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Lifestyle

Il lato sensuale della “brava ragazza”

Esploriamo il lato più audace della sindrome della “brava ragazza” e immergiamoci in un viaggio di scoperta sessuale e di autenticità. Ma cosa succede quando queste donne abbracciano la loro sensualità e desiderio più profondi, rompendo le catene dell’autocontrollo e abbracciando la loro vera natura?

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    Oggi come allora, molte donne si trovano ad affrontare la pressione di conformarsi a un ideale di donna attenta a soddisfare le aspettative degli altri. Questa condizione è conosciuta come sindrome della “brava ragazza”, con implicazioni sul benessere delle donne, spingendole a sacrificare la propria autenticità e felicità per ottenere l’approvazione degli altri.

    È tempo di rompere le catene
    Abbraccia la tua sensualità e di vivi la vita al massimo. La sindrome della “brava ragazza” non sarà mai più la stessa. È un processo impegnativo, ma è anche incredibilmente gratificante.

    Quando ti permetterai di abbracciare la tua sensualità e vivere la vita al massimo, scoprirai un senso di libertà e autenticità che trasformerà radicalmente la tua esistenza. Non permettere mai alla paura o alla conformità di tenerti prigioniera. Sii audace, sii coraggiosa, sii te stessa. La sindrome della “brava ragazza” non sarà mai più la stessa.

    La sindrome della “brava ragazza” può essere sexy?
    Assolutamente sì. È la storia di una donna che rompe gli schemi, che osa abbracciare la sua femminilità in tutte le sue forme e sfaccettature. È il viaggio di una donna che rifiuta di essere limitata dalle aspettative degli altri, che si libera dalle restrizioni sociali per abbracciare il suo potere e la sua passione più profondi.

    Lavora di fantasia
    Immagina una donna che indossa il suo abito più provocante, con uno sguardo ardente che promette avventure inimmaginabili. Immagina una donna che abbandona le regole della società per seguire i battiti del suo cuore, che si concede il lusso di seguire i suoi desideri più selvaggi e impetuosi.

    Non solo sesso

    Ma attenzione, la sindrome della “brava ragazza” non è solo una questione di sesso. È una rivoluzione dell’anima, un risveglio della mente e del corpo. È la storia di una donna che trova il coraggio di abbracciare la sua autenticità, che si permette di essere pienamente sé stessa senza paura di giudizi o condanne.

    La sindrome della “brava ragazza” può rappresentare una sfida significativa per molte donne, ma è possibile superarla con impegno, consapevolezza e sostegno. Liberarsi dalle aspettative imposte dagli altri e coltivare l’autenticità può portare a una maggiore felicità, realizzazione personale e benessere emotivo e mentale.

      Arte e mostre

      Il museo più piccolo d’Italia di Arzachena ha chiuso i battenti ma non demorde…

      Cos’hanno in comune Arzachena e New York dal punto di vista artistico? Apparentemente sembrerebbe proprio nulla. Eppure…qualcosa in comune ce l’hanno: i musei più piccoli del mondo

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        Cos’hanno in comune Arzachena e New York dal punto di vista artistico? Apparentemente sembrerebbe proprio nulla. Eppure…qualcosa in comune ce l’hanno: i musei più piccoli del mondo.

        In Costa Smeralda fino al 20 settembre scorso era visitabile ‘La Scatola del Tempo‘ di Mario Sotgiu di soli 24 mq che dopo 10 anni di attività per via di uno sfratto ha dovuto chiudere. Il ‘suo fratello gemello’ di New York il Mmuseum dei fratelli Benny e Josh Safdie con il regista Alex Kalman, è ospitato in un vano ascensore posizionato al piano strada e gode di ottima salute.

        Quando le misure non contano

        Due musei sono uniti dalla loro particolarità: ospitare oltre che oggetti e arte anche tanta poesia. La ‘Scatola del tempo’ creato da Mario Sotgiu era una stanza grande appena 24 metri quadrati che, all’interno delle sue mura ottocentesche, ospitava la narrazione bilingue della storia del territorio. Situato in via Garibaldi con una facciata quasi fatiscente era ospitato in un vecchio edificio storico datato ‘800. Quello di New York, è allestito nel vano ascensore di una vecchia fabbrica di indumenti di Broadway, tra Chinatown e Tribeca. Con i suoi sei metri quadrati di spazio calpestabile è riconosciuto ufficialmente come il più piccolo museo al mondo di arte contemporanea.

