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Arte e mostre

Le mostre da non perdere nell’estate 2024 da Milano a Napoli

L’estate 2024 in Italia sarà un periodo eccezionale per gli appassionati d’arte, con una vasta gamma di mostre che offriranno esperienze uniche e indimenticabili. Da capolavori del Rinascimento a innovazioni contemporanee, le esposizioni in programma promettono di arricchire la vostra estate con cultura e bellezza.

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Mostre in Italia

    L’estate 2024 si preannuncia davvero ricca di eventi culturali imperdibili in tutta Italia, con mostre d’arte che spaziano dal Rinascimento all’arte contemporanea, passando per archeologia e fotografia. Ecco una selezione delle principali mostre da non perdere, complete di date di inizio e fine.

    Roma

    Un Velázquez in Galleria” – Galleria Borghese
    Date: fino al 23 giugno 2024
    Galleria Borghese presenta la mostra Un Velázquez in Galleria, in cui l’opera Donna in cucina con Cena di Emmaus – una delle prime opere conosciute di Diego Velázquez (1599-1660) proveniente dalla collezione permanente della National Gallery of Ireland – è allestita nella Sala del Sileno che ospita i dipinti di Caravaggio.

    Effetto notte: nuovo realismo americano” – Palazzo Barberini
    Date: 14 Aprile – 14 Luglio 2024.
    Le Gallerie Nazionali di Arte Antica, in collaborazione con Aïshti Foundation di Beirut, presentano la mostra Effetto notte: Nuovo realismo americano, a cura di Massimiliano Gioni e Flaminia Gennari Santori. Più di 150 le opere esposte, tutte provenienti dalla collezione di Aïshti Foundation, una delle più importanti istituzioni di arte contemporanea sulla scena internazionale, fondata 25 anni fa dall’imprenditore italo-libanese Tony Salamé e dalla moglie Elham.

    Firenze

    L’incanto di Orfeo” – Palazzo Medici Riccardi
    Date: 20 Marzo – 08 Settembre 2024.
    La mostra L’Incanto di Orfeo, a cura di Sergio Risaliti e Valentina Zucchi, è nata da un progetto del direttore artistico del Museo Novecento, promossa da Città Metropolitana di Firenze e organizzata da MUS.E, fino all’8 settembre 2024, vedrà Palazzo Medici Riccardi ospitare circa 60 opere d’arte dedicate a una delle più importanti e immortali figure del mito classico.

    Anselm Kiefer – Angeli caduti” – Palazzo Strozzi
    Date: 22 marzo – 21 luglio 2024.
    Palazzo Strozzi ospita una grande mostra ideata e realizzata insieme a uno dei più importanti artisti tra XX e XXI secolo, Anselm Kiefer. L’esposizione permette di entrare in contatto diretto con il grande maestro tedesco attraverso un percorso tra lavori storici e nuove produzioni, tra cui una nuova grande opera creata in dialogo con il cortile rinascimentale.

    Helen Frankenthaler – Dipingere senza regole” – Palazzo Strozzi
    Date: 27 settembre – 26 gennaio 2025
    Palazzo Strozzi presenta Helen Frankenthaler – Dipingere senza regole, grande mostra dedicata a una delle più importanti artiste americane del Novecento. Insieme a un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1953 e il 2002 provenienti dalla Helen Frankenthaler Foundation e in prestito da importanti musei e collezioni private, la mostra permetterà di scoprire connessioni, influenze e amicizie dell’artista. Le opere di Frankenthaler saranno a confronto con i lavori di artisti a lei contemporanei, alcuni parte dalla sua collezione personale, come Anthony Caro, Morris Louis, Robert Motherwell, Kenneth Noland, Jackson Pollock, Mark Rothko, David Smith, Anne Truitt.

    Milano

    Picasso lo straniero“- Palazzo Reale
    Date: 20 settembre 2024 – 2 febbraio 2025.
    La mostra Picasso, lo straniero riporterà alla luce la curiosa storia della sua condizione di immigrato in Francia, dove trascorse per gran parte della vita senza mai prendere la cittadinanza. Sono circa 80 le opere attese, in un progetto costruito attorno ai temi dell’accoglienza e della relazione con l’altro.

    Pino Pascali (Italia, 1935 – 1968) – Fondazione Prada
    Date: 28 marzo – 23 settembre 2024.
    La mostra, a cura di Mark Godfrey, includerà più di cinquanta lavori dell’artista provenienti da musei italiani e internazionali e da importanti collezioni private. Il progetto espositivo è composto da quattro sezioni.

