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Lifestyle

Ferragosto: il rito del pranzo in famiglia o con gli amici sotto l’ombrellone

Organizzare un pranzo in spiaggia a Ferragosto con cibi ispirati alle tradizioni regionali italiane non solo rende il pasto più gustoso, ma anche più interessante e vario. Dalla focaccia ligure agli arancini siciliani, ogni regione offre delizie uniche che possono trasformare il tuo picnic in un vero e proprio viaggio culinario attraverso l’Italia.

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    Pur essendo cresciuto a Milano le mie origini sono meridionali. E più precisamente provengo da un luogo di mare. Per questo ricordo nei minimi dettagli, per i segni indelebili che hanno lasciato nella mia vita, i pranzi al mare nel giorno di Ferragosto. Mi ricordo giorni e giorni di preparazione. Cucine come quelle di Fratta di Ippolito Nievo. Un via vai continuo, fuori e dentro casa. Andare e venire delle femmine di casa ognuna impegnata in un ruolo preciso. Perché a Ferragosto o lo fai serio il pranzo oppure è meglio che te ne vai al ristorante. Stiamo parlando degli inizi degli anni ’60 i Lidi organizzati erano ancora pochi rispetto a oggi. Si poteva mangiare sotto l’ombrellone. Soprattutto a Ferragosto. E le famiglie? Oceaniche. Nonni, zii, cugini, nipoti, pronipoti e le tate tutte presenti intenti a consumare quel rito collettivo che segnava uno spartiacque, almeno temporale tra un prima e un dopo.

    Un rito collettivo a cui non puoi sottrarti

    Ferragosto è una delle festività più amate in Italia, un momento perfetto per trascorrere una giornata in compagnia. Ma gli anni ’60 sono passati e le generazioni sono cambiate. E quindi al posto delle paste al forno, parmigiane, verdure ripiene, lasagne, polpette, supplì, angurie e “zipangolo” che cosa portare da mangiare per rendere questa giornata davvero speciale? Ecco alcune idee ispirate alle tradizioni regionali italiane

    Liguria: focaccia e farinata

    In Liguria, la focaccia è un must. Morbida, salata e perfetta anche a temperatura ambiente, la focaccia genovese può essere farcita con prosciutto e formaggio oppure gustata semplice. La farinata, una sottile torta salata di ceci, è un’altra specialità che si adatta benissimo a un picnic in spiaggia.

    Toscana: panzanella e schiacciata

    La panzanella è una tipica insalata estiva toscana fatta con pane raffermo, pomodori, cetrioli, cipolla rossa, basilico e condita con olio d’oliva, aceto e sale. La schiacciata, una focaccia tipica, può essere farcita con salumi toscani e formaggi.

    Campania: pizza e parmigiana di melanzane

    Non può mancare la pizza, magari una margherita o una pizza bianca farcita con mozzarella, pomodorini e basilico. La parmigiana di melanzane, preparata in anticipo e gustata fredda, è un’altra opzione saporita e pratica.

    Sicilia: arancini e caponata

    Gli arancini, con il loro ripieno di riso e ragù, sono perfetti da portare in spiaggia perché possono essere mangiati facilmente con le mani. La caponata, un piatto a base di melanzane, pomodori, olive e capperi, è deliziosa anche fredda e si abbina bene con un po’ di pane.

    Puglia: panzerotti e friselle

    I panzerotti pugliesi, fritti o al forno, ripieni di pomodoro e mozzarella, sono perfetti per un pranzo al sacco. Le friselle, bagniate con acqua e condite con pomodori, origano e olio d’oliva, sono un’alternativa leggera e gustosa.

    Sardegna: pane carasau e culurgiones

    Il pane carasau, croccante e sottile, è ideale per accompagnare salumi e formaggi. I culurgiones, ravioli ripieni di patate e menta, possono essere preparati in anticipo e gustati freddi con un filo d’olio.

    Emilia-Romagna: tigelle e piadine

    Le tigelle, piccole focaccine modenesi, possono essere farcite con salumi, formaggi e salse. Le piadine, tipiche della Romagna, sono versatili e possono essere farcite a piacimento, rendendole perfette per un pranzo in spiaggia.

