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Lifestyle

Il bikini tape impazza sui social ma fa male alla pelle

Il bikini tape ovvero prendere il sole con l’uso di nastro adesivo per creare segni precisi sul corpo sta diventando una moda molto pericolosa per i danni che provoca alla pelle.

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    La tendenza del bikini tape, ovvero l’uso di nastro adesivo per creare segni precisi sul corpo con l’abbronzatura, sta spopolando sui social media. In Brasile, centri specializzati offrono questo servizio, permettendo di ottenere una tintarella con linee definite e cool. La pratica, però, comporta gravi rischi per la salute della pelle.

    Un fenomeno di tendenza ma pericoloso

    Durante la Miami Swim Week, il brand The Black Project ha presentato una collezione di modelli di tape bikini, attirando l’attenzione per l’audacia dei design. Joel Álvarez, fondatore del marchio, ha portato avanti questa pratica, popolarizzata dalla popstar brasiliana Anitta nel 2017.

    La popolarità dei segni del costume

    I segni del costume sono diventati una moda soprattutto tra i giovani, tanto che chi non riesce a ottenerli naturalmente, li riproduce con il trucco. Su TikTok, tutorial su come creare “fake tan bikini lines” o “sunless tan lines” con bronzer e autoabbronzanti sono molto popolari.

    Rischi per la pelle: scottature e danni a lungo termine

    Secondo la dermatologa Valentina Amadu, il problema principale non è l’abbronzatura in sé, ma come viene ottenuta. Le scottature possono causare gravi danni che si possono manifestare a distanza di anni. Un’indagine dell’American Academy of Dermatology ha rilevato che il 58% dei giovani tra 18 e 26 anni si è scottato nel 2024 con una bassa consapevolezza dei rischi associati.

    La pazzia del Brasile

    In Brasile, i saloni di abbronzatura sui tetti delle favelas offrono trattamenti con nastro adesivo per creare segni precisi sulla pelle. Questo tipo di servizio, sebbene popolare, è altamente rischioso e sconsigliato da tutti i dermatologi.

    Come abbronzarsi in sicurezza

    La dermatologa Amadu sottolinea l’importanza di proteggere la pelle. Consiglia di utilizzare una protezione solare alta, evitare il sole nelle ore centrali e riapplicare la crema ogni due ore. Un’abbronzatura intensa si può ottenere in modo sicuro, evitando ustioni solari che possono avere conseguenze gravi a lungo termine.

    Con questo sole è meglio non rischiare, la protezione della pelle deve essere massima

    Per prima cosa è fondamentale educare i giovani all’uso corretto della crema solare, considerandola una vera e propria terapia per la pelle. Proteggersi adeguatamente dal sole è essenziale per prevenire i danni a lungo termine causati dai raggi ultravioletti.

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      Lifestyle

      Dopo il lieto fine: come la nascita di un figlio mette alla prova l’amore

      Dalla stanchezza alla ridefinizione dei ruoli, dal calo del desiderio alle nuove paure: perché la nascita di un figlio può mettere in crisi il legame di coppia e come affrontare il cambiamento insieme, senza perdersi.

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      Dopo il lieto fine

        Siamo abituati a vedere, nelle favole, la storia chiudersi con “e vissero felici e contenti”. Ma nessuno racconta cosa accade dopo. Nella vita reale, il “dopo” comincia proprio quando nasce un figlio. L’immagine della maternità e della paternità come momenti di pura felicità è radicata nella cultura collettiva, eppure dietro il sorriso dei neogenitori si nasconde spesso un terremoto emotivo.
        La coppia, che fino a poco prima si definiva attraverso l’intimità, la libertà e la reciprocità, si trova improvvisamente a dover rinegoziare tutto: tempi, spazi, desideri e priorità. Secondo diversi studi internazionali, la soddisfazione coniugale tende a diminuire sensibilmente nel primo anno di vita del bambino — un cambiamento fisiologico, ma non per questo meno doloroso.

        Il dopo parto: un cambiamento per entrambi

        Il corpo e la mente della madre attraversano una trasformazione radicale. Gli ormoni, la fatica e la pressione sociale del “essere una buona madre” possono generare senso di inadeguatezza, ansia o malinconia post partum. Ma anche il partner vive un suo cambiamento, spesso invisibile. Il senso di esclusione, la paura di non essere all’altezza o l’incertezza nel gestire il nuovo equilibrio familiare possono alimentare tensioni e incomprensioni.

        “Il primo figlio segna la nascita di tre entità: il bambino, la madre e il padre come genitori”, spiega la psicoterapeuta e perinatal coach Silvia Vegetti Finzi. “In questo passaggio, la coppia deve imparare a riconoscersi in ruoli nuovi, e ciò richiede tempo e dialogo.”

