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Luxury

Cene a gravità zero: il nuovo lusso è mangiare fluttuando (ma senza uscire dall’atmosfera)

È l’ultima frontiera del turismo esperienziale: menù stellati serviti a bordo di jet speciali dove si mangia sospesi a mezz’aria. Altro che ristoranti gourmet: il nuovo lusso galleggia in cabina, tra brindisi al rallentatore e dolci che volano via.

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    Mangiare sospesi a mezz’aria, con la forchetta che galleggia e il vino che forma sfere fluttuanti come perle di cristallo. No, non è un film di fantascienza: è la nuova esperienza gastronomica di lusso riservata ai ricchi (e coraggiosi) in cerca di emozioni ad alta quota. Si chiama “cena a gravità zero” e sta facendo impazzire milionari, influencer e foodies in cerca di qualcosa che nemmeno lo chef più creativo può servire a terra.

    Il principio è semplice: si sale a bordo di un aereo parabolico, lo stesso utilizzato per gli addestramenti spaziali. Durante il volo, la cabina entra in brevi fasi di microgravità, e lì – proprio in quel momento – inizia la cena. Ma niente panini imbustati o cibo da astronauta: il menù è firmato da chef stellati, il servizio è coordinato da sommelier in tuta e tutto, dal dessert al bicchiere di champagne, galleggia. O quasi.

    I piatti vengono preparati in anticipo e serviti in versione “fluttuante”, con tecniche di food design pensate apposta per restare compatti anche quando manca la forza di gravità. Piccoli bocconi, gelatine gourmet, sferificazioni d’autore. Ogni assaggio è un gioco di precisione. E se vi sembra difficile mangiare un bignè con le bacchette, provate a inseguirlo mentre ruota sopra la vostra testa.

    La prenotazione? Esclusiva. Il prezzo? Proibitivo. Si parla di cifre a partire da 10mila euro a persona per un’esperienza completa, che include briefing pre-volo, training di sicurezza e, ovviamente, la cena fluttuante a bordo. I voli partono da basi private in Europa e Stati Uniti e stanno già registrando il tutto esaurito per i prossimi mesi.

    In un mondo dove tutto si è già visto, fotografato e postato, la nuova frontiera del lusso è l’inimmaginabile. E mangiare a gravità zero, tra una capriola e un brindisi sospeso, è quanto di più esclusivo (e instagrammabile) ci possa essere. Il cielo, forse, non è più il limite. Ma il dessert che fluttua davanti al naso… quello sì che è da urlo.

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      Luxury

      The Muraka, l’hotel sott’acqua a 9mila euro a notte

      Kara e Nate in un video ha raccontato la strabiliante esperienza del soggiorno nella lussuosa villa The Muraka situata circa 5 metri sotto il livello del mare.

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        L’hotel sott’acqua più caro al mondo, The Muraka, ha conquistato i cuori dei noti travel blogger Kara e Nate, che l’hanno definito il miglior soggiorno della loro vita. Situata circa 5 metri sotto il livello del mare, questa lussuosa villa offre un’esperienza unica, con una camera da letto padronale dotata di una cupola trasparente per ammirare la vita marina a qualsiasi ora del giorno.

        Al Muraka un maggiordomo privato h24

        Il piano superiore, sopra il livello dell’acqua, include sale da pranzo, due camere da letto, un bagno con vista sull’oceano e una piscina a sfioro, il tutto accompagnato da un maggiordomo privato disponibile 24 ore su 24. Ma è il piano inferiore, accessibile tramite ascensore o scalinata, che regala la vera magia. Ovvero finestre dal pavimento al soffitto che offrono una vista mozzafiato dell’oceano circostante.

        Un po’ caro ma per un anniversario o un viaggio di nozze ci può stare

        Il prezzo per questa esperienza esclusiva supera i 9mila euro a notte, ma Kara e Nate hanno sfruttato miglia e punti accumulati per rendere realtà questo sogno. La loro esperienza è stata così straordinaria che l’hanno documentata in un video, permettendo a chiunque di vivere virtualmente questo soggiorno unico. Kara ha scherzato sul fatto di volerci tornare in pensione, mentre Nate ha confermato che questo è stato davvero il miglior posto in cui siano mai stati, descrivendolo come un’esperienza al 110% straordinaria.

