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Lavare il cane in casa. Si può fare…a patto di utilizzare i prodotti giusti e alcune accortezze

Lavare il cane con il giusto tipo di sapone o shampoo non solo manterrà il tuo amico a quattro zampe pulito, ma contribuirà anche a preservare la sua salute e il suo benessere.

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    C’è chi dice che il cane non si lava. Molti veterinari sostengono che non è una buona abitudine lavare il cane. Altri invece sostengono che lavare il nostro pelosetto almeno una volta al mese è cosa buona e giusta. Tutto dipende da dove si vive, quanto tempo il nostro cane trascorre all’aria aperta, se corre nel bosco o su litorali, incontra spesso altri simili. E soprattutto di che stazza è. Perché è logico che se abbiamo un Chiwawa basta un lavandino bello grande o una bacinella, ma se abbiamo un San Bernardo o un Bovaro Bernese beh allora …cambiano le prospettive al mondo… come cantava il cantautore Franco Battiato.

    A ciascuno il suo shampoo

    Il lavaggio regolare aiuta a rimuovere lo sporco, la polvere e i parassiti come pulci e zecche che possono annidarsi nel pelo del cane. Una buona igiene riduce il rischio di infezioni cutanee, allergie e altri problemi dermatologici. Il lavaggio con prodotti specifici può migliorare l’aspetto del pelo, rendendolo più lucido e morbido al tatto. Inoltre può aiutare a ridurre la perdita di pelo, soprattutto nelle razze a pelo lungo. E inoltre è un momento in cui poter notare eventuali problemi di salute come masse, ferite, irritazioni o parassiti.

    Prima del bagno, è consigliabile spazzolare accuratamente il pelo del cane per rimuovere nodi, grovigli e peli morti. Questo renderà il lavaggio più efficace e meno stressante. Inoltre ça va sans dire è bene assicurarsi di avere a portata di mano tutto ciò che ci servirà: shampoo specifico, asciugamani, spazzola, tazza per sciacquare e, se necessario, un tappetino antiscivolo per la vasca o il lavandino.

    Evitare di usare prodotti per umani

    La pelle dei cani ha un pH diverso da quella umana, quindi è fondamentale utilizzare uno shampoo specifico per cani per evitare irritazioni e secchezza. Esistono shampoo per cani a pelo lungo, a pelo corto, per pelle sensibile, ipoallergenici, e per vari tipi di parassiti. Meglio evitare gli shampoo con profumi forti o sostanze chimiche aggressive. I cani hanno un olfatto molto sensibile e questi profumi possono essere fastidiosi o causare allergie. Quando si tratta di scegliere il sapone giusto per lavare il nostro cane, ci sono diverse opzioni disponibili sul mercato. Ecco un elenco dei tipi più comuni di saponi e shampoo per cani, suddivisi per categoria.

    Shampoo generico per cani

    I neutri sono adatti per la maggior parte dei cani con pelle normale e senza problemi specifici. Sono formulati per pulire delicatamente senza irritare come Pet Head, Earthbath All Natural Pet Shampoo.

    Per pelli sensibili

    Gli ipoallergenici cono ideali per cani con pelle sensibile o allergie. Questi shampoo sono formulati senza profumi e coloranti artificiali come Vet’s Best Hypo-Allergenic Shampoo, Burt’s Bees Oatmeal Shampoo.

    Quelli medici

    Gli antiparassitari contengono ingredienti che aiutano a prevenire e trattare infestazioni di pulci e zecche come Adams Plus Flea & Tick Shampoo, Sentry Flea & Tick Shampoo. e per quanto riguarda gli antibatterici e antifungini che vanno utilizzati per trattare infezioni della pelle come dermatiti batteriche o fungine possono andare bene Curaseb Antifungal & Antibacterial Shampoo, Malaseb Shampoo.

    Shampoo naturali e biologici

    Sono prodotti formulati con ingredienti biologici come l’avena, l’aloe vera, la camomilla e l’olio di cocco. Sono delicati sulla pelle e sul pelo. Tra questi il 4-Legger Organic Dog Shampoo, Earthbath Oatmeal & Aloe Shampoo. Per i cani a pelo lungo sono consigliati prodott che aiutano a districare i nodi e a mantenere il pelo morbido e setoso come Isle of Dogs Silky Coating Shampoo, Chris Christensen White on White Shampoo (per pelo chiaro).
    Invece chi ha un pelo corto può testare FURminator deShedding Ultra Premium Shampoo, TropiClean PerfectFur Short Coat Shampoo.

