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Curiosità

Staycation: come viaggiare senza lasciare la città!

D’estate, molti stanno rivalutando il concetto di vacanza, preferendo il comfort della propria città alle mete turistiche affollate. Le “staycation,” ovvero le vacanze trascorse a casa o nelle vicinanze, stanno diventando una tendenza sempre più popolare del 2024. Ecco come trasformare il tuo soggiorno in città in un’esperienza di vacanza indimenticabile.

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    Le vacanze cosiddette staycation offrono una meravigliosa opportunità per rilassarsi e godere di una vacanza senza lo stress dei viaggi. Con un po’ di creatività e pianificazione, puoi trasformare il tuo soggiorno in città in un’avventura entusiasmante e rigenerante con momenti speciali a casa e approfitta delle molteplici attività e esperienze che ti circondano.

    Riscoprire le gemme nascoste della tua città
    Spesso, presi dalla routine quotidiana, dimentichiamo le meraviglie che ci circondano. Una staycation è l’occasione perfetta per riscoprire i tesori nascosti della tua città. Organizza visite ai musei locali, esplora quartieri che non hai mai visitato, partecipa a tour storici o gastronomici e goditi i parchi cittadini. Ogni città ha i suoi luoghi unici e affascinanti che meritano di essere scoperti.


    Creare un’atmosfera di vacanza a casa
    Trasforma la tua casa in un rifugio di relax e divertimento. Organizza serate a tema con cene ispirate a diverse cucine del mondo. Dedica del tempo a te stesso con attività ricreative e di benessere. Approfitta dei centri benessere locali per un massaggio rilassante o un trattamento termale.

    Esperienze culturali e artistiche
    Le città offrono una vasta gamma di esperienze culturali e artistiche. Partecipa a spettacoli teatrali, concerti all’aperto o serate di cinema sotto le stelle. Visita gallerie d’arte e mostre temporanee, o partecipa a laboratori artistici per scoprire nuovi hobby.


    Cucinare e degustare
    Prova nuove ricette, magari ispirate a piatti internazionali, o partecipa a corsi di cucina online per perfezionare le tue abilità culinarie. Se preferisci rilassarti, esplora i ristoranti locali che non hai mai provato.

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      Curiosità

      Abbracci a pagamento: quando il bisogno di affetto diventa un servizio

      In molte città asiatiche cresce il fenomeno degli “abbracci a pagamento”, un modo insolito per combattere solitudine e stress. Giovani uomini offrono coccole per pochi yuan a donne in cerca di conforto, in una società sempre più frenetica e disconnessa.

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      renminbi

        La scena è ormai familiare in molte città cinesi: nei corridoi della metropolitana o tra le panchine dei parchi, giovani uomini espongono piccoli cartelli con una semplice scritta: “Abbraccio – 5 minuti, 20 yuan”. Non è una trovata pubblicitaria né un esperimento sociale: è una nuova forma di micro-servizio, nato per rispondere al crescente bisogno di contatto umano in un’epoca in cui la solitudine urbana è diventata una vera emergenza sociale.

        Dietro questo fenomeno, che i media locali hanno ribattezzato hug economy (“economia dell’abbraccio”), si nasconde una realtà più profonda. In un contesto in cui la tecnologia sostituisce spesso le relazioni reali, e la competizione lavorativa lascia poco spazio alle emozioni, l’abbraccio a pagamento rappresenta per molti un modo per sentirsi visti, ascoltati e, almeno per pochi minuti, accolti.

        Una risposta alla solitudine metropolitana

        Gli abbracciatori — per lo più ragazzi tra i 20 e i 30 anni — si presentano come figure rassicuranti: sguardo gentile, atteggiamento empatico, linguaggio rispettoso. Offrono coccole per brevi periodi, di solito tra i 5 e i 15 minuti, con tariffe che variano dai 20 ai 50 yuan (circa 2,50-6,50 euro). Gli incontri avvengono in spazi pubblici: metropolitane, parchi, piazze o centri commerciali, e sono spesso prenotati tramite app di messaggistica o social network.

        Il servizio, inizialmente nato tra gli appassionati di fitness — che sfruttavano il proprio fisico per attirare clienti — si è evoluto rapidamente. Oggi, le preferenze delle clienti si orientano verso uomini con un aspetto “normale”, gentile, più vicino all’immagine dell’amico premuroso che del modello palestrato. È un segnale di come i canoni dell’intimità stiano cambiando: si cerca autenticità e ascolto, più che attrazione fisica.

        Un bisogno emotivo, non romantico

        Le donne che ricorrono a questo servizio — spesso giovani lavoratrici o studentesse — raccontano di cercare una forma di conforto emotivo, non di seduzione. Molte descrivono la sensazione di “calore umano” come un antidoto allo stress e alla solitudine di una vita scandita dal lavoro e dall’iperconnessione digitale.

        In un’intervista alla rivista The Paper, una ragazza di Shanghai ha spiegato: «Un abbraccio sincero vale più di mille parole. Non è amore, è un momento di respiro».

        Sociologi e psicologi, interpellati dai media locali, leggono il fenomeno come un sintomo della crescente alienazione urbana. La pressione sociale, il culto della produttività e la competizione esasperata rendono difficile costruire legami profondi, lasciando spazio a forme di “intimità temporanea”.

        Tra curiosità, critica e bisogno di connessione

        Il dibattito non si è fatto attendere. C’è chi considera gli abbracciatori un esempio positivo di empatia professionale, un modo innocuo per affrontare la solitudine; altri, invece, vedono in questa pratica una mercificazione dei sentimenti, un segno di quanto l’individualismo moderno abbia eroso le relazioni autentiche.