        Ma Mario Sotgiu, 59 anni di Arzachena, titolare di uno studio di grafica pubblicitaria e stampa, non demorde. In quei 24 mq ha racchiuso centinaia di carte topografiche antiche che raccontano la storia del territorio, oltre ad oggetti di vita quotidiana. Sotgiu si è ispirato ad alcuni viaggi di studio fatti a Londra da ragazzo dove ha lavorato accanto a David Wilson, che allora era il curatore del British Museum. “Un giorno mi fece visitare il suo scrigno magico: una stanza in cui aveva raccolto negli anni centinaia di carte e documenti antichi. Ne rimasi folgorato per la minuzia e la pazienza oltre che per l’ardine con cui tutto sembrava catalogato naturalmente“. Tornato in Italia, nel 2014 Sotgiu ha voluto realizzare La Scatola del Tempo, iscritto all’Associazione nazionale dei Piccoli Musei, inaugurando la prima mostra di carte topografiche della Gallura.

        A New York invece, il Mmuseum di New York ha come obiettivo quello di far riflettere i visitatori sugli oggetti della società contemporanea. E quindi si possono vedere cose strane. Come la scarpa che il giornalista Muntadhar al-Zaidi scagliò nel 2008 contro il presidente George W. Bush durante il suo discorso a Baghdad. Oppure la moneta coniata dall’Isis come sfida al sistema capitalistico.

        La sorte del museo di Arzachena, a differenza di quello di NYC era segnato da tempo. I proprietari del palazzo che lo hanno ospitato finora hanno deciso di vendere lo stabile o affittarlo a uso commerciale. Siamo in Costa Smeralda e il business immobiliare è implacabile. Una sorte che non va giù a molti tra cui gli intellettuali dell’Isola, dall’antropologo Bachiso Bandinu, allo scrittore e poeta Bernardo De Muro che stanno cercando di trovare un’altra sede. Forse ancora più piccola…!!

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          Curiosità

          Il bacio: un’evoluzione dal grooming? Lo studio che svela l’origine ancestrale del gesto romantico

          Un’ipotesi affascinante e supportata dal professor Adriano R. Lameira dell’Università di Warwick: il bacio sarebbe l’eredità di pratiche ancestrali di grooming. Ma non tutti lo fanno: in molte culture è un tabù, mentre per altre il bacio resta una prova d’intimità.

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            L’origine del bacio potrebbe sorprendere: secondo un recente studio, il gesto romantico e intimo che oggi conosciamo avrebbe radici ben lontane dalle fantasie romantiche e andrebbe ricondotto al “grooming”, ovvero la toelettatura. Nelle società animali, e in particolare tra le scimmie, gli individui si spulciano e si puliscono a vicenda non solo per rimuovere parassiti, ma anche per rinsaldare i legami sociali e ridurre lo stress. E in alcuni primati, come gli scimpanzé e i bonobo, il grooming si estende persino alla bocca, unendo il movimento delle labbra a un tocco di suzione per pulire a fondo alcune aree del corpo.

            Secondo il professor Adriano R. Lameira, primatologo e fondatore del gruppo “ApeTank” dell’Università di Warwick, il bacio potrebbe essere la sopravvivenza evolutiva di questo gesto rituale di cura e legame. “Con la perdita della pelliccia nel nostro lignaggio, la funzione igienica del grooming si è ridimensionata, ma la fase finale, un contatto labiale, è rimasta e si è evoluta per segnalare affetto e unione in diversi contesti culturali,” spiega il professore.

            La pratica del grooming è infatti comune in molte specie animali, ma tra i primati antropomorfi assume caratteristiche che hanno un’importanza più strettamente sociale. Il bacio di riconciliazione, ad esempio, è riscontrato tra scimpanzé e bonobo, per i quali ha una funzione di riparazione dopo conflitti interni ai gruppi. “Anche nel nostro caso – prosegue Lameira – il bacio ha mantenuto la capacità di rafforzare relazioni significative e intimi legami sociali.” Tuttavia, a differenza degli umani, i baci tra primati restano episodici, riservati a contesti specifici, e non sono sempre presenti in altre specie o culture. Le scimmie cappuccine, ad esempio, manifestano affetto infilando le dita negli occhi dei compagni, mentre i gorilla e gli oranghi optano per abbracci e giochi senza mai arrivare al bacio.