    Venezia

    Biennale di Architettura 2024
    Date: 20 maggio – 26 novembre 2024.
    La Biennale di Venezia è sempre un evento di grande richiamo, e quest’anno il tema si concentra sulle sfide contemporanee dell’architettura e dell’urbanistica, con partecipazioni internazionali di rilievo.

    Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo” – Palazzo Ducale
    Date: 25 aprile – 1° settembre 2024. Appartamento del Doge
    Quando a Basilea nel 1688 lo studente Johannes Hofer si laureò in medicina con una tesi dedicata alle sofferenze fisiche e psicologiche riscontrate tra i soldati svizzeri, i domestici emigrati e gli studenti fuorisede, fu costretto a inventare, com’era d’uso all’epoca, un nuovo vocabolo. Il termine da lui coniato derivò dall’unione di due parole di origine greca, nostos (ritorno) e algos (dolore o tristezza). Nostalgia, ovvero la «tristezza ingenerata dall’ardente brama di ritornare in patria».

    Trieste

    Vincent van Gogh, L’arlesiana” – Museo Revoltella
    Date: dal 22 febbraio al 30 giugno.
    Il maestro dei Girasoli fa tappa a Trieste in una mostra creata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo, che nei Paesi Bassi conserva una delle più grandi collezioni di opere di Van Gogh. Per la prima volta dopo 134 anni, potremo vedere insieme i ritratti di Monsieur e Madame Ginoux (nota come l’Arlesiana), i proprietari del leggendario caffè di Arles. Intorno, altri 50 capolavori, nonché video e materiali per saperne di più sul celebre pittore olandese.

    Torino

    Guercino Il Mestiere del pittore” – Musei Reali
    Date: 23 Marzo – 28 Luglio 2024
    Arriva la mostra con 100 opere di Guercino e di artisti coevi, provenienti da più di 30 importanti musei e collezioni, anche estere, per regalare al pubblico la grande arte del Maestro emiliano e insieme raccontare il mestiere e la vita dei pittori del Seicento, in un affascinante, grande affresco del sistema dell’arte.

    Claude Monet La Falaise et la Porte d’Aval” – Castello di Rivoli
    Date: fino al 18 agosto 2024.
    Il dipinto di Claude Monet La Falaise et la Porte d’Aval, 1885, del Museum Barberini di Potsdam sarà ospitato dal 25 novembre 2023 al 18 agosto 2024 alla Collezione Cerruti

    Napoli

    Gli dei ritornano – I bronzi di San Casciano” – Museo Archeologico Nazionale
    Date: 16 febbraio – 30 giugno 2024.
    La mostra presenta le straordinarie scoperte effettuate nel 2022 nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. L’allestimento si snoda come un viaggio attraverso i secoli all’interno del paesaggio delle acque calde del territorio dell’antica città-stato etrusca di Chiusi.

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      Arte e mostre

      Regina Rania tra piramidi e couture: fuochi, stelle e un Dolce&Gabbana da favola per l’inaugurazione del Grand Egyptian Museum al Cairo

      Il Cairo accende i riflettori sul Grand Egyptian Museum, maxi tempio dell’antichità e nuova vetrina geopolitica del Paese. Alla serata inaugurale, una parata di reali e teste coronate: regina Rania in abito couture, il re Felipe di Spagna e il re Philippe del Belgio applaudono fuochi, performance e acrobati. L’Egitto prova a rilanciare immagine e turismo puntando su cultura, glamour e soft power.

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        Fuochi d’artificio che illuminano il deserto, fasci di luce che baciano le piramidi, coreografie tra danza contemporanea e folklore faraonico. Il Cairo ha scelto l’effetto “meraviglia totale” per l’inaugurazione del Grand Egyptian Museum, il colosso culturale affacciato su Giza destinato a custodire, tra gli altri tesori, l’intero corredo di Tutankhamon. Una notte spettacolare, studiata per restare nella memoria e — dettaglio non secondario — nei feed del mondo.

        Tra gli ospiti, la più fotografata è lei: la regina Rania di Giordania. Eleganza magnetica, sorriso calibrato e un abito Dolce&Gabbana che sembrava cucito per incarnare l’idea stessa di regalità mediorientale moderna. Linee pulite, luminosità couture, il giusto equilibrio tra tradizione e glamour internazionale. Il suo ingresso ha cristallizzato gli obiettivi e, per un istante, quasi rubato la scena alla maestosa scalinata del museo.

