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Le sai tagliare le unghie del tuo cane? E del gatto?

Tagliare le unghie di cani e gatti è un compito che richiede pazienza e precisione, ma con gli strumenti giusti e le giuste tecniche, può diventare un’operazione semplice e sicura. Ricorda sempre di essere delicato e di prendere il tempo necessario per assicurarti che l’animale si senta a suo agio. Con un po’ di pratica, tagliare le unghie diventerà una parte normale e senza stress della routine di cura del tuo animale.

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    Tagliare le unghie dei nostri amici a quattro zampe è un’operazione importante per la loro salute e benessere. Se fatto correttamente, può prevenire problemi di salute e comportamentali. In questo articolo, esploreremo gli strumenti necessari, le accortezze da tenere in mente, e le tecniche per tagliare le unghie di cani e gatti in modo sicuro ed efficace.

    Cosa ti serve

    Forbicine o tronchesino? Questo è il primo dilemma. Se scegli le prime quelle a ghigliottina sono ideali per cani di piccola taglia e gatti, hanno una lama che scivola attraverso un foro per tagliare l’unghia. Se scegli invece il tronchesino. più robusto, devi sapere che è adatto per cani di taglia media e grande. Hanno due lame che si incontrano per tagliare l’unghia.

    Esistono anche le limette da cane

    In commercio puoi trovare limette in metallo che vengono utilizzate per arrotondare e levigare i bordi dopo il taglio e le lime elettriche che offrono un’azione più rapida e uniforme, particolarmente utile per cani di taglia grande.

    E dopo il taglio la cremina…

    Dopo aver tagliato le unghie puoi provare ad applicare una crema lenitiva che aiuta a calmare eventuali irritazioni oppure applicare una polvere emostatica che è essenziale in caso di piccoli tagli accidentali per fermare il sanguinamento.

    Ricordati sempre che…

    L’unghia del tuo cane indipendentemente dalla taglia è costituita da una parte viva (polpa) che contiene nervi e vasi sanguigni, quindi è importante evitare di tagliarla. Nelle unghie chiare, è visibile come una parte rosa; in quelle scure, può essere più difficile da individuare. Quando decidi di tagliare le unghie del tuo cane per prima cosa non devi essere ansioso e trasmettere la tua paura dl tuo pelosetto. Scegli un luogo silenzioso e privo di distrazioni per ridurre lo stress dell’animale. Assicurati inoltre di avere una buona luce per vedere chiaramente i punti che devi tagliare. Ma soprattutto dovresti sempre iniziare toccando e massaggiando le zampe dell’animale regolarmente per abituarlo al contatto. E chiaramente devi ricordarti che lui o lei si aspetta un premio. Quindi ricorda di offrire premi e lodi durante e dopo la sessione di taglio per creare un’associazione positiva tra quello che lui o lei penserà essere una tortura e la necessità.

    Come tagliare

    Posizionare l’animale in posizione seduta oppure tenerlo in posizione sdraiata. Assicurati che sia comodo e rilassato. I gatti, invece, preferiscono essere avvolti in un asciugamano per sentirsi più sicuri e protetti. Taglia l’unghia con un angolo leggermente inclinato verso il basso.
    Se non sei sicuro della posizione della polpa, effettua piccoli tagli uno alla volta., quindi utilizza una limetta per levigare eventuali spigoli vivi dopo il taglio.

    Ma perché bisogna tagliare le unghie del cane?

    Le unghie dei cani devono essere tagliate ogni 3-4 settimane. Se diventano troppo lunghe possono causare dolore, difficoltà di movimento e deformità delle zampe. Le unghie dei gatti devono essere tagliate ogni 2-3 settimane. Unghie non curate possono causare quello che forse hai già sperimentato danni a mobili e persone. Oppure possono rimanere incastrate, causando ferite. Puoi acquistare un tiragraffi a parete o da pavimento abituando il tuo gatto ad allenarsi a grattare e quindi ridurre la lunghezza delle sue unghie.

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      Quando il cane non sta bene: come riconoscere i segnali di malessere fisico e mentale

      Capire i messaggi del proprio cane è il primo passo per garantirgli salute e serenità. Due esperte, la veterinaria comportamentalista Zita Talamonti e la nutrizionista Eleonora Fusi, spiegano come individuare i campanelli d’allarme e intervenire per tempo.

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        Il linguaggio del corpo: quando il cane ci parla senza parole

        Il benessere del cane passa anche dalla nostra capacità di ascoltarlo, non solo con le orecchie ma con gli occhi. “I cani comunicano in modo costante attraverso la postura e le micro-espressioni”, spiega la dottoressa Zita Talamonti, medico veterinario comportamentalista. “Riconoscere i segnali di disagio ci permette di rispettare le loro emozioni e prevenire situazioni di stress o conflitto.”

