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Lifestyle

In vacanza alla scoperta dei 5 acquari più grandi d’Europa

I cinque acquari più grandi d’Europa offrono esperienze straordinarie per tutti gli appassionati di vita marina. Ogni acquario si distingue per le sue caratteristiche uniche, le sue attrazioni spettacolari e l’impegno nella conservazione e nell’educazione. Visitarli significa immergersi in un mondo affascinante e scoprire le meraviglie degli oceani.

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    Se avete organizzato una vacanza itinerante con la vostra famiglia e vi piace la vita marina, in Europa ci sono cinque acquari da non perdere. Davvero belli e ben organizzati offrono curiosità ed esperienze indimenticabili per gli amanti della vita marina. Questi complessi sono dislocati in varie città europee e permettono di esplorare le meraviglie degli oceani senza lasciare il continente. Ma cosa rendono questi acquari così speciali?

    Oceanogràfic di Valencia, Spagna

    L’Oceanogràfic di Valencia è il più grande acquario d’Europa, situato nella Città delle Arti e delle Scienze. Con una superficie di oltre 110.000 metri quadrati, l’acquario ospita una vasta gamma di habitat marini, dalle acque polari a quelle tropicali. Tra le numerose attrazioni la
    Vasca dell’Oceano una delle più grandi d’Europa, ospita squali, razze e altre specie affascinanti.
    Il Delfinario offre spettacolari esibizioni di delfini. Inoltre è possibile visitare il Centro di ricerca e conservazione dedicato alla preservazione della vita marina.

    Acquario di Genova, Italia

    L’Acquario di Genova è un altro gioiello situato nel cuore dell’antico porto della città. Con una superficie di oltre 10.000 metri quadrati, l’acquario ospita più di 600 specie marine provenienti da tutto il mondo. Le principali attrazioni includono: 70 vasche espositive che ospitano oltre 15.000 esemplari, tra cui pinguini, foche e delfini. Inoltre sono attivi laboratori educativi e spettacoli interattivi che coinvolgono i visitatori di tutte le età, approfondendo la conoscenza del mondo sottomarino.

    Oceanário de Lisboa, Portogallo

    L’Oceanário de Lisboa è famoso per la sua vasca principale di 5 milioni di litri d’acqua, abitata da squali, razze e altre creature marine. Tra le attrazioni principali: la vasca centrale che permette ai visitatori di osservare un’ampia varietà di specie marine in un ambiente unico.
    Inoltre sono organizzate periodicamente esposizioni nelle quali vengono illustrati i diversi ecosistemi marini e le loro peculiarità.

    L’Aquarium di Barcellona, Spagna

    Conosciuto come L’Aquarium, questo splendido complesso ospita più di 11.000 esemplari di oltre 450 specie marine. Da non perdere il Tunnel Oceanico. Si tratta di un percorso sottomarino che permette ai visitatori di camminare sotto l’acqua e ammirare squali, razze e altre specie marine da vicino. Inoltre sono sempre presenti mostre interattive che coinvolgono i visitatori in un’esperienza educativa e divertente.

    Acquario di Cattolica, Italia

    L’Acquario di Cattolica è il più grande sull’Adriatico e ospita una vasta gamma di specie marine. Qui è possibile ammirare gli Squali Toro i più grandi d’Italia, insieme a pinguini, lontre, caimani e 3000 esemplari di 400 specie diverse. Inoltre ogni giorno è possibile seguire percorsi educativi che offrono un’esperienza formativa per conoscere meglio le varie specie marine.

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      Lifestyle

      Acido citrico: il segreto green per un bagno pulito, brillante e senza sprechi

      Derivato dal limone ma più potente, scioglie il calcare, elimina i residui di sapone e fa splendere acciaio, vetro e ceramica. Una soluzione semplice, efficace e sostenibile che conquista sempre più case.

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      Acido citrico

        Negli scaffali dei supermercati è sempre più comune trovare bottiglie di acido citrico accanto ai detersivi tradizionali. Un tempo conosciuto solo in ambito alimentare o cosmetico, oggi questo composto naturale è diventato uno dei protagonisti della pulizia ecologica. La sua efficacia, unita al basso impatto ambientale e al costo contenuto, lo rende una scelta ideale per chi desidera ridurre l’uso di prodotti chimici aggressivi in casa.