    Frutta, acqua e borse termiche

    Per un pranzo di Ferragosto che si rispetti non potrà mancare frutta fresca in grande quantità: Anguria, melone, pesche e albicocche sono ideali per rinfrescarsi sotto il sole e soprattutto togliersi quei sapori forti dei piatti che hanno allietato la compagnia. Seconda regola importante portare acqua in abbondanza, magari arricchita con fette di limone o menta per renderla più dissetante. Anche tè freddo e succhi di frutta sono ottime opzioni. Il tutto utilizzando borse termiche per mantenere il cibo fresco e sicuro da mangiare.

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      Lifestyle

      Dalle zucche alle ombre sul pianerottolo: Halloween, la notte in cui fantasmi, streghe e dolcetti conquistano grandi e piccini

      Tra zucche intagliate, porte bussate e case trasformate in scenografie gotiche, il 31 ottobre è ormai un appuntamento fisso. Le sue radici affondano nella tradizione celtica di Samhain, tra riti per scacciare gli spiriti e simboli di passaggio. Oggi Halloween vive tra antiche leggende e divertimento moderno, dove i bambini chiedono “dolcetto o scherzetto” e gli adulti riscoprono il gusto dell’immaginazione.

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        La vigilia di Ognissanti ha un fascino ambiguo: è la notte in cui l’oscurità sembra farsi più morbida, pronta a mescolarsi con le risate dei bambini travestiti da vampiri e principesse gotiche. Halloween nasce come festa di passaggio, quando secondo le popolazioni celtiche il confine tra vivi e spiriti si assottigliava. Oggi quel varco simbolico sopravvive in forma pop, tra cappelli da strega, mantelli neri e zucche illuminate che punteggiano balconi e pianerottoli. Una celebrazione del brivido controllato: piccolo, domestico, divertente.

        Zucche, travestimenti e campanelli

        Le strade italiane si sono abituate a bussate improvvise e richieste zuccherine. I bambini si presentano mascherati, pronti per il gioco rituale del “dolcetto o scherzetto”, portando con sé sacchetti pieni di caramelle e occhi brillanti. In cucina si preparano biscotti a forma di pipistrello, mini muffin con glassa arancione, cioccolatini al caramello e mele candite. Nelle case, candele e lucine calde si alternano a ragnatele finte, teschi decorativi e ghirlande nere. È un teatro casalingo in cui nessuno prende davvero paura, ma tutti fingono di farlo.

        Tra folklore e quotidiano

        Halloween parla anche agli adulti. C’è chi organizza cene a tema, chi preferisce maratone di film horror e chi semplicemente gode del silenzio interrotto solo dal suono di campanelli e risate dietro la porta. L’immaginario è pieno: streghe che volteggiano tra leggende scozzesi e cinema americano, fantasmi che sussurrano nelle fiabe, zucche che proteggono dalle ombre. Nelle città italiane, locali e piazze si animano con feste e decorazioni, tra mantelli, trucco teatrale e musica cupa. È un momento collettivo, un carnevale d’autunno dove la fantasia prende il sopravvento.

        Halloween non chiede di credere ai fantasmi: invita a giocarci. È la notte in cui la paura diventa spettacolo, la casa si trasforma in rifugio scenografico e la curiosità dei più piccoli accende anche lo sguardo dei grandi.

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          Libri

          Un documentario celebra il Cedro di Calabria: presentato il dossier sulla Citrus medica

          La prima parte del progetto “Melon, Citrus, Cedro? Storia, filologia e simbolismo della Citrus medica” è disponibile sul sito ARSAC. Un percorso tra storia antica, tradizione religiosa, linguistica e memoria agricola, sostenuto dal PSR Calabria e introdotto dal giornalista Paolo Di Giannantonio. L’edizione completa arriverà per Calabria Città Edizioni – Rubbettino Editore.

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            Il cedro non è solo un agrume: per la Calabria è simbolo, radice, materia viva di memoria collettiva. L’ARSAC – Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese – presenta la prima parte del dossier-documentario “Melon, Citrus, Cedro? Storia, filologia e simbolismo della Citrus medica”, firmato dal Dott. Gianbattista Sollazzo, riconosciuto studioso delle fonti storiche legate al cedro. Un lavoro che accompagna il lettore alle origini di un frutto millenario, ponte tra cultura mediterranea, religione e identità territoriale.