        Quando la coppia smette di essere “noi”

        Molte crisi post nascita derivano da un errore di prospettiva: credere che tutto tornerà come prima. Ma non è così. Il tempo condiviso si riduce, la sessualità cambia, e la gestione delle responsabilità può far emergere vecchie fragilità mai affrontate.
        Il sonno interrotto, le giornate scandite dai bisogni del neonato e la costante stanchezza logorano la pazienza e la comunicazione. A volte uno dei due si sente invisibile, mentre l’altro sommerso dalle aspettative.

        Gli esperti parlano di parental burnout, un esaurimento emotivo legato al ruolo genitoriale. Quando non si riesce più a ritagliarsi spazi personali o di coppia, la relazione rischia di trasformarsi in una partnership organizzativa, fatta di liste e turni, ma povera di intimità.

        Come affrontare la crisi senza rompersi

        Il primo passo è riconoscere che la crisi non è un fallimento, ma una tappa naturale dell’adattamento.
        Gli psicologi familiari suggeriscono alcune strategie semplici ma efficaci:

        • Comunicare senza giudizio. Dire ciò che si prova, anche la stanchezza o la frustrazione, permette di alleggerire il peso emotivo e di evitare incomprensioni.
        • Chiedere aiuto. Coinvolgere i nonni, amici o professionisti non significa essere deboli, ma prendersi cura del proprio equilibrio.
        • Ritrovare la coppia. Bastano piccoli gesti — una cena insieme, una passeggiata, un abbraccio consapevole — per ricordare che prima di essere genitori si è partner.
        • Rispettare i tempi. Il desiderio e la complicità possono diminuire, ma con ascolto e pazienza tornano a fiorire.

        Il ruolo della società

        Oggi si parla sempre più di “salute mentale perinatale”: una dimensione che coinvolge entrambi i genitori e che richiede supporto culturale e istituzionale. In Italia, progetti come Mamme in Cerchio o Nascita e Relazione offrono spazi di ascolto e gruppi di sostegno per affrontare la genitorialità in modo consapevole e condiviso.

        Perché se la nascita di un figlio cambia tutto, non significa che debba rompere qualcosa. Può essere, al contrario, un’occasione per riscoprire una forma d’amore più matura, che cresce insieme al bambino — e che, proprio come lui, ha bisogno di essere accudita ogni giorno.

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          Arte e mostre

          Regina Rania tra piramidi e couture: fuochi, stelle e un Dolce&Gabbana da favola per l’inaugurazione del Grand Egyptian Museum al Cairo

          Il Cairo accende i riflettori sul Grand Egyptian Museum, maxi tempio dell’antichità e nuova vetrina geopolitica del Paese. Alla serata inaugurale, una parata di reali e teste coronate: regina Rania in abito couture, il re Felipe di Spagna e il re Philippe del Belgio applaudono fuochi, performance e acrobati. L’Egitto prova a rilanciare immagine e turismo puntando su cultura, glamour e soft power.

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            Fuochi d’artificio che illuminano il deserto, fasci di luce che baciano le piramidi, coreografie tra danza contemporanea e folklore faraonico. Il Cairo ha scelto l’effetto “meraviglia totale” per l’inaugurazione del Grand Egyptian Museum, il colosso culturale affacciato su Giza destinato a custodire, tra gli altri tesori, l’intero corredo di Tutankhamon. Una notte spettacolare, studiata per restare nella memoria e — dettaglio non secondario — nei feed del mondo.

            Tra gli ospiti, la più fotografata è lei: la regina Rania di Giordania. Eleganza magnetica, sorriso calibrato e un abito Dolce&Gabbana che sembrava cucito per incarnare l’idea stessa di regalità mediorientale moderna. Linee pulite, luminosità couture, il giusto equilibrio tra tradizione e glamour internazionale. Il suo ingresso ha cristallizzato gli obiettivi e, per un istante, quasi rubato la scena alla maestosa scalinata del museo.

            Accanto a lei, altri monarchi di peso. Re Felipe VI di Spagna, impeccabile accanto alle piramidi illuminate. Re Philippe del Belgio, discreto ma presente in prima fila. Un parterre che sa di diplomazia soft, di nuove alleanze e di cultura come chiave geopolitica. Perché qui non si parlava solo di statue millenarie o reperti inestimabili: questa è una mossa d’immagine potente, un messaggio al turismo globale e al panorama internazionale.

            L’Egitto punta a riposizionarsi al centro della mappa culturale e turistica mondiale, e lo fa con una struttura monumentale e una regia scenica che sembra uscita da un colossal hollywoodiano. Luci che disegnano i profili di Giza come fossero un set, musiche epiche, troupe di ballerini e performer. Una celebrazione dell’identità faraonica in versione XXI secolo, dove archeologia e spettacolo convivono senza imbarazzi.