        Un cane stressato o infastidito può mandare segnali sottili ma inequivocabili: sbadigli improvvisi, leccarsi il muso, distogliere lo sguardo, girare la testa o irrigidirsi. Questi comportamenti non sono casuali, ma esprimono un chiaro bisogno di spazio o tranquillità. “Se insistiamo nell’interazione quando il cane non è dell’umore giusto, rischiamo di aumentare la sua tensione e compromettere la fiducia reciproca”, aggiunge la dottoressa.

        Riconoscere e rispettare questi segnali è un atto di empatia. Significa comprendere che, come noi, anche i cani hanno momenti in cui desiderano stare per conto proprio.

        I segnali fisici di un malessere

        Quando il disagio è di natura fisica, i segnali diventano più visibili. Un cane che appare spento, meno vivace o riluttante a muoversi potrebbe non sentirsi bene. “Attenzione a cambiamenti improvvisi nell’appetito, nella respirazione o nell’energia”, spiega Talamonti. “Anche mucose pallide o eccessivamente scure, tosse, starnuti, vomito e diarrea sono campanelli d’allarme che richiedono attenzione veterinaria.”

        Un cane febbricitante tenderà a isolarsi, a muoversi meno o a rifiutare il cibo. Se invece zoppica o evita di poggiare una zampa, il dolore può essere localizzato a livello muscolare o articolare. “Osservare con attenzione e non sottovalutare piccoli segnali è il primo passo per garantire una diagnosi precoce e un intervento tempestivo”, sottolinea l’esperta.

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          Snack per cani: premio, vizio o strumento educativo?

          Tra premi, coccole e rischi di eccessi, il tema degli snack per i cani divide molti proprietari. Ma secondo gli esperti, se scelti e dosati nel modo giusto, possono essere alleati preziosi del benessere e dell’educazione del nostro amico a quattro zampe.

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          Snack per cani

            Il dilemma del bocconcino

            C’è chi li considera una coccola irrinunciabile e chi, invece, teme che rovinino la dieta. Gli snack per cani — che si tratti di biscottini, bocconcini di carne o premi masticabili — sono da tempo al centro di un dibattito tra proprietari e veterinari. “Fanno bene o fanno male?”, è la domanda più frequente tra chi desidera viziare il proprio cane senza correre rischi per la salute.

            Secondo la dottoressa Zita Talamonti, medico veterinario comportamentalista, la risposta non è un semplice sì o no: “Gli snack possono essere molto utili, purché usati nel modo corretto. Sono strumenti efficaci sia nell’educazione del cane, come rinforzo positivo, sia come momento di coccola e gratificazione”.

            Il rinforzo positivo: perché funziona

            In ambito educativo, gli snack sono parte di una strategia ben precisa: il rinforzo positivo. “Il cane impara molto più velocemente quando un comportamento corretto viene premiato piuttosto che quando viene punito”, spiega la dottoressa Talamonti. “Un bocconcino nel momento giusto, unito a un ‘bravo!’ o a una carezza, rafforza la relazione con il proprietario e aiuta a fissare il comportamento desiderato”.

            Non tutti i cani, però, rispondono allo stesso tipo di stimolo. “Alcuni preferiscono il cibo, altri un gioco o un momento di attenzione. Capire cosa motiva di più il proprio cane è parte del lavoro educativo”, sottolinea la veterinaria.

            Quando e come dare gli snack

            Gli snack non devono essere distribuiti a caso. È importante farne un uso mirato, legato a un contesto preciso: un esercizio ben riuscito, un momento di calma o una routine di cura. Ecco alcune situazioni in cui il bocconcino diventa utile:

            • Addestramento: piccoli premi rendono l’apprendimento più rapido e piacevole.
            • Relax e igiene orale: snack masticabili aiutano a tenere puliti i denti e riducono lo stress.
            • Stimolazione mentale: nascondere premi in giochi interattivi favorisce la concentrazione e riduce la noia.

            Il segreto sta nelle quantità. Gli snack non dovrebbero superare il 10% delle calorie giornaliere del cane, per evitare sovrappeso e problemi digestivi. Se usati per l’addestramento, meglio sceglierli piccoli, leggeri e a basso contenuto calorico.

            Quali scegliere (e quali evitare)

            Oggi il mercato offre una vasta gamma di snack per cani, ma non tutti sono uguali. “È fondamentale leggere le etichette”, avverte la dottoressa Talamonti. “Meglio orientarsi verso prodotti naturali e specifici per cani, a base di proteine di qualità, privi di zuccheri, coloranti o conservanti artificiali”.

            Tra le alternative più sane e facili da preparare in casa ci sono:

            • Carne o pesce essiccato, senza sale né condimenti.
            • Frutta e verdura sicure, come mela, banana, carote o zucchine (senza semi).
            • Snack funzionali per l’igiene orale, approvati dal veterinario.