    La scelta del lavaggio a secco

    Si tratta di shampoo senza risciacquo utili per una pulizia rapida senza bisogno di acqua. Sono pratici per rinfrescare il pelo tra un bagno e l’altro. Tra questo Burt’s Bees Waterless Shampoo, Vet’s Best Waterless Dog Bath. Natralmente non mancano Shampoo condizionanti con balsamo integrato per rendere il pelo del cane più morbido e lucente, riducendo i grovigli.
    Alcuni esempi: in tal senso Buddy Wash Original Lavender & Mint Dog Shampoo & Conditioner, Nature’s Miracle Supreme Odor Control Shampoo & Conditioner.

    Prodotti per cani con problemi specifici

    I prodotti antiodore sono formulati per neutralizzare gli odori forti. Vanno bene Nature’s Miracle Odor Control Shampoo, Arm & Hammer Super Deodorizing Shampoo. Per ridurre la perdita eccessiva di pelo si consiglia uno shampoo come Furminator deShedding Ultra Premium Shampoo. Naturalmente se il nostro cane ha problemi di pelle, allergie o altre condizioni, è sempre meglio consultare il veterinario prima di scegliere un prodotto e leggere sempre bene le etichette assicurandoci che lo shampoo non contenga ingredienti nocivi come parabeni, solfati o coloranti artificiali.

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      Panda ostaggio della crisi Cina-Giappone: Xiao Xiao e Lei Lei tornano a Pechino e Tokyo rischia di restare senza

      La disputa tra Pechino e Tokyo finisce per travolgere anche la “diplomazia dei panda”. Xiao Xiao e Lei Lei, nati a Tokyo nel 2021, torneranno in Cina a fine gennaio e l’accordo non verrà rinnovato. Per la prima volta in oltre 50 anni il Giappone rischia di restare senza panda.

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        A Tokyo si fa la fila per salutare due animali, ma sotto la tenerezza c’è una crepa diplomatica. Code interminabili fin dal mattino, negozi di souvenir presi d’assalto per accaparrarsi magliette, spille e tazze: lo zoo di Ueno è diventato il luogo di un addio collettivo. Xiao Xiao e Lei Lei, i due panda giganti e ultimi presenti nel Paese, lasceranno il Giappone a fine gennaio e torneranno in Cina. Il rientro era previsto da tempo, ma viene anticipato: non più il 20 febbraio, bensì a fine mese.

        Dietro la data c’è l’incognita più pesante: non verrà rinnovato l’accordo e, con le tensioni diplomatiche tra Cina e Giappone ormai in corso da circa un mese e mezzo, non si intravedono intese per sostituire la coppia con altri esemplari. Se non verrà siglato un nuovo prestito, per la prima volta in oltre 50 anni il Giappone rischia davvero di restare senza panda.

        Ueno assediato: tre ore e mezzo di coda
        Per vedere Xiao Xiao e Lei Lei, nati a Tokyo nel 2021, c’è chi ha aspettato tre ore e mezzo. Da lunedì prossimo la visita sarà possibile soltanto su prenotazione, mentre tra il 14 e il 25 gennaio, gli ultimi 12 giorni utili, le fasce orarie saranno assegnate con una sorta di lotteria. La scena è quella tipica delle grandi partenze: la gente arriva presto, si organizza, scatta foto, compra l’ultimo ricordo. Ma qui il ricordo ha la forma di due panda e il sapore amaro di una rottura.

        La crisi che “morde” anche la diplomazia dei panda
        Nelle ultime settimane Pechino ha messo in guardia i propri cittadini dal recarsi in Giappone, ha annullato concerti ed eventi e ha bloccato l’import di prodotti ittici. Tokyo, dal canto suo, ha denunciato manovre militari cinesi ritenute pericolose in acque e cieli. In questo clima, la disputa minaccia mezzo secolo di “diplomazia dei panda”, un indicatore non ufficiale delle relazioni tra la Cina e il resto del mondo. A innescare l’ultima crisi, nel racconto che circola, sono anche le parole della premier nipponica Sanae Takaichi, che il 7 novembre ha detto che un ipotetico attacco cinese a Taiwan potrebbe provocare una risposta militare di Tokyo. Oggi Takaichi ha provato a stemperare, dichiarando che il Giappone è “sempre aperto” al dialogo.

