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Curiosità

Il collezionista compra casa con le Carte Magic

La storia di Tomaso Freschi dimostra come una passione per il collezionismo possa trasformarsi in un investimento significativo. Le carte Magic, con la loro combinazione di rarità, condizioni e domanda, possono raggiungere valori sorprendenti. Tomaso ha saputo capitalizzare la sua collezione, realizzando un obiettivo importante nella sua vita.

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Carte Magic

    Tomaso Freschi, classe 1987, alla fine ha ceduto e ha fatto una scelta molto difficile: ha venduto la sua collezione di Carte Magic per acquistare una casa. Tomaso ricorda che quando ha iniziato a collezionare queste particolari carte non era sua intenzione specularci su. Era riuscito ad avere 80 album di carte tra cui l’ineguagliabile e unica Black Lotus dal valore inestimabile.

    Non sapeva di avere un tesoro nascosto nel cassetto

    Nel giugno del 2023, Wizards of the Coast ha lanciato una nuova espansione di Magic: The Gathering, ispirata all’universo del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Tra le migliaia di carte distribuite, una in particolare ha catturato l’attenzione: L’Unico Anello, una carta scritta completamente in elfico. Questa carta unica è stata venduta a Post Malone per oltre due milioni di dollari.

    Una decisione difficile

    Tomaso. consulente finanziario residente a Piacenza, ha deciso di vendere la sua collezione di Carte Magic, anche se non possedeva tesori come L’Unico Anello. La somma ottenuta dalla vendita delle sue carte è stata sufficiente per acquistare una casa. E pensare che per anni usava queste carte solo per giocare con gli amici, sottolinea Tomaso.

    Quando è iniziata questa avventura

    Magic: The Gathering, nato nel 1993, è un gioco di carte a tema fantasy. Tomaso ha iniziato a collezionare le carte da bambino, comprandole in fumetteria e giocando con gli amici. Crescendo, i suoi mazzi Magic sono stati messi da parte. Si sa durante il liceo ci sono altri genere di attrazioni da seguire. Ma nel periodo dell’Università Tomaso le ha riscoperte riprendendo a collezionarle seriamente.

    La collezione che non ti aspetti

    Con il tempo, Tomaso ha accumulato 80 album di carte, tra cui una Black Lotus, una delle carte più rare e preziose del gioco. Un Black Lotus Alpha in condizioni perfette può valere oltre 800.000 dollari. Tomaso possedeva una versione più economica, valutata circa 10.000 euro.

    Vendere per acquistare una casa

    Nel 2019, Tomaso ha deciso di vendere la sua collezione per realizzare il sogno di una casa propria. Spinto dalla voglia di emanciparsi ha iniziato la ricerca di una casa tutta per se. E così ha deciso di vendere in blocco tutta la mia collezione, proponendola a due società collezionistiche italiane. E quindi? Centinaia di migliaia di euro per acquistare il suo primo appartamento.


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      Curiosità

      “Dolcetto o scherzetto?” – La vera storia dietro la tradizione di Halloween

      Da rito celtico a festa globale, il viaggio secolare di una delle usanze più amate (e fraintese) del 31 ottobre

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      Halloween

        “Dolcetto o scherzetto?” È la frase che ogni anno, la notte del 31 ottobre, risuona nei quartieri di mezzo mondo. Bambini travestiti da streghe, fantasmi e supereroi vanno di casa in casa alla ricerca di caramelle, in una delle tradizioni più riconoscibili di Halloween. Ma da dove nasce davvero questa usanza? E come si è trasformata da rito pagano a fenomeno globale di costume?

        Le origini: Samhain, la notte in cui il velo si assottiglia

        Tutto inizia molto prima della comparsa di zucche e costumi, nell’antica Irlanda celtica, oltre duemila anni fa. I druidi celebravano Samhain, il capodanno celtico che segnava la fine dell’estate e l’inizio della stagione oscura. Si credeva che, in quella notte, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottigliasse, permettendo agli spiriti di tornare sulla terra.
        Per tenere lontane le anime maligne, le persone accendevano fuochi sacri, lasciavano offerte di cibo davanti alle porte e indossavano maschere spaventose per confondere gli spiriti.