        Sui social cinesi, il tema divide: per alcuni si tratta di una moda passeggera; per altri, di un fenomeno destinato a durare, finché la società non offrirà spazi reali di relazione e ascolto.

        Il contatto come terapia

        Numerosi studi scientifici confermano che un abbraccio può avere benefici psicologici e fisici: riduce i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress), abbassa la pressione sanguigna e stimola la produzione di ossitocina, l’“ormone della felicità”. Tuttavia, ricordano gli esperti, il valore terapeutico dell’abbraccio dipende dalla relazione di fiducia e reciprocità: un contatto a pagamento può alleviare momentaneamente il disagio, ma non sostituisce i legami autentici.

        Una società in cerca di calore

        In un mondo dove le relazioni diventano sempre più mediate dagli schermi, il successo degli “abbracciatori a pagamento” racconta un paradosso: mai come oggi siamo connessi, e mai così soli.

        Forse, dietro la curiosità per questa tendenza si nasconde un messaggio più profondo: la necessità di riscoprire la forza di un gesto semplice, gratuito, capace di ricordarci che, per sentirci umani, basta a volte solo un abbraccio.

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          Curiosità

          Farsi confessare dall’ologramma di Gesù: in Svizzera è possibile

          In una chiesa di Lucerna si sta sperimentando un’applicazione dell’AI davvero singolare: un ologramma di Gesù per le confessioni!

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            Non solo cioccolato, mucche e orologi. In Svizzera ci si può far confessare da un ologramma realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Una proposta che naturalmente divide i fedeli: da una parte chi accoglie con curiosità ed entusiasmo la prospettiva e, dall’altra chi s’indigna, invocando pure la blasfemia.

            Consigliere spirituale e confessore

            Il dibattito etico imperversa a Lucerna dove una parrocchia ha introdotto un esperimento innovativo con un “Gesù AI”, basato su un ologramma appoggiato all’intelligenza artificiale, in grado di offrire consigli spirituali e accogliere le confessioni dei fedeli. L’AI in questione, battezzata “Deus in Machina” (mai nome più azzeccato), è programmata con informazioni religiose e risponde a domande teologiche, come quelle sulla violenza o sul suicidio assistito.

            L’assoluzione 24 ore day & night

            Essere ascoltato dal figlio di Dio “in persona” nei propri peccati: non è più un sogno ma una realtà, se non in carne ed ossa, almeno virtuale. L’intelligenza artificiale entra quindi in confessionale nella Peterskapelle, una chiesa cattolica in Svizzera. Qui da qualche giorno è attiva l’installazione artistica sperimentale che consente ai fedeli di conversare con un ologramma celeste, connesso ad un chatbot di Gesù. Una volta sedutasi in confessionale, la persona è accolta da una voce che, da dietro la lastra traforata in metallo, recita: “La pace sia con te”. Non è la voce di un sacerdote né tantomeno di Dio… ma di un’intelligenza artificiale, accessibile 24 ore su 24, in grado di parlare 100 lingue e di rispondere ai quesiti e alle preoccupazioni del singolo in modo personalizzato, con riferimenti biblici e spirituali.

            Un modo per stimolare il dibattito fra religione e AI

            Molti fedeli sono rimasti sorpresi dalla sua capacità di dispensare consigli, anche se alcuni hanno giustamente sottolineato come le macchine non dispongano della moralità necessaria per la pratica religiosa. Nonostante le critiche, la chiesa considera il progetto come un esperimento per stimolare il dibattito sul ruolo dell’IA nell’ambito religioso.

            Rimane una questione da verificare, non certo di poco conto: la penitenza e l’assoluzione impartita da un Gesù digitale… dal punto di vista etico che valore ha?

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              Curiosità

              La famiglia Zammit rifiuta 30 milioni di dollari per la casa

              La famiglia Zammit ha rifiutato un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa a The Ponds, Sydney. La loro decisione diventa un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana.

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                La famiglia Zammit, residente a The Ponds, Sydney, ha fatto notizia rifiutando un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa. Questa abitazione rappresenta per loro non solo un bene materiale, ma un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana. Circondata da un’enorme area commerciale e sviluppi residenziali, la casa dei Zammit è un baluardo contro l’avanzata della cementificazione. Questa decisione ha suscitato ammirazione e riflessione sulla crescente pressione dell’urbanizzazione nelle grandi città.

                La storia dietro il rifiuto

                Nonostante l’enorme somma offerta, la famiglia Zammit ha scelto di rimanere nella loro casa storica, dimostrando un attaccamento emotivo e culturale al loro luogo di vita. Questa scelta coraggiosa riflette il desiderio di mantenere un legame con le proprie radici e di resistere alla spinta verso la modernizzazione a tutti i costi. La casa, costruita su un terreno di due ettari, è circondata da negozi, ristoranti e complessi residenziali di nuova costruzione, rendendo il rifiuto dei Zammit ancora più significativo.

                Un simbolo di resistenza

                La decisione della famiglia Zammit è diventata un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana eccessiva. In un’epoca in cui molte persone cedono alle offerte lucrative dei costruttori, i Zammit hanno scelto di mantenere la loro casa come testimone del passato e baluardo contro l’invadenza del cemento. Questo rifiuto mette in luce la crescente tensione tra lo sviluppo urbano e la conservazione delle tradizioni e dei legami familiari.

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