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          Bye bye poveri: Milano è solo per ricchi, e guai a chi resta indietro

          Dal Quadrilatero alla CityLife, i nuovi padroni di Milano sono miliardari stranieri con flat tax, attici da 39mila euro al metro quadro e vista Duomo. I milanesi? Sfrattati ai confini della metropoli. Perché i ricchi fanno tendenza, anche quando comprano case che non abitano.

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            Milano non è più la città che lavora. È la città che capitalizza. Lavorano gli altri, quelli che prendono la metro da Rho o da Corsico e tornano a casa la sera, stanchi e fuori budget. Intanto, nei quartieri di lusso, si vendono metri quadri a peso d’oro. Nell’arco di tre anni – dal 2021 al 2024 – il prezzo degli immobili di fascia alta è salito del 57%, con punte di 39mila euro al metro quadro nel Quadrilatero della Moda. Non una casa: un investimento, un status symbol, una cambiale dorata.

            E tutto grazie a una parolina magica: flat tax. Centomila euro secchi all’anno per chi si trasferisce in Italia con un patrimonio milionario. Un affarone, se si guadagna a sei zeri, perché qui le tasse si pagano meno che in Svizzera. E quindi via libera a ville, superattici, grattacieli deluxe. Mentre gli italiani, soprattutto i giovani, arrancano.

            È il paradosso milanese: l’immobiliare che si fa vetrina della disuguaglianza. Chi compra case sopra il milione sono per il 70% stranieri, molti dei quali non mettono neppure piede nei loro appartamenti. Ma intanto li comprano. E l’effetto domino è servito: anche il mercato “normale” si adegua, rincara, si adatta. Perché se il vicino vale 30mila euro al metro quadro, tu non puoi mica svendere a 7mila, no?

            I numeri fanno impressione: solo nel 2023, circa 4.500 super ricchi hanno scelto l’Italia come residenza fiscale. E due terzi si sono piazzati proprio a Milano. I quartieri diventano club esclusivi, i negozi cambiano vetrine, le scuole rivedono il target. Il problema non è solo economico: è culturale. Chi non appartiene a questo mondo è fuori. Letteralmente.

            Milano corre. Ma non tutti riescono a tenere il passo.

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              Meglio un bunker che un loft: anche in Italia cresce la corsa ai rifugi antiatomici. Ma costano (tanto)

              Pareti in cemento armato, filtri NBC, scorte di cibo e generatori autonomi: il rifugio nucleare è la nuova casa dei paranoici di lusso. Un bunker base costa almeno 100mila euro, ma con mezzo milione si può sopravvivere con stile.

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                Se fuori tira una brutta aria, tanto vale andare sottoterra. Letteralmente. Con il timore di una guerra nucleare che torna a farsi sentire — complice l’ultimo attacco americano ai siti iraniani di arricchimento dell’uranio — anche in Italia cresce l’interesse per i bunker antiatomici. Un trend che prima faceva sorridere, ora fa scavare.

                A lanciare l’allarme sono aziende specializzate come Bunker Specialist e Bunker Swiss: le richieste di rifugi sotterranei sono in aumento, e non solo da parte di survivalisti fissati. Anche professionisti, imprenditori e famiglie benestanti iniziano a considerare l’opzione. Ma quanto costa mettere in piedi un rifugio capace di resistere a un’apocalisse nucleare?

                Molto. Un bunker “essenziale” parte da 100mila euro. Per una versione un po’ più confortevole, dove restare chiusi settimane con figli, scorte e paranoie, si può arrivare tranquillamente a 500mila. Cemento armato, lastre d’acciaio, materiali isolanti, pareti tra i 30 e gli 80 cm di spessore, tutto costruito a non meno di tre metri sotto terra. La profondità varia a seconda del terreno, ma la regola è: più in basso sei, più a lungo resti vivo.

                Poi c’è l’interno. Ventilazione con filtri NBC, sistema elettrico autonomo (a pedali o solare), riserve d’acqua e cibo, farmaci, sensori esterni, luci che simulano il giorno. Alcuni vogliono anche il bagno privato e Netflix. Perché se il mondo esplode, almeno che sia in full HD.

                In Italia, trovare case già dotate di bunker è raro. Serve scavare — e ottenere permessi. Ma la burocrazia non spaventa chi teme l’apocalisse: meglio sei mesi di carte bollate che un secondo di radiazioni.

                Morale? Il futuro potrebbe non essere sopra, ma sotto. E chi può permetterselo, sta già preparando le fondamenta.

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