            Assolutamente da evitare, invece, cibi tossici come cioccolato, cipolla, aglio, uva, avocado o ossa cotte, che possono causare gravi intossicazioni.

            Il ruolo emotivo della “coccola”

            Gli snack non sono solo nutrimento o strumento educativo: hanno anche un forte valore relazionale. “Offrire un premio al cane, se fatto con equilibrio, è un gesto d’affetto e comunicazione”, spiega la veterinaria. “Diventa un momento di connessione tra animale e proprietario, rafforzando il legame di fiducia”.

            Tuttavia, è bene evitare che lo snack diventi una risposta automatica a ogni richiesta del cane. “Il rischio è viziarlo, trasformando il premio in un diritto acquisito. Lo snack deve restare un gesto consapevole, non un’abitudine compulsiva”, avverte l’esperta.

            In sintesi: sì agli snack, ma con criterio

            Gli snack possono essere alleati del benessere e dell’educazione del cane, ma solo se integrati in una dieta bilanciata e usati con moderazione. La chiave è il buon senso: scegliere prodotti naturali, premiare nei momenti giusti e non abusarne.

            Come conclude la dottoressa Talamonti: “Un bocconcino offerto con affetto e misura può dire molto di più di mille parole: è un modo per comunicare con il cane nel suo linguaggio, quello della fiducia e del rispetto reciproco”.

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              Cani nei luoghi affollati: quando il divertimento diventa stress

              Dai ristoranti ai concerti, cresce il numero di persone che portano con sé il cane ovunque. Ma non sempre la presenza del quattro zampe in contesti rumorosi è un gesto d’amore.

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              Cani nei luoghi affollati

                È diventata un’abitudine sempre più diffusa: portare il cane ovunque, dal bar al festival, fino ai locali notturni. Una scelta che nasce quasi sempre da buone intenzioni — evitare che resti solo o condividerne ogni momento — ma che, secondo gli esperti, può rivelarsi fonte di grande stress per l’animale.

                «Fortunatamente oggi si vedono meno cani trascinati in discoteche o eventi molto rumorosi», spiega la dottoressa Zita Talamonti, veterinaria comportamentalista. «Rimane però comune l’errore di pensare che, solo perché un evento è all’aperto, sia adatto ai cani. In realtà, il numero di persone, i rumori, gli odori e gli stimoli continui possono disorientarli e spaventarli».

                Quando il cane non si diverte

                Ogni cane ha un proprio livello di tolleranza agli stimoli ambientali. «Bisogna imparare ad ascoltarlo — sottolinea Talamonti — e capire fino a dove possiamo spingerci. Ci sono soggetti più flessibili e altri che non riescono a gestire la confusione. Forzarli è un errore: il nostro ruolo è proteggerli, non metterli in difficoltà».

                Un cane che ansima, si lecca spesso il muso, abbassa le orecchie o cerca di allontanarsi sta mostrando chiari segnali di stress. «Quando li portiamo in contesti caotici, non dobbiamo aspettarci che “si abituino” da soli. È come per una persona con ansia sociale: serve tempo, gradualità e, a volte, l’aiuto di un professionista», precisa la veterinaria.

                L’adattamento non è per tutti

                L’esperta racconta il caso di un cane adottato da un canile del Sud Italia, trasferito poi a Milano. «Aveva trascorso i primi sei mesi di vita in un ambiente tranquillo, senza contatti con la città. I nuovi proprietari, molto attenti, volevano portarlo con sé ovunque — anche agli aperitivi ai Navigli. Ma il cane si spaventava per una saracinesca che si abbassa o per il suono di un monopattino elettrico. In casi così, bisogna rispettare i suoi tempi: con pazienza e un percorso graduale potrà forse adattarsi, ma forzarlo sarebbe controproducente».

                Gli esperti ricordano che l’adattabilità è influenzata da fattori come la genetica, le esperienze precoci e la socializzazione. I cani cresciuti in ambienti ricchi di stimoli possono tollerare meglio la confusione, ma per molti altri la folla resta una fonte di ansia.

                Vita sociale sì, ma a misura di cane

                Talamonti invita a cambiare prospettiva: «Tendenzialmente i cani — da caccia o da pastore — amano stare nella natura. Hanno bisogno di annusare, correre, esplorare. È lì che si sentono davvero liberi».

                Per questo, gli esperti suggeriscono di pianificare le uscite in funzione del benessere del cane: meglio una passeggiata nel verde o una giornata in montagna che un pomeriggio tra la folla. «Portare il cane con sé deve essere un piacere condiviso — conclude la veterinaria — non una prova di affetto mal interpretata. Il rispetto dei suoi bisogni è la forma più autentica di amore».

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