Lifestyle
Miss a 60 Anni: la svolta di Alejandra!
Un concorso sfida i canoni convenzionali e celebra la grazia e la raffinatezza delle donne mature. Un’opportunità di mostrare al mondo che la bellezza non ha età e che la vera grazia può fiorire con il passare degli anni. E la Rodriguez per questo va in finalissima del concorso di bellezza più importante, di Miss Mondo 2024.
Da una città cosmopolita come Buenos Aires, la storia di Alejandra risplende di determinazione e successo. Oggi, come avvocato di successo e recente vincitrice del concorso per la città di Buenos Aires, ha fatto parlare di sé vincendo il prestigioso concorso e va in finalissima del concorso di bellezza più importante, di Miss Mondo 2024.
Questo successo improvviso ha sorpreso molti, ma per Alejandra è stato il risultato di anni di lavoro duro, dedizione e impegno. Con il suo carisma, la sua intelligenza e il suo impegno per la comunità, ha conquistato il cuore dei suoi concittadini e ha dimostrato di essere una leader naturale.
Una Celebrazione della Maturità
Il concorso “Miss Mondo ” rappresenta una vera e propria celebrazione della maturità femminile. Mentre molti concorsi di bellezza si concentrano esclusivamente sulla gioventù, questo evento mette in primo piano la bellezza, l’eleganza e l’esperienza delle donne più mature.
Ci vuole carattere!
Partecipare a un concorso di bellezza dopo i 60 anni richiede una grande dose di autostima e sicurezza in se stesse. Le concorrenti dimostrano che l’età non è un ostacolo per realizzare i propri sogni e che la vera bellezza risiede nell’accettazione di sé. Questo concorso offre un’opportunità unica per le donne di riaffermare la propria bellezza e di ispirare gli altri con il loro coraggio e la loro determinazione.
Per le generazioni future
Oltre a celebrare la bellezza delle donne over 60, le concorrenti fungono da modelli positivi per le giovani donne, dimostrando loro che l’età non è un limite per perseguire i propri sogni e che la bellezza è un concetto che va oltre l’aspetto fisico. Queste donne mostrano che la vera bellezza è una combinazione di grazia, saggezza e autenticità.
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Animali
Cosa dice la coda del gatto: i movimenti che svelano emozioni, intenzioni e piccoli segreti felini
La coda è il linguaggio silenzioso dei gatti. Da un semplice movimento si può capire se il micio è felice, irritato o pronto al gioco.
Il linguaggio segreto della coda
Chi vive con un gatto lo sa: la coda è il suo megafono silenzioso. Non è solo un accessorio per l’equilibrio, ma un vero strumento di comunicazione. Muovendola, il micio invia messaggi precisi, spesso più sinceri dei miagolii. La posizione, la tensione e la velocità dei movimenti raccontano molto del suo umore. Imparare a leggere quei segnali è il modo migliore per comprenderlo e rispettare i suoi spazi.
Dritta, morbida o a frusta: cosa significa
Una coda dritta verso l’alto, magari con la punta leggermente piegata, indica felicità e fiducia: è il saluto del gatto quando ci viene incontro con passo sicuro. Se la muove lentamente da un lato all’altro, è concentrato o curioso: ha visto qualcosa che lo interessa ma non lo spaventa.
Quando invece la coda si gonfia e vibra, è segno di allerta o paura: meglio non avvicinarsi. Una coda bassa e rigida può indicare tensione o fastidio, mentre un movimento rapido e nervoso, come una frustata, rivela irritazione. Attenzione: se lo si accarezza in quel momento, può scattare un morso “educativo”.
Ci sono poi i momenti di tenerezza: se il gatto avvolge la coda intorno a noi o a un altro animale, sta esprimendo affetto e appartenenza.
Osservare, non interpretare a caso
Ogni gatto ha un suo modo di usare la coda, e il contesto è fondamentale. Un movimento che in un micio può significare curiosità, in un altro può essere un avvertimento. Il trucco è osservare il linguaggio del corpo nel suo insieme: orecchie, occhi e postura completano il messaggio.
La coda, in fondo, è la sua voce più sincera. Seguirla è come leggere un piccolo diario quotidiano scritto nell’aria. E se un giorno il vostro gatto vi accoglie con la coda alta e vibrante, non servono traduzioni: vi sta semplicemente dicendo “sono felice di vederti”.
Cucina
La trombetta da morto, il fungo nero dal sapore unico: il “tartufo dei poveri” che profuma d’autunno
Nero, profondo e profumatissimo: il Craterellus cornucopioides è il protagonista segreto della stagione, amatissimo dagli chef e perfetto per Halloween.
