione di trucco, un evento che ha attirato molta attenzione. E lei come risponde ai commenti sui social? Alle critiche Hannah ha risposto con un video in cui promuove i prodotti della sua fattoria, difendendo la sua scelta di vita e sottolineando la bellezza di creare il cibo da zero e vivere nella natura.

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