        Chimicamente parlando, l’acido citrico è un acido organico debole presente in molti agrumi, in particolare nel limone, dal quale spesso viene estratto per fermentazione naturale. La sua principale qualità è quella di sciogliere il calcare e i residui minerali, rendendolo perfetto per la manutenzione di bagni e cucine. A differenza dell’aceto, non lascia odori persistenti e non corrode le superfici metalliche se usato correttamente.

        Secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, i detergenti tradizionali contengono spesso tensioattivi e additivi che, una volta finiti negli scarichi, possono inquinare corsi d’acqua e danneggiare gli ecosistemi marini. L’acido citrico, invece, è biodegradabile al 100% e non lascia residui nocivi.

        Come preparare la soluzione perfetta

        La ricetta per ottenere un detergente naturale è alla portata di tutti: basta sciogliere 150 grammi di acido citrico in un litro d’acqua tiepida, meglio se demineralizzata. Questa soluzione al 15% è adatta per la maggior parte delle superfici domestiche. Per un uso quotidiano o su materiali più delicati, si può ridurre la concentrazione al 10%, mentre per incrostazioni particolarmente resistenti è possibile arrivare al 20%.

        Una volta preparata, la miscela va conservata in una bottiglia con spruzzino e lontano dalla luce diretta. Si mantiene per diversi mesi e può essere personalizzata aggiungendo poche gocce di oli essenziali di limone, menta o eucalipto, per un effetto rinfrescante e deodorante.

        Come usarlo in bagno

        Nel bagno l’acido citrico si rivela un alleato versatile.

        • Doccia e vetri: spruzzare la soluzione al 15%, lasciare agire per 5-10 minuti e passare con una spugna morbida. Risultato: superfici lucide e senza aloni.
        • Sanitari e wc: per il water, versare circa 200 ml di soluzione al 20% e lasciare agire almeno mezz’ora (o tutta la notte in caso di calcare ostinato), poi strofinare e risciacquare.
        • Rubinetti e acciaio: per un effetto specchio, basta lasciar agire la soluzione per pochi minuti e poi asciugare con un panno in microfibra. In caso di incrostazioni, si può avvolgere il rubinetto con un panno imbevuto di acido citrico e lasciarlo in posa per 15-20 minuti.

        Le precauzioni da seguire

        Pur essendo naturale, l’acido citrico non è adatto a tutte le superfici. Va evitato su marmo, pietra naturale, legno e materiali porosi, che potrebbero opacizzarsi. Inoltre, non deve essere miscelato con bicarbonato o candeggina: reagendo, i due prodotti si neutralizzano o possono sviluppare gas indesiderati.

        Per sicurezza, è sempre consigliabile testare la soluzione su una piccola area nascosta prima di procedere con la pulizia completa.

        Una scelta sostenibile e intelligente

        Semplice da preparare, economico e privo di sostanze tossiche, l’acido citrico rappresenta una soluzione concreta per ridurre l’impatto ambientale delle pulizie domestiche. Secondo l’associazione ambientalista Legambiente, l’adozione di detergenti naturali come questo può diminuire fino al 30% le sostanze inquinanti disperse nell’acqua domestica.

        In un’epoca in cui la sostenibilità è diventata una priorità, ogni piccolo gesto conta. Sostituire l’anticalcare industriale con una bottiglia di acido citrico è uno di quei gesti semplici che unisce efficacia e rispetto per l’ambiente.

        Pulire non è mai stato così naturale: bastano pochi ingredienti, un po’ di consapevolezza e la voglia di cambiare abitudini. E la casa — lucida, profumata e senza tracce di calcare — ringrazia.

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          Cucina

          Spatzle al prosciutto e piselli: il comfort food alpino che scalda la tavola

          Gli spatzle agli spinaci con prosciutto e piselli uniscono semplicità e sapore. Pochi ingredienti genuini, una consistenza morbida e un condimento cremoso: così la cucina di montagna conquista anche le tavole italiane.