Il fungo più elegante (e frainteso) del bosco
Si chiama trombetta da morto, ma è tutto fuorché lugubre. Il suo nome latino, Craterellus cornucopioides, significa “corno dell’abbondanza”: una descrizione più fedele, perché questo fungo, con il suo colore grigio-nero e la forma a imbuto, porta in tavola un profumo intenso e una sapidità che ricorda il tartufo. Cresce nei boschi umidi tra ottobre e novembre, spesso nascosto tra le foglie. Economico ma nobilissimo nel gusto, viene soprannominato “tartufo dei poveri” proprio per il suo aroma profondo e persistente, capace di elevare anche i piatti più semplici.
Come pulirlo e conservarlo
La trombetta da morto va trattata con delicatezza. Si pulisce a secco con un pennello morbido, evitando di lavarla sotto l’acqua per non rovinarne la consistenza. Una volta puliti, i funghi possono essere saltati subito in padella oppure essiccati, conservandoli per mesi. Anzi, molti cuochi li preferiscono secchi, perché sprigionano un profumo ancora più deciso dopo la reidratazione.
Tre ricette da provare
Risotto alle trombette e Parmigiano – In una casseruola, tosta il riso Carnaroli con una noce di burro, aggiungi le trombette tagliate sottili e sfuma con vino bianco. Cuoci con brodo vegetale e, a fine cottura, manteca con Parmigiano Reggiano e un pizzico di timo. Profumo intenso, gusto boschivo, comfort food d’autunno.
Tagliatelle con trombette e panna acida – Fai saltare le trombette in olio e aglio, aggiungi un cucchiaio di panna acida e una spolverata di pepe nero. Condisci le tagliatelle all’uovo e completa con scaglie di Grana. Un piatto rustico e raffinato insieme.
Crostoni con trombette e uovo al tegamino – Tosta pane casereccio, spalmalo con burro fuso e aggiungi le trombette saltate con prezzemolo. Adagia sopra un uovo al tegamino con tuorlo morbido. L’unione di cremoso e croccante è irresistibile.
Dal bosco alla tavola, la trombetta da morto è un piccolo miracolo autunnale: misteriosa come il suo nome, ma generosa come pochi altri ingredienti. E se Halloween ha bisogno di un sapore “dark”, questo è il più elegante che ci sia.
Cucina
Cene a casa, ma con stile: come trasformare il salotto in un bistrot tra amici e riscoprire la convivialità autentica
Dimenticate le tavolate caotiche e le serate improvvisate: la tendenza del momento è la cena curata, intima e scenografica. Basta poco per trasformare la casa nel ristorante più accogliente della città.
La rinascita delle cene in casa
Altro che prenotazioni impossibili o conti salati: il nuovo lusso è invitare a casa. Dopo anni di delivery e aperitivi al volo, torna la voglia di cucinare e apparecchiare con gusto. La pandemia ha acceso la miccia, ma oggi è diventata una scelta di stile: trasformare il salotto in un bistrot privato dove la convivialità è il vero piatto forte. Le cene domestiche si fanno più curate, più pensate e anche più scenografiche. Non serve un servizio da hotel, bastano cura e atmosfera.
Piatti semplici ma con carattere
Il segreto è scegliere un piatto unico che sorprenda senza costringere il padrone di casa ai fornelli per ore. Risotti cremosi, paste al forno gourmet, zuppe speziate o tagli di carne cotti lentamente. L’idea è far sentire gli ospiti coccolati, non assistere a uno show di cucina. Si può puntare su ingredienti locali, vino giusto e impiattamento curato: una foglia di erba aromatica, un filo d’olio buono, un piatto caldo. La tavola si veste di semplicità e colore: lino naturale, posate spaiate, bicchieri trasparenti. L’effetto? Un’eleganza spontanea, mai costruita.
La luce giusta fa metà del lavoro
La differenza tra una cena qualunque e una memorabile la fanno l’atmosfera e la luce. Lampade basse, candele, riflessi dorati sulle pareti: tutto concorre a creare quel senso di accoglienza che nessun ristorante può imitare. Anche la playlist ha il suo ruolo: jazz morbido, soul o un po’ di cantautorato italiano.
La nuova socialità domestica è fatta di chiacchiere, calici e pause, di momenti lenti ma autentici. A fine serata, nessuno controlla l’ora: si resta seduti, tra bicchieri vuoti e risate. Perché a volte, il ristorante migliore è quello che profuma di casa.
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