            Un altro aspetto interessante è l’universalità del bacio: sembra comune in tutte le culture? Studi come quello di Jankowiak e colleghi (“Is The Romantic-Sexual Kiss a Near Human Universal?”) dimostrano che, su un campione di 170 culture, il bacio romantico è diffuso in meno della metà. Ci sono popolazioni per cui il bacio è quasi sconosciuto o considerato inappropriato; in altre, è riservato ai momenti più intimi, essendo influenzato dalle norme sociali.

            Per tracciare la storia culturale del bacio, Lameira porta come esempio gli antichi romani, che distinguevano il bacio in tre varianti precise: l’osculum, un bacio sulla guancia che rappresentava affetto sociale senza connotazioni romantiche; il basium, un bacio sulle labbra tra familiari stretti o amanti senza implicazioni erotiche; e infine il savium, un bacio di natura sessuale riservato ai partner romantici. Questa distinzione indica che il bacio, con il tempo, è divenuto un gesto complesso, in grado di significare affetto, amore, rispetto o desiderio, a seconda del contesto.

            Mentre restano ancora altre ipotesi sul perché l’essere umano si baci – come quella dell’allattamento materno o della premasticazione del cibo – il grooming appare sempre più coerente con la funzione sociale e di connessione del bacio. Nonostante gli sviluppi culturali, il bacio racchiude forse la traccia di quel “contatto labiale” primordiale, portandosi dietro il retaggio dei nostri antenati, che lo usavano per rinsaldare legami e consolidare i rapporti all’interno del gruppo. Così, ogni bacio che diamo potrebbe essere l’eco di una pratica antica quanto il bisogno umano di essere parte di una comunità.

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              Libri

              Il Piccolo Principe tra la sabbia e le stelle. Un raro esemplare sarà messo all’asta ad Abu Dhabi

              Un raro dattiloscritto in carbone di Le Petit Prince, con ampie correzioni manoscritte dal suo autore, Antoine de Saint-Exupéry, sarà messo in vendita da Peter Harrington in occasione della fiera Abu Dhabi Art che si svolgerà in novembre.

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                Si tratta di un evento senza precedenti e sta per scuotere il mondo dei collezionisti e degli amanti della letteratura. Il manoscritto originale del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry sarà messo all’asta nel corso della fiera Abu Dhabi Art, in programma dal 20 al 24 novembre 2024. Questo prezioso documento – che verrà proposto dalla libreria londinese Peter Harrington – è corredato da correzioni scritte a mano dello stesso autore. Il manoscritto è considerato un vero e proprio tesoro letterario e si prevede che all’asta raggiungerà cifre astronomiche.

                La magia di una correzione

                La storia di questo manoscritto è affascinante quanto il libro stesso. È proprio grazie a una correzione apportata dallo scrittore che una delle frasi più celebri della letteratura mondiale ha preso forma: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Inizialmente, Saint-Exupéry aveva scritto una frase più semplice, ma poi decise di modificarla, conferendo alla sua opera una profondità e una universalità che l’hanno resa un classico senza tempo.

                Un viaggio nel cuore della creazione

                Avere tra le mani questo manoscritto è come fare un viaggio nel cuore della mente di un genio. Possiamo quasi sentire il respiro di Saint-Exupéry mentre cercava le parole giuste per esprimere i suoi pensieri più profondi. Questo documento ci offre una finestra unica sul processo creativo di uno degli scrittori più amati del XX secolo.

                Prevista un’asta da record

                Il manoscritto sarà battuto all’asta dalla prestigiosa libreria antiquaria inglese Peter Harrington, specializzata in libri rari, durante la fiera di Abu Dhabi Art. La stima iniziale è di 1,2 milioni di dollari, ma gli esperti prevedono che il prezzo finale potrebbe superare di gran lunga questa cifra. L’estrema rarità del documento, la fama mondiale del libro e il suo impatto culturale giustificano un prezzo così elevato.

                Un’opportunità unica per i collezionisti

                L’asta del manoscritto del Piccolo Principe rappresenta un’opportunità unica per i collezionisti di acquisire un pezzo di storia letteraria autentico e originale. Questo documento non è solo un oggetto prezioso, ma anche un simbolo di speranza, amicizia e immaginazione.

                Chi era Antoine de Saint-Exupéry?

                Antoine de Saint-Exupéry era un aviatore e scrittore francese. La sua vita avventurosa e la sua sensibilità artistica lo hanno reso uno dei più grandi scrittori del suo tempo. Il Piccolo Principe è senza dubbio la sua opera più famosa, ma ha scritto anche altri romanzi e racconti che esplorano temi universali come l’amore, la solitudine e il significato della vita.

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