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          Spatzle al prosciutto e piselli

            Piccoli, verdi e irresistibilmente morbidi: gli spatzle al prosciutto e piselli sono uno dei piatti più amati della cucina altoatesina. Tipici dell’area tra Germania, Austria e Tirolo, questi gnocchetti dal nome curioso — “spätzle” in tedesco significa “piccoli passeri” — hanno conquistato ormai anche le cucine di casa nostra, grazie alla loro semplicità di preparazione e versatilità.

            Perfetti per le giornate fredde o per un pranzo in famiglia, rappresentano una versione montanara del comfort food: piatti caldi, cremosi e ricchi di gusto, capaci di unire tradizione e modernità.

            Gli ingredienti

            Per preparare gli spatzle al prosciutto e piselli per 6 persone servono:

            • 125 g di farina 00
            • 320 ml di latte
            • 100 g di spinaci lessati e ben strizzati
            • 2 uova
            • 100 g di piselli (freschi o surgelati)
            • 100 g di prosciutto cotto a listarelle
            • 150 ml di panna fresca liquida
            • 100 g di parmigiano grattugiato
            • 30 g di burro
            • noce moscata, sale e pepe q.b.
            • un po’ di brodo vegetale per la cottura dei piselli.

            Si tratta di un piatto nutriente ma bilanciato, con circa 340 kcal per 100 g, grazie alla combinazione di carboidrati, proteine e verdure.

            La preparazione passo dopo passo

            Il primo passaggio consiste nel preparare l’impasto degli spatzle. Frullate gli spinaci fino a ottenere una crema liscia. In una ciotola capiente rompete le uova, unite un pizzico di sale e la farina setacciata. Aggiungete gradualmente il latte freddo e mescolate con una frusta fino a ottenere un composto denso ma fluido. Incorporate quindi la crema di spinaci, una macinata di pepe e un pizzico di noce moscata. L’impasto dovrà risultare morbido e omogeneo, perfetto per passare attraverso l’apposito strumento per spatzle (una sorta di grattugia con fori larghi).

            Mettete sul fuoco una pentola capiente con abbondante acqua salata e portate a ebollizione. Posizionate l’attrezzo sopra la pentola e, con una spatola, fate scendere l’impasto nei fori: in pochi secondi si formeranno gnocchetti irregolari, che cadranno direttamente nell’acqua. Quando gli spatzle vengono a galla, dopo circa due minuti, sono pronti: scolateli con una schiumarola e passateli brevemente in acqua fredda per bloccare la cottura.

            Nel frattempo, in una padella capiente, fate sciogliere una noce di burro e aggiungete i piselli. Coprite con mezzo bicchiere di brodo e lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 15 minuti, finché saranno teneri e asciutti. Unite il prosciutto cotto a listarelle, la panna liquida e un cucchiaio di besciamella leggera (se preferite, potete sostituirla con un po’ di latte caldo addensato con farina).

            Aggiungete infine gli spatzle lessati nella padella con il condimento, mescolate bene e lasciate mantecare per qualche minuto con il parmigiano grattugiato. Serviteli caldi, con una spolverata di pepe nero e, se piace, un tocco di erba cipollina tritata.

            Un piatto versatile e irresistibile

            Gli spatzle al prosciutto e piselli sono un piatto che mette d’accordo tutti: cremosi ma leggeri, ideali per un pranzo domenicale o una cena veloce che sa di casa.

            Chi desidera una versione più leggera può sostituire la panna con yogurt greco o ricotta, mentre per una variante vegetariana basta eliminare il prosciutto e arricchire il condimento con zucchine o funghi.

            Il segreto del successo? La consistenza perfetta dell’impasto, che deve essere né troppo liquida né troppo densa, e la cottura rapida, che mantiene gli spatzle morbidi e vellutati.

            Una tradizione che unisce Nord e Sud

            Dalle Alpi tedesche alle cucine italiane, gli spatzle sono diventati simbolo di convivialità: un piatto semplice, genuino e al tempo stesso ricco di sapore, perfetto per celebrare il piacere della tavola con pochi ingredienti e tanto calore.

            Chi ama la cucina casalinga non può non provarli: un piccolo gesto d’amore per sé stessi e per chi si siede a tavola con noi.