            Tra ricerca storica e radici spirituali
            Il progetto nasce nell’ambito delle “Azioni informative e dimostrative sul territorio regionale”, finanziate dal FEASR – Misura 1, Intervento 1.2.1 del PSR Calabria 2014/2022, con il sostegno dell’Assessore regionale all’Agricoltura, On. Gianluca Gallo, e della Direttrice Generale ARSAC, Dott.ssa Fulvia Michela Caligiuri. Il dossier ricostruisce la storia del cedro attraverso testi classici, linguistica antica e testimonianze religiose, in particolare sul legame tra il cedro-etrog e la tradizione ebraica, di cui la Riviera calabrese rappresenta un punto nevralgico riconosciuto nel mondo.

            Accanto al rigore storico, la pubblicazione porta firme di rilievo. La supervisione scientifica è del Prof. Giuseppe Squillace, Ordinario di Storia Greca dell’Università della Calabria, mentre la prefazione è affidata al giornalista e volto televisivo Paolo Di Giannantonio. Un contributo decisivo arriva anche dal Rabbino Moshe Lazar e da suo figlio Menachem, che hanno autorizzato l’uso delle immagini legate alla raccolta degli etrogim per Sukkot e offerto un prezioso supporto all’inquadramento simbolico e religioso del frutto.

            Verso l’edizione completa
            Il lavoro fotografico è curato da Eugenio Magurno, con materiale aggiuntivo messo a disposizione dalla Dott.ssa Mery Casella (MC Social Marketing). Questa pubblicazione rappresenta solo l’inizio: seguirà infatti un’edizione integrale, edita da Calabria Città Edizioni – Rubbettino Editore, con ulteriori approfondimenti storici, filologici e antropologici.

            La prima parte dell’opera è consultabile sul sito ARSAC, un invito a riscoprire il cedro non solo come prodotto agricolo, ma come simbolo profondo e identitario di una terra che continua a raccontarsi attraverso i suoi frutti e la sua storia millenaria.

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              Moda

              Moda, il ritorno del paltò: classico, oversize o vintage, il cappotto dell’inverno si porta con personalità

              Simbolo di stile e sobrietà, il cappotto lungo riconquista passerelle e armadi. Tra lana spessa, tweed o cashmere, è il capo chiave dell’autunno-inverno 2025.

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              il ritorno del paltò

                Il ritorno del cappotto lungo

                È ufficiale: il paltò è tornato. Dopo stagioni dominate da piumini tecnici e bomber oversize, il cappotto lungo torna a dettare legge, riscoprendo l’eleganza classica. Le passerelle di Parigi e Milano l’hanno consacrato protagonista assoluto dell’inverno: tagli dritti, spalle importanti e silhouette pulite. Ma non è un ritorno nostalgico — il nuovo paltò gioca con proporzioni, tessuti e dettagli contemporanei. Il fascino è quello di un capo che non urla, ma comunica con autorevolezza.

                Dalla sartoria al guardaroba urbano

                Una volta simbolo di rigore, oggi il paltò si reinventa. Si porta aperto, con sneakers o stivali, su jeans o completi fluidi. La moda lo mescola al quotidiano, lo alleggerisce, lo rende democratico. I colori? Dominano i neutri — cammello, grigio, blu notte, ma anche nero e verde bosco. Per chi osa, tornano i quadri e i motivi check di ispirazione british, in perfetto equilibrio tra nostalgia e modernità.
                Gli stilisti lo reinterpretano in lana cotta, tweed o cashmere double, e le versioni oversize diventano quasi una coperta urbana: rassicurante, elegante, mai banale.

                Paltò per lei, paltò per lui

                Nel guardaroba femminile il paltò abbraccia forme morbide, cintura in vita e collo ampio, spesso portato sopra minidress o maglioni chunky. Per l’uomo resta il grande classico — doppiopetto o monopetto, spalle strutturate e linea asciutta — ma il nuovo modo di indossarlo è più rilassato: con cappuccio sotto, dolcevita o camicia sbottonata.
                È il ritorno di una certa idea di eleganza: quella che non ha bisogno di stupire, ma solo di durare.
                In un’epoca di abbigliamento usa e getta, il paltò resta un manifesto di stile. Si compra una volta, si indossa per anni. Ed è proprio questo — la sua discreta, resistente bellezza — il vero lusso del presente.

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