        Dalla superstizione alla religione

        Con l’avvento del cristianesimo, la Chiesa cercò di sostituire le antiche feste pagane con ricorrenze religiose: così, nel IX secolo, il 1° novembre divenne la festa di Ognissanti (All Hallows’ Day) e la notte precedente “All Hallows’ Eve”, da cui deriva il nome Halloween.
        La pratica di lasciare offerte ai defunti sopravvisse, ma si trasformò gradualmente: i poveri andavano di casa in casa chiedendo “soul cakes”, piccoli dolci in cambio di preghiere per le anime dei defunti. Era una sorta di “proto-trick or treat”, diffusa soprattutto in Inghilterra e Irlanda.

        L’approdo in America e la nascita del “trick or treat”

        Furono gli immigrati irlandesi e scozzesi, nell’Ottocento, a portare la tradizione di Halloween negli Stati Uniti. Qui, le usanze europee si fusero con la cultura americana, trasformandosi in un’occasione festosa più che spirituale.
        Nel primo Novecento, il “trick or treat” (letteralmente “scherzetto o dolcetto”) cominciò a comparire nei giornali e nelle scuole come modo per tenere i giovani lontani dai vandalismi tipici di quella notte. La frase minacciava scherzi in caso di rifiuto, ma divenne presto un gioco innocente e comunitario, consolidandosi dopo la Seconda guerra mondiale, quando lo zucchero tornò disponibile e i dolci divennero parte integrante della festa.

        Dalla zucca alle vetrine globali

        La Jack O’ Lantern, la zucca intagliata con un volto e illuminata da una candela, arriva sempre dall’Irlanda, dove si usavano inizialmente rape o barbabietole. La leggenda di Jack, l’avaro che ingannò il diavolo e fu condannato a vagare con una lanterna fatta di ortaggio, divenne il simbolo della notte più spettrale dell’anno. Negli Stati Uniti, le zucche arancioni, più grandi e facili da scavare, presero il suo posto e contribuirono a definire l’immaginario di Halloween.

        Halloween oggi: tra folklore e consumismo

        Oggi Halloween è una festa globale, celebrata in oltre 30 Paesi e con un impatto economico miliardario. Solo negli Stati Uniti, nel 2024, si sono spesi più di 12 miliardi di dollari in costumi, decorazioni e dolciumi, secondo la National Retail Federation.
        Anche in Italia la tradizione ha preso piede, soprattutto tra i più giovani, diventando un mix di folklore anglosassone e creatività locale. Nonostante alcune critiche legate alla commercializzazione, resta un’occasione per condividere divertimento, fantasia e — perché no — un pizzico di paura.

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          Curiosità

          Fotografato nudo da Google Street View: poliziotto argentino vince la causa e ottiene un risarcimento

          Secondo i giudici argentini, la privacy dell’uomo è stata violata in modo palese: Google dovrà risarcirlo con 12.500 dollari. Decisivo il fatto che fosse all’interno della sua proprietà, protetta da un alto muro.

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          Google Street View

            Era un giorno come tanti nel 2017, quando un poliziotto argentino, in un momento di relax nel giardino di casa sua, fu immortalato nudo dalle telecamere mobili di Google Street View. L’immagine, sfuggita alle consuete procedure di oscuramento automatico, mostrava l’uomo completamente nudo dietro un muro di oltre due metri, nel cortile privato della sua abitazione. Il caso, inizialmente trascurato, si è trasformato in un lungo iter giudiziario che ha ora trovato la sua conclusione: Google dovrà risarcire l’uomo con 12.500 dollari.

            La vicenda è emersa quando la foto ha iniziato a circolare online, accompagnata dal nome della via e dal numero civico, elementi ben visibili nell’inquadratura. La combinazione di questi dati ha reso l’uomo facilmente identificabile, esponendolo al ridicolo tra colleghi e residenti del piccolo centro in cui vive.

            In un primo momento, un tribunale aveva respinto il ricorso del poliziotto, ritenendo che fosse stato lui a comportarsi in modo inappropriato nel proprio giardino. Ma la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza, stabilendo che non si trattava di uno spazio pubblico. Bensì privato e protetto da una barriera “più alta della media umana”. L’inquadratura è stata quindi definita come una “palese invasione della privacy”.

            La corte ha evidenziato anche una falla nei protocolli di Google, che solitamente sfoca i volti e le targhe. “In questo caso non si trattava di un volto, ma dell’intero corpo nudo di una persona, un’immagine che avrebbe dovuto essere evitata con ogni mezzo”, si legge nella sentenza.