        Accanto a lei, altri monarchi di peso. Re Felipe VI di Spagna, impeccabile accanto alle piramidi illuminate. Re Philippe del Belgio, discreto ma presente in prima fila. Un parterre che sa di diplomazia soft, di nuove alleanze e di cultura come chiave geopolitica. Perché qui non si parlava solo di statue millenarie o reperti inestimabili: questa è una mossa d’immagine potente, un messaggio al turismo globale e al panorama internazionale.

        L’Egitto punta a riposizionarsi al centro della mappa culturale e turistica mondiale, e lo fa con una struttura monumentale e una regia scenica che sembra uscita da un colossal hollywoodiano. Luci che disegnano i profili di Giza come fossero un set, musiche epiche, troupe di ballerini e performer. Una celebrazione dell’identità faraonica in versione XXI secolo, dove archeologia e spettacolo convivono senza imbarazzi.

        In platea diplomatici, invitati selezionati, intellettuali e influencer culturali. Tutti pronti a immortalare la notte in cui l’Egitto ha deciso di raccontarsi non solo attraverso i suoi tesori antichi, ma anche attraverso stile, presenza internazionale e una modernità rivendicata.

        E mentre il finale esplodeva in un tripudio di fuochi e applausi, una cosa appariva chiara: il Grand Egyptian Museum non vuole essere solo un museo, ma un simbolo. Un ponte tra passato e futuro. E, giudicando dagli sguardi incantati dei presenti — e dall’impeccabile apparizione di Rania — la missione, almeno per una notte, è riuscita.

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          Il water d’oro di Cattelan all’asta per 10 milioni: “Ricchi o poveri, in bagno siamo tutti uguali”

          Il wc d’oro di Maurizio Cattelan, già installato al Guggenheim e poi rubato nella versione esposta nella casa natale di Churchill, torna protagonista: base da 10 milioni di dollari, pagabili anche in criptovalute. “Un cortocircuito tra oggetto comune e simbolo di potere: confondiamo valore e prezzo”, dice l’artista.

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            Da provocazione pop a reliquia del mercato dell’arte. “America”, il water in oro a 18 carati di Maurizio Cattelan, è pronto a tornare sotto i riflettori. Sotheby’s lo batterà all’asta il 18 novembre a New York, nella The Now and Contemporary Evening Auction, con una base che sfiora i 10 milioni di dollari. Non una cifra casuale: il peso dell’opera, 101,2 chili di oro massiccio, parla da sé.

            È l’unico esemplare oggi esistente: l’altro, quello collocato nel 2019 a Blenheim Palace — residenza storica inglese e casa natale di Winston Churchill — fu trafugato nella notte del 14 settembre e mai più ritrovato. Prima ancora, nel 2016, l’opera aveva fatto scalpore al Guggenheim di New York: un wc funzionante, accessibile al pubblico, che oltre centomila persone utilizzarono in un’esperienza definita dal museo “intimità senza precedenti con un’opera d’arte”.

            Arte, satira e filosofia da bagno
            Cattelan spiega così la genesi dell’opera: “In un museo ci sono molti spazi sacri e solo uno che non lo è mai: il bagno. Ho preso il water dal museo, l’abbiamo mandato in fonderia, l’abbiamo fuso in oro e riportato esattamente nello stesso posto”. Per installarlo, non curatori ma idraulici; per pulirlo, niente guanti bianchi ma guanti di gomma e anticalcare. Alta e bassa cultura, potere e quotidianità che si incontrano “nell’angolo meno nobile del museo”.

            E poi la frase che è già manifesto: “Che siate ricchi o poveri, che abbiate mangiato un hamburger del McDonald’s o una cena stellata Michelin, il risultato non cambia. È il ritratto di un’epoca che confonde valore e prezzo”.

            Dal jet dorato di Trump alla satira sociale
            L’opera, concepita prima dell’era Trump ma inevitabilmente riletta alla luce della sua estetica dorata, diventa simbolo di un mondo dove lo splendore sostituisce la sostanza. “Cattelan è un consumato provocatore mondiale”, osserva David Galperin, responsabile dell’arte contemporanea di Sotheby’s. Accostamenti inevitabili con Duchamp e la sua “Fountain”, ma qui il gesto è portato all’estremo: il monumento al potere, trasformato in toilette pubblica.

            Il successo di mercato non stupisce: l’artista ha già toccato i 17 milioni di dollari per “Him” e oltre sei per “Comedian”, la celebre banana attaccata al muro. Ora, per chi vorrà aggiudicarsi questo simbolo del contemporaneo, resta un dubbio: non tanto se valga dieci milioni, ma se sia possibile acquistare — e portarsi a casa — una satira feroce su ricchezza e vanità. In oro massiccio, naturalmente.