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              Lifestyle

              Quando comprare diventa una dipendenza: il lato nascosto dello shopping compulsivo

              Lo shopping compulsivo, noto come oniomania, non riguarda solo il piacere degli acquisti: è un disturbo del controllo degli impulsi che colpisce fino al 6% della popolazione e richiede riconoscimento, supporto e prevenzione.

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              Quando comprare diventa una dipendenza

                Comprare un vestito nuovo, concedersi un accessorio desiderato o approfittare dei saldi sono gesti diventati parte della quotidianità. Tuttavia, quando l’acquisto non è più un piacere occasionale ma una necessità irrefrenabile, si può entrare nel territorio dello shopping compulsivo, una condizione spesso sottovalutata perché socialmente tollerata. Nel linguaggio clinico viene chiamata oniomania: non è classificata come disturbo autonomo nel DSM-5, ma rientra tra i disturbi del controllo degli impulsi e può manifestarsi in comorbilità con ansia, depressione o disturbi ossessivo-compulsivi. Le stime internazionali indicano una diffusione che varia tra l’1% e il 6% della popolazione adulta, senza differenze nette tra classi sociali e con una lieve prevalenza femminile secondo diversi studi.

                Quando comprare non è più solo comprare

                Il meccanismo alla base è ciclico: nasce un impulso improvviso all’acquisto, seguito da un picco di eccitazione e, subito dopo, da senso di colpa e vergogna. Nel tempo, la necessità di comprare diventa centrale nella giornata e può provocare agitazione quando non si riesce a soddisfare il bisogno. Molti specialisti segnalano somiglianze con altre dipendenze comportamentali: la ricerca del “premio” serve a compensare emozioni negative, come vuoto emotivo, stress o solitudine. Non si tratta di semplice passione per lo shopping, ma di un comportamento che può interferire con lavoro, relazioni e stabilità economica.

                Il ruolo dell’online e dei pagamenti digitali

                La diffusione dell’e-commerce ha reso gli acquisti ancora più accessibili. Basta uno smartphone per comprare a qualunque ora, spesso senza percepire il denaro speso: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le dipendenze comportamentali sono favorite da gratificazioni rapide e dall’assenza di limiti immediati. I siti di shopping utilizzano sistemi di notifiche, consigli personalizzati e promozioni che possono aumentare gli impulsi nei soggetti più vulnerabili. Il rischio cresce quando si utilizzano carte di credito, pagamenti dilazionati o servizi “compra ora, paga dopo”, che riducono la percezione della spesa reale.

                Segnali d’allarme da non ignorare

                Non ogni amante dello shopping è un dipendente. I campanelli da non sottovalutare includono:

                • acquisti ripetuti e non pianificati, spesso di oggetti inutili;
                • pensieri continui sul comprare, con difficoltà a concentrarsi su altro;
                • spese superiori alle proprie possibilità economiche;
                • tentativi di nascondere pacchi o scontrini ai familiari;
                • alterazioni dell’umore legate alla possibilità di acquistare.

                Se la rinuncia agli acquisti provoca irritabilità, ansia o malessere, è consigliabile chiedere un parere professionale.

                Come intervenire e a chi chiedere aiuto

                Gli esperti suggeriscono alcune strategie concrete: limitare l’uso delle carte, uscire con persone di fiducia nei periodi più critici, stabilire un budget mensile realistico, evitare di navigare sui siti di shopping nei momenti di fragilità emotiva. Parlare del problema è fondamentale: la condivisione riduce la vergogna e può prevenire l’isolamento. In Italia è possibile rivolgersi a psicologi e centri di salute mentale del Servizio sanitario nazionale, con percorsi di supporto accessibili e spesso a costi contenuti.

                Una dipendenza invisibile, ma reale

                Lo shopping compulsivo non va banalizzato come un vizio o una mancanza di volontà. È un disturbo che può compromettere seriamente la qualità della vita, ma riconoscerlo in tempo permette di intervenire. Comprendere che dietro un acquisto eccessivo può nascondersi un disagio emotivo è il primo passo per affrontarlo senza giudizio, restituendo alle persone la possibilità di scegliere — e non subire — il proprio rapporto con il denaro e con sé stesse.

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