            In platea diplomatici, invitati selezionati, intellettuali e influencer culturali. Tutti pronti a immortalare la notte in cui l’Egitto ha deciso di raccontarsi non solo attraverso i suoi tesori antichi, ma anche attraverso stile, presenza internazionale e una modernità rivendicata.

            E mentre il finale esplodeva in un tripudio di fuochi e applausi, una cosa appariva chiara: il Grand Egyptian Museum non vuole essere solo un museo, ma un simbolo. Un ponte tra passato e futuro. E, giudicando dagli sguardi incantati dei presenti — e dall’impeccabile apparizione di Rania — la missione, almeno per una notte, è riuscita.

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              Cucina

              Dolce autunno: la magia della torta rovesciata di pere e melograno con farina di castagne

              La torta rovesciata di pere e melograno con farina di castagne è un omaggio ai frutti di novembre: un dessert semplice da preparare ma dal gusto sorprendentemente elegante, che unisce la dolcezza delle pere, l’acidità del melograno e il tocco antico della farina di castagne.

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              torta

                Con l’arrivo dei primi freddi, le cucine si riempiono di aromi avvolgenti e profumi di forno. È il momento ideale per riscoprire i dolci genuini, quelli che sanno di casa e di stagioni che cambiano. Tra questi, la torta rovesciata di pere e melograno con farina di castagne si distingue per il suo equilibrio di sapori e per l’eleganza naturale che la rende perfetta sia per un tè pomeridiano sia come dessert di fine pasto.

                La pera, dolce e succosa, è una delle protagoniste dell’autunno. Ricca di fibre e potassio, si sposa perfettamente con la farina di castagne, ingrediente tipico della tradizione contadina, un tempo base dell’alimentazione in molte zone montane italiane. Il melograno, invece, porta un tocco di freschezza e di colore: i suoi chicchi rubino, leggermente aciduli, contrastano la dolcezza dell’impasto e regalano una nota vivace.

                Ingredienti (stampo da 24 cm):

                • 3 pere mature
                • ½ melograno (i chicchi)
                • 100 g di farina di castagne
                • 100 g di farina 00
                • 100 g di zucchero di canna + 2 cucchiai per il fondo
                • 3 uova
                • 80 ml di olio di semi o burro fuso
                • 1 bustina di lievito per dolci
                • Succo di ½ limone

                Preparazione:

                La preparazione è alla portata di tutti. Si comincia foderando una tortiera da 24 cm con carta forno e cospargendola con due cucchiai di zucchero di canna, che in cottura caramellerà leggermente creando una superficie lucida e profumata. Le pere, tagliate a fettine sottili e irrorate con qualche goccia di succo di limone per non annerire, vengono disposte a raggiera sul fondo dello stampo: saranno loro, una volta capovolta la torta, a formare la decorazione principale.

                In una ciotola si montano tre uova con 100 grammi di zucchero di canna, fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Si aggiunge quindi l’olio di semi (o il burro fuso), poi si incorporano le due farine — quella 00 per dare struttura e quella di castagne per il suo gusto intenso e leggermente dolce — insieme al lievito per dolci e al succo di mezzo limone. A questo punto si uniscono metà dei chicchi di melograno, che in cottura rilasceranno un leggero aroma fruttato e un colore delicato.

                L’impasto, denso ma morbido, viene versato nello stampo sopra le pere e cotto in forno statico a 180°C per circa 35-40 minuti. Una volta pronta, la torta va lasciata intiepidire per qualche minuto, quindi capovolta con delicatezza sul piatto da portata. Il risultato è un dolce scenografico: le fettine di pera lucide e dorate emergono dal caramello, punteggiate dal rosso brillante dei chicchi di melograno aggiunti all’ultimo come decorazione.

                Questa torta è perfetta da gustare tiepida, magari con una tazza di tè nero o una cioccolata calda, ma si conserva bene anche per due o tre giorni sotto una campana di vetro. La farina di castagne, naturalmente priva di glutine, la rende una buona alternativa per chi cerca dolci più leggeri o con farine meno raffinate (può essere sostituita da farina di riso o integrale per varianti più neutre).

                Oltre al gusto, c’è anche un valore simbolico in questo dolce: le pere rappresentano l’abbondanza e la dolcezza, il melograno è da sempre simbolo di fortuna e rinascita, e le castagne raccontano la resilienza delle montagne italiane, che con i loro boschi hanno nutrito generazioni.

                La torta rovesciata di pere e melograno è dunque molto più di una ricetta: è un piccolo racconto autunnale che profuma di legna, di forno e di ricordi. Una fetta è un viaggio nei sapori autentici della stagione, tra dolcezza, equilibrio e memoria.

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