            Assolte invece da ogni responsabilità la compagnia telefonica Cablevision SA e il sito di notizie El Censor, che avevano rilanciato la foto.

            Il caso solleva nuove domande sull’equilibrio tra tecnologia e tutela della privacy, dimostrando che, anche nell’era del digitale, il diritto alla riservatezza rimane fondamentale.

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              Cortigiana: insulto o complimento? Il significato di una parola sospesa tra eleganza e pregiudizio

              Da figura colta e influente nelle corti italiane a sinonimo di donna “di facili costumi”: la storia della parola “cortigiana” racconta molto di più di un semplice mutamento linguistico. È lo specchio di come la società ha guardato – e giudicato – le donne nel tempo.

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              Cortigiana

                Può una parola essere al tempo stesso un complimento e un insulto? “Cortigiana” è un termine che attraversa la storia italiana carico di sfumature, contraddizioni e giudizi morali. Nata nel cuore del Rinascimento per indicare una donna raffinata, istruita e spesso vicina ai centri del potere, nel corso dei secoli la parola ha perso la sua nobiltà, scivolando verso un significato moralmente più ambiguo.

                Alle origini: le dame della corte

                Nel Cinquecento, “cortigiana” derivava dal semplice “corte”: era una donna che viveva o frequentava l’ambiente dei nobili, spesso educata alle arti, alla musica e alla conversazione. Figure come Veronica Franco a Venezia o Tullia d’Aragona a Firenze incarnavano perfettamente l’ideale di “cortigiana onesta” — espressione allora in uso per distinguere le donne di talento e cultura dalle prostitute comuni. Queste donne erano colte, poetesse, pittrici, amanti di mecenati e intellettuali. In un’epoca in cui l’accesso alla cultura femminile era limitato, riuscivano a esercitare influenza politica e sociale, spesso attraverso il fascino e l’intelligenza.

                Dal salotto al pregiudizio

                Col tempo, però, la parola si è caricata di un significato negativo. Già tra il Seicento e l’Ottocento, “cortigiana” non evocava più una dama di spirito, ma una donna che otteneva favori attraverso il potere della seduzione. La moralità borghese e l’avvento della società patriarcale moderna trasformarono l’antico rispetto in sospetto. Nei romanzi e nei giornali dell’Ottocento, la “cortigiana” divenne una figura tragica, contesa tra lusso e dannazione — basti pensare a La Traviata di Verdi o a La Dame aux Camélias di Alexandre Dumas figlio.

                In questa metamorfosi, si legge il giudizio morale che la società maschile ha proiettato sul ruolo delle donne indipendenti e affascinanti: da muse e consigliere dei potenti a simbolo di “decadenza”.

                Il significato contemporaneo

                Oggi, “cortigiana” può ancora essere usata in due sensi opposti. In chiave storica o letteraria, mantiene un’aura di eleganza e mistero: una donna sofisticata, capace di muoversi con grazia e intelligenza nei contesti più difficili. Ma nel linguaggio comune, la parola è spesso usata come insulto velato, sinonimo di opportunismo o di compiacenza verso il potere.

                L’ambivalenza resta: in certi contesti, dire “ha un portamento da cortigiana” può suonare come un complimento; in altri, può implicare giudizio morale o sessuale. Il significato dipende dal tono e dall’intenzione di chi parla — e soprattutto da come la società sceglie di guardare le donne che esercitano fascino e autonomia.

                Una questione di sguardo

                Secondo la linguista Vera Gheno, il linguaggio riflette la cultura di chi lo usa: parole come “cortigiana”, “musa” o “ambiziosa” continuano a essere caricate di sfumature sessiste quando applicate alle donne, mentre non hanno equivalenti negativi maschili. La parola diventa quindi un campo di battaglia culturale: un simbolo di come il potere, l’indipendenza e la sensualità femminile siano ancora soggetti a giudizio.

                Un’eredità da riscrivere

                Forse, oggi, recuperare il senso originario di “cortigiana” — donna di cultura, di spirito, capace di dialogare con l’élite intellettuale del suo tempo — significa restituirle dignità. In fondo, le cortigiane rinascimentali furono, a loro modo, le prime influencer culturali, capaci di trasformare il fascino in forma di libertà.

                E allora sì: “cortigiana” può essere un insulto o un complimento. Ma, soprattutto, è un promemoria linguistico che rivela come ogni parola, nel tempo, racconti più di chi la pronuncia che di chi la incarna.

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