        Dal regalo all’affitto: come funziona davvero il “prestito”
        La Cina inviò la prima coppia di panda in Giappone nel 1972 per celebrare la normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Da allora Tokyo non era mai rimasta senza, anche in fasi turbolente. Pechino presta gli animali in segno di amicizia ma mantiene la proprietà, e i cuccioli nati all’estero non fanno eccezione. I genitori di Xiao Xiao e Lei Lei, Shin Shin e Ri Ri, sono rientrati in Cina nel 2024 dopo un prestito durato 13 anni. Dalla metà degli anni ’80 i panda non si regalano più: si affittano, circa un milione di euro l’anno, fondi destinati alla conservazione della specie. Prestiti aumentati durante gli anni di Xi Jinping, che, secondo quanto si racconta, firmerebbe personalmente ogni autorizzazione.

        La storia dei panda, qui, smette di essere solo zoologia: diventa un termometro politico. E mentre a Ueno si consumano gli ultimi scatti e le ultime code, la domanda resta sospesa come un cartello all’ingresso: dopo fine gennaio, chi riempirà quel recinto vuoto?

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          Fuochi d’artificio e animali domestici: come proteggerli dalla paura

          Fuochi d’artificio e animali domestici: come proteggerli dalla paura

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          Fuochi d’artificio

            Per molte persone i fuochi d’artificio sono sinonimo di festa e celebrazione. Per gli animali domestici, invece, rappresentano spesso una fonte di forte stress. Cani e gatti hanno un udito molto più sensibile di quello umano e percepiscono i botti come suoni improvvisi, intensi e imprevedibili, impossibili da interpretare. Il risultato può essere paura intensa, agitazione e, nei casi più gravi, veri e propri attacchi di panico.

            Perché i fuochi spaventano così tanto gli animali

            Il rumore non è l’unico problema. Ai suoni esplosivi si sommano vibrazioni, odori di polvere da sparo e lampi di luce improvvisi. Il cervello dell’animale interpreta questi stimoli come una minaccia. Nei cani, in particolare, la paura dei botti è una delle fobie più diffuse: può manifestarsi con tremori, ansimare, vocalizzi, tentativi di fuga o comportamenti distruttivi. I gatti tendono invece a nascondersi, diventare immobili o cercare luoghi isolati.

            Secondo i veterinari, l’esperienza negativa può rafforzarsi nel tempo: ogni episodio non gestito correttamente aumenta la sensibilità dell’animale agli stimoli sonori futuri.

            Preparare la casa prima dei festeggiamenti

            La prevenzione inizia dall’ambiente domestico. Durante i fuochi è consigliabile tenere gli animali in casa, chiudendo porte e finestre per attenuare il rumore. Tirare le tende o abbassare le tapparelle aiuta a ridurre i lampi di luce. Creare una “zona sicura” – una stanza tranquilla, una cuccia coperta o un angolo dove l’animale si rifugia abitualmente – può offrire un senso di protezione.

            Accendere la televisione o la radio a volume moderato contribuisce a mascherare i botti esterni con suoni più continui e familiari.

            Il ruolo del proprietario: calma e presenza

            Uno degli errori più comuni è rinforzare involontariamente la paura. Coccolare eccessivamente l’animale mentre è in preda al panico può confermare che c’è davvero qualcosa di cui aver paura. Gli esperti consigliano invece di mantenere un atteggiamento calmo e rassicurante, continuando le normali attività senza enfatizzare l’evento.

            La presenza del proprietario, però, è fondamentale: non lasciare l’animale solo durante i momenti più rumorosi riduce il senso di abbandono e insicurezza.

            Mai forzare o punire

            Costringere un cane ad affrontare il rumore dall’esterno o rimproverarlo per reazioni di paura è controproducente. La paura non è un capriccio, ma una risposta emotiva involontaria. Punizioni o forzature possono peggiorare la fobia e compromettere il rapporto di fiducia.

            Supporti utili e quando chiedere aiuto

            In commercio esistono feromoni sintetici, diffusori ambientali o collari che possono aiutare a ridurre l’ansia in alcuni animali. Anche indumenti contenitivi, come le fasce calmanti per cani, funzionano su alcuni soggetti grazie a una leggera pressione costante che favorisce il rilassamento.