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              Torino inaugura il Serial Killer Museum: un viaggio nella mente dell’orrore

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              Serial Killer Museum

                Ha aperto i battenti a Torino il Serial Killer Museum, uno spazio che promette di incuriosire e inquietare al tempo stesso. L’iniziativa, ospitata nel centro della città, si propone come un percorso educativo e psicologico nel cuore più oscuro della mente umana, raccontando le vicende di dieci assassini seriali che hanno lasciato un segno nella storia della criminalità mondiale.

                Il progetto nasce con l’intento di esplorare la genesi del male, non per celebrarlo ma per comprenderlo. L’obiettivo dichiarato dagli organizzatori è quello di offrire un punto di vista “storico, criminologico e umano” su figure che hanno alimentato paure, incubi e ossessioni collettive.

                Un viaggio immersivo tra cronaca e psiche

                L’esposizione è strutturata come un percorso multisensoriale. Attraverso audioguide, scenografie realistiche e installazioni digitali, il visitatore si trova a camminare tra dossier investigativi, oggetti autentici, fotografie e ricostruzioni di ambienti legati ai casi trattati. Ogni sezione è dedicata a un diverso protagonista della cronaca nera: da Ed Gein, il “macellaio di Plainfield” che ispirò Psycho, a Ted Bundy, il killer dal fascino ingannevole che terrorizzò l’America negli anni Settanta.

                Non mancano i riferimenti italiani, come la “saponificatrice di Correggio” Leonarda Cianciulli, responsabile di tre efferati omicidi tra il 1939 e il 1940. Ogni sala alterna documentazione storica e interpretazioni psicologiche, per indagare il confine sottile tra follia e consapevolezza criminale.

                L’allestimento, realizzato con la consulenza di esperti di criminologia e psichiatria forense, mira a stimolare una riflessione etica sul tema della violenza, invitando il pubblico a interrogarsi sul perché la società resti così attratta dal male.

                La fascinazione del pubblico per i “mostri”

                L’apertura del museo si inserisce in un fenomeno ormai globale: la serial killer culture, una vera e propria corrente culturale alimentata da serie TV, documentari e podcast di successo. Dai casi di Dahmer su Netflix a Mindhunter, il pubblico sembra non stancarsi mai di esplorare le vite dei criminali più spietati, cercando in esse risposte e brividi.

                Una curiosità che, in alcuni casi, può sfociare in morbosità. Gli esperti parlano di ibristofilia, una condizione psicologica che porta alcune persone a provare attrazione o empatia verso chi ha commesso delitti efferati. Fenomeni simili si sono già visti in passato, basti pensare alle lettere d’amore ricevute da Ted Bundy o da Charles Manson durante la detenzione.

                Proprio per questo motivo, i curatori del Serial Killer Museum hanno voluto chiarire sin dall’inaugurazione che l’intento non è quello di mitizzare, ma di analizzare. L’obiettivo è capire come nascono certe menti criminali, cosa le accomuna e come la società risponde a questi casi estremi.

                Tra cultura, etica e voyeurismo

                Nonostante il rigore dichiarato dell’approccio, il museo ha già acceso il dibattito. C’è chi lo considera un esperimento culturale coraggioso, capace di affrontare il male con strumenti di studio, e chi lo accusa di trasformare il dolore in intrattenimento.

                I responsabili dell’iniziativa difendono la scelta, spiegando che l’allestimento punta sull’impatto emotivo ma con un fine educativo: “Raccontare l’orrore serve a riconoscerlo e a non dimenticare le sue vittime”, si legge nella presentazione ufficiale.

                La scelta di Torino come sede non è casuale: la città, da sempre legata alla simbologia esoterica e alla cultura psicologica grazie all’Università e al Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”, si conferma un luogo ideale per riflettere sul rapporto tra scienza e mistero.

                Il male come specchio della società

                In definitiva, il Serial Killer Museum è molto più di una curiosità turistica. È uno specchio dei tempi, un luogo dove il confine tra cultura, morbosità e introspezione diventa sempre più sfumato.

                Per alcuni visitatori sarà un viaggio nell’orrore, per altri un modo per comprendere meglio la natura umana. In ogni caso, nessuno uscirà indifferente: perché guardare negli occhi il male, anche solo attraverso una teca di vetro, significa interrogarsi su quanto di oscuro, a volte, abiti anche dentro di noi.

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