            Nei casi più severi, è importante consultare il veterinario: potrà valutare strategie personalizzate o, se necessario, un supporto farmacologico temporaneo. L’autosomministrazione di sedativi, invece, è fortemente sconsigliata.

            Una questione di responsabilità collettiva

            Ogni anno, dopo le notti di festa, si registrano smarrimenti, incidenti e animali feriti nel tentativo di fuggire dai botti. Proteggere gli animali domestici significa anche limitare l’uso irresponsabile di fuochi d’artificio, scegliendo soluzioni più silenziose o partecipando a eventi organizzati e controllati.

            Aiutare cani e gatti a superare la paura dei fuochi non è solo un gesto di affetto, ma un dovere di cura. Con attenzione, preparazione e un po’ di empatia, anche le notti più rumorose possono diventare più tollerabili per i nostri amici a quattro zampe.

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              Cani nei luoghi affollati: quando il divertimento diventa stress

              Dai ristoranti ai concerti, cresce il numero di persone che portano con sé il cane ovunque. Ma non sempre la presenza del quattro zampe in contesti rumorosi è un gesto d’amore.

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              Cani nei luoghi affollati

                È diventata un’abitudine sempre più diffusa: portare il cane ovunque, dal bar al festival, fino ai locali notturni. Una scelta che nasce quasi sempre da buone intenzioni — evitare che resti solo o condividerne ogni momento — ma che, secondo gli esperti, può rivelarsi fonte di grande stress per l’animale.

                «Fortunatamente oggi si vedono meno cani trascinati in discoteche o eventi molto rumorosi», spiega la dottoressa Zita Talamonti, veterinaria comportamentalista. «Rimane però comune l’errore di pensare che, solo perché un evento è all’aperto, sia adatto ai cani. In realtà, il numero di persone, i rumori, gli odori e gli stimoli continui possono disorientarli e spaventarli».

                Quando il cane non si diverte

                Ogni cane ha un proprio livello di tolleranza agli stimoli ambientali. «Bisogna imparare ad ascoltarlo — sottolinea Talamonti — e capire fino a dove possiamo spingerci. Ci sono soggetti più flessibili e altri che non riescono a gestire la confusione. Forzarli è un errore: il nostro ruolo è proteggerli, non metterli in difficoltà».

                Un cane che ansima, si lecca spesso il muso, abbassa le orecchie o cerca di allontanarsi sta mostrando chiari segnali di stress. «Quando li portiamo in contesti caotici, non dobbiamo aspettarci che “si abituino” da soli. È come per una persona con ansia sociale: serve tempo, gradualità e, a volte, l’aiuto di un professionista», precisa la veterinaria.

                L’adattamento non è per tutti

                L’esperta racconta il caso di un cane adottato da un canile del Sud Italia, trasferito poi a Milano. «Aveva trascorso i primi sei mesi di vita in un ambiente tranquillo, senza contatti con la città. I nuovi proprietari, molto attenti, volevano portarlo con sé ovunque — anche agli aperitivi ai Navigli. Ma il cane si spaventava per una saracinesca che si abbassa o per il suono di un monopattino elettrico. In casi così, bisogna rispettare i suoi tempi: con pazienza e un percorso graduale potrà forse adattarsi, ma forzarlo sarebbe controproducente».

                Gli esperti ricordano che l’adattabilità è influenzata da fattori come la genetica, le esperienze precoci e la socializzazione. I cani cresciuti in ambienti ricchi di stimoli possono tollerare meglio la confusione, ma per molti altri la folla resta una fonte di ansia.

                Vita sociale sì, ma a misura di cane

                Talamonti invita a cambiare prospettiva: «Tendenzialmente i cani — da caccia o da pastore — amano stare nella natura. Hanno bisogno di annusare, correre, esplorare. È lì che si sentono davvero liberi».

                Per questo, gli esperti suggeriscono di pianificare le uscite in funzione del benessere del cane: meglio una passeggiata nel verde o una giornata in montagna che un pomeriggio tra la folla. «Portare il cane con sé deve essere un piacere condiviso — conclude la veterinaria — non una prova di affetto mal interpretata. Il rispetto dei suoi bisogni è la forma